“Fratelli tutti” è il manifesto di un'altra religione
Non sia considerato un problema dei cattolici tradizionalisti, dei cattolici conservatori, dei cattolici amanti dell’organo a canne e delle candele di cera, la “Fratelli tutti” è un problema dei cattolici alfabeti: saper leggere e al contempo credere che sia un’enciclica cristiana non è possibile. Se non accecati dal tifo politico, patologia che alla sinistra non ha permesso di vedere, nel documento pontificio, altro che il socialismo, il comunismo, lo statalismo, il pauperismo, veleni della cui ulteriore diffusione spesso ha gioito. Non c’è bisogno di sciropparsi tutte le 138 pagine, basta andare sul sito del Vaticano, aprire il testo, cercarvi “Grande Imam” e scoprire l’onnipresenza del vero ispiratore che è Ahmad Al-Tayyib, un quasi Papa per i maomettani sunniti, un uomo lui sì coerente che credendo in Maometto non crede in Gesù figlio di Dio. Marco Al-Tarquinio di “Avvenire” ha disperatamente detto a “Porta a Porta” che i miei sono pettegolezzi ma purtroppo per lui è tutto scritto, tutto squadernato, mai così esplicito. L’estensore dell’enciclica non si preoccupa nemmeno più di fingere (sarà la famosa parresia?).
Tutti i tifosi del Leviatano sanitario
I decadenti, i dannunziani alla Vasco Rossi finalmente si disvelano: la vita spericolata, le bollicine vanno bene per vendere ma quando il gioco si fa duro bisogna infilarsi la mascherina. La paura angosciante, medievale di Sorella Morte, dell’ordalia, la Nemesi, la punizione per i peccati in forma di virus invisibile e onnipresente. E una stoffa cinese dovrebbe salvarci? La propaganda di regime, forse ispirata da lontano, ha avuto successo nell’eccitare terrori atavici e adesso tutti hanno timore di morire, un timore irrazionale, scaramantico.
Come dice Piero Angela, venerato maestro: non sappiamo che è e allora meglio mandare l’esercito a tenere lontani gli untori. Proprio così li chiama, il divulgatore “con 12 lauree ad honorem”, untori, per dire marci, mostri. Ma sì, è proprio un odio premoderno, medievale, il demone umanizzato che si nasconde nella normalità: una donna in fama di strega, uno normale che diventa il male puro perché non tien su la mascherina, non ha tutta questa paura di crepare.
Come si può ragionare, stando così le cose? Difatti non si ragiona: dopo ogni pezzo in cui scrivo che siamo al regime e il regime guadagna terreno ogni giorno, vengo invaso da messaggi privati di un odio pazzo, da fanatici, da squilibrati.
Ad una opinionista hanno scritto su Twitter: “zitta troia e ubbidisci”. Il sessismo vero, non quello millantato dalle cacciatrici di gloria, torna fuori in tutta la sua violenza, la mascherina come sottomissione, la donna che deve ubbidire come una serva, una schiava sessuale. Ci si mette anche questo Papa incredibile, che fa una enciclica puerile, a metà fra un temino di Greta e un volantino marxista, e per di più ispirata da un imam islamico che invita a pestare le donne “ma con moderazione”. Si vedono, si sentono cose turche e la sensazione di potersi aggrappare a un barlume di ragione diventa sempre più labile. Nicola Porro va alla trasmissione della Palombelli e il medico governativo Massimo Galli perde il ben dell’intelletto, lo aggredisce, lo insulta; sui social, presunti luminari si scambiano insulti da ginnasiali, da influencer: tu chi cazzo sei, io ho più follower di te. E dovremmo credere a questi qui? Un altro del politburo tecnico scientifico, certo Villani, ha dichiarato al Corriere che la questione non è sanitaria, la mascherina può anche non servire contro il contagio ma serve come prova di obbedienza.
Zitti e fate quel che vi si dice, anche se quel che vi si dice non lo sappiamo neanche noi che comandiamo. Il virus che non si vede ma ti vede come imago mortis, danza di scheletri che accompagnano umani inermi, ignari nelle loro pestilenze moderne: il Covid come il riscaldamento globale che da 40 anni dovrebbe mangiarsi il mondo, come il capitalismo che sarebbe la fine della civiltà. Ma chi l’ha detto? Non importa: mascherine ovunque, all’aperto come in casa, e vaccino coatto per tutti. Chi si sottrae è un untore e deve essere eliminato. L’obbedienza non è solo un esperimento sociale, è anche il confine tra il bene e il male, chi trema è degno di restare nell’umana Babele, chi non teme o non ne fa un dramma è un untore e la polizia se lo porti via. Non lo vedete che ormai per giustificare la psicosi usano argomenti psicotici, completamente desolati da elementi logici, concreti?
Il cittadino fanatico adotta gli stessi toni dello specialista esaltato o del giornalista a tariffa: zitta, troia, a cuccia, obbedisci, non protestare. O davvero vogliamo considerare sensata una raccomandazione come quella di tenersi a distanza in casa se vengono dei parenti? Il presidente del Consiglio può dire che ubbidire è un obbligo morale, si tratti di pezzi di stoffa o di app truffaldine, e nessuno o quasi lo discute ma si insulta chi obietta. Siamo alla caccia all’uomo, si moltiplicano i casi di gente aggredita, pestata perché non mette la mascherina, anche donne, anche bambini. Ma nessuno li condanna, si condannano gli assaliti, si dice e si scrive che se la sono cercata, che un’altra volta imparano.
C’è una esaltazione paranoica nell’allarmismo, “hai visto? In Francia ventimila casi e chiudono tutto”, “Bravi loro, noi che aspettiamo?”. Le conseguenze sulla psiche individuale e collettiva, su quel che resta del sistema paese vengono rimosse: “Ma via, ma sarebbero questi i problemi? Chi non ce la fa si arrangi, il darwinismo sociale c’è sempre stato, non possiamo permetterci nuovi contagi”.
Ma i contagi di per sé significano poco e niente e nessuno lo spiega. Siamo allo stato etico, ai volonterosi carnefici, ai collaborazionisti invasati, ci vorrebbe una reazione, una resistenza organizzata ma il capo dell’opposizione, Matteo Salvini, va in televisione a dire che se il governo gli ordina di portarsi la mascherina anche a letto lui lo fa, lui obbedisce. Ancora una volta, che resta da capire?
Max Del Papa, 10 ottobre 2020
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