IL REPORT SULL'EX CARDINALE
Mc Carrick, la rete Democrat e quell'amicizia con Biden
Dalle 400 pagine del report sull'ex cardinale Mc Carrick emerge la fitta rete di complicità e di rapporti per accreditarsi ancora con la Santa Sede come interlocuotre affidabile per i Democrat. E l'elezione di Obama alla Casa Bianca gli offrì il destro giusto. Sempre dalla parte dei politici abortisti, considerava Biden un «mio amico». E nei rapporti Cuba-Usa, agiva per conto dell'amministrazione Obama.
Il Rapporto McCarrick è destinato a far parlare ancora a lungo, considerata la mole di documenti e testimonianze che sembrano inchiodare alle loro responsabilità alcune delle figure preminenti della Chiesa americana e della Curia romana dell'ultimo quarto di secolo. Nelle oltre 400 pagine del dossier non si può fare a meno di notare come, in più occasioni, l'ex cardinale si sia fatto scudo della potente rete di relazioni politiche costruite nel tempo per giustificare con i superiori il suo protagonismo invasivo e la successiva sfacciata disobbedienza.
Appare evidente nel momento in cui, dopo le dimissioni da arcivescovo di Washington rassegnate su richiesta di Benedetto XVI a fine 2005, la scoperta di un report con nuovi particolari sulla grave condotta di McCarrick sottoposto all'Arcidiocesi di Newark e della Diocesi di Metuchen dagli avvocati di un sacerdote suo accusatore portò l'allora prefetto della Congregazione per i vescovi, cardinal Re, a stabilire delle indicazioni a cui attenersi circa la residenza da scegliere - ritenendo inopportuna quella nel Seminario neo-catecumenale - e il tipo di vita - "riservata e di preghiera - da adottare per il futuro.
«PUNITO DA BENEDETTO XVI»
Le indicazioni del prefetto Re - che secondo quanto emerso nel Rapporto pubblicato dalla Segreteria di Stato non si tradussero in sanzioni formali - vennero date prima oralmente tramite il nunzio Sambi nel 2006 e poi reiterate per via scritta nell'estate del 2008. All'epoca
McCarrick, pur consapevole che sia la richiesta di dimissioni che quella di rinunciare alle apparizioni pubbliche fossero legate alle accuse contro di lui per la sua condotta con i seminaristi - compresa quella di abuso di potere dal momento che, come sottolineato in un memorandum del 2006 di un officiale della nunziatura a proposito del report presentato dagli avvocati alle diocesi di Newark e Metuchen, "c’era un rapporto ‘superiore-subordinato’" - manifestò con i suoi conoscenti la convinzione di essere stato punito da Benedetto XVI "per la questione della comunione", non esitando a far passare in cattiva luce - dal suo punto di vista - il pontefice allora regnante pur di nascondere le ombre che gravavano sulla sua persona.LA SPERANZA OBAMA
In quella fase discendente della sua carriera fino ad allora sfavillante, McCarrick sembrò intravedere nella vittoria di Barack Obama alle elezioni presidenziali del novembre 2008 un'opportunità per tornare in pista agli occhi di Roma, cercando di “vendere” la propria figura come indispensabile per aprire un dialogo con l'amministrazione entrante. L'allora arcivescovo emerito di Washington, non senza aver maturato un certo senso di onnipotenza dal momento che - pur consapevole della loro vera causa - si mostrava persuaso che le indicazioni arrivategli da Roma fossero frutto di una questione personale con quello che in un'email al suo successore Wuerl, usando un'antifrasi, chiama "nostro amico" in riferimento probabilmente o a Re o a Sambi (se non addirittura allo stesso Benedetto XVI), tentò di bypassare i suoi interlocutori diretti andando a scrivere ai vertici della Segreteria di Stato circa i suoi "contatti con la nuova Amministrazione" divenuti "più frequenti e complicati" e chiedendo di essere istruito "in merito a quale eventuale ruolo" avrebbe dovuto continuare a svolgere.
Sentendosi vittima di un complotto, nelle lettere indirizzate in Terza Loggia, McCarrick provò a rendere appetibili le sue entrature con il team di transizione di Obama, con la volontà implicita di far cadere 'dall'alto' le menzionate "preoccupazioni che altri nella Santa Sede hanno riguardo al mio coinvolgimento in queste questioni.” Un modus operandi che, come abbiamo analizzato nei giorni scorsi, contraddistinse l'ex cardinale anche in altre occasioni importanti, come quella della nomina alla guida dell'arcidiocesi di Washington per la quale aveva già incassato il parere negativo delle parti competenti: la Congregazione per i vescovi e la nunziatura apostolica negli Usa. Le lettere inviate in Segreteria di Stato nel dicembre del 2008 per accreditarsi come pontiere con il team di transizione, inoltre, mettono in evidenza l'ambiguità della figura di McCarrick sul piano delle relazioni internazionali, visto che - come precisato nel Rapporto pubblicato martedì - egli "non fu mai un diplomatico della Santa Sede", eppure sembrò comportarsi come tale al punto da trincerarsi dietro a questa spasmodica attività di viaggi ed incontri per giustificare il mancato adempimento totale delle indicazioni rivoltegli dal cardinale Re a partire dal 2006.
UTILE ALLA CHIESA?
Un'ambiguità che, d'altra parte, non sfuggì ad altri vescovi americani come si evince sempre dall'indagine nelle interviste dei cardinali Di Nardo e Dolan che, negando di essere stati a conoscenza di provvedimenti punitivi collegati alla sua "inappropriatezza sessuale", ammettono di aver attribuito l'"emarginazione" dell'arcivescovo emerito di Washington dal 2008 in poi all'"eccessiva intrusione (...) in delicati affari esteri" e al timore che la sua "attività internazionale (...) avrebbe potuto interferire con le relazioni diplomatiche della Santa Sede".
«PERICOLOSO ATTIVISMO»
Monsignor Sambi, che dal Rapporto sembra emergere come uno dei prelati che seppe inquadrare meglio il profilo dell'ex cardinale, ricevute le lettere inviate in Segreteria di Stato da McCarrick evidenziò come quest'ultimo intendesse "far credere che i suoi contatti politici con la nuova Amministrazione americana siano estremamente utili, se non indispensabili alla Chiesa" sebbene questi "contatti che (...) più che a lui richiesti, sono da lui ricercati". Parole che il nunzio scrisse in un resoconto al prefetto Re e in cui manifestò anche la sua preoccupazione per l' "assai pericoloso attivismo e la sete di presenzialismo del Card. McCarrick (che non è un campione di chiarezza di idee e di coerenza di comportamenti in relazione alla dottrina della Chiesa) all’inizio di questa nuova Amministrazione che, nella fase elettorale, ha sostenuto posizioni inconciliabili con l’insegnamento della Chiesa".
LA SFIDA DELLA COMUNIONE
D'altronde, sebbene durante la sua carriera non abbia disdegnato di coltivare rapporti con governi ed amministrazioni di colori diversi, McCarrick si conquistò un particolare credito nella classe dirigente dem del Paese nel 2004, quando esplose la polemica sulla Comunione ai politici pro-aborto dopo che l'allora monsignor Burke dichiarò che l'avrebbe negata al candidato presidente John Kerry, divenendo - come si legge nel Rapporto pubblicato martedì - "una voce contrapposta" a quella dell'allora arcivescovo di St Louis, affermando che lui l'avrebbe, invece, somministrata.
Una posizione che comportò l'intervento della Congregazione per la dottrina della fede con un memorandum a lui diretto dall'allora prefetto Ratzinger che gli diede torto. Come abbiamo visto, McCarrick - pur a conoscenza della verità - in alcune occasioni pubbliche attribuì proprio a quella vicenda il suo declino durante il pontificato di Benedetto XVI. La sua accondiscendenza pubblica verso le ragioni del candidato presidente Kerry in quella polemica, al contrario, contribuì a rafforzare il buon rapporto con l'establishment del Partito Democratico costruito durante il mandato di Clinton - che in una cerimonia pubblica involontariamente confermò l'ambiguità su cui si muoveva l'ex porporato nell'ambito delle relazioni internazionali, dicendo che "l'elenco dei paesi che ha visitato sembra più adatto a un diplomatico che a un arcivescovo" - e che fu decisivo anche per la sua discussa nomina episcopale a Washington come ricordato dal cardinale Dziwisz secondo cui Giovanni Paolo II la ritenne "utile" perché McCarrick aveva "un buon rapporto con la Casa Bianca".
«BIDEN AMICO MIO». FIRMATO Mc CARRICK
Alla luce di questa rivelazione dell'ex segretario personale di Wojtyla, sembrerebbe ulteriormente comprensibile il tentativo fatto con Roma puntando sulle buone entrature con la nuova amministrazione Obama per uscire dall'"emarginazione" causata dalle accuse. All'inizio
del 2009, secondo quanto raccontato dall'ex cardinale in una lettera al prefetto Re con quella "furbizia" addebitatagli da Sambi per evitare ripetutamente di rispettare le indicazioni di condurre una vita riservata, l'ufficio del presidente eletto avrebbe chiesto proprio a lui - in pensione da tre anni - di svolgere un ruolo nel National Prayer Service ed il suo rifiuto sarebbe stato causa di "disappunto" per "l'indisponibilità".Un disappunto espressogli da colui che definì nella lettera " un amico per la Chiesa e per me stesso", ovvero l'allora vicepresidente eletto Joe Biden. L'amicizia con l'ex vice di Obama non dovrebbe essere una millanteria dell'ex cardinale, che nel 2015 officiò l'encomio finale al funerale di suo figlio Beau nella chiesa di Sant'Antonio a Wilmington (uno di quegli eventi rimarcati nel Rapporto in cui presenziò, in qualità di nunzio apostolico, anche monsignor Viganò).
"AMBASCIATORE" A CUBA. MA PER GLI USA
Proprio durante l'amministrazione Obama, ma dopo la fine del pontificato di Benedetto XVI, l'ex porporato globe-trotter - che nel frattempo non aveva mai smesso di infrangere le indicazioni non formali ricevute dal prefetto della Congregazione per i vescovi - si riprese la scena internazionale tanto agognata nei giorni bui tra il 2006 ed il 2009 svolgendo un ruolo nell'instaurazione della politica di distensione tra Washington ed il regime castrista.
Per farsi un'idea del peso politico di McCarrick è sufficiente sapere che, come riportato nel Rapporto pubblicato martedì, "agì su richiesta dell’amministrazione Obama per aiutare a promuovere relazioni migliori fra Cuba e Stati Uniti".
E addirittura, dall'indagine della Segreteria di Stato si scopre che nell'agosto del 2014, McCarrick si recò a Cuba "in base a consultazioni con ufficiali della Casa Bianca" portando con sé una lettera di Obama per il cardinale Ortega e chiedendo a quest'ultimo di consegnargli una lettera affidatagli in precedenza da Papa Francesco per il presidente americano. "Tuttavia - si legge ancora nel Rapporto - il Card. Ortega, agendo secondo le rigorose istruzioni del Pontefice di consegnare personalmente a mano la lettera ad Obama, si rifiutò di darla a McCarrick, che lasciò Cuba a mani vuote”.
Da questi particolari, dunque, si apprende che sulla questione cubana l'ex cardinale agì per conto dell'amministrazione democratica degli States e diede prova di quell'invadenza nelle relazioni diplomatiche della Santa Sede evocata nel Rapporto dai cardinali Dolan e Di Nardo, beccandosi il giusto rifiuto del cardinale Ortega. Al grande credito riservato dalla classe dirigente dem dell'epoca ad un arcivescovo in pensione provò a dare una spiegazione l'allora nunzio Sambi che, come abbiamo visto, giudicò "assai pericoloso" l'incontro tra il protagonismo di un cardinale definito "non campione" di coerenza nei "comportamenti in relazione alla dottrina della Chiesa" ed un'amministrazione che "ha sostenuto posizioni inconciliabili con l’insegnamento della Chiesa". Un incontro che, nonostante il timore del diplomatico vaticano, alla fine si realizzò a Cuba.
Nico Spuntoni
https://lanuovabq.it/it/mc-carrick-la-rete-democrat-e-quellamicizia-con-biden
Rapporto McCarrick: pagine interessanti
(Giuseppe Rusconi, Rossoporpora – 12 novembre 2020) Dopo una riflessione iniziale, una prima scelta di passi significativi (fino al 2006) del voluminoso (447 pagine) e dettagliatissimo Rapporto sulla vicenda di Theodore McCarrick, ex-cardinale di Santa Romana Chiesa. Nel prossimo articolo una scelta di passi significativi del Rapporto (elaborato dalla Segreteria di Stato e pubblicizzato martedì 10 novembre 2020) nel lasso di tempo tra il 2006 e il 2017.
Abbiamo letto le 447 pagine (note comprese…) del “Rapporto sulla conoscenza istituzionale e del processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex-cardinale Theodor Edgar McCarrick (1970-2017)”, pubblicizzato martedì 10 novembre 2020 alle ore 14.00. Elaborato a cura della Segreteria di Stato su decisione di papa Francesco del 6 ottobre 2018, il Rapporto comprende un’introduzione riassuntiva, una pagina di conclusioni e 28 capitoli relativi alla vita di Theodore Mc Carrick , “allo scopo – come scrive il cardinale Pietro Parolin – di appurarne tutti i fatti rilevanti, situandoli nel loro contesto storico e valutandoli con obiettività”. Nominato ausiliare di New York nel 1977 (quarantasettenne), nel 1981 divenne vescovo di Metuchen, nel 1986 arcivescovo di Newark, nel 2000 arcivescovo di Washington (cardinale nel 2001) fino al 2006. Da emerito continuò una vita molto intensa di incontri, viaggi e conferenze in tutto il mondo. Le accuse provate di un abuso sessuale su un minore gli costarono nel 2018 il cardinalato; ulteriori accuse sempre di abusi sessuali comportarono la sua riduzione allo stato laicale nel 2019.
Il Rapporto è certo una ricostruzione molto accurata e dettagliata della vicenda. Naturalmente non siamo in grado di dire se qualcosa sia sfuggito all’indagine o se sia stato ‘sbianchettato’ né se gli accenti posti nel Rapporto sull’una o l’altra persona siano tutti giustificati. Prendiamo atto comunque che è stato fatto un lavoro enorme di ricerca (che richiede dunque molto più tempo di quanto non vorrebbero i media voraci) e che il tema è stato affrontato con indubbia serietà.
Certo, leggendo il Rapporto – a parte il voltastomaco che ti prende già da pagina 39 – una domanda sorge spontanea: come mai l’omosessualità praticata da McCarrick (una pratica che ha perlomeno gravemente disturbato – quando non rovinato del tutto – la vita di decine di seminaristi e giovani sacerdoti) è stata de facto tollerata dai vertici ecclesiali, statunitense e universale? Tanto che McCarrick è potuto diventare arcivescovo di Washington e cardinale molto importante di Santa Romana Chiesa? Ci voleva l’accusa di abusi sessuali su minori (del 2017) per costringere a indagini approfondite e provvedimenti drastici? Sottovalutazione colpevole, complicità solidale delle cerchie di potere (clericale e laico) di cui era un esponente riverito, oscuramento progressivo dei contenuti della dottrina sociale della Chiesa e dunque constatazione ‘realistica’ che l’omosessualità praticata tra consacrati nella Chiesa in effetti non costituiva in ogni caso un problema serio? E anche: sottovalutazione del caso McCarrick quale effetto magico di elargizioni concretissime e tintinnanti? Come è noto, a tale ultimo proposito, quello che in questo caso appropriatamente può ben essere chiamato ‘sterco del diavolo’ rende se del caso sordi, ciechi e muti, come insegna la vicenda trista e penosa dei Legionari di Cristo.
Dal Rapporto abbiamo estrapolato alcuni passi che riteniamo possano servire ai nostri lettori perché incrementino le loro conoscenze sulla vicenda, arricchendo con ciò le loro riflessioni sulla stessa. Oggi ci fermeremo al 2006 (capitolo XX, “prime indicazioni verbali” fornite dal card. Re all’allora card. McCarrick); nel prossimo articolo completeremo la rassegna (che è scelta personale, certo non esaustiva e ça va sans dire discutibile). Ricordiamo che l’intero Rapporto è consultabile normalmente (un fatto rilevantissimo, di portata storica) sul sito della Santa Sede, http://www.vatican.va/resources/resources_rapporto-card-mccarrick_20201110_it.pdf
DAL CAPITOLO VIII (INCARICO DI ARCIVESCOVO DI NEWARK DAL 1986 AL 2000).
McCarrick prese possesso dell’Arcidiocesi di Newark il 25 luglio 1986, dopo essere stato ausiliare di New York (1977) e vescovo di Metuchen (1981).
Pagg. 57-60:
L’Arcivescovo McCarrick si recava a Roma regolarmente alla fine degli anni ’80 e ’90, sovente diverse volte all’anno. Di solito soggiornava al North American College, dove incontrava sacerdoti e seminaristi americani che studiavano a Roma.
Durante i suoi soggiorni a Roma, McCarrick interagiva con Papa Giovanni Paolo II durante udienze ed eventi religiosi, sia pubblici sia privati.
McCarrick viaggiò in numerose occasioni allo scopo di essere presente durante le visite pastorali di Papa Giovanni Paolo II all’estero, comprese quelle in Albania (apr. 1993), Spagna (giu. 1993), Colorado (ago. 1993), Lituania (set.1993), Croazia (set.1994), Bosnia ed Erzegovina (apr. 1997), Polonia (giu. 1997), Francia (ago.1997), Cuba (gen. 1998), Messico (gen. 1999) e Terra Santa (mar. 2000).
L’Arcivescovo McCarrick scrisse spesso a Papa Giovanni Paolo II, principalmente per tenere informato il Santo Padre sul suo operato a livello internazionale. McCarrick , inoltre , incontrò di tanto in tanto il segretario particolare del Papa, Mons.Dziwisz.
L’attività dell’Arcivescovo McCarrick si estendeva alla raccolta fondi per assistere il Papa nella sua opera di beneficenza in tutto il mondo. Alla fine degli anni ’80, l’Arcivescovo McCarrick contribuì a creare la Papal Foundation , che attinse alla vasta esperienza di McCarrick nel sollecitare ricchi donatori cattolici negli Stati Uniti, e raccolse fondi per finanziare iniziative di beneficenza raccomandate dalla Santa Sede.
DAL CAPITOLO XII (CANDIDATURA AD ARCIVESCOVO DI NEW YORK – LETTERA DEL CARDINALE JOHN JOSEPH O’CONNOR, ARCIVESCOVO DI NEW YORK)
Pag. 131 e segg:
Il 28 ottobre 1999, il Card. O’Connor scrisse una lettera in risposta alla precedente richiesta del Nunzio Montalvo nel luglio 1999. La lettera del Card O’Connor era datata poche settimane dopo che il Cardinale era uscito da una lunga degenza in ospedale per un intervento chirurgico per rimuovere un tumore al cervello, che lo avrebbe portato alla morte il 3 maggio dell’anno successivo.
La lettera di sei pagine del Card. O’Connor , accompagnata da allegati, fu ricevuta dal Nunzio Montalvo, che la inoltrò alla Congregazione per i Vescovi e alla Segreteria di Stato.
L’Arcivescovo Re, a quel tempo Sostituto della Segreteria di Stato, informò Papa Giovanni Paolo II della lettera del Card. O’Connor.
La lettera (ALTAMENTE PERSONALE E CONFIDENZIALE) del Card. O’Connor al Nunzio Montalvo afferma tra l’altro quanto segue:
“Eccellenza,
Come da Lei richiesto riferisco qui su quanto è stato portato alla mia attenzione riguardante un buon amico e un servitore devoto del nostro Santo Padre, Sua Eccellenza Reverendissima Theodore McCarrick. Per me questa è una lettera estremamente difficile da scrivere, perché io ho visto i suoi straordinari contributi in prima persona e credo che egli ha fatto avanzare instancabilmente la causa della Chiesa per molti, molti anni. Per il bene della stessa Chiesa e per onestà, tuttavia, specialmente se il nostro Santo Padre avesse in mente un compito nuovo e ancora più importante per l’Arcivescovo McCarrick, specialmente una Sede cardinalizia, io non ho altra scelta se non quella di fornirLe questa informazione.
(…) Quale sarebbe quindi la mia valutazione complessiva in questo momento? Con profondo rammarico, dovrei esprimere le mie gravi paure e quelle dei testimoni autorevoli citati sopra circa il fatto che all’Arcivescovo McCarrick possano essere conferite maggiori responsabilità negli Stati Uniti, in particolare se elevato a una Sede Cardinalizia, sembra che ci siano valide ragioni per credere che le voci e le accuse sul passato potrebbero emergere con un tale incarico, con la possibilità di accompagnare un grave scandalo e una diffusa pubblicità negativa. È stata la mia esperienza personale per molti anni che la verità è molto difficile da determinare in casi così complessi. Ovviamente, tuttavia, mentre la carità deve prevalere e il beneficio del dubbio deve essere dato sempre agli “accusati”, il bene delle anime e la reputazione della Chiesa devono essere considerati seriamente e la possibilità di scandalo deve essere presa ugualmente in seria considerazione. Non posso, quindi, in coscienza, raccomandare Sua Eccellenza l’Arcivescovo McCarrick per la promozione ad un ufficio superiore, se questo fosse il motivo della Vostra inchiesta su di lui in questo momento. Al contrario, mi dispiace dover vivamente dare dei suggerimenti contro tale promozione, in particolare se si trattasse di una Sede Cardinalizia, compresa New York”.
Nota 573 – pagina 172:
In un’intervista, il Card. Re ha spiegato che solo un numero limitato di alti Officiali della Santa Sede era a conoscenza delle informazioni ricevute riguardanti un possibile comportamento scorretto da parte di McCarrick durante questo periodo, vale a dire Papa Giovanni Paolo II, il Card. Sodano (NdR: Segretario di Stato), il Card. Re (Sostituto), l’Arcivescovo Cacciavillan (già Nunzio apostolico negli Stati Uniti), il Vescovo Dziwisz (segretario particolare), Mons. Monterisi (segretario della Congregazione per i vescovi e del Sacro Collegio) e Mons. Montalvo (Nunzio apostolico negli Stati Uniti).
DAL CAPITOLO XVI: LETTERA DI MC CARRICK AL VESCOVO DZIWISZ E DECISIONE DI PAPA GIOVANNI PAOLO II DI TRASFERIRE MC CARRICK A WASHINGTON (DA AGOSTO A NOVEMBRE 2000). (NdR: dopo una prima decisione di Giovanni Paolo II nel luglio 2000 di non trasferire Mc Carrick alla sede cardinalizia di Washington – capitolo XV)
Pagg. 169-171:
Il 6 agosto 2000, l’Arcivescovo McCarrick scrisse una lettera di tre pagine al Vescovo Stanisław Dziwisz, segretario particolare di Papa Giovanni Paolo II, trattando le accuse del Card. O’Connor contro di lui. Scritta a mano da McCarrick su carta intestata dell’Ufficio dell’Arcivescovo di Newark.
“Eccellenza Reverendissima, Le ho scritto qualche mese fa, quando alcuni miei amici sembravano promuovere il mio trasferimento ad una Sede più prestigiosa.[569] A quel tempo avevo scritto per assicurarLe che ero molto sereno nel rimanere dove ero o nel fare qualunque cosa il Santo Padre avesse chiesto. Oggi scrivo per la confidenza e la fiducia che ho in Lei e nel Suo amore per la Chiesa e per il nostro Papa. Ho sentito che, prima di morire, il Cardinale O’Connor ha scritto al Santo Padre una lettera con cui ha attaccato profondamente la mia vita di vescovo, sacerdote e persino di uomo. Se questo è vero, è un’accusa molto grave e mi lascia perplesso. (…)
Eccellenza, sicuramente ho commesso errori e talvolta mi è mancata la prudenza, ma nei settanta anni della mia vita, non ho mai avuto rapporti sessuali [sexual relations] con alcuna persona, maschio o femmina, giovane o vecchio, chierico o laico, né ho mai abusato di un’altra persona o l’ho trattata con mancanza di rispetto. (…)”
La lettera di McCarrick al Vescovo Dziwisz giunse mentre Papa Giovanni Paolo II, Dziwisz e S.E. Mons. James Harvey, allora Prefetto della Casa Pontificia, soggiornavano presso la residenza papale a Castel Gandolfo, dove si trovavano dal 23 luglio 2000.
Nota 580 – pag. 173:
Diversi Prelati che avevano familiarità con il pensiero di Papa Giovanni Paolo II affermarono che il Papa credeva che le accuse di cattiva condotta sessuale contro importanti chierici fossero spesso false e che questa convinzione fosse fondata sulla sua precedente esperienza in Polonia, dove voci e allusioni erano state usate per danneggiare la reputazione dei Pastori della Chiesa. Vedasi, e.g., Intervista al Cardinal Ouellet, (che ha affermato che “il Papa, proveniente da un paese ex comunista, con le procedure dei servizi segreti che denunciavano i sacerdoti per indebolire la Chiesa … cercando di minare la reputazione delle persone, questo ha lasciato un impressione molto forte su di lui. ”); Intervista al Card. Dziwisz, (che ha affermato che “le lettere anonime non hanno valore” e che Papa Giovanni Paolo II “sapeva che a volte c’erano alcune persone che facevano accuse intese a danneggiare la Chiesa”); Intervista al Card. Sandri, (che ha affermato che Papa Giovanni Paolo II “temeva che le accuse contro i vescovi fossero il modo migliore per attaccare la credibilità della Chiesa” e che ha ricordato che il Papa avrebbe detto: “Attaccando il vescovo si attacca il gregge.”). Il Card. Harvey ha osservato che McCarrick aveva un’esperienza lunga e apparentemente positiva al momento in cui le accuse furono fatte per la prima volta, e che “le persone che valutavano questo erano altamente condizionate dal tipo di comportamento che avevano sperimentato sotto un regime comunista. Questi attacchi a figure importanti della Chiesa costituivano un comportamento tipico. . . Se ti odiano ti accuseranno di andare con le donne. Se ti disprezzano ti accuseranno di andare con gli uomini. Quindi questo sarebbe stato letto come una tipica specie di accusa che ha lo scopo di danneggiare la Chiesa abbattendo la reputazione dei suoi vescovi.”
Pagg. 177-178:
Il 22 settembre 2000, per la nomina di Washington, si rinunciò a chiedere, come da prassi, il nulla osta della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF). Il Card . Re successivamente spiegò che la pratica consueta di ottenere un nulla osta per iscritto era considerata non necessaria in questo caso, perché Re aveva già richiesto che il Segretario della CDF, l’Arcivescovo Tarcisio Bertone, esaminasse i fascicoli della Congregazione su McCarrick. Come spiegò il Cardinale Re, l’Arcivescovo Bertone riferì a Re che non c’era nulla nei fascicoli della CDF che militasse contro il trasferimento di McCarrick a Washington.
Nota 590 – pagg. 177-178:
Quella settimana, un Officiale della Congregazione per i Vescovi aveva preparato la richiesta alla CDF di nulla osta per ciascuno dei candidati a Washington, “come è prassi della Congregazione, ogni volta che i vescovi compaiono su una terna.” Ma l’Officiale fu informato che, in tale occasione, non sarebbe stato necessario inviare la richiesta alla CDF: “Quel pomeriggio mi sono state restituite le bozze, firmate con inchiostro rosso dal Segretario, che aveva scritto a matita in alto alle bozze “Non Spedire”. “Secondo l’Officiale, “era la prima volta da quando lavoravamo in Congregazione che non abbiamo chiesto il ‘nulla osta’, soprattutto se i candidati vescovi dovevano essere presentati direttamente in Udienza al Santo Padre.”
In un’intervista l’Officiale ha ricordato che considerò “irregolare” non richiedere un nulla osta alla CDF e affermò di non ricordare “nessun altro momento in cui [la pratica] venne deviata.”
Nota 593 – pag.179:
All’epoca, si sapeva che Papa Giovanni Paolo II prendeva in considerazione se i candidati per l’Arcivescovado di Washington avessero forti capacità politiche e sarebbero stati amichevoli con la Casa Bianca, poiché i rapporti tra gli Stati Uniti e la Santa Sede si erano logorati durante l’Amministrazione Clinton, soprattutto a seguito della Conferenza internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo nel Cairo, in Egitto, nel settembre 1994. In un’intervista, il Card. Dziwisz ricordò specificamente che Papa Giovanni Paolo II credeva che sarebbe stato “utile nominare McCarrick a Washington perché ha un buon rapporto con la Casa Bianca.”
Nota 602 – pag. 184:
Il 5 dicembre 2000, poco prima della sua partenza per Washington, l’Arcivescovo McCarrick chiese a un membro del suo staff a Newark di recuperare alcuni documenti amministrativi dagli archivi. I fascicoli recuperati includevano la corrispondenza del l’Arcivescovo McCarrick con il Nunzio Apostolico negli anni dal 1990 al 1994, che comprendeva il periodo delle lettere anonime del 1992 -1993. 22 ACTA 17060- 61. Questo materiale sembra non essere mai stato restituito agli archivi diocesani di Newark.
DAL CAPITOLO XVIII (Incarico di Arcivescovo di Washington, 2001-2006)
Pag. 195:
Durante il ciclo delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel 2004, il Card. McCarrick fu nominato Presidente della Task Force dell’USCCB (NdR: Conferenza episcopale degli Stati Uniti) su Vescovi e Politici Cattolici, che esaminava le circostanze in cui la Santa Comunione avrebbe potuto essere negata ai politici cattolici che non avevano preso una posizione sufficientemente forte contro l’aborto e l’eutanasia. La questione era diventata un tema potenzialmente decisivo per le elezioni del 2004 e ricevette una notevole attenzione dopo che l’Arcivescovo Raymond Burke di St. Louis dichiarò pubblicamente che avrebbe negato la Comunione al Senatore John Kerry, il candidato presidenziale, cattolico, che aveva ricevuto la nomination del Partito Democratico, che riteneva l’aborto un diritto costituzionale, come stabilito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Il Card. McCarrick divenne una voce contrapposta a quella dell’Arcivescovo Burke, affermando: “Come sacerdote e vescovo, non sono a favore di un diverbio tenuto davanti all’altare mentre tengo in mano il sacro Corpo di Nostro Signore. A quanto pare c’è chi accetterebbe tale conflitto – per motivi buoni o politici –ma io non lo farei”.
PAGG. 201-202:
Nell’aprile 2005, in seguito alla morte di Papa Giovanni Paolo II, McCarrick si recò a Roma e partecipò come Cardinale elettore alle congregazioni generali e al conclave che il 19 aprile 2005 elesse Papa il Card. Ratzinger. McCarrick partecipò, inoltre, al concistoro di Roma nel marzo 2006. Durante questo periodo, le attività di raccolta fondi e donazioni del Card. McCarrick continuarono. Come Arcivescovo di Washington, McCarrick raccolse fondi significativi per l’Arcidiocesi. Rimase Presidente della Papal Foundation e ogni anno si recava a Roma per incontrare il Papa e gli Officiali della Curia Romana in tale veste.Fece cospicue donazioni al Santo Padre per Natale e in altre occasioni speciali e offrì somme più contenute ad altri Officiali della Santa Sede, come d’abitudine. McCarrick, che non accettò mai lo stipendio di Arcivescovo, fece importanti donazioni annuali a una serie di organizzazioni benefiche e in favore di opere religiose. Effettuò inoltre speciali donazioni per soccorsi in caso di calamità. McCarrick fece altresì doni a vari ordini religiosi negli Stati Uniti e all’estero e alle Chiese locali in Africa e nel Medio Oriente, e divenne un amministratore fiduciario del The World Faith Development Dialogue, un’organizzazione senza scopo di lucro, creata sulla scia degli sforzi della Banca Mondiale e dell’Ufficio dell’Arcivescovo di Canterbury.
Pag. 230:
In base alle informazioni che sembrano essere state ricevute dall’Arcivescovo Levada (NdR: nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede), Papa Benedetto XVI revocò la decisione del luglio 2005 di prolungare il mandato di McCarrick e chiese al Card. Re di convocare McCarrick a Roma per comunicargli il desiderio del Santo Padre che egli presentasse immediatamente le dimissioni da Arcivescovo di Washington. L’appunto manoscritto del Card. Re, datato 5 novembre 2005, recitava: “Il Santo Padre chiede che il Prefetto della Congregazione per i Vescovi convochi a Roma il Card. McCarrick, chiedendogli di spontaneamente ritirarsi subito dopo le feste natalizie dalla sede di Washington. Prenderò contatto con Levada per avere gli elementi esatti ed anche il nome del sacerdote che lo accusa (e che è giudicato credibile)”.
Pag. 232:
Il Card. Re ricevette il Card. McCarrick negli uffici della Congregazione per i Vescovi a Roma il 5 dicembre 2005.803 Durante l’incontro, Re espresse a McCarrick la sua “preoccupazione” in quanto le “voci” e le “accuse generiche” riguardanti la sua “condotta morale quando era Vescovo a Metuchen” erano “riemerse di recente.” McCarrick “ha immediatamente accettato che le sue dimissioni siano pubblicate subito dopo” la Pasqua 2006, ma chiese che, “per non dare consistenza alle voci nei suoi riguardi, contemporaneamente si pubblichi anche la nomina del suo Successore, così che la sua uscita da Washington appaia del tutto normale e non in punizione.” Quanto alle “voci”, McCarrick disse a Re: l) purtroppo è vero che [McCarrick] qualche volta ha invitato a dormire nel suo stesso letto l’uno o l’altro Seminarista nella casa di vacanza; 2) ma non vi è stato mai un atto sessuale né qualche cosa attinente alla sfera sessuale (cioè nemmeno atti incompleti).
DAL CAPITOLO XX INCIDENT REPORT ( NDR: ACCUSE DI ‘PRETE 1)’E INDICAZIONI VERBALI FORNITE A MC CARRICK (2006) – (NdR: PRIMO APPUNTO DI CARLO MARIA VIGANO’ E DECISIONE DI BENEDETTO XVI)
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In risposta al Nunzio, e riferendosi specificamente all’“incident report”, il Prefetto Re scrisse al Nunzio Sambi (NdR: nuovo Nunzio apostolico negli Stati Uniti), il 17 ottobre 2006, di aver “appreso, dolorosamente, delle tristi notizie che continuano a circolare sul comportamento [del Card. McCarrick].” Il Card. Re continuava: “Non essendo escluso il rischio che la stampa possa in futuro, più o meno lontano, parlarne, mi sembra conveniente che si dica al Cardinale McCarrick: a) non è opportuno che egli risieda nel Seminario neocatecumenale. Se apparissero sulla stampa le notizie contenute nell’esposto del [Prete 1] o altre voci già circolate, il fatto che il Cardinale risieda in un Seminario sarebbe giudicato male dall’opinione pubblica e qualcuno potrebbe dubitare della prudenza dei Superiori nel tollerare; b) bisogna che il Cardinale McCarrick decida di condurre una vita riservata e di preghiera, così da non far parlare di sé. Vengo a chiedere a Vostra Eccellenza di voler cortesemente comunicare al Cardinale quanto sopra. Io stesso lo dirò all’interessato se avrò occasione di incontrarlo. (…)”
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Non ancora a conoscenza delle indicazioni orali del Card. Re di lasciare il Seminario e condurre una vita di preghiera riservata, McCarrick riferì al Nunzio Sambi, con lettera del 20 novembre 2006, di aver incontrato il nuovo Segretario di Stato, il Card. Tarcisio Bertone, “all’inizio di ottobre” e che questi aveva “sollevato alcune delle questioni in cui sono stato coinvolto a un livello o ad un altro.” Gli argomenti toccati nella sua lettera e nel suo allegato includevano Cuba, Cina, Iran e le relazioni con l’Islam.842 McCarrick scrisse del Card. Bertone che “mi ha incoraggiato a continuare su questi, ma mi ha chiesto di tenerlo sempre informato su quello che stavo facendo e di fare in modo di ricevere le istruzioni che lui o la Segreteria di Stato avessero voluto darmi.” McCarrick dichiarò di essere “felicissimo di farlo” e fornì al Nunzio Sambi informazioni sulle sue attività relative alla Chiesa in materia sia interna che estera.
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Dopo aver ricevuto il rapporto di McCarrick, il 27 novembre 2006 il Nunzio Sambi scrisse al Cardinale Segretario di Stato Bertone, affermando che “Mentre tutti riconoscono la cordialità, l’abilità ed il fiuto politico del Card. McCarrick, egli tuttavia ci tiene tutti sulle spine per la possibilità che ad ogni momento possa essere coinvolto in scandali sessuali. Scritti e voci al riguardo sono circolati nel passato.” Il Nunzio spiegò che intendeva incontrare McCarrick nei giorni seguenti per dirgli che “la Congregazione per i Vescovi vorrebbe che lasciasse il Seminario neo-catecumenale [Redemptoris Mater], in cui vive, e smettesse di girare ‘per condurre una vita riservata e di preghiera.’” Il Nunzio Sambi scrisse: “So che il Porporato ha scelto un avvocato per la propria difesa; c’è da sperare che anche questa volta, con pochi o molti soldi, riesca ad ottenere il silenzio.”
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Il 6 dicembre 2006, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò – allora Delegato per le Rappresentanze Pontificie presso la Segreteria di Stato –scrisse un appunto d’ufficio relativo alla comunicazione , del novembre 2006, del Nunzio Sambi al Card. Bertone.
L’Appunto, per intero, riferisce: CARD. THEODORE MC CARRICK – ACCUSE DI OMOSESSUALITÀ
“ S.E. Mons. Pietro Sambi, Nunzio Apostolico negli U.S.A., con un Rapporto personale e Confidenziale all’Em.mo Cardinale Segretario di Stato, dopo aver accennato e trasmesso alcuni scritti inviatigli dal Card. Theodore McCarrick su Cina, Cuba, Iran e Casa Bianca, passa a trattare un problema di particolare gravità che riguarda il medesimo Cardinale McCarrick. I fatti attribuiti all’arcivescovo dal [Prete 1], esposti nei due suddetti documenti, sono di tale gravità e nefandezza da provocare nel lettore sconcerto, senso di disgusto, profonda pena ed amarezza. Mi limiterò a dire che essi configurano i crimini di adescamento, sollecitazioni ad atti turpi di seminaristi e sacerdoti, ripetuti e simultaneamente con più persone,dileggio del giovane seminarista che cercava di resistere alle seduzioni dell’arcivescovo alla presenza di altri due sacerdoti, assoluzione del complice in atti turpi, concelebrazione sacrilega dell’Eucarestia con i medesimi sacerdoti dopo aver commesso tali atti. (…)
Si vera et probata sunt exposita (se le cose esposte sono vere e provate), si richiederebbe un provvedimento esemplare che potrebbe avere una funzione medicinale e lenirebbe il gravissimo scandalo per i fedeli, che nonostante tutto continuano ad amare e credere nella Chiesa. Per una volta, potrebbe essere salutare che l’Autorità ecclesiastica intervenisse prima di quella civile e se possibile prima che lo scandalo scoppi sulla stampa. Ciò restituirebbe un po’ di dignità ad una Chiesa così provata ed umiliata per tanti abominevoli comportamenti da parte di alcuni pastori. In tale caso, l’Autorità civile non si troverebbe più a dover giudicare un Em.mo Cardinale, ma un pastore verso cui la Chiesa avrebbe già preso i provvedimenti che riterrà più opportuni. S.m.i (Salvo meliore iudicio )”
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Come si evince dall’elenco di argomenti del Card. Bertone per la sua udienza con Papa Benedetto XVI, il Card. Bertone e Papa Benedetto XVI discussero “Problemi relativi al Cardinale Theodore McCarrick” durante il loro incontro settimanale, il 15 gennaio 2007. Sebbene non sia stato individuato alcun ulteriore documento dell’incontro, il Card. Bertone ha ricordato in un’intervista di aver informato Papa Benedetto XVI riguardo alla situazione di McCarrick. Il Card. Bertone ha affermato che il Santo Padre “era preoccupato circa McCarrick” e volle che le attività di McCarrick fossero contenute in qualche modo, ma in quel momento non credeva che la via dell’indagine formale da parte della CDF dovesse essere intrapresa. (1-continua)
https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/rapporto-mccarrick-pagine-interessanti/
Il presidente presunto eletto Joe Biden ha parlato con Papa Francesco giovedì, ha annunciato il suo ufficio. Il cattolico, ex vicepresidente, e prossimo probabile presidente, ha ricevuto le congratulazioni per la sua vittoria elettorale da parte del papa la mattina del 12 novembre.
Un articolo pubblicato sul Catholic News Agency nella mia traduzione.
Il presidente presunto eletto Joe Biden ha parlato con Papa Francesco giovedì, ha annunciato il suo ufficio. Il cattolico, ex vicepresidente, e prossimo probabile presidente, ha ricevuto le congratulazioni per la sua vittoria elettorale da parte del papa la mattina del 12 novembre.
“Il presidente eletto Joe Biden ha parlato questa mattina con Sua Santità Papa Francesco. Il presidente eletto ha ringraziato Sua Santità per le benedizioni e le congratulazioni e ha evidenziato il suo apprezzamento per la leadership di Sua Santità nel promuovere la pace, la riconciliazione e i legami comuni dell’umanità in tutto il mondo”, ha detto un comunicato del team di transizione Biden-Harris.
“Il presidente eletto ha espresso il suo desiderio di lavorare insieme sulla base di una fede condivisa nella dignità e nell’uguaglianza di tutta l’umanità su questioni come la cura per gli emarginati e i poveri, l’affrontare la crisi del cambiamento climatico e l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati e dei rifugiati nelle nostre comunità”, ha detto il rilascio.
Diversi media hanno dichiarato Biden vincitore delle elezioni presidenziali del 2020 il 7 novembre, anche se il presidente Donald Trump non ha ancora concesso la vittoria. Biden è il secondo cattolico ad essere eletto presidente.
In una dichiarazione rilasciata il 7 novembre dal presidente dell’USCCB (la Conferenza Episcopale USA, ndr), l’arcivescovo di Los Angeles, Mons. Jose Gomez, i vescovi statunitensi hanno osservato che “riconosciamo che Joseph R. Biden, Jr., ha ricevuto abbastanza voti per essere eletto il 46° presidente degli Stati Uniti”.
“Ci congratuliamo con il signor Biden e riconosciamo che si unisce al defunto presidente John F. Kennedy come secondo presidente degli Stati Uniti a professare la fede cattolica”, ha dichiarato Gomez.
“Ci congratuliamo anche con il Sen. Kamala D. Harris della California, che diventa la prima donna mai eletta come vice presidente”.
L’arcivescovo Gomez ha anche invitato tutti i cattolici americani “a promuovere la fraternità e la fiducia reciproca”.
“Il popolo americano si è espresso in questa elezione. Ora è il momento che i nostri leader si riuniscano in uno spirito di unità nazionale e si impegnino al dialogo e al compromesso per il bene comune”, ha detto.
A giovedì, sono stati chiamati 48 Stati. Biden ha attualmente 290 voti elettorali, ben al di sopra dei 270 necessari per vincere le elezioni. Il presidente Trump, tuttavia, non ha concesso l’elezione. La sua squadra elettorale ha intentato cause legali in diversi Stati, con la speranza di eliminare i voti presumibilmente fraudolenti e di effettuare un riconteggio che potrebbe portarlo in testa al collegio elettorale.
Sebbene la conferenza episcopale statunitense si sia congratulata con Biden per la sua vittoria, il vescovo di Fort Worth, Texas, ha chiesto di pregare, dicendo che i conteggi dei voti non sono ancora ufficiali.
“Questo è ancora un momento di prudenza e pazienza, poiché i risultati delle elezioni presidenziali non sono stati ufficialmente autenticati”, ha detto il vescovo Michael Olson l’8 novembre. Ha invitato i cattolici a pregare per la pace se i risultati saranno messi in discussione in tribunale.
“Sembra che ci sarà un ricorso in tribunale, quindi è meglio per noi, nel frattempo, pregare per la pace nella nostra società e nazione e che l’integrità della nostra repubblica, una nazione sotto Dio, possa essere mantenuta per il bene comune di tutti”, ha dichiarato il vescovo Olson.
Di Sabino Paciolla
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