Mezzanotte di fuoco: Messa anticipata? La Cei non Boccia
Nessuna condanna da parte della Conferenza Episcopale alle parole di Boccia sul Natale sotto coprifuoco e reiterate dal sottosegretario Zampa. In compenso un comunicato lascia campo libero al Governo dei soliti cattolici adulti di decidere la liturgia senza suggerire all'esecutivo un lasciapassare per la Messa di mezzanotte. Ma non c'è da stupirsi: l'arrendevolezza di oggi è figlia del cedimento sulle Messe sospese di marzo. Qualche vescovo però reagisce. Camisasca: «Governo insensibile, rispetti le feste liturgiche».
La questione l’ha chiusa ieri mattina a Radio anch’io Zampa Sandra da Mercato Saraceno, classe ’56, di professione sottosegretario: «Il coprifuoco sarà certamente alle 22, anche a Natale». Dunque, la Santa Messa nella Notte Santa sarà anticipata alle 18 o alle 19. Sarà la Messa del pre cena covidico, all’ora dell’ape natalizio con canto finale Tu scendi dalle Stelle. C’è un non so che di tragico e perfido nel fatto che a dirimere l’ultima annosa questione pandemica ecclesiale sia un sottosegretario, neanche un ministro! direbbero quelli di Amici mei.
A questo punto, con un ministro come Boccia che ci ricorda che Gesù può nascere anche col cesareo programmato alle sei di pomeriggio, la questione si può anche dichiarare vinta per ottusità governativa.
Anzi, stravinta per inconsistenza della controparte, visto il comunicato dei vescovi di ieri sera, che in sostanza non dice nulla se non che la Cei «avrà modo nei suoi organismi istituzionali di confrontarsi sulle modalità di celebrare i riti natalizi in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme». Potere alle norme dello Stato che detta la liturgia. Un modo molto esplicito per dare campo libero al Governo di fissare l’ora del rientro a casa. Per il resto ci si attrezzerà.
Ma di provare ad alzare la testa e chiedere almeno un lasciapassare per la Notte di Natale non se ne parla, un “lodo” Bambin Gesù che consenta ai fedeli di poter uscire di casa alle 23 "autocertificati" per recarsi in chiesa, partecipare alla seconda delle quattro Messe di Natale (la prima è la vespertina della vigilia) che si svolge a quest’ora per lo meno dal IV secolo e tornare all’1 a casa. Dove pensano che possano andare i fedeli dopo la Messa, coi locali chiusi? Ai giardinetti a prendere una boccata d’aria?
Niente da fare.
E il tragico è che certe imposizioni ormai non è neanche più il capo del governo ad impartirle: sono i ministri, i sottosegretari. Nomi che la storia non si incaricherà di trattenere neppure per un nanosecondo non appena consegneranno – speriamo presto – le chiavi dei loro uffici quando il loro incarico finirà, ma che oggi affrontano con la disinvoltura degli arroganti e degli ignoranti la Storia della Chiesa che li sovrasta.
Eh sì che la Zampa, è così esperta di storia della Chiesa da dimenticare che la questione della Messa di Mezzanotte non è il corrispettivo religioso della giornata di sensibilizzazione della raccolta delle pile esauste, che si può spostare a piacimento. E’ una liturgia, che parla di luce e di tenebre, che segue con ben quattro Messe il ritmo delle Ore nel giorno in cui la Chiesa celebra la nascita del Dio incarnato. Il bello è che la Sandra Zampa, la storia della Chiesa l’ha anche studiata tanto da farne oggetto di tesi per la sua laurea in Scienze politiche. Ma l’ha studiata con Giuseppe Alberigo frequentando la Scuola di Bologna. Così si capiscono tante cose. E si capisce anche perché – visti i maestri – alla fine a restare calpestato sotto i piedi della ragion di Stato, una ragione ottusa e terrorizzata da una epidemia con non si vuole normalizzare, è il culto di Dio e del suo popolo.
Ancora una volta saranno i vescovi a dover attendere dal governo le direttive, invece di stabilire un punto fermo: non cambia nulla al governo, infatti, se la gente uscirà di casa alle 18 o a mezzanotte, perché il virus non segue i tempi della liturgia, ma ai fedeli invece cambia. E non perché Gesù debba nascere per forza alla mezzanotte del 25, ma perché la liturgia è materia della Chiesa e non dello Stato e non possono essere i Boccia e le Sandre Zampa a modificarla.
Il punto non è che la Chiesa decida di spostare la Messa, ma che abbia deciso di attendere il da farsi da uno Stato ateista. Così il secondo governo del chierichetto di San Giovanni Rotondo che ci impartisce le sue omelie su che cosa è la Pasqua, non riconosce che la fede è un bene superiore, non negoziabile, ma nemmeno la Chiesa lo ricorda allo Stato. E’ una mancanza di razionalità che sa di resa. Il punto non è che la Chiesa decida di spostare la Messa, ma che abbia deciso di attendere il da farsi da uno Stato ateista. Così il secondo governo del chierichetto di San Giovanni Rotondo che ci impartisce le sue omelie su che cosa è la Pasqua, non riconosce che la fede è un bene superiore, non negoziabile, ma nemmeno la Chiesa lo ricorda allo Stato. E’ una mancanza di razionalità che sa di resa.
Ad altre latitudini, vedi la Corte suprema Usa si ragiona in altri modi, ma a casa nostra, dove sono i cattolici adulti ormai ad avere il controllo dei rapporti Stato-Chiesa attraverso il Pd cresciuto alla scuola del dossettismo, si sceglie la strada più confacente alla loro formazione “teologica”: prima lo Stato, la Costituzione con la sua mitologica e totemica interpretazione, poi la Chiesa che altri non è che un’agenzia come tutte le altre, e neanche la più importante.
Eppure, a Napoli l’altra sera, per celebrare a mo’ di idolo un altro “dio”, non ci si è scomodati più di tanto ad esigere il rispetto delle norme, ma si è chiuso un occhio.
La prima ad accettare che la fede fosse sottomessa alla ragione di Stato però è stata la Cei quando ha lasciato campo libero al governo di chiudere le chiese nel marzo scorso per la prima ondata pandemica. Allora si fece senza trattative, ma per puro spirito di responsabilità, senza immaginare neanche lontanamente che questa grande "ritirata" avrebbe costituito un precedente pericoloso per nuove e mirabolanti incursioni nelle cose sacre da parte del governo. Inutile stare a stupirsi oggi se lo Stato anticipa una Messa quando si è già permesso che sospendesse le Messe.
Per fortuna che ci sono ancora vescovi che, almeno, sanno guardare le cose e sanno chiamare il governo col suo nome. E’ il vescovo di Reggio e Guastalla Massimo Camisasca (in foto) che, dopo aver invitato con un appello accorato ad alzare la testa e a non farsi prendere dalla paranoia, ha visto nelle parole di Boccia e nelle incursioni natalizie del governo un gesto di insensibilità.
Per fortuna che ci sono ancora vescovi che, almeno, sanno guardare le cose e sanno chiamare il governo col suo nome. E’ il vescovo di Reggio e Guastalla Massimo Camisasca (in foto) che, dopo aver invitato con un appello accorato ad alzare la testa e a non farsi prendere dalla paranoia, ha visto nelle parole di Boccia e nelle incursioni natalizie del governo un gesto di insensibilità.
Così, secondo Camisasca «il tema delle festività liturgiche, della celebrazione delle Messe e del raduno in presenza del popolo di Dio, deve essere trattato dalle autorità con sommo rispetto e somma responsabilità». Queste le parole sagge e coraggiose, visti i tempi, del vescovo.
Peccato però che altri vescovi e altri religiosi si siano mostrati già supini di fronte alle pretese del governo. Come è il caso del vescovo di Monreale Michele Pennisi che, intervistato da Paolo Rodari su Repubblica dice: «Se il governo avanzasse questa richiesta la Cei non avrebbe problema a recepirla. Ripeto: la messa di mezzanotte non è un tabù intoccabile». Parole, spacciate furbescamente nel titolo di Rep come il primo via libera dei vescovi, quando invece sono le prime parole di via libera di un vescovo, che mostrano come ormai per certi pastori sia assolutamente normale che uno Stato possa imporre le regole della liturgia e che la Chiesa le debba accettare senza colpo ferire.
Da qui alla suora che si augura di festeggiare presto la festa dell’Incontro e non più del Natale il passo è molto breve. Forse anche nel tempo.
Andrea Zambrano
https://lanuovabq.it/it/mezzanotte-di-fuoco-messa-anticipata-la-cei-non-boccia
"Gesù nasca due ore prima..." Il sacerdote 'scomunica' Boccia
Fa discutere il silenzio dei vescovi sull'ipotesi del ministro Boccia, che ha proposto di anticipare il Natale. E c'è chi contesta l'andazzo
Fa discutere il silenzio dei vescovi sull'ipotesi del ministro Boccia, che ha proposto di anticipare il Natale. E c'è chi contesta l'andazzo
Il Natale si avvicina e dalle parti del governo si interrogano sulle libertà da concedere ai fedeli in tempo di pandemia. Il ministro Francesco Boccia ha dichiarato, sulla scia delle riflessioni sull'orario di coprifuoco da imporre, che "Gesù Cristo può nascere due ore prima". Con tanti saluti, in caso, alle tradizionale Messa delle 24. Ma la dottrina prevede ipotesi di questo tipo? Oppure si tratta "solo" di rompere un'altra tradizione? Prima di addentrarci su questo punto, converebbe chiedersi anche come mai le istituzioni si stiano ponendo tutte queste questioni, che spettano per lo più a chi disciplina il culto ed i sacramenti.
n Francia è bagarre, perché i vescovi non accettano che le disposizioni governative restringano troppo il campo della libertà di culto. In Italia per ora tutto tace. Nel senso che i vescovi del Belpaese, rispetto a questa storia del Natale, non hanno ancora espresso critiche. Dicono che il dialogo è in corso, e così sarà. Padre Ariel Levi di Gualdo - questo sì come da tradizione - è un consacrato che non le manda a dire.
Il ministro Boccia sostiene che Gesù possa nascere due ore prima. Lo ritiene corretto?
Temo che l'onorevole ministro stia alla cultura e alla tradizione cattolica nel modo in cui la già onorevole Ilona Staller, in "arte" Cicciolina, sta alla verginità e alla castità. Battute ludiche a parte, ispirate da una classe politica che purtroppo temo non vada presa sul serio ma presa in giro, vorrei fosse chiaro, a chi oggi polemizza anche sul versante cattolico o sedicente tale, che anzitutto noi non sappiamo in quale preciso giorno e in quale ora esatta è nato Gesù Cristo. Sappiamo che è nato dal ventre della Beata Vergine Maria, sposa di Giuseppe, uomo grande e giusto, patriarca veneratissimo. La storia dimostra che Gesù Cristo è vissuto e morto. Noi che abbiamo fede in lui crediamo che Cristo è il verbo di Dio incarnato e che tre giorni dopo la sua morte è risorto, poi asceso al cielo. Se così non fosse, vana sarebbe la nostra fede e vana la nostra speranza, come dice il Beato Apostolo Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi. Su questo si fonda il mistero della Natività, non su giorni esatti e ore precise.
Come mai la funzione esecutiva si prodiga così tanto per disciplinare culto e Sacramenti?
Se i nostri vescovi, anziché i maestri, i pastori in cura d'anime e le guide del Popolo di Dio a loro affidato, fanno i sociologi piacioni, i politicanti, o i propagandisti elettorali come avvenuto per le ultime elezioni europee; se quando aprono bocca parlano solo di migranti e poveri, o se peggio giocano a pericolosi dialoghi di accoglienza con l'Islam, sino a inventarsi l'aspirina dell'Islam moderato, per parafrasare il titolo del mio ultimo libro, derogando in questo modo alla loro alta missione, finiscono per lasciare un grande vuoto che qualcuno si sentirà in diritto di colmare. Per questo ci ritroviamo con politici che pur non sapendo farsi nemmeno il segno della croce, si improvvisato teologi specializzati in sacra liturgia e in dogmatica sacramentaria. Ma la colpa, ripeto, non è dei politici che occupano un vuoto, ma dei nostri vescovi che questo vuoto lo hanno creato e che da anni permettono la costruzione di presepi che sono un trionfo di barconi, di ciambelle di salvataggio e di sbarchi di migranti, gran parte dei quali sono in verità solo clandestini o fuoriusciti dalle carceri tunisine, alcuni, come i recenti fatti di sangue dimostrano, anche pericolosi e sanguinari terroristi.
Ma possono esistere deroghe al Natale?
In caso di necessità si può derogare più o meno a tutto. In momenti di persecuzione, pestilenze e guerre è accaduto che fossero celebrate solenni festività al di fuori delle date fissate, o Sante Messe domenicali in giorni feriali. Esempio: un mio confratello vietnamita con il quale per anni sono vissuto in stretto contatto a Roma, sotto la stretta cappa del regime comunista fu consacrato sacerdote dall'allora Arcivescovo di Hanoi, François-Xavier Văn Thuận. Premesso che la consacrazione di un presbitero è sempre un atto pubblico solenne che investe la vita della Chiesa intera, così avvenne la sua: andò a trovare l'arcivescovo che ormai anziano era agli arresti domiciliari, portò due bottiglie di liquore alle guardie che bevvero a volontà, si ubriacarono e poi si addormentarono. Mentre le guardie dormivano, l'arcivescovo lo consacrò sacerdote.
In Francia si manifesta in piazza per rivendicare la libertà di culto, mentre in Italia non accade. Come mai?
Conosco bene la Francia perché da bimbo andavo in vacanza con mia nonna sulle coste della Provenza dove trascorsi estate intere, stiamo a parlare di inizi anni Settanta. Io ero abituato alle chiese italiane, dove tra eserciti di pinzochere fideiste, uomini distratti e bimbi annoiati, durante le Sante Messe era tutto un chiacchiericcio, mentre in quei luoghi di culto francesi fui colpito dal silenzio e dalla compostezza dei fedeli. Solamente molti anni dopo compresi perché. La Francia, patria del laicismo sotto certi aspetti esasperato ed esasperante, come Paese e come Popolo, da alcuni decenni, grazie a Dio, è perduta alla Cristianità. Spiego come mai dico "grazie a Dio". In quel Paese dove il Cattolicesimo non ha alcuna incidenza sulla vita sociale e soprattutto politica, le persone non vanno in chiesa per abitudine o tradizione, o per dare una certa immagine sociale o addirittura socio-politica.
Quindi lei intravede delle differenze..
Chi frequenta le chiese francesi, le frequenta perché è un vero credente. In Francia esiste un netto e preciso spartiacque tra chi crede e chi non crede. Non esistono quegli ibridi, tutti quanti nostri italiani, formati da eserciti di miscredenti che pur non credendo nei fondamenti della fede e vivendo in aperto e pubblico sprezzo verso di essi, vanno però a sposarsi in chiesa o a far battezzare i figli, ciò solo perché, pure se non gli interessa niente, per loro è una questione di tradizione, di abitudini familiari. Con questo è presto detto: i cattolici francesi che stanno manifestando in piazza sono semplicemente dei veri cattolici, dei credenti autentici abituati a vivere come tali, a pensare come tali, a pregare come tali e, all'occorrenza, ad agire come tali.
Il governo può imporre un Natale senza Messa di Natale?
Il governo - se mi è concessa l'espressione gioiosa e giocosa, oserei dire molto ecclesiastica - rischia davvero di romperci le cosiddette con le sue incoerenze, con i suoi due pesi e due misure, con un occhio da lince che vede e con uno da talpa miope. Mi spiego: ieri, nella immancabile Napoli - della serie: "ma famose riconosce!" - delle fiumane di persone si sono riversate per le strade, accalcate, senza mascherine e distanziamento sociale, a piangere e celebrare il dio del pallone, Diego Armando Maradona, morto prematuramente a soli sessant'anni. In quel caso, politici e pubblici amministratori hanno usato però l'occhio miope della talpa. Vediamo allora se tra un mese, quando celebreremo la Santa Messa per l'incarnazione del Dio fatto uomo, useranno l'occhio di lince con i cattolici e le sacre celebrazioni liturgiche del Natale.
E cosa si sente di dire invece a quei fronti cattolici anti-lockdown?
Le dirò che io e i miei confratelli Ivano Liguori e Gabriele Giordano Scardocci, dalle colonne della nostra rivista L'Isola di Patmos abbiamo bacchettato per mesi certi fedeli o sedicenti tali che hanno inscenato proteste in pieno lockdown, specie sui social media, aggredendo vescovi e sacerdoti per avere sospeso le pubbliche celebrazioni motivando che il tutto era stato deciso "per senso di profonda responsabilità verso il genere uman". Di recente abbiamo pubblicato anche un libro su questo tema intitolato: La Chiesa e il coronavirus. Tra supercazzole e prove di fede. Detto questo è bene però chiarire: se certe regole di attento controllo non valgono dinanzi alla morte di Diego Armando Maradona dio del pallone, possono però valere per la natività di Gesù Cristo che è Dio fatto uomo e che ha redento il mondo?
Di recente una suora, Alessandra Smerilli, dinanzi alla possibilità della sospensione della Messa di Natale ha detto in tono rassicurante "faremo la festa dell'incontro"...
Come prete e teologo lamento che "le suore", da alcuni decenni, non solo sono uscite fuori controllo, ma tendono a occupare posti e ruoli che non sono loro, mosse da assurde rivendicazioni basate sul ruolo della donna nella Chiesa. E nella Chiesa la donna un ruolo lo ha sempre avuto, anche importante, ma preciso. Non credo però si possa chiamare "ruolo" il "rivendicato diritto" al vivere fuori dal proprio ruolo. Per questo da sempre io contesto il fatto che delle suore, o peggio ancora delle laiche, non solo insegnino in università ecclesiastiche, ma che valutino e giudichino addirittura sacerdoti che fanno studi teologici specialistici. Faccio un nome tra queste tante "campionesse": la teologa femminista, catto-luterana, ultra progressista e radical chic Marinella Perroni. Ma possiamo metterci anche il laico Andrea Grillo che valuta e giudica la preparazione dei sacerdoti nell'ambito della dogmatica sacramentaria. Insomma: un laico che non amministra sacramenti ma che in sede accademica giudica e valuta preti che i Sacramenti li dispensano. Oserei dire che questa è autentica follia clericale basata sul devastante principio: largo allo spazio delle donne, largo allo spazio dei laici nella Chiesa!".
Quindi?
Il tutto mi fa tornare alla mente certe interessanti teorie di Sigmund Freud, che con tutte le sue problematicità, ebbe comunque delle grandi intuizioni, alcune delle quali maturate e poi assunte dalle moderne scienze psichiatriche. Freud sosteneva che "la donna nutre l'invidia inconscia del pene". Ecco, io temo, ma soprattutto purtroppo credo che, certe suore e certe teologhe laiche, nutrano invece l'invidia per nulla inconscia del prete. Al punto tale che non di rado, quando hanno a che fare con noi, tendono a mettersi in vera e propria competizione con i sacerdoti. Pertanto, certe suore, come certe teologhe femministe, sono un po' come i politici italiani di cui parlavo all'inizio: da non prendere mai sul serio, ma da prendere invece solo in giro.
Il ministro (teologo) Boccia ha detto sì: Gesù nascerà, ma due ore prima
No, non è uno spot pubblicitario, uno slogan da avanspettacolo di serie C o peggio, la trama di un cinepanettone. È la consapevolezza di un Ministro della Repubblica Italiana che, da cattolico quale si professa, irride nelle sue fondamenta il Cristianesimo. E lo fa in salsa politically correct, un copione che ormai è collautato da certi intellettuali di sinistra. Un po come Biden, che da pseudo ultracattolico plaude l’aborto, scatenando le proteste di mezzo clero statunitense, quello che per intenderci non digerisce la sua amicizia con il Pontefice regnante.
Senza troppe divagazione, qui non si discute il valore intrinseco delle affermazioni di Francesco Boccia, tanto dove abbiamo celebrato la Pasqua possiamo anche fare il Natale: siamo consapevoli che la tutela spetta ad altre cose; al black friday, ai regali sotto l’albero, al cenone con i congiunti ma non troppo, alle maglie allargate ma solo in nome del consumismo.
Siamo consapevoli che non meritiamo alcuna fiducia perché vuoi mettere l’assembramento in Chiesa rispetto alle piazze di mezza Italia? Insomma, siamo consapevoli della Pandemia in atto, nonostante chi ci Governa. Però almeno, ci siano risparmiate le irriverenti battute, gli sberleffi e le cadute di stile. Quelle no, non sono gradite. Il Coprifuoco a Gesù Cristo è l’imbarazzante parabola di un Governo senza idee, che si affida allo spezzatino cromatico di un’Italia a pezzi.
Ciò che desta preoccupazione però, non è quanto afferma lo pseudo cattolico Boccia, ma le mancate prese di posizioni da parte dei diretti interessati, dei fedeli, del clero. Il decadente episodio è lo specchio di uno società alla deriva, in cui la religione cristiana è alla stregua del folclore popolare; una porta scorrevole, che si apre e si chiude in base all’occorrenza.
Nessuno tra i fedeli si sogna di infrangere le norme di sicurezza anti-covid. Così come nessuno avrebbe fatto storie se la veglia natalizia fosse stata spostata di due ore e basta, senza questi annunci in pompa magna. È la presunzione di ragionevolezza nelle parole del Ministro agli Affari Istituzionali che rendono il boccone indigesto.
Mi chiedo: se la stessa sfacciataggine fosse stata usata contro i nostri fratelli Musulmani, o peggio, contro Maometto, cosa sarebbe accaduto? Nulla, perché nessuno si sarebbe spinto fino al limite della provocazione contro l’islam. Si tratta del cristianesimo? Ma si, osiamo. Il massimo che può succedere è l’offesa di qualche prete di periferie o di qualche massaia bigotta e illetterata? Passerà.
Di certo, non ci lasceremo cronometrare da Boccia su come e quando sarà la liturgia del Natale. Che sia due ore o due giorni prima, poco importa. Il Natale è salvo, ma non perché lo dice il Ministro; è salvo perché l’esempio tangibile di Cristo è il più grande miracolo che si perpetua da duemila anni.
http://www.korazym.org/51769/il-ministro-teologo-boccia-ha-detto-si-gesu-nascera-ma-due-ore-prima/
Salvate la fede, salvate la famiglia! L'attacco al Natale sarà l'assalto per sottometterle - Fusaro
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