La nostra battaglia. Un manuale per combattere il Maligno
“La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12).
Con queste parole l’Investigatore Biblico (pseudonimo dietro il quale si nasconde un sacerdote ottimo conoscitore delle Scritture) apre La nostra battaglia. Manuale quotidiano di spiritualità, testo che l’autore mette a disposizione di tutti, attraverso il suo blog (https://investigatorebiblico.wordpress.com/), come regalo di Natale.
La vita spirituale come battaglia non è certamente un concetto privilegiato dall’attuale predicazione della Chiesa. In genere si preferisce indorare la pillola, sorvolare sul peccato originale, sottolineare la misericordia divina e ignorare la presenza e l’azione del diavolo. E invece nella vita del cristiano questa dimensione della battaglia è centrale.
Dobbiamo dunque interrogarci: perché la battaglia? Che cosa c’è in gioco? Chi è il nemico? Quali le armi?
I cosiddetti “cattolici adulti”, troppo acculturati e troppo raffinati per abbassarsi a simili riflessioni, ritengono che tutto si giochi sul piano del dialogo con il mondo. Ma la Chiesa per secoli ha insegnato che il mondo è dominato dal nemico e dunque c’è poco da dialogare. Invece c’è, appunto, da combattere.
In gioco non c’è il benessere psicofisico, così come non ci sono pur importanti questioni come l’assetto sociale di una comunità, la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, un’economia giusta. In gioco c’è il destino eterno dell’anima. E il nemico ha un solo interesse: muovere guerra alla nostra anima per conquistarla.
Il diavolo “è il dragone, il serpente antico (Ap 20,2), colui che quotidianamente muove guerra contro coloro che custodiscono i comandamenti di Dio, e sono in possesso della testimonianza di Gesù” (Ap 12,15).
Di conseguenza, “chi decide di seguire Gesù Cristo deve mettere in conto una battaglia dalla quale, tuttavia, può uscire vincitore ogni giorno, a patto che si usino bene le armi spirituali a disposizione”. E “la scelta di seguire Gesù è premessa necessaria”.
Ecco il punto: seguire Gesù. Non il mondo con i suoi consigli, né tanto meno con le sue tentazioni e le sue scorciatoie, come la superstizione o le religioni orientali o, peggio, la magia.
Il diavolo è astuto. Come da sempre insegnano la Scrittura, la tradizione dei Padri e il Catechismo della Chiesa cattolica, abbiamo a che fare con un angelo decaduto. Dunque, è molto intelligente, ma utilizza la sua intelligenza esclusivamente per operare il male. Essere sospettosi, guardarsi dalle sue seduzioni, stare sul chi va là non è atteggiamento retrogrado: è semplice buon senso cristiano.
La riflessione ci riporta all’abc della nostra fede, a verità fondamentali che ormai non vengono più insegnate. “È verità del Vangelo che chi non segue il Signore è già sconfitto, un perdente. Nonostante all’apparenza appaia tutto liscio, una vita agiata e priva di problemi, lo stato spirituale di chi non segue Cristo è in realtà un disastro. L’angoscia che si porta nell’intimo la persona che non ha fede è il segno visibile di questo cimitero spirituale. Afferma il Siracide: ‘Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione’ (Sir 2). I benefici dello stare con Gesù sono innumerevoli, come innumerevoli sono le grazie che si ottengono dalla sua Misericordia. Ma è importante avere chiaro che c’è uno, il diavolo, il divisore, che non vuole la sequela di Gesù: muove battaglia affinché cadiamo nella sua disperazione”.
Se c’è battaglia ci devono essere armi. E Dio mette a disposizione dell’uomo molte armi efficaci per combattere il diavolo, a partire dai sacramenti. Ai quali dobbiamo ricorrere spesso e con fede. “Occorre decidersi con convinzione di seguire veramente Gesù. Occorre operare liberamente una scelta profonda nel proprio cuore, consapevoli che, seguendo il Signore, è possibile avere una vita nuova –completamente nuova! – e scoprire le meraviglie che ogni giorno Egli realizza con noi”.
Anche il mondo mette a disposizione armi e armature, ma sono sbagliate e illusorie. “Di fronte a un problema da affrontare potresti erroneamente appoggiarti con approccio idolatrico ai consigli altrui, senza prima aver consultato il Signore. Non sempre le persone elargiscono consigli sbagliati. Tuttavia, i consigli non sempre sono adeguati a quello che stiamo vivendo in quel preciso istante. Al contrario, Dio vuole il meglio, e ha un progetto preciso per la nostra vita”.
Dunque, sempre ascoltare la Parola di Dio, il che implica disponibilità all’ascolto e fede. Dio ha la risposta giusta, il mondo no. Non è del “dialogo” che abbiamo bisogno, ma dell’ascolto di Dio. “L’unico modo per affrontare ogni battaglia è fare Alleanza con Dio. Occorre andare a cercarlo e mettersi in preghiera, ad esempio con queste parole: Signore fammi comprendere la tua volontà. Fammi capire come posso uscire vittorioso con te da questo problema, da questa situazione terribile”.
Il diavolo conta sulla nostra sfiducia, sulla disistima verso noi stessi, sullo scoraggiamento, sul pessimismo cronico. Ma noi non possiamo e non dobbiamo cadere nel tranello. Noi sappiamo di essere preziosi agli occhi di Dio e di essere rivestiti di un’armatura potentissima e invincibile: il Battesimo.
“Forse non hai piena consapevolezza – scrive l’Investigatore Biblico rivolgendosi al lettore – di cosa sia davvero il Battesimo e quanto sia importante riscoprire questo sacramento per la nostra vita concreta. Molti oggi accompagnano i propri bimbi al Battesimo senza avere la minima consapevolezza e coscienza di quanto sia importante. Si acconsente a compiere questo rituale perché tutti lo fanno. A volte perché risulta un’etichetta sociale. A causa di questa mentalità in molti – purtroppo anche in ambito clericale – affermano: ‘Sarebbe meglio dare il Battesimo quando una persona è cosciente. Meglio sarebbe alla maggiore età. Meglio sarebbe che da adulto decidesse se battezzarsi oppure no’. Un errore terribile. Fatale per ogni uomo o donna. Come può un bambino, divenuto poi fanciullo, adolescente, giovane adulto, affrontare la battaglia spirituale della sua vita senza questa armatura? Il paragone è ricorrente ma sempre adatto: un soldato mandato al fronte senza fucile, senza giubbotto antiproiettile, esposto a 360 gradi al fuoco nemico. Un suicidio, posso azzardare. Le persone che abbracciano questo modo di ragionare non hanno idea di quanto sia immensa la Grazia del Battesimo. Nell’istante in cui veniamo battezzati, anche senza esserne coscienti, in noi cambia tutto. In quell’istante entra in noi e vive lo Spirito Santo, in noi vive lo Spirito di Dio. Fermatevi un attimo e riflettete su questo punto appena affermato. Dentro di me, dentro di te vive lo Spirito Santo. Vive Dio. Siamo Tempio di Dio. Hai immaginato l’infinita grandezza di tutto ciò? Le Parole di Gesù nel Vangelo a tal riguardo non sono un caso: ‘Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo. Chi non crederà sarà condannato’ (Mc 16). Cosa intende Gesù per condannato? Significa che senza una armatura non è possibile affrontare una battaglia. Questo è il punto cruciale”.
Tra le tante armi che Dio mette a nostra disposizione fondamentale è la preghiera. “Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà” (Mc 11,24).
“Ciò che ho scritto – dice l’autore alla fine del suo manuale – non è un trattato intellettuale, ma una vera e propria strategia di guerra contro i demoni che ci attaccano quotidianamente e contro tutte le situazioni che il male ci pone dinnanzi per scoraggiarci, deprimerci e sconfiggerci”.
Con la fede, e con le armi che Dio ci dona, è possibile uscire vittoriosi da ogni attacco del Nemico, per quanto possa essere furibondo. “Con la forza e il potere di Nostro Signore Gesù Cristo, morto e risorto, vivo e presente nella tua vita” il diavolo sarà sempre sconfitto.
“Se dunque stai affrontando una battaglia, sappi che se accogli Gesù la vincerai con Lui. Qualsiasi lotta sia. Ricorda che nulla è impossibile a Dio. Potrai testimoniare al mondo che Gesù è un Dio Vivente e che compie i più grandi miracoli con chi si fida e si abbandona a Lui”.
https://www.radioromalibera.org/la-nostra-battaglia-un-manuale-per-combattere-il-maligno/
Così Schneider elenca e risolve i problemi della Chiesa
Il libro Christus vincit (Fede & Cultura) affronta tutte le difficoltà nella Chiesa di oggi: l’islam, il dialogo interreligioso, Abu Dhabi, Il Vaticano II, la confusione dottrinale, la perdita del soprannaturale, la liturgia, il terzo segreto di Fatima, il ruolo di Pietro, Amoris laetitia, l’ecologismo e il globalismo, l’accordo Vaticano-Cina, I dubia, l’intercomunione, la pena di morte.
Un libro di riflessione vale se ha la capacità di abbracciare fino in fondo l’argomento che tratta e se produce una visione convincente, tale da contribuire ad una migliore sintesi a vantaggio non solo della tesi presentata ma della verità in quanto tale. In parole povere: se permette di conoscere di più e in maggiore profondità e se fa fare un passo in avanti nella strada della verità. Dato che il libro del vescovo Athanasius Schneider (Christus vincit. Il trionfo di Cristo sulle tenebre del nostro tempo, Fede & Cultura, Verona 2020, pp. 382) fa proprio questo, allora si deve dire che si tratta di un buon libro, il che, tradotto in gergo editoriale, significa un libro da leggere.
Nessun problema rilevante della vita della Chiesa di oggi, sullo sfondo della Chiesa di sempre, viene tralasciato. Il libro coraggiosamente affronta tutte le difficoltà, tutti i nodi, tutte le questioni aperte. E su di ognuna di esse fa una proposta chiara. L’islam, il dialogo interreligioso, Abu Dhabi, Il Vaticano II, la confusione dottrinale, la perdita del soprannaturale, la “riforma della riforma” liturgica, Il terzo segreto di Fatima, il ruolo di Pietro nella Chiesa, Amoris laetitia, l’ecologismo e il globalismo ecclesiastici, l’accordo del Vaticano con la Cina, I dubia, la nuova morale sessuale, l’intercomunione con i protestanti, la decentralizzazione dottrinale, la pena di morte… niente rimane fuori e trascurato dei grandi problemi - più interni che esterni - della Chiesa.
Un aspetto colpisce prima di tutto il lettore: la valutazione preoccupata circa il momento presente: “Un tremendo stato di confusione riguardo alla dottrina, alla morale e alla liturgia. La Chiesa ai nostri giorni è infettata dal virus di un naturalismo egoistico e di un adattamento allo spirito del mondo miscredente. Il clero in posizioni di responsabilità piega le ginocchia di fonte al mondo” (pp.185-186). Affermazioni come questa ritornano lungo tutto il libro: “Credo che in gran parte i fedeli siano ingannati dal clero ai nostri giorni” (p. 167); “l’inondazione sta raggiungendo livelli di allarme, stiamo sperimentando l’apice del disastro” (p. 164); “Oggi stiamo sperimentando la totale predominanza del modernismo nella vita della Chiesa e nelle facoltà teologiche. In qualche misura il modernismo si è infiltrato perfino nei documenti del magistero” (p. 165). È su questo quadro che il libro fa emergere la certezza di fede circa la Vittoria di Cristo.
Questa certezza non impedisce però, anzi richiede, che ognuno faccia la sua parte. L’Autore, quindi, affronta con tutta la sapienza di cui è capace i molti nodi della crisi e per molti di essi non esita ad affermare che i pontefici futuri dovranno correggere errori o ambiguità presenti nei documenti del magistero recente. I punti dei quali il vescovo Schneider si ritiene sicuro nella fede che richiedano un aggiustamento e che questo aggiustamento prima o dopo verrà fatto dal Magistero supremo riguardano soprattutto alcune affermazioni del Vaticano II e l’Esortazione Amoris laetitia.
Il Vaticano II – egli afferma – è certamente valido e ha insegnato tante cose belle che in precedenza il magistero non aveva fatto del tutto emergere. Schneider non è un negazionista del Concilio. Certo, rifiuta l’idea che ci sia stata una parentesi lunga 1700 anni da Costantino al Vaticano II, ma riconosce che “la maggioranza dei testi del Concilio Vaticano II non presenta rotture ed è in chiara continuità con la costante tradizione della Chiesa” (p. 151). Però il n. 16 di Lumen gentium, ove si dice che cattolici e musulmani “adorano con noi un Dio unico”, i nn. 2 e 4 di Dignitatis humanae, ove si insegna che il diritto alla scelta della religione si fonda sulla dignità della persona umana, molti passaggi della Nostre aetate sulle relazioni con le altre religioni sono, secondo il vescovo Schneider, da riconsiderare. Così pure alcune ambiguità, come l’incertezza di Gaudium et spes sulla priorità del fine procreativo nel matrimonio che ha condotto al canone 1055 del Codice di Diritto canonico che sarebbe, secondolui, da riscrivere, oppure l’ambiguità della frase “La Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica” presente in Dominus Jesus e derivante da Lumen gentium, che già ha avuto alcune precisazioni. “Forse i futuri papi potrebbero semplicemente riprendere le frasi ambigue dei testi conciliari – che grazie a Dio non sono così numerose – e dire: non è secondo la tradizione della Chiesa” (p. 223).
Anche il nuovo insegnamento sulla pena di morte, inserito da Francesco nel Catechismo, è secondo Schneider erroneo e anche in questo caso “Non c’è dubbio che un futuro successore di papa Francesco o un futuro Concilio ecumenico correggeranno questo drastico cambiamento dell’insegnamento costante della Chiesa”.
Analogo il caso del capitolo VIII dell’Esortazione Amoris laetitia che, secondo il nostro Autore, non va rifiutato “dalla prima all’ultima lettera ma solo alcune affermazioni di questo capitolo che sono effettivamente sbagliate” (p. 223).
L’ampia rassegna della situazione della Chiesa nel nostro tempo contenuta in questo libro affronta tutti gli aspetti non solo della dottrina ma anche della prassi della Chiesa di oggi: dalla papolatria ingiustificata all’eccesso di riunioni e commissioni, dall’appoggio al nuovo ordine mondiale fino al tragico accordo con la Cina.
Stefano Fontana
https://lanuovabq.it/it/cosi-schneider-elenca-e-risolve-i-problemi-della-chiesa
LA PROVOCAZIONE
Riprendiamoci le nostre vite (e la nostra fede)
Oggi è diventato un imperativo sociale, anche per alcuni vescovi, obbedire ciecamente ai decreti Covid del governo. Sembra che nessuno si renda conto che ci stanno togliendo la libertà, il bisogno naturale di relazioni e legami, ci stanno facendo morire per mancanza di amore. Cristiani, non cedete!
"Più la caduta di un Impero è vicina, più le sue leggi sono folli”. Questa frase attribuita a Cicerone, ben descrive il tempo attuale.
In questi mesi difficili per tutti, lo “stile” di comportamento sociale è di “adeguamento” all’assoluta pretesa, ripetuta anche da alcune gerarchie ecclesiali, di non contrastare i decreti Covid del Governo.
L’indignazione di molti non è l'espressione emotiva di un innato istinto critico o aggressivo, bensì è un moto di difesa dal pericolo di vedere erodere, piano piano, ogni giorno, ogni settimana, la propria libertà e i propri diritti.Ma anche l’angoscia di non poter proteggere, non solo se stessi, ma la propria esigenza biologica basilare, come il bisogno di ottenere cure per altre malattie e infermità. Infermità non solo fisiche, ma anche emotive e relazionali, causate dall'isolamento a cui siamo stati sottoposti negli ultimi mesi.
E che dire poi sulla propaganda della paura, fatta dal Governo attraverso TV, giornali e tutti i mass media? Inducendo, la moltitudine, alla paura delle relazioni e del contatto con gli altri, costringendo molti a perdere interesse per gli altri temi decisivi per la vita.
Ma nessuno vede l’enorme quotidiano livello di suicidi raggiunto?
Sento molte persone parlare dei propri cari ai quali da mesi è stata proibita la presenza, quella sì salutare e ristoratrice, dei familiari, che si lasciano andare, perché la loro vita ha perso il motivo stesso dell'esistere. Del resto la vita ha già battaglie sue proprie… e si sa come ogni esigenza biologica, quando viene soddisfatta, dia alla persona una sensazione di piacere e benessere anche nella malattia.
È la natura, amici miei politici appartenenti a ogni colore e istituzione; è la natura. È la natura che sviluppa i legami negli esseri umani (oltre che in alcune specie di animali) per il desiderio piacevole di essere gli uni vicino agli altri.
Così è delle famiglie. Così è delle Comunità e delle tribù per la loro stessa sopravvivenza.
Certo, molte persone oggi dichiarano di non aver bisogno di legami, soprattutto stabili, ma sotto sotto, gratta, gratta, alla fine riconoscono che è importante, per sentirsi umani, avere comunque dei legami.
Come adulti possiamo provvedere a noi stessi, possiamo decidere quale cibo prendere, come vestirci, e così via; addirittura esiste una mole di libri che ci indicano persino come ci si può “masturbare” senza il “bisogno” di nessuno. Ricerca palese di una esasperata e patologica autonomia.
È vero anche che, nell’infanzia e nell’adolescenza, siamo difesi dalle cure degli altri… Eppure oggi, incredibilmente, molti dei nostri bisogni non vengono soddisfatti e, nonostante i nostri sforzi, siamo costretti ad agire come vogliono altri, anche se non lo riteniamo giusto.
Che condizionamenti hanno subito le nostre vite!
Chi avrebbe mai pensato nel 2020 di essere impediti dall'abbracciare i nostri cari, i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri figli e nipoti.
E dobbiamo fare i bravi… ssssstt…
Pretendono che, per un lasso di tempo, abbandoniamo la nostra identità di esseri umani, senza considerare il prezzo da pagare, soprattutto per alcune vite, sotto forma di privazione, dolore, isolamento.
Come si chiama la piacevole sensazione per cui vale la pena di educare i nostri figli all’altruismo, e ai valori morali? E La nostra famiglia all’accoglienza, la nostra società alla stabilità positiva dei valori etici?
Si chiama Amore!
Cari miei, la disponibilità emotiva di messaggi whatsapp, videochiamate, etc., senza un contatto fisico… è vuota!
È ovvio che non è sufficiente, perché l'Amore non si esprime a fondo via internet. L’Amore deve essere condiviso col calore di un volto in carne e ossa.
Mi stupisce che, vista anche la scientificità che lo Stato usa per farci rinunciare al diritto di essere liberi, non siano affatto considerate nelle normative di oggi le emozioni.
Eppure le emozioni non sono né di sinistra né di destra e il dolore che possono arrecare alle persone è totalmente non considerato, anzi annullato nelle decine di decreti emessi.
Al dolore non si fa riferimento in nessun DPCM.
Tutti parlano, anche nei talk show, di depressione, di tensione, di sensi di colpa, di ansia ecc… ma niente dolore. Tabù.
Il dolore è tabù.
Eppure è risaputo che le emozioni investono tutto il corpo e tutta la persona. Le emozioni non conoscono il plurale o il singolare, non capiscono le promesse del Governo. Esse hanno una sola logica: rispondono al benessere o al malessere della persona; alla sua storia intrisa di ricordi positivi e negativi, per rinforzare i primi e curare i secondi.
Il diritto al benessere interiore non è da pagare per averlo, non è un lusso, non è nemmeno irresponsabile. È davvero incredibile come siamo stati inconsciamente condizionati in merito ad alcuni di questi nostri diritti inalienabili!
Oggi, il ritornello più diffuso è l’ossessione del Covid-19, accompagnato da un ribaltamento del concetto cristiano del nostro stesso esistere: lo sguardo non è più rivolto a Dio “farmaco di immortalità”, ma è da tenere strettamente fisso su noi stessi. Ah, che paranoia! Al massimo, come ci viene detto ogni giorno, possiamo consolarci con la visione continua di film, di reality-show, e così via, aventi l’unico scopo di “farci stare bene”.
Ecco la nostra civiltà: siamo alla Statolatria?
Perbacco, i diritti civili conquistati, la globalizzazione raggiunta attraverso i social, vuoi vedere che ci hanno portato all'adorazione del “nulla”?
Cristiani, non cedete! Anche se fossero i vostri stessi Pastori a sminuire e tacere la nostra storia cristiana fatta di reale Esperienza dello Spirito di Sacrificio, di Amore e Donazione gratuita per il Bene Vero! Storia cristiana che è fatta anche di “memoria”, di cinghia di trasmissione dei valori da padre in figlio.
Amici: solo la riscoperta di Dio, di Gesù, porta alla riscoperta della vita degli altri, oltre che di se stessi e del valore bellissimo, nel sacrificio!
Abbiamo bisogno della Sua presenza nella nostra vita, del Suo contatto dentro di noi, nella nostra anima, perché noi, e l’uomo in generale, ci facciamo molto male senza Dio.
Buon Natale!
Come è possibile non augurarci di incontrarci con Gesù?
Tenete duro! Può darsi che sia arrivato il tempo in cui le pecore sono chiamate non solo “a pregare”, ma a “chiedere” per i Pastori un po’ di sana, bella, antica ma sempre fresca Fede.
Rosalina Ravasio*
* Suora, Comunità Shalom - Palazzolo sull'Oglio
https://lanuovabq.it/it/riprendiamoci-le-nostre-vite-e-la-nostra-fede
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