Avvenire, il fascino discreto della lobby gay
Nei giorni scorsi ha provocato reazioni l'articolo di Avvenire in cui si parla apertamente di "famiglie omogenitoriali". Reazioni che non hanno ricevuto risposta né vedranno correzioni di rotta. La lobby gay infatti, che controlla il quotidiano dei vescovi, sta ora marciando con il vento in poppa. Ma non si dimentichi che la sua lunga marcia è iniziata molto tempo fa.
È tipico di un certo clericalismo introdurre novità non con annunci chiari (che rischierebbero di provocare una resistenza) ma con mezze frasi, ammiccamenti, note in fondo a un documento, frasi buttate là con noncuranza in mezzo a discorsi troppo prolissi per essere seguiti con attenzione. Così un giorno ci si trova improvvisamente davanti a situazioni nuove e non ci si capacita di come ci si sia arrivati. Così è per l’agenda gay che Avvenire porta avanti ormai da anni, con pazienza e determinazione (come denunciamo ormai da molto tempo).
L’obiettivo è quello che l’allora cardinale Ratzinger, come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva chiaramente denunciato nel documento del 1986 (clicca qui) dedicato alla pastorale per le persone con tendenze omosessuali: sovvertire l’insegnamento della Chiesa in materia di sessualità.
Avvenire, dicevamo: l’ultimo passo in questa direzione è stato fatto il 29 dicembre. Si avvicina l’Anno della famiglia-Amoris Laetitia, voluto da papa Francesco, e quale migliore occasione per ficcarci dentro le rivendicazioni Lgbt travestite da attenzione pastorale. Del resto Avvenire è da tempo ormai che fa leva sull’unico paragrafo (su 325) dell'esortazione post-sinodale in cui si fa riferimento alle persone con tendenze omosessuali per costruirci la legittimazione dell’omosessualità (peraltro il numero 250 di Amoris Laetitia si riferisce soltanto alle famiglie che hanno figli con tale tendenza).
Comunque, il 29 dicembre Avvenire pubblica l’intervista a padre Marco Vianelli, direttore dell’ufficio CEI (Conferenza Episcopale Italiana) per la famiglia. Ovviamente l’intervistatore è il solito Luciano Moia che, verso la fine dell’intervista, butta lì una domanda sulle «famiglie omogenitoriali»; e padre Vianelli risponde usando la stessa terminologia. «Famiglie omogenitoriali»? E da quando in qua una coppia di persone dello stesso sesso è considerata “famiglia” dalla Chiesa? Non solo tutto il Magistero e il Catechismo affermano con chiarezza che l’unica famiglia è quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; ricordiamo anche le grandi battaglie combattute negli anni ’90 del secolo scorso da Giovanni Paolo II per evitare che alle grandi Conferenze internazionali dell’ONU fossero approvati documenti e piani di azione che cambiavano il concetto di “famiglia” in “famiglie”. Non in base a una tradizione conservatrice che, come tale, può essere superata, ma per la fedeltà al progetto originario di Dio, che è eterno e immutabile.
Ma dopo anni passati a legittimare l’omosessualità come stile di vita, per Avvenire il passo del riconoscimento delle “famiglie omogenitoriali” era maturo. Certo, la cosa non è passata inosservata e ha provocato delle reazioni. Vale la pena riprendere almeno quella di don Gabriele Mangiarotti, fondatore e direttore del sito Culturacattolica.it, che ha immediatamente scritto al direttore di Avvenire Marco Tarquinio e, non avendo ricevuto alcuna risposta – né pubblica né privata – ha deciso di pubblicare la lettera sul suo sito (clicca qui).
Dice tra l’altro Mangiarotti, dopo aver lamentato le frequenti uscite di Avvenire che «creano confusione riguardo all’insegnamento cattolico» e su ciò che anche papa Francesco definisce “famiglia”: «Siccome non è la prima volta che il suo giornale si discosta dall’insegnamento della Chiesa su Matrimonio e famiglia, sempre con articoli di Luciano Moia, mi chiedo che cosa si sta aspettando per correggere queste affermazioni contraddittorie, che creano non poca confusione nelle menti dei fedeli cattolici. Non sarebbe ora di fare piazza pulita di chi infanga l’insegnamento del Signore e della Chiesa, ritornando alla chiarezza dell’insegnamento che i papi (e soprattutto quel Papa che Francesco ha definito il “Papa della famiglia”) hanno costantemente riproposto?».
Richiesta più che legittima, ma sarebbe anche un po’ ingenua se la lettera non fosse anche un indiretto appello a vescovi di buona volontà che reagiscano alla gestione di un quotidiano che parla a loro nome. Signori vescovi italiani, sembra dire don Mangiarotti, siete davvero tutti d’accordo nel legittimare l’omosessualità, riconoscere che le coppie omosessuali sono famiglia e tra un po’ anche nel benedire le coppie omosessuali in chiesa in attesa di arrivare al matrimonio sacramentale?
Se fosse una semplice lettera al direttore sarebbe ingenua perché è evidente che questa è la direzione voluta da chi controlla veramente Avvenire (la direzione CEI? Padre Antonio Spadaro per conto di Santa Marta?). Gli interventi di Luciano Moia non sono né scivoloni sfortunati né fughe in avanti di un giornalista “fuori linea”: sono invece frutto di una scelta editoriale ben precisa, che Moia esegue con lo zelo e l’arroganza del bravo ufficiale che sa di avere le spalle coperte da chi è molto in alto. Non si dimentichi che presidente del Consiglio di Amministrazione di Avvenire è quel neo-cardinale Marcello Semeraro che ha fatto della sua diocesi di Albano il santuario degli “Lgbt cattolici”.
Ma sbaglierebbe chi ritenesse che si tratta di una svolta recente, coincidente con questa direzione del quotidiano o, peggio, con questo pontificato. Certamente oggi nella Chiesa si è creata una situazione che permette a questa lobby di marciare a tappe forzate e in modo sempre più esplicito, ma le basi sono state già messe molto prima. È un lungo cammino iniziato già con la direzione di Dino Boffo (e presidente della CEI era Camillo Ruini): non a caso Luciano Moia è arrivato ad Avvenire alla fine degli anni ’90 e subito è stato messo alla guida del neonato inserto sulla famiglia, “Noi Genitori e Figli” (oggi trasformato in “Noi – Famiglia e Vita”). Posizione che Boffo ha voluto mantenesse saldamente anche quando a Moia sono state affidate altre grandi responsabilità redazionali. Posizione che è stata ovviamente confermata dalla direzione Tarquinio. Ai tempi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci si doveva muovere con molta cautela, non c’erano molti spazi di manovra, ma Moia garantiva che – pur formalmente fedeli al Magistero - non si sposassero però posizioni troppo rigide, troppo wojtyliane, soprattutto sul tema omosessualità.
Ora invece la lobby gay viaggia con il vento in poppa. E quanti hanno scritto ad Avvenire protestando per le “famiglie omogenitoriali”, possono stare tranquilli sul fatto che non riceveranno risposta né correzioni di rotta: al massimo una pausa finché si calmino le acque, poi via per un altro strappo, per un’altra tappa della lunga marcia.
Riccardo Cascioli
Perché Avvenire parla di famiglie omosessuali e dice che hanno figli?
di Don Gabriele Mangiarotti.
Pubblichiamo la lettera inviata da don Gabriele Mangiarotti (culturacattolica.it) al direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio e mai pubblicata sul quotidiano dei vescovi.
Egregio Direttore,
ma dove stiamo andando con il giornale che dovrebbe dare voce ai cattolici desiderosi di seguire il Magistero della Chiesa? Soprattutto in quel campo così sotto attacco che è la famiglia?
Perché si trovano articoli, con sempre maggiore frequenza, che creano confusione riguardo all’insegnamento cattolico su ciò che papa Francesco, in continuità con quanto costantemente abbiamo imparato dal catechismo, definisce famiglia, in modo univoco, come quella realtà costituita dal rapporto d’amore tra un uomo e una donna?
Perché il suo giornale riporta questa notizia: «Alle ore 12 di questa mattina, 16 giugno 2018, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza una Delegazione del Forum delle Associazioni Familiari in occasione del 25° anniversario della nascita dell’attività associativa» e poi di seguito queste affermazioni chiarissime del pontefice: «Poi oggi – fa male dirlo – si parla di famiglie “diversificate”: diversi tipi di famiglia. Sì, è vero che la parola “famiglia” è una parola analogica, perché si parla della “famiglia” delle stelle, delle “famiglie” degli alberi, delle “famiglie” degli animali… è una parola analogica. Ma la famiglia umana come immagine di Dio, uomo e donna, è una sola. È una sola…»?
E allora perché poi, Direttore, permette a un suo giornalista di pubblicare questa intervista a colui che dovrebbe essere il maggiore interprete dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia (vista la carica che ricopre) confondendo le relazioni «omogenitoriali» con quella che è l’unica forma di famiglia?
Infatti oggi, 29 dicembre 2019, ho trovato questo articolo su Avvenire: «Ufficio Cei per la famiglia. Vianelli: «Risposte nuove nell’Anno dell’Amoris laetitia»
Luciano Moia martedì 29 dicembre 2020
Dai percorsi per i fidanzati, ai divorziati, alle COPPIE OMOGENITORIALI. Parla Il direttore dell’Ufficio Cei…»
«Ma anche qui servono competenze allargate che non si possono improvvisare. Come anche per l’accompagnamento dei figli delle persone separate o, con difficoltà ancora maggiori, a quelli che provengono da FAMIGLIE OMOGENITORIALI. «La pastorale evidentemente – fa notare padre Vianelli – non può lasciare indietro nessuno. Ma è certo che queste situazioni vanno seguite con prudenza e delicatezza. Se è vero che tutti i bambini sono uguali, e a tutti va dedicata la stessa attenzione, è anche vero che non tutte le SITUAZIONI FAMILIARI vanno messe sullo stesso piano. Ma, soprattutto nel caso delle FAMIGLIE OMOGENITORIALI, le questioni da tenere presenti sono tante e molto, molto complesse». Accogliere vuol dire mettere da parte lo stile di vita dei genitori?» [https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/la-societ-ci-chiede-risposte-nuove-nellanno-dedicato-allamoris-laetitia]
Siccome non è la prima volta che il suo giornale si discosta dall’insegnamento della Chiesa su Matrimonio e famiglia, sempre con articoli di Luciano Moia, mi chiedo che cosa si sta aspettando per correggere queste affermazioni contraddittorie, che creano non poca confusione nelle menti dei fedeli cattolici. Non sarebbe ora di fare piazza pulita di chi infanga l’insegnamento del Signore e della Chiesa, ritornando alla chiarezza dell’insegnamento che i papi (e soprattutto quel Papa che Francesco ha definito il «Papa della famiglia») hanno costantemente riproposto?
Del resto, ogni volta che celebro l’Eucaristia, pronuncio con fede queste parole: «Noi te l’offriamo [il sacrificio eucaristico] anzitutto per la tua Chiesa santa e cattolica, perché tu le dia pace e la protegga, la raccolga nell’unità e la governi su tutta la terra, con il tuo servo il nostro Papa Francesco, il nostro Vescovo… e con tutti quelli che custodiscono la fede cattolica, trasmessa dagli Apostoli».
Penso che tra coloro che «custodiscono la fede cattolica trasmessa dagli apostoli» si debbano giustamente considerare coloro che hanno il compito di comunicare, nel variegato mondo della stampa e dei social networks, le notizie «orientati a rendere ancor più esplicita e interessante la natura e la missione di una voce originale e di un coraggioso giornale di informazione e di idee.» (così vi presentate sul vostro sito)
In sostanza devono essere chiare con estrema fermezza due cose:
– non esistono assolutamente “famiglie omogenitoriali”, ma coppie omosessuali a cui non compete mai e in nessun modo il titolo di ‘famiglia’; bisogna quindi rifiutarsi sempre di usare il termine famiglia per queste ‘coppie’;
– queste coppie non hanno “figli”, né naturali né adottivi, perché uno è figlio di un padre e di una madre, naturali o adottivi; bisognerebbe invece dire a gran voce che i fanciulli che sono stati consegnati forzatamente dallo Stato a queste coppie sono vittime di una iniquità gravissima e inaccettabile: come possiamo dormire sonni tranquilli mentre dei poveri fanciulli sono costretti a farsi ‘amare’ da due uomini (24 ore al giorno)?
Grazie per l’attenzione, sperando di non dovere essere costretto a non più diffondere Avvenire nelle Chiese in cui sono Parroco.
Don Gabriele Mangiarotti
30 dicembre, 2020
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