Fausto, appoggiato al banco del bar, guardava distrattamente la chat sul telefonino, scorrendo testi ed immagini con il pollice. Ad un certo punto si fermò e avvicinò lo schermo agli occhi per vedere meglio ciò che vi era comparso.
“Qualcosa di interessante?”
Fausto sobbalzò. La persona che aveva parlato si sedette sullo sgabello accanto a lui e rimase a fissarlo, con un sorrisetto ironico. Fausto sorrise a sua volta, incerto e a disagio. Avrebbe voluto dire al suo interlocutore di farsi gli affari suoi, ma sapeva di non poterselo permettere. M non era persona da potersi mandare a stendere, anche quando s’impicciava delle tue faccende. Oh, certo, in fondo era gradevole, di bella presenza, e sembrava sapere sempre tutto di tutti. A giudicare dalle sue abitudini, conoscenze e mezzi, era uno che sapeva vivere. Era immanicato con le persone giuste, e non rifiutava mai la richiesta di un favore. Il tipo sbagliato da inimicarsi; il tipo giusto da coltivare se si voleva fare carriera.
Tutti lo chiamavano M. Fausto non aveva ancora capito quale fosse il suo vero nome, aveva sentito almeno una mezza dozzina di versioni diverse. Non che importasse. In fondo era una piacevole compagnia, di lingua pronta e risposta arguta. Un tipo interessante, che si interessava di tutto e di tutti.
Non era lì per caso. Fausto lo aveva cercato. Gli aveva chiesto… un piacere. Qualcosa che gli avevano sussurrato solo lui potesse ottenere. Una piccola cosa, in fondo, ma che era meglio non si sapesse in giro.
Perciò Fausto si raddrizzò, e chiuse la chat con uno svelto movimento delle dita. “Niente di che. Foto del figlio di un famoso politico a letto con delle bambine. Abbastanza uno schifo, se fossero immagini vere”.
“E lo sono?” chiese M, continuando a sorridere.
“E che ne so? Potrebbe essere. La gente potente crede di potere fare quello che vuole.”
M strinse lievemente gli occhi. “Perciò tu credi che quelli si possano permettere ogni genere di piaceri perché sono potenti?”
Fausto allargò le braccia. “Certo che è così. Hanno venduto l’anima al diavolo e quindi…”
Fu interrotto dalla risata di M. “Ahaha! L’anima al diavolo! Credo che tu stia equivocando. Non fanno quello che vogliono perché sono potenti; sono potenti perché fanno quello che vogliono”.
M accostò la testa a quella di Fausto e iniziò a sussurrargli nell’orecchio. “E’ abbandonare ogni moralità la chiave per il successo, per diventare importanti. Perché quando lo fai diventi ricattabile. Ti leghi mani e piedi e ti consegni a chi rende possibile le tue voglie. La quale cosa fa di te un suo servo, un servo fedele perché tu sai che se mai lo tradissi tutto il marcio che sei verrebbe alla luce, e tu saresti finito. Un servo fedele fa carriera. Un servo fedele al padrone giusto arriverà molto in alto. Non importa che quella fedeltà sia comprata e garantita da un ricatto. Conviene sia al servo che al padrone. Vuoi sapere la formula del potere, il segreto del successo? Soddisfare ogni propria voglia. Ed essere usato”. “Lasciarsi usare”, sussurrò ancora più piano,
M si tirò indietro e rimase a fissare Fausto, che era rimasto senza parole. Il sorriso del faccendiere era ancora più largo, e la sua bocca aveva un taglio, un’espressione che fece correre un brivido lungo la schiena di Fausto .
“Allora, lo vuoi ancora da me quel favore?”, gli chiese M.
Pubblicato da Berlicche
https://berlicche.wordpress.com/2021/01/12/il-favore/
Come vogliono disarticolare il dissenso
ENZO PENNETTA:Diego Fusaro
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