"Ci vedremo presto a Roma...". Adesso parla il cardinal Sarah
Sarah si dimette, ma resta a Roma. Ora il cardinale conservatore potrebbe decidere di opporsi all'avanzata delle tesi e dei vescovi progressisti
Una sola frase per destare speranza nei cuori dei fedeli (soprattutto di quelli conservatori): "Sono nelle mani di Dio. L'unica roccia è Cristo. Ci incontreremo molto presto a Roma e altrove".
Sarah si dimette, ma resta a Roma. Ora il cardinale conservatore potrebbe decidere di opporsi all'avanzata delle tesi e dei vescovi progressisti
Una sola frase per destare speranza nei cuori dei fedeli (soprattutto di quelli conservatori): "Sono nelle mani di Dio. L'unica roccia è Cristo. Ci incontreremo molto presto a Roma e altrove".
A scriverlo via social network è stato il cardinal Robert Sarah, che dalla giornata di ieri non è più prefetto della Congregazione per il Culto divino e per la Disciplina dei sacramenti. Di base, la rinuncia sarebbe avvenuta per raggiunti limiti di età. E il Papa si sarebbe limitato ad accettare le dimissioni per via del pensionamento. Di fondo, però, c'è anche chi fa notare come alcuni prefetti della Santa Sede abbiano superato da un po' il canonico limite dei settatancinque anni. Esiste insomma chi pensa che il Papa avrebbe potuto rinnovare l'incarico al porporato africano. Ma tant'è.
Sarah rimane a Roma, e già questa è una notizia. Perché la capitale italiana è anche il luogo destinato ai vertici ecclesiastici. Il cardinale conservatore non ha intenzione di ritirarsi a vita privata. La prima novità a ben vedere è questa. Non è un mistero che molti tradizionalisti abbiano individuato in Sarah una guida per il presente e per il futuro: il cardinale ha sempre respinto le voci che lo assegnavano a questo o a quello schieramento del Vaticano. Anzi, Sarah ha sempre rimarcato una stretta osservanza all'autorità ed alla filiazione nei confronti del pontefice regnante. Anche dinanzi alle polemiche della stampa, il porporato africano non ha mai nascosto un certo malcontento nei confronti dei tentativi di strumentalizzazione delle sue posizioni, che non sono mai state "anti-bergogliane". Certo è però che Sarah rinuncia al suo incarico di prefetto in un momento particolare della storia della Chiesa cattolica e del cattolicesimo.
Mentre Sarah abbandona i sacri palazzi, del resto, in Germania si consuma un Concilio biennale che sembra propendere, anche in materia di Culto e Disciplina dei sacramenti, per un'altra visione delle cose. La Chiesa progressista sta diventando maggioritaria. E il cardinal Robert Sarah, strenuo difensore della dottrina cristiano-cattolica in senso ortodosso, rischia di diventare una voce fuori dal coro. Sarah non è solo nelle sue critiche al relativismo ed alla dissoluzione della "civiltà occidentale": altri porporati hanno espresso in questi anni posizioni simili. L'africano era tuttavia rimasto uno dei pochi se non l'unico conservatore ad occupare un incarico di altissimo rilievo in Vaticano. Ora si tratta di continuare ad avvertire sui rischi del laicismo da "semplice", si far per dire, cardinale. Non solo: il cardinal Robert Sarah è stato il capofila di quei consacrati africani che intravedono un pericolo nella gestione aperturista dei fenomeni migratori. Argomentazioni e tesi che dai pulpiti si ascoltano di rado.
Come ha fatto notare l'edizione odierna de La Verità, in questi quasi otto anni di pontificato dell'ex arcivescovo di Buenos Aires non sono mancate le occasioni di pubblica critica a una certa idea di Chiesa. In una delle sue ultime opere librarie, il cardinale africano è arrivato a definire la Chiesa un "covo di tenebre". A pensarci bene, forse confermare Sarah nel suo incarico di prefetto avrebbe significato convalidare la disamina sulla crisi spiriturale dell'Ecclesia: "Non voglio intorpidirvi con parole rassicuranti e ingannevoli - ha scritto il cardinale ne "La sera si avvicina e il giorno ormai volge al declino", che in Italia è edito da Cantagalli - . Non sto cercando il successo o la popolarità. Questo libro - prosegue il porporato - è il grido della mia anima! È un grido d’amore per Dio e per i miei fratelli. Vi do, cristiani, l’unica verità che salva. La Chiesa - ammonisce il cardinale - muore perché i pastori hanno paura di parlare con tutta la verità e la chiarezza. Abbiamo paura dei media, paura delle opinioni, paura dei nostri fratelli! Il buon pastore dà la vita per le sue pecore...". Una critica a tutto tondo, che coinvolge pure il presunto inchino dei vertici cattolici al politicamente corretto.
Possibile che la "battaglia" di Sarah in favore di una Chiesa cosiddetta ratzingeriana prosegua adesso con impegno persino maggiore. Il cardinale conservatore potrà agire del resto al di fuori del contesto curiale. Dal poco che si può dedurre da quel "ci incontreremo molto presto a Roma", sembra lecito asserire che il ritiro di Sarah si distinguerà da quello ratzingeriano. Sarah non capeggerà correnti interne o tentativi d'indebolire il papato (non è nel suo stile e non è insolito apprendere come in Vaticano lo chiamino "il Santo"). Ma il cardinale potrebbe decidere di opporsi con continuità all'avanzata delle istanze dottrinali progressiste. Non sarebbe strano assistere ad un confronto mediatico tra il cardinale e i vescovi della sinistra ecclesiastica teutonica, che nel frattempo continua a percorrere il sentiero che porterebbe a uno stravolgimento catechetico ed organizzativo, almeno per quel che riguarda la Chiesa cattolica tedesca.
https://www.ilgiornale.it/news/cronache/perch-battaglia-sarah-inizia-adesso-1925653.html
Lasciano i Cardinali di curia Sarah e Comastri e arriva il Cardinale francescano conventuale Gambetti
Questa mattina il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede N. 110 ha reso noto che il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’Incarico di Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti presentata da Sua Eminenza Reverendissima il Sig. Card. Robert Sarah (Ourous, 15 giugno 1945) e la rinuncia agli Incarichi di Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, di Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano e di Presidente della Fabbrica di San Pietro presentata da Sua Eminenza Reverendissima il Sig. Card. Angelo Comastri (Sorano, 17 settembre 1943), e ha nominato agli stessi Incarichi Sua Eminenza Reverendissima il Sig. Card. Mauro Gambetti, OFM Conv. (Castel San Pietro Terme, 27 ottobre 1965), già Custode Generale del Sacro Convento di San Francesco in Assisi.
Due figure di spicco, tra le più autorevoli della Santa Sede, hanno lasciato i loro incarichi dopo lunghi anni di servizio, per raggiunto limite d’età e arriva il neo Cardinale Mauro Gambetti, OFM Conv, nato il 27 ottobre 1965 a Castel San Pietro Terme (Bologna). Nel 2017 è stato riconfermato come Custode Generale della Custodia Generale del Sacro Convento di San Francesco in Assisi per il quadriennio 2017-2021, incarico svolto fino al 31 ottobre 2020. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 22 novembre 2020. Da Papa Francesco creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 28 novembre 2020, della Diaconia del Santissimo Nome di Maria al Foro Traiano. “Gioisco per la nomina del Cardinal Mauro Gambetti a Vicario generale per la Città del Vaticano e Arciprete della Basilica Papale di San Pietro, e porto a lui gli auguri dell’intera Diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. È un incarico di grande prestigio e significato che accompagniamo con la nostra preghiera. Dopo anni di servizio alla Basilica di San Francesco, ora passa alla Basilica di San Pietro”, ha dichiarato il Vescovo di Assisi Mons. Sorrentino.
Totalmente inattesa è stata la nomina del Cardinale Gambetti, un porporato francescano ingegnere (un vantaggio come Presidente della Fabbrica di San Pietro, l’ente che gestisce la Basilica di San Pietro in Vaticano, attualmente commissariato) e “outsider” delle alte sfere della Santa Sede e dei Sacri Palazzi.
Altrettanto inattesa per molti era l’accettazione della rinuncia del Cardinale Sarah e nel caso del Cardinale Comastri, figlio spirituale di Santa Madre Teresa di Calcutta, è accolta con stupore, visto che si tratta di una delle figure più amate e seguite della Santa Sede, autore di molti libri sulla fede, come “Donarsi è l’unico guadagno! Per riscoprire la bellezza della vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata”, San Paolo Edizioni 2010; “Nelle mani di Dio”, San Paolo Edizioni 2010; “Dio scrive dritto”, San Paolo Edizioni 2012. Durante la pandemia in corso ha guidato una lunga serie di meditazioni dalla Basilica di San Pietro e fu visto in tutto il mondo la sua commozione in diretta televisiva nell’invocare l’aiuto della Madre di Dio contro il flagello del coronavirus cinese di Wuhan.
Il Cardinale Sarah – porporato guineano tra i più importanti dell’Africa e della Chiesa Cattolica Romana, uomo di grandissimo spessore culturale, spirituale e umano, difensore della liturgia, del diritto alla vita e della famiglia – ha poi scritto su Twitter: “Today, the Pope accepted the resignation of my office as Prefect of the Congregation for Divine Worship after my seventy-fifth birthday. I am in God’s hands. The only rock is Christ. We will meet again very soon in Rome and elsewhere. +RS” [Oggi il Papa ha accettato le dimissioni dal mio ufficio di Prefetto della Congregazione per il Culto Divino dopo il mio settantacinquesimo compleanno. Sono nelle mani di Dio. L’unica roccia è Cristo. Ci rivedremo molto presto a Roma e altrove]. Autore di libri come “Dio o niente. Conversazione sulla fede”, con Nicolas Diat, Cantagalli 2015; “La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore”, con Nicolas Diat, Cantagalli 2017; “Credo la Chiesa”, con Gerhard Ludwig Müller, Cantagalli 2018; “Si fa sera e il giorno ormai volge al declino”, con Nicolas Diat, Cantagalli 2019; “Dal profondo del nostro cuore”, con Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, Cantagalli 2020. Da molti è visto come un paladino della autentica Fede e di quel settore cosiddetto “tradizionalista”. che vive in maniera critica l’eccesso di apertura al mondo, e a volte alla “mondanità”, della Chiesa Cattolica Romana e dei suoi esponenti, laici e religiosi.
Quindi, è con stupore che leggiamo quanto segue sul Faro di Roma, cattolicissimo house organ del Domus Sanctae Marthae. Questo fan bergoglioso sfrenato e adulatore della “bella Raggi”, come chiamano il cinquestellato Sindaco di Roma ad ogni respiro, dovrebbe diventare rosso della vergogna (e non solo per questo). Follia pura: «E sempre oggi esce (finalmente) di scena il card. Robert Sarah, rimosso a 75 anni e sei mesi da prefetto della Congregazione del Culto divino e della disciplina dei sacramenti, da tempo in rotta di collisione con la riforma di Papa Francesco. Era scaduto dal suo incarico già nel 2019 e non era stato rinnovato. Un trattamento analogo a quello riservato (giustamente) al card. Muller, non confermato prefetto della Dottrina della Fede. Sarah e Muller pur essendo stretti collaboratori del Papa hanno spesso assunto posizioni di aperta ostilità verso Francesco e la sua Riforma» (Faro di Roma, 20 febbraio 2021). Ecco, tutto in autentico stile misericordioso predicato dal Papa regnante.
Per quanto riguarda la “rotta di collisione con la riforma di Papa Francesco”, una affermazione non solo vergognosa, ma segno di follia.
Per quanto riguarda l’affermazione sulla “aperta ostilità verso Francesco e la sua Riforma”, ci limitiamo a citare il Cardinale Gerhard Ludwig Müller:
«Queste persone non hanno avuto il coraggio di presentarsi con il loro nome davanti a me, non sono capaci di rispondere con argomenti teologici e lavorano con questi mezzi sporchi. (…) Quello che trovo molto buono di questo pontificato, la sua grande opportunità, è l’accento sulla giustizia sociale, sul peso delle differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri, l’interesse per i migranti, per la pace internazionale. Ma dobbiamo anche parlare della missione originaria del successore di Pietro: occuparsi della dottrina, della verità cattolica» (Corriere della Sera, 20 ottobre 2017).
«Il Papa mi confidò: “Alcuni mi hanno detto anonimamente che lei è mio nemico” senza spiegare in qual punto. Dopo quarant’anni al servizio della Chiesa, mi sono sentito dire questo: un’assurdità preparata da chiacchieroni che invece di instillare inquietudine nel Papa farebbero meglio a visitare uno strizzacervelli. Un vescovo cattolico e cardinale di Santa Romana Chiesa è per natura con il Santo Padre. Ma credo che, come diceva il teologo del Cinquecento, Melchior Cano, i veri amici non sono coloro che adulano il Papa ma quelli che lo aiutano con la verità e la competenza teologica ed umana. In tutte le organizzazioni del mondo i delatori di questa specie servono solo se stessi. (…) Ho l’impressione che nel “cerchio magico” del Papa ci sia chi si preoccupa soprattutto di fare la spia su presunti avversari, così impedendo una discussione aperta ed equilibrata. Classificare tutti i cattolici secondo le categorie di “amico” o “nemico” del Papa, è il danno più grave che causano alla Chiesa. Uno rimane perplesso se un giornalista ben noto, da ateo si vanta di essere amico del Papa; e in parallelo un vescovo cattolico e cardinale come me viene diffamato come oppositore del Santo Padre. Non credo che queste persone possano impartirmi lezioni di teologia sul primato del Romano Pontefice» (Corriere della Sera, 26 novembre 2017).
Ecco, il Faro di Roma dovrebbe meditare questa frase in ogni sua parola, ogni giorno che il Signore misericordioso lo permette di esistere: “I veri amici non sono coloro che adulano il Papa ma quelli che lo aiutano con la verità e la competenza teologica ed umana. In tutte le organizzazioni del mondo i delatori di questa specie servono solo se stessi”. Non ho altro da aggiungere.
Postilla
Fari luminosi su salda roccia, che guidano il Popolo di Dio nell’affrontare le prove durante il cammino
Il pezzo del nostro Editore di questa notte, interessantissimo, è davvero opportuno, sottolineando le due figure enormi di Comastri e Sarah, che la Chiesa Cattolica Romana perde in ruoli operativi. Loro restano comunque uomini di Chiesa e di Fede, come fari luminosi su salda roccia, che sapranno pregare e aiutare la Chiesa e il Popolo di Dio, con la preghiera, con la scrittura e con tutto ciò che sarà in loro potere fare.
Molto importanti le parole riportate di Müller – si vede che, nel 2017, combattevano una battaglia personale difficilissima – in questa vicenda, che delinea sempre più uno “stato del caos” che prende corpo nel 2013, dopo 8 anni di pontificato e dopo i cardinali di spicco messi da parte con la leggerezza degli stolti e dei superbi, tutto è più chiaro. La forma del caos è sempre più definita. È nostra convinzione che se l’Editore è tornato a scrivere nel 2019 non è un caso, ma è per il caos che ha avvertito. Il ritorno dell’Editore si è reso necessario dalle circostanze allarmanti. L’Editore è dovuto intervenire. Ci dispiace molto che ormai quotidianamente siamo chiamati e costretti a intervenire anche pesantemente per fare piena luce su questa opaca era della Chiesa Cattolica Romana. Nostro intento è aiutare a distinguere cosa che è giusto da cosa che è sbagliato per un Cattolico, cosa è bene e cosa è male e di conseguenza aiutare il bene a emergere. I cardinali sono il cardine della Chiesa Cattolica Romana. Il colore che li contraddistingue è il “rosso sangue”, segno che il loro servizio alla Chiesa di Gesù Cristo e al suo Vicario in terra deve spingersi fino all’estremo sacrificio, se necessario.
Vedere trattati in questo modo vergognoso autorevoli e fedeli servitori della Chiesa di lungo corso (i due di ieri non sono gli unici, non sono i primi e non saranno gli ultimi), oltre che darci un dispiacere enorme, ci esorta ad intervenire con più fermezza. Spesso siamo sarcastici, spesso siamo ironici, spesso richiamiamo all’ordine anche con spirito di collegialità certa stampa che si definisce cattolica. Li abbiamo richiamati con il sorriso spesso e volentieri. Ma considerato il loro atteggiamento, il loro comportamento da adesso in poi mettiamo da parte i convenevoli e useremo la critica nuda e cruda per chi denigra, per chi manca gravemente di rispetto alla Chiesa di Cristo e al Popolo di Dio – i piccoli e i semplici, come i grandi e gli istruiti – rivolgendosi a prelati di altissimo profilo umano e spirituale con specchiate carriere ecclesiastiche quarantennali ai vertici della Chiesa Cattolica Romana, con grave mancanza di rispetto. Sarete rispettati se rispettate il prossimo.
Chi si piega a luridi giochi di potere da noi riceverà critiche senza se e senza ma. Critiche dure e opportune perché se la Chiesa Cattolica Romana è un faro nella nebbia che indica la rotta da percorre, il Popolo di Dio è nel contempo viandante sul mare di nebbia e il guardiano di quel faro che sarà osservato da uomini e donne molto devoti, ma con la speciale devozione alla lente.
Mons. Ics e il Card. Sarah. Papa Bergoglio Sempre più Simile a Nerone.
21 Febbraio 2021 10 Commenti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mons. Ics ci ha inviato questo breve commento sulle dimissioni del card. Robert Sarah. Dimissione accettate, mentre altri, e forse dal curriculum non così limpido come questo porporato africano avendo da molto tempo superati i canonici settantacinque anni continuano a prosperare all’ombra di papa Bergoglio…mah! Ma non aveva detto a Müller che voleva da allora – tre anni fa – applicare rigorosamente la regola dei 75 anni? Bugia, cambio di opinione, dimenticanza o Marchese del Grillo? A voi l’ardua sentenza. Buona lettura.
§§§
Bergoglio sempre più simile a Nerone.
Caro Tosatti, da oggi il card. Sarah è un uomo libero, un sacerdote libero, e certamente più sereno.
Bergoglio deve aver pensato di averlo punito, quando in realtà lo ha liberato.
Ieri alla notizia del suo dimissionamento, ho pensato anzitutto al sollievo che questo sant’uomo deve aver provato per non essere più obbligato a vivere una impossibile unità di vita (quale Prefetto al Culto divino) sotto Bergoglio.
Ho pensato al sollievo che deve aver provato il card Sarah di non dover più esser forzato ad accettare il compromesso tra la sua responsabilità personale e quella di membro di una Prelatura che non voleva coinvolgere indirettamente con un comportamento che fosse sgradito al papa.
Ho pensato al sollievo che deve aver provato nel non dover esser più costretto a elogiare pubblicamente il papa o osservarne le indicazioni non condivise (si pensi alla litania sui migranti o al miracolo della traslazione della santa casa di Loreto).
Ho pensato al sollievo che deve aver provato a non esser più costretto a conciliare il suo senso di responsabilità verso Dio e l’obbedienza forzata agli umori e alle disposizioni di un “nerone” della cattolicità.
Il dimissionamento del card. Sarah mi ha fatto sovvenire proprio di Seneca e Nerone, chissà perché. Seneca filosofo stoico romano, potentissimo sotto l’impero di Nerone finché lo compiacque; quando smise, fu da costui indotto al suicidio (65 dC.).
Nerone incendiò Roma, Bergoglio sta bruciando la chiesa romana.
Seneca che spiegò gli errori di Nerone fu indotto al suicidio. Sarah, colpevole solo di aver manifestato la Verità, è stato licenziato.
Entrambi, Nerone e Bergoglio, hanno condannato le intenzioni dei loro consiglieri, solo perché dicevano la verità.
Il blog bergogliano – er Faro de Roma – scrive che il papa è stato obbligato a dimettere Sarah per le troppe provocazioni fattegli, nonché in vista di un futuro conclave.
Spiega che Papa Bergoglio non tollerava che Sarah difendesse una supposta “vera cattolicità”, diversa dalla sua.
Non tollerava che andasse spesso da Benedetto XVI a piangere con lui sulla Chiesa.
Non tollerava che scrivesse libri, che rilasciasse interviste, che ricercasse notorietà nella opinione pubblica.
Il papa lo avrebbe avvisato, ammonito, rimproverato pubblicamente e persino corretto con una lettera. Il papa non ha tollerato soprattutto il suo libro sul celibato dei preti, scritto con Benedetto XVI quando era in corso Querida Amazonia. Dice sempre – er Faro de Roma – che: “Sarah ha dimostrato di non capire la situazione e di aver ben poco a cura l’unità della chiesa”.
Sarah aveva perfettamente capito la situazione e pregava ininterrottamente per l’unità della chiesa messa a dura prova proprio dal pontefice attuale.
Io lo so.
Mons ICS
Via Sarah e Comastri. Curia sempre più specchio di Francesco
Sì di Bergoglio alla rinuncia per limiti d’età di Sarah, prefetto per il Culto divino, e Comastri, arciprete della Basilica Papale rimpiazzato da Gambetti. Dal Giovedì Santo alla “correzione” papale sulle traduzioni e le celebrazioni ad orientem, fino al libro con Ratzinger sul celibato, ricco di difficoltà il rapporto con il cardinale guineano. Tuttora, a sorpresa, senza sostituto.
Eppure, lo scorso giugno la conferma di Sarah al superamento dell’età canonica prevista per le dimissioni era avvenuta secondo la formula “donec aliter provideatur”, cioè fino a nuova disposizione del Papa che generalmente implica l’individuazione di un sostituto. La notizia di ieri, quindi, più che per la rinuncia in sé ha suscitato stupore per il fatto che si sia concretizzata senza l’indicazione di un successore. Termina così una collaborazione non certo facile tra il Pontefice e il prefetto da lui stesso nominato il 23 novembre 2014, scandita da incomprensioni e persino correzioni pubbliche, seppur sempre nel rispetto e nell’obbedienza professati dal porporato.
Le prime avvisaglie di un’intesa difficile tra i due si erano manifestate sui cambiamenti del Giovedì Santo quando Francesco, che era solito già farlo da arcivescovo di Buenos Aires e che nel 2013 aveva lavato i piedi ad una ragazza islamica in un carcere minorile, chiese a Sarah di modificare le rubriche del Messale Romano per far sì che per il rito della lavanda dei piedi non venissero scelti soltanto uomini o ragazzi. Quell’ordine, datato 20 dicembre 2014, trovò esecuzione da parte della Congregazione soltanto nel gennaio del 2016 con la pubblicazione del decreto “In Missa in Cena Domini”, accompagnato da quello della lettera con la richiesta del Santo Padre, quasi a voler rimarcare la paternità di quella decisione non molto gradita come confermato un mese dopo in un’intervista dove il cardinal Sarah aveva parlato dell’ammissione delle donne in termini di possibilità e non di obbligo, specificando che il sacerdote “deve decidere in base alla propria coscienza, e in base all’obiettivo per il quale il Signore ha istituito questa celebrazione”.
Nell’estate di quello stesso anno c’era stata poi la sconfessione pubblica sulla celebrazione eucaristica ad orientem che il cardinale Sarah aveva raccomandato a tutti i preti nel corso di una conferenza andata in scena a Londra e a cui era poi seguita una convocazione in udienza dal Pontefice e la successiva uscita di un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede dove si bocciava l’espressione “riforma della riforma” utilizzata dal prefetto e si parlava di sue parole “male interpretate”. Pochi mesi più tardi, nell’ottobre del 2016, il volto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti venne ridisegnato dalla sostituzione di alcuni dei membri più vicini alla sensibilità liturgica di Benedetto XVI (Burke, Ouellet, Pell e Scola) e il conseguente indebolimento interno della posizione ratzingeriana del recupero della ricchezza liturgica del passato di cui il prefetto era il rappresentante più illustre.
E proprio il papa emerito sembrò scendere direttamente in campo a difesa del prelato africano a lui caro, quando scrisse nella prefazione del suo libro “La forza del silenzio” che “con il cardinal Sarah la liturgia è in buone mani”. Un endorsement che probabilmente ebbe l’effetto di blindare il guineano alla guida del dicastero in un momento di particolare debolezza in Curia, ma che non gli risparmiò nell’ottobre del 2017 l’ennesima sconfessione papale, questa volta sulla traduzione dei testi liturgici e l’interpretazione da dare alle novità del motu proprio Magnum Principium. In quel caso Bergoglio chiese a Sarah di far pubblicare la sua lettera di smentita, a mo’ di rettifica, sui siti web - tra cui la Nuova Bussola Quotidiana - che avevano precedentemente dato spazio al “Commentaire” con le precisazioni del prefetto circa i cambiamenti introdotti dal documento papale.
Ma l’episodio più noto dell’insofferenza del cardinale africano durante l’attuale pontificato è senz’altro quello relativo all’uscita del libro “Dal profondo del nostro cuore” a difesa del celibato sacerdotale. Non c’è una ricostruzione completa di ciò che avvenne nelle ore successive al clamore provocato dalla presenza del nome del papa emerito come coautore di un libro con passaggi - nei testi del curatore Nicolas Diat e del cardinal Sarah stesso - fortemente critici con la possibilità di ammettere anche come eccezione l’ordinazione di uomini sposati a ridosso della pubblicazione dell’esortazione con cui Papa Francesco avrebbe dovuto decidere se recepire o meno le conclusioni del Documento finale del Sinodo. A quel pasticcio, però, tra richieste di togliere la firma, smentite, rivendicazioni con tanto di lettere pubblicate su Twitter seguì a breve giro la messa a riposo di monsignor Georg Gänswein, segretario personale di Benedetto XVI, dall’incarico di prefetto della Casa Pontificia. L’impatto mediatico della vicenda aveva fatto presagire che Sarah, in procinto di compiere i fatidici 75 anni, avrebbe finito il suo mandato alla Congregazione per il culto divino lo scorso giugno e già erano girati dei rumors sul nome del suo possibile successore che sarebbe dovuto essere il vescovo di Tortona, Vittorio Francesco Viola.
Papa Francesco, invece, aveva stupito tutti gli addetti ai lavori, riconfermando il porporato guineano con la formula appunto del donec aliter provideatur. Ieri, invece, la notizia dell’accettazione della rinuncia. Nelle prossime settimane Sarah dovrebbe continuare a lavorare sulla redazione del Direttorio sulla liturgia la cui pubblicazione dovrà essere successivamente approvata dal Pontefice.
Chissà se il suo successore, non ancora nominato, sarà davvero colui che veniva dato per probabile la scorsa estate, quel monsignor Viola già ‘attenzionato’ per prendere il posto di Bagnasco a Genova (poi andato a Marco Tasca) e quello di Nosiglia a Torino (prorogato fino a quest’anno). Si tratta di un liturgista ben distante dalla “riforma della riforma” evocata dal cardinal Sarah nella conferenza di Londra del 2016, molto legato a monsignor Luca Brandolini, il vescovo per il quale l’introduzione del Summorum Pontificum fu “il giorno più triste” della sua vita.
Allo stesso Ordine di Viola, quello dei Frati Minori Conventuali, appartiene anche il neoporporato Mauro Gambetti che ieri è stato nominato vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, arciprete della Basilica Papale e presidente della Fabbrica di San Pietro al posto del cardinal Angelo Comastri. L’ex arcivescovo delegato pontificio di Loreto, volto familiare e amatissimo dagli italiani che in questo anno di pandemia hanno seguito la sua recita del Rosario in tv e sul web, era stato recentemente depotenziato nella funzione di presidente della Fabbrica di San Pietro dal commissariamento voluto da Papa Francesco a seguito delle indagini della magistratura vaticana sugli appalti per il restauro del Cupolone. Con lui esce di scena uno dei pochi curiali a ‘sopravvivere’ lungo l’arco di tre pontificati. L’arrivo di Gambetti in Vaticano, invece, dà ancora più lustro alla sua immagine già in ascesa negli anni da custode del Sacro Convento di Assisi durante i quali, grazie al rinnovato interesse per la figura di san Francesco con l’esplosione della questione ambientale, ha potuto costruire relazioni importanti e farsi apprezzare dalle autorità religiose e civili che contano.
Nico Spuntoni
https://lanuovabq.it/it/via-sarah-e-comastri-curia-sempre-piu-specchio-di-francesco
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