Mascarucci: Caro Bianchi, ha Ragione; ma chi è Cagione del suo Mal faccia Mea Culpa…
Carissimi Stilumcuriali, Americo Mascarucci ci ha inviato questa riflessione sul caso Enzo Bianchi, che ben volentieri offriamo alla vostra attenzione e meditazione. Buona lettura.
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Caro Enzo Bianchi siamo con lei, ma chi è cagion del suo mal faccia mea culpa
Certo che si rimane sconcertati a leggere la lettera di Enzo Bianchi che Stilum Curiae ha riproposto. Se fossero vere tutte le accuse mosse dall’ex priore di Bose, allora davvero ci troveremmo di fronte ad una Chiesa- regime, che mentre all’esterno usa il linguaggio della carità e della misericordia, all’interno applica strategie staliniste. Si fatica a credere che ci si possa accanire con tanta durezza nei confronti di un uomo anziano, per giunta malato, che sebbene abbiamo sempre criticato non merita certamente di essere umiliato nella sua dignità di uomo e di monaco. Chiunque rifiuterebbe le condizioni che Bianchi sostiene di essersi visto recapitare per ottenere in comodato d’uso il monastero di San Gimignano per se e per coloro che decideranno di seguirlo nonostante la minaccia di essere estromessi dalla Comunità e privati del titolo di monaci. Chiunque le rifiuterebbe, perché si tratta di condizioni assurde, umilianti, disonorevoli, vessatorie. Restiamo sconcertati di fronte a tutto questo, ma non certamente stupiti, visto che quelli di noi che hanno seguito le vicende dei Francescani dell’Immacolata conoscono molto bene il trattamento disumano riservato a Padre Stefano Manelli trattato come il peggiore dei criminali, peggio di un mafioso in regime di 41 bis. A Bianchi sembra vogliano riservare un trattamento analogo, e spiace davvero che tutto questo avvenga, come per padre Manelli, con il consenso più o meno esplicito di Bergoglio.
Tuttavia, sebbene con spirito cristiano e fraterno non possiamo non sentirci solidali con Enzo Bianchi, non è però possibile poter condividere il suo “rifiuto della menzogna”, il suo legittimo “scatto di dignità” rivolto a smontare le presunte bugie che sarebbero state costruite intorno alla sua vicenda per raffigurarlo come un ribelle e un sovversivo rispetto alle disposizioni ecclesiali, senza pretendere contemporaneamente un mea culpa pubblico di fratel Enzo, un’ammissione limpida e trasparente delle proprie responsabilità. Perché questa Chiesa che si comporterebbe con lui peggio di un bieco regime (è lui stesso a denunciarlo), è la Chiesa che ha sempre auspicato, che ha salutato con favore e che ha accompagnato fino a circa un anno fa con il suo incondizionato sostegno. E’ la Chiesa che tanto piace al suo giornale, La Repubblica, il quotidiano laico e laicista per eccellenza, il tempio del pensiero liberal e radicale, sulle cui pagine il nostro ha demolito per anni la Chiesa di Giovanni Paolo II e del cardinale Ruini da lui giudicata “autoreferenziale” e “lontana dal Vangelo”. Poi è toccato a quella di Benedetto XVI descritta come la Chiesa della “restaurazione”, la Chiesa che con il motu proprio Summorum Pontificum ha dissacrato la sacralità del Concilio Vaticano II liberalizzando l’antico rito tridentino e togliendo ai vescovo il potere di approvare o meno il ricorso all’antica liturgia. E, colpa delle colpe, ha risvegliato il tradizionalismo cattolico, che i teologi come lui e come monsignor Iginio Rogger da Trento erano convinti di aver estirpato insieme alla messa in latino giudicata, parole di monsignor Rogger, un “passatempo per fanatici”. E poi ha difeso a spada tratta tutti i teologi in odore di eresia elevandoli a martiri del dogmatismo cattolico di Wojtyla e Ratzinger, da Schillebeeckx a Balasuriya, da Boff a Bulányi, da Curran a Fox, da Drewermann a Gaillot, per finire con l’arcivescovo di Seattle Hunthausen e naturalmente con Hans Kung, il demolitore di tutti i dogmi cattolici e mariani, da Bianchi definito il più autentico interprete del vero spirito del Concilio Vaticano II.
Ma è proprio nel giudizio sul pontificato di Bergoglio che l’ex priore di Bose ha dato il meglio di se stesso. Non molto tempo fa, nel novembre del 2018, sul sito della Comunità, a proposito delle critiche rivolte all’indirizzo del papa, Bianchi scriveva: “Viviamo ormai in uno stato di guerra in cui violenza verbale, calunnie, accuse sembrano aumentare ogni giorno. Dobbiamo riconoscere che questa guerra è la guerra del diavolo che, secondo la Scrittura, porta il nome di divisore, accusatore, mentitore. È una guerra che – almeno qui, nelle terre di antica cristianità – non è combattuta da nemici esterni al cristianesimo, bensì da cattolici contro altri cattolici. Nella vita ordinaria della chiesa ormai è consuetudine cercare l’opposizione, tacciare di eresia chi ha semplicemente una parola cristiana differente, accusare moralmente quelli che vengono percepiti e classificati come avversari. Calunnie, pettegolezzi, chiacchiere che vogliono diffamare, colpire e delegittimare chi esercita un’autorità nella chiesa. In questa guerra, lo stesso papa Francesco è diventato un bersaglio privilegiato: critiche verso gli ultimi papi si erano già levate, ma Francesco viene delegittimato, è sospettato di non essere fedele alla tradizione cattolica, di essere ripiegato sulla mondanità imperante, di annacquare la fede secondo le attese del mondo. È vero che lui dice di essere in pace e che, da uomo di preghiera quale è, sceglie il silenzio piuttosto che rispondere violentemente alla violenza scatenata contro di lui, ma questa situazione fa soffrire molti cristiani e rischia di scandalizzare. Il papa non si difende, ma chiede ai cattolici di vigilare di fronte a questo agire diabolico che vuole provocare divisione, scisma, contrapposizione all’interno della chiesa. Chiede di pregare, rivelando la qualità di questa lotta che il cristiano deve sostenere contro le potenze demoniache”. Bergoglio un santo dunque, chi lo critica è uno strumento del demonio.
Prima ancora, nel gennaio 2015, scriveva sulla rivista Jesus altro tempio del cattolicesimo progressista: “Sono di poco più giovane di Francesco e ciò che mi colpisce in lui ogni volta che lo incontro è la sua fede salda come roccia, la sua convinzione appassionata di credente cui Dio rinnova la forza e la giovinezza, il suo credere che Gesù Cristo è il Vangelo e il Vangelo è Gesù Cristo. E allora, perché ogni giorno che passa aumentano i suoi oppositori che paiono avere la stessa silhouette di quegli uomini religiosi che Gesù rimproverava: ossessionati dalla legge, senza misericordia, uomini della lettera tesi solo a difendersi, persone autoreferenziali che spiano il peccato negli altri e non lo confessano mai come loro proprio? Alcuni di questi, sempre nella penombra ecclesiale, arrivano anche a indicarlo colpevole di eresia bonaria, altri dicono che sta distruggendo la chiesa e l’immagine del papato, qualcuno si spinge fino a considerarlo papa illegittimo… Ma Francesco sa di poter contare sulla preghiera costante che sale per lui dalla chiesa che di lui ha bisogno per essere il gregge del Signore”.
Ci sarebbero da riportare tante altre frasi elogiative scritte da Bianchi in favore di Bergoglio in quello che ci è sempre apparso un delirio mistico nei confronti del papa regnante che pare fosse sul punto di nominarlo cardinale. E che oggi invece è al vertice di quella Chiesa che lungi dal dispensare misericordia, è pronta a punire Bianchi peggio di un eretico, esiliandolo, isolandolo, privandolo della dignità di monaco, facendogli terra bruciata intorno, costruendo intorno a lui, come il diretto interessato ha denunciato, una fitta coltre di menzogne per denigrarlo, farlo apparire agli occhi di tutti come un uomo privo di umiltà e un pericoloso elemento per la sopravvivenza della Comunità di Bose.
E allora finché Enzo Bianchi con cristiana umiltà non riconoscerà di aver sbagliato nell’aver mitizzato la figura di Bergoglio contribuendo ad alimentare la narrazione sul papa evangelico, il papa della misericordia, il simbolo del bene assoluto continuamente insidiato dalle potenze del male (ovvero tutti coloro che in questi anni lo hanno criticato e contrastato dentro e fuori la Chiesa), non potremo esprimere nei suoi confronti quel sincero spirito solidaristico che la sua vicenda personale suscita in noi. La sua accorata difesa contro la campagna di menzogne che sarebbe stata costruita ai suoi danni dentro le stanze di Bose e del Vaticano, ci tocca nel profondo del cuore, ma non può farci dimenticare gli errori che fratel Enzo ha contribuito a disseminare in tutti questi anni. Se è vero che lui è un perseguitato, e nessuno intende metterlo in dubbio, è altresì vero che i carnefici sono dentro la Chiesa progressista e modernista che lui ha sempre auspicato e che oggi è perfettamente incarnata dal pontificato bergogliano. Si salvi caro Bianchi, denunci al mondo il grande inganno che anche lei ha diffuso. Siamo anche disposti a riconoscergli l’attenuante della buona fede ma non perseveri nell’errore. Questo sì che sarebbe davvero diabolico.
Detto senza cattiveria:
RispondiEliminaIl fustigatore è stato fustigato.
Quanto al suo "rifiuto della menzogna" c'è davvero di che stropicciarsi gli occhi nel leggere tutti i peana - uno in fila all'altro - elevati da Bianchi all'indirizzo di Bergoglio.
Tutta cristdlliba verità, a suo avviso?
Se li ha pronunciati in buona fede (ma dove viveva? e cosa leggeva?) Dio ci scampi da questi "fari di luce".
P.S.: Conosco persone atee e contro la Chiesa da sempre, che negli anni si sono accese di entusiasmo per le riflessioni 'religiose' di Bianchi.
Ce ne fosse stata una che è una che si è convertita...
Quanto a