ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 26 marzo 2021

Delirium tremens

DOGMI LAICI

Un'altra Pasqua da reclusi. Ma non ci sono prove che il lockdown salvi vite

L’Italia è pronta per una nuova stagione di chiusure. Anche dopo la scadenza di questo ultimo decreto, il 6 aprile, se ne attende un altro che impone zone rosse e arancioni in tutte le regioni. La domanda sull’efficacia del lockdown pare non porsela proprio nessuno.  Eppure un anno di esperienza in tutti i Paesi industrializzati del mondo parrebbe suggerire che non vi sia troppa differenza fra quegli Stati che hanno chiuso le loro popolazioni in casa e quelle che le hanno lasciate libere. Lo suggerisce anche uno studio comparato pubblicato a gennaio sullo European Journal of Clinical Investigation, totalmente ignorato dai nostri decisori. 

    Roma sotto il lockdown

L’Italia è pronta per una nuova stagione di chiusure. Anche dopo la scadenza di questo ultimo decreto, il 6 aprile, se ne attende un altro che impone zone rosse e arancioni in tutte le regioni. Unica eccezione le scuole che potrebbero riaprire dopo Pasqua, salvo contrordini e rispettando rigide condizioni, come il tampone per tutti nel primo giorno e poi uno alla settimana. La seconda Pasqua in casa è giustificata, secondo il governo Draghi e il nuovo Comitato Tecnico Scientifico, da un aumento dei contagi e da un nuovo rischio di sovraccarico degli ospedali. Ma alla luce dell’evidenza empirica di cui disponiamo, ricorrere al solito vecchio lockdown è una strategia intelligente per ridurre il contagio e liberare gli ospedali?

La domanda sull’efficacia del lockdown pare non porsela proprio nessuno. Si polemizza sui vaccini e sulla lentezza della campagna vaccinale. Mai sull'ordine di stare a casa. Si rischia di essere screditati anche solo ponendo la domanda. Perché ormai la chiusura è diventata una sorta di dogma laico. Se sei contro, sei automaticamente un untore, o quantomeno un negazionista irresponsabile. Eppure un anno di esperienza in tutti i Paesi industrializzati del mondo parrebbe suggerire che non vi sia troppa differenza fra quegli Stati che hanno chiuso le loro popolazioni in casa e quelle che le hanno lasciate libere. La Florida (quasi nessun lockdown) ha decisamente avuto meno morti di New York (lockdown rigido, all’italiana), giusto per confrontare due Stati nello stesso Paese (gli Usa), entrambi ad alta densità urbana. La Svezia, massacrata quotidianamente dai media per non aver implementato alcuna misura (neppure la mascherina obbligatoria) registra ancora testardamente meno vittime, in proporzione alla sua popolazione, rispetto a molti altri Paesi europei che hanno adottato politiche draconiane, quali Belgio, Regno Unito, Italia, Spagna e Francia. La Svezia è dunque la più permissiva di tutte, contrariamente a molte notizie fuorvianti, da ottobre ad oggi non ha ancora cambiato sostanzialmente la sua strategia, ma non è quella che mostra il più alto tasso di mortalità. E già solo questo dato dovrebbe far riflettere.

La questione è stata affrontata in modo sistematico a gennaio, da un gruppo di ricercatori: Eran Bendavid, Christopher Oh, Jay Bhattacharya e John Ioannidis. Il loro studio, pubblicato sullo European Journal of Clinical Investigation ben tre mesi fa, riguarda esattamente la comparazione fra le nazioni che hanno adottato misure rigide di lockdown e altre che ne hanno adottate di più blande. Risultato: praticamente non c’è alcuna differenza, in termini di riduzione dei contagi, fra i Paesi che hanno adottato politiche di lockdown e altri che non lo hanno fatto. In particolare, i ricercatori, il cui lavoro è stato sponsorizzato dall’Università di Stanford, comparano otto Stati con rigide misure anti-epidemia (Regno Unito, Olanda, Francia, Spagna, Italia, Germania, Iran, Stati Uniti, intesi nel loro complesso, anche se abbiamo visto che le differenze da Stato a Stato sono notevoli) e due che non hanno mai adottato il lockdown, almeno fino a gennaio scorso: Svezia e Corea del Sud.

Lo studio individua una riduzione significativa nella diffusione dei contagi dal momento in cui sono state applicate misure non mediche (Npi, l’acronimo inglese) per contrastare il dilagare dell’epidemia. Gli studi precedenti, normalmente, si fermano qui: dal momento in cui interviene il governo si riducono i contagi, quindi il lockdown funziona. Fine della discussione. E invece no: la differenza che viene fatta successivamente, in questo studio, è fra gli Stati che si sono limitati a vietare assembramenti e dare linee guida per il distanziamento, come Svezia e Corea del Sud, appunto, e quelli, invece, che hanno applicato un lockdown vero e proprio, incluso l’ordine di restare a casa, come l’Italia e gli altri sette casi studio. Ebbene, misurando il tasso di crescita quotidiano dei contagi, non solo non si notano differenze significative, ma (tranne l’unico caso dell’Iran... ma c'è da fidarsi dei suoi dati?) gli Stati lockdownisti vanno peggio di quelli aperturisti. Per esempio, nel Regno Unito si registra un tasso di crescita quotidiano dei contagi che è dello 0,16 in più rispetto alla Svezia e dello 0,23 in più rispetto alla Corea del Sud. In Italia, uno 0,03 in più rispetto alla Svezia e uno 0,08 in più rispetto alla Corea del Sud. Quindi va leggermente peggio da noi che da loro.

Ma si parla sempre, comunque, di differenze minime. L’unica conclusione che si può trarre da questo studio comparato è che non vi siano prove per dimostrare che il lockdown salvi vite più di altre strategie anti-Covid. Di più: lo studio rileva anche una riduzione del tasso di crescita dei contagi anche prima che venissero applicate misure Npi. Quindi prima ancora che gli Stati dessero l’ordine di restare a casa, o di evitare assembramenti, la società, di sua sponte, solo per il rischio percepito, aveva già cambiato il comportamento e ridotto il tasso di crescita dei contagi. E questo lo si rileva in tutti i Paesi presi in esame, in America, Europa e Asia. Ciò non vuol dire che l’introduzione di Npi sia stata inutile, semplicemente è più difficile capirne la reale efficacia. Anche senza ordini e minacce, infatti, i cittadini tendono a proteggersi dalla minaccia di una pandemia.

Anche se non è possibile saltare subito alla conclusione più forte (“abbiamo fatto un sacrificio inutile e non abbiamo ancora capito quanto lo pagheremo”), va fatta per lo meno un’osservazione di metodo: il lockdown costa tanto, come abbiamo visto quotidianamente, in termini umani più ancora che economici. Dobbiamo ancora contare quanti sono morti per mancanza di assistenza, di cure, per le conseguenze della crisi economica e per quelle psicologiche di una vita da recluso, quando è vissuta da un adolescente o da una persona fragile. L'onere della prova dovrebbe spettare ai fautori di una politica così esigente e rischiosa. Dovrebbero essere loro a dimostrare, in modo inoppugnabile, che solo il lockdown salva vite. Studi come quelli che abbiamo visto in questo articolo, benché non dicano l’ultima parola definitiva, mettono quantomeno in dubbio tale convinzione. Non è affatto detto che il lockdown sia l’unica strategia in grado di salvare vite. E non ci sono prove per dimostrarlo. Non si capisce perché, dunque, anche in questa Pasqua, per la seconda volta di fila, dobbiamo accettare restrizioni alla nostra libertà quotidiana senza neppure poter discutere.

Stefano Magni

https://lanuovabq.it/it/unaltra-pasqua-da-reclusi-ma-non-ci-sono-prove-che-il-lockdown-salvi-vite

De Mari a Stilum Curiae. Covid, le Linee Guida di Speranza sono Deliranti.

26 Marzo 2021 Pubblicato da  Lascia il tuo commento

 

Marco Tosatti

Cari amici  nemici di Stilum Curiae, con grande piacere pubblichiamo questa analisi che la dott.ssa Silvana De Mari ha scritto per Stilum delle “linee guida” del  Ministero della Salute, che a buona ragione definisce deliranti. Quello che sembra incredibile è che a un anno di distanza e a fronte di una grandissima mole di esperienze sul campo il Ministero ribadisca indicazioni che definire autolesionistiche è dir poco. Quando si parla di idrossiclorochina e di studi scientifici sulla materia vi prego di andare a leggere questo collegamento. Diventa di giorno in giorno più difficile non pensare a una strategia globale. Buona lettura.

 §§§

Non ci sono  nuove linee guida del magnifico ministro Speranza Roberto, l’incredibile ministro che è riuscito nel doppio successo: avere il maggior numero di morti, solo Messico e Iran hanno fatto peggio di noi, a fronte della maggiore distruzione del tessuto sociale, dell’economia, della vita, con la gente spinta alla follia e i bambini che si fanno tagli orizzontale sul braccio.

La riconferma dell’incredibile Roberto Speranza alla sanità dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che Draghi è un Conte Ter. Il nostro magnifico e speranzoso ministro ha spiegato che ci sono altre priorità che non correggere le linee guida della cosiddetta terapia domiciliare, che forse sarebbe più corretto chiamare non terapia domiciliare: le linee guide infatti si possono riassumere in no drugs, non date medicine fino a quando non è troppo tardi.

Per coloro che fossero distratti, faccio riassunto delle puntate precedenti. La SARS 2 covid19 uccide mediante infiammazione, una tempesta di citochine, con un meccanismo che ha moltissimi parallelismi con quello dell’autoimmunità. Questa tempesta di citochine causa una coagulazione del sangue all’interno dei vasi. Quando medici valorosi fecero le autopsie, contravvenendo alle disposizioni del ministero che le aveva “sconsigliate”  , ci si rese conto della dinamica e si mise a punto una terapia, spesso nota come protocollo Cavanna dal nome dell’oncologo che l’ha messa a punto.

Le linee guida sono queste; riporto le linee guida imposte dal Ministero della Salute

1) terapia sintomatica di supporto: paracetamolo. Nelle linee guida è raccomandato il paracetamolo. Si tratta di un pessimo farmaco che non ha alcuna azione antinfiammatoria e che non ha nessun senso somministrare in una malattia che uccide mediante infiammazione. Il paracetamolo non solo non leva l’infiammazione ma la peggiora, dato che inibisce il Glutatione, prezioso antiossidante con una potente azione antinfiammatoria. Il paracetamolo leva la febbre e il dolore, per cui il paziente “si sente” meglio. Si sente meglio, non sta meglio. In realtà sta peggio, perché il paracetamolo gli ha tolto anche la febbre che è sgradevole, ma è una difesa contro il virus. Il paracetamolo non è un sintomatico, è un aggravante, fa il gioco del virus

Dare paracetamolo a un malato di covid, e mi assumo la responsabilità di questa affermazione, è come dare zucchero a un diabetico. Molti mi obiettano che molti pazienti sono guariti con paracetamolo, a cominciare ad esempio da Nicola Porro. Nel 95/97% dei casi la SARS  2 covid 19, è una malattia benigna e pauci sintomatica che guarisce serenamente da sola nonostante il paracetamolo. I malati guariti con paracetamolo in realtà sono guariti da soli, nonostante il farmaco somministrato.

Noi raccomandiamo antiinfiammatori, se possibile l’aspirina, dopo aver protetto lo stomaco con Lanzoprazolo: contrasta l’infiammazione e anche un’azione anti trombotica.

2) vigile attesa, vuol dire non fare un accidente di niente fino a quando non è troppo tardi. La SARS 2 covid19 nella stragrande maggioranza dei casi è asintomatica o dà una malattia lieve e benigna. Nei casi in cui dà una malattia importante deve essere fermata immediatamente. Assumendomi la responsabilità di ogni sillaba che scrivo affermo che la stragrande maggioranza dei morti si sarebbe potuto evitare, e che l’accoppiata paracetamolo-vigile attesa è responsabile di un enorme numero di aggravamenti, e quindi anche di morti

3) appropriate idratazione e nutrizione; in questo punto come nei due successivi si affermano banalità ovvie.

4) non modificare terapie croniche in atto per altre patologie.

 5) i soggetti in trattamento immunosoppressivo cronico proseguono  il trattamento farmacologico in corso a meno di diversa indicazione da parte dello specialista curante;

6) non utilizzare routinariamente corticosteroidi;•l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia COVID-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. L’impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia; perché non usare il cortisone in una malattia che uccide mediante infiammazione, tenendo presente che il cortisone è il più grande antinfiammatorio che esista? Alcuni medici lo danno immediatamente, nella cosiddetta fase uno altri aspettano tre giorni per dare tempo all’organismo di dare una risposta immunitaria, cioè lo danno nella cosiddetta fase due, ma il cortisone deve sempre essere presente nella terapia di un malato di SARS 2 covid19.

7) non utilizzare eparinaL’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto. Perché non usare eparina in una malattia che uccide mediante coagulazione intravasale? L’eparina deve essere data a tutti, perché cura la SARS 2 covid19.

8) non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico; Le deliranti linee guida raccomandano di non dare dell’antibiotico di prima battuta. Sono un medico, mi assumo la responsabilità di ogni sillaba che costituisce la parola “deliranti”. Non viene fatta alcuna diagnosi differenziale. Contrariamente a quanto pensa Speranza, non esiste solo il Covid. Il 70% delle affezioni polmonari febbrili sono di origine  batterica. Il 30% delle affezioni virali nel 98% dei casi ha una sovrapposizione batterica. Il medico che cura secondo le linee guida del ministero non fa diagnosi differenziale: dà per scontato di trovarsi di fronte a una infezione virale, dà per scontato che non ci siano batteri. In più esiste un antibiotico che ha azione anche contro i virus. L’antibiotico deve essere dato immediatamente, ed è meglio che non si dia un antibiotico qualsiasi. Deve essere l’azitromicina, antibiotico della famiglia dei macrolidi . Gli antibiotici sono farmaci che contrastano i batteri, ma i macrolidi hanno una specificazione antivirale, già rilevata per contrastare le infezioni di Ebola e Zika, grazie alla loro capacità di aumentare l’espressione dell’interferone 1, che ha una specificazione antivirale. Mi assumo la responsabilità di affermare che non dare antibiotico immediatamente può favorire l’aggravarsi della malattia fino a rendere necessaria una terapia intensiva oppure addirittura fino alla morte. L’azitromicina deve essere prescritta immediatamente, insieme al secondo farmaco che va dato immediatamente, l’idrossiclorochina. E si arriva al punto 9.

9) non utilizzare idrossiclorochina la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti; vecchio farmaco derivato dal chinino con il quale da decenni curiamo la malaria, l’artrite reumatoide e anche i coronavirus. La SARS 1 del 2003 aveva una mortalità molto più alta dell’attuale SARS 2. Non ce la ricordiamo nemmeno perché fu brillantemente curata con idrossiclorochina.

L’idrossiclorochina si è confermato il farmaco di elezione nella profilassi e nella cura delle complicanze da coronavirus. Un gruppo di ricerca tedesco l’ha utilizzata con ottimi risultati in aereosol. Controindicata in caso di favismo, porfiria e miastenia, e in una particolare alterazione dell’elettrocardiogramma, l’idrossiclorochina inibisce le citochine e agisce anche sui recettori ACE2 ostacolando l’entrata del virus delle cellule. Risulta efficace per scongiurare la polmonite e ha anche un’azione anti trombotica.

La usiamo da decenni per curare l’artrite reumatoide che è una malattia autoimmune. La SARS 2 covid19 uccide in quanto innesca un meccanismo autoimmune.

Le linee guida dell’incredibile ministero della salute italiana escludono questo magnifico farmaco.

10 non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente. In Germania curano con aereosol di idrossiclorochina.

E ora le conclusioni:

Non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati)di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari(vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato.

Veramente ci sono gli studi del professor Elia che dichiarano che avere la vitamina D alta o bassa fa una differenza dell’80%  nella mortalità.

Nelle” linee guida non si consiglia vitamina D né C. I formidabili medici di Ippocrate org, l’organizzazione creata da Mauro Rango, raccomandano altissime dosi di entrambe: il loro protocollo, che seguo anche io,  è qui:

https://ippocrateorg.org/2020/11/26/come-si-affronta-il-covid-19/

Lo stesso i valorosi medici di Terapia Domiciliare, il dottor Amici, il dottor Gulisano e gli innumerevoli altri che curano i malati a casa, che guariscono i malati a casa.

La vitamina C previene il danno sull’alveolo polmonare. La Sars 2 Covid 19 uccide mediante una tempesta di citochine. Tra queste la più pericolosa è l’interleuchina 17. Uno dei migliori inibitori di questa citochina è la vitamina D3. Dato che le gravi reazioni tromboemboliche della Sars 2 covid 19 sono causate da una reazione autoimmune, la somministrazione di alte dosi di vitamina D3 le previene.

Se volete non ammalarvi, se volete guarire, seguite protocolli corretti. Comprate il libro Eresia, del dottor Massimo Citro Della Riva edito da Byoblu, e il libro  Guarire il Covid 19 a casa, manuale per terapia domiciliare, di Mauro Rango, fondatore di Ippocrateorg.

Se volete capire come sia possibile che le linee guida del ministero della salute contengano errori così madornali, non basta comprendere come tutto questo ci stia spingendo verso la perdita delle libertà di rifiutare vaccini o farmaci spacciati per tali imposti alla popolazione senza adeguate sperimentazioni. Occorre capire qual è l’ideologia di fondo: comprate e leggete “L’ultima religione”, di Gulisano e Marletta, e soprattutto comprate il libro manifesto del foro di Davos Covid 19 the Great reset, di Klaus Schwab, che spiega come sia fondamentale questa meravigliosa occasione della pandemia per resettare una popolazione cafona e inutile, aggrappata alle sue chiese, ai suoi bambini, alle sue insulse tradizioni e creare una società del futuro, digitalizzata, autorizzata, liquida, fluida, posizionabile, intercambiabile.

A fine febbraio 2020, come ogni anno, eravamo in presenza delle forme influenzali/simil influenzali notoriamente caratterizzate, dal punto di vista sintomatologico, da tosse, febbre, raffreddore, che, come è noto, possono complicarsi per sovrainfezioni batteriche che si  trattano  con antibiotici.

Il 22 febbraio 2020, a seguito di una circolare ministeriale, è stata consegnata ai medici di medicina generale sul territorio una check list attraverso la quale, improvvisamente, dal giorno alla notte, è stato imposto di attribuire  la stessa sintomatologia respiratoria unicamente al “Nuovo Coronavirus”. Infatti le check list sono state utilizzate  per formulare il sospetto diagnostico di COVID 19, eludendo, con un colpo di spugna, tutte le possibili complicanze batteriche respiratorie che avrebbero potuto essere adeguatamente trattate con antibiotici.

https://www.marcotosatti.com/2021/03/26/de-mari-a-stilum-curiae-covid-le-linee-guida-di-speranza-sono-deliranti/

Speranza e il potere che lo ha messo a quel posto

Un ottimo articolo di Davide Rossi su Atlantico. Che se non ha tutte le risposte, almeno pone la domanda giusta: perchè Speranza è inamovibile? Perché Draghi gli fa da subalterno? Perché gli si lasciano distruggere vite umane e l’economia del Paese? Come mai della sua madre “inglese” non si riesce a capire il cognome?

Mistero Speranza, ministro del Lockdown non per caso: dietro di lui un mondo progressista che sogna la “transizione”

Avatar di Davide Rossi,

Da assessore all’urbanistica del Comune di Potenza a ministro della salute. Questa la parabola misteriosa della carriera di Roberto Speranza. Sì, è vero che nel mezzo ha fatto il capogruppo del Pd alla Camera quando era segretario Bersani, ma chi se lo ricordava? Prima di lui, nel Conte I, ministro della salute era Giulia Grillo, Carneade anch’essa, ma almeno è un medico, nel Movimento 5 Stelle si è sempre occupata di tematiche sanitarie e appunto rappresentava, in quel dicastero strategico, l’allora partito più votato d’Italia. Che ad un partito inesistente nel Paese e minuscolo in Parlamento quale è LeU sia stato assegnato un posto di tale importanza è a dir poco strano. Incomprensibile, poi, che sia stato addirittura confermato nel Governo Draghi. Anche l’autorevole Der Spiegel inserisce Speranza, assieme a Conte, in un dossier nel quale denuncia le malefatte, le omissioni e gli insabbiamenti nell’emergenza coronavirus.

Senza scomodare il prestigioso periodico tedesco, ci eravamo accorti anche in Italia che il ministro era a dir poco inadeguato. Niente aggiornamento del piano pandemico, nessun potenziamento dei posti letto ospedalieri, protocollo sanitario anti-Covid che non contempla, in modo letale per tanti pazienti, le fondamentali cure domiciliari. È stato capace solo di chiudere tutto e continua tutt’ora imperterrito. Ecco, sul chiudere tutto e sulle conseguenze sociali ed economiche di tali misure, possiamo trovare qualche solida motivazione della sua nomina alla Salute.

…. non credo alla narrazione per la quale Speranza sia semplicemente la persona sbagliata al posto sbagliato. Altrimenti uno come Draghi – Mattarella o non Mattarella – avrebbe recepito le fondate e logiche richieste di discontinuità che arrivavano forti da pezzi importanti dell’attuale maggioranza. E poi perché Mattarella avrebbe preteso la conferma del ministro? Perché entrambi di “sinistra”? Non scherziamo, se è successo davvero è per altre e ben più sostanziose ragioni. La principale delle quali è che Speranza sia stato messo lì esattamente per fare quello che ha fatto. Perché proprio lui? Abbiamo già visto che viene da una formazione politica numericamente irrilevante, non ha di suo un carisma o una forte personalità, non si è mai occupato di sanità in vita sua. Insomma, apparentemente non c’è una ragione logica per la quale sia stato nominato in quel ruolo e ne sia stato confermato dopo la rovinosa gestione dell’emergenza.

Di passata, ricordiamo solo che la John Hopkins University ha certificato che l’Italia è il Paese al mondo con il più alto numero di morti per Covid per 100.000 abitanti. Un disastro, al quale sarebbe dovuta conseguire una cacciata con ignominia, ed invece ha avuto il premio e sta ancora lì a darci lezioncine in tv.

Ma da che mondo politico viene Roberto Speranza? Sì, dal Pd, ma soprattutto dal sistema di potere di Massimo D’Alema (e Bersani). D’Alema, da tempo fuori dal Parlamento e dal Pd, esercita un’influenza notevole sui governi di cui fa parte la sinistra (cioè, in Italia quasi tutti). Questo potere lo gestisce da presidente della Fondazione ItalianiEuropei, un think tank diventato molto solido e importante all’interno della galassia dei “pensatoi” del mondo progressista europeo. Roberto Speranza è membro del comitato di indirizzo della Fondazione ItalianiEuropei. Addirittura, per diversi anni, D’Alema è stato presidente della Foundation for European Progressive Studies, cioè la fondazione che riunisce tutti i più importanti think tank progressisti europei.

In questo universo politico progressista il lockdown non è solo proposto come l’unico rimedio al virus ma anche come una soluzione moralmente “giusta”. Cioè, l’osservanza cieca delle misure restrittive è segno distintivo di civismo, di amore per gli altri, di superiorità morale (vecchio difetto della sinistra di tutto il mondo). Chi esprime dubbi o dissenso verso le misure liberticide è un incivile, un parvenu e, in fin dei conti, un bieco fascista. Da questo punto di vista, Speranza in Italia ha portato avanti questa impostazione con coerenza e determinazione. La fondazione più importante e più influente di questa galassia europea è la britannica Fabian Society, nella quale D’Alema è di casa. La Fabian prende il nome da Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore. Il fabianesimo, difatti, fin dalla sua fondazione nel 1884, crede nella graduale evoluzione della società, tramite riforme che portino gradualmente appunto al socialismo, a differenza del marxismo che predica un cambiamento rivoluzionario. Ma sempre al socialismo, al collettivismo essa mira. La Fabian è tendenzialmente contraria alla proprietà privata, in particolar modo quella dei piccoli proprietari e piccoli imprenditori.

E qui possiamo tornare in Italia, perché il buon Speranza sarà sì ben ammanicato nel mondo del laburismo anglosassone ma mica fa tutto da solo. Chi è il massimo sostenitore del debito (quello buono, si intende)? Mario Draghi. Lo ha fatto gonfiare da governatore della Bce con il Quantitative Easing per salvare l’euro dal giusto naufragio cui era destinato dal mercato e lo sta facendo, come un Conte qualunque, da presidente del Consiglio. Sta alimentando l’illusione che si possano allentare all’infinito i vincoli di bilancio, facendo finta di non accorgersi che presiede un Paese che è ben sopra il 160 per cento di rapporto debito/Pil, che ha già effettuato oltre 100 miliardi di scostamento e ora si prepara a contabilizzarne altri 20, oltre ai 27 miliardi arrivati dai fondi europei Sure. Il conto di tutto ciò verrà presto presentato agli italiani e Draghi lo sa benissimo. Non dice una parola sull’unica vera soluzione di questo problema: la crescita. Anzi, continua a promettere ulteriori chiusure delle imprese se non faremo i bravi. D’altra parte, glielo impone “l’evidenza scientifica”, che ci può fare lui? Insieme a Speranza è un convinto chiusurista e cultore di tutte le sfumature di rosso. Non ci dice che l’unico modo di salvare il Paese è tornare a vivere e a fare libera economia. Ha messo nel mirino la piccola e media impresa fin dal discorso per la fiducia al suo governo, promettendo che gli aiuti saranno selettivi, cioè solo per quelle imprese che, a suo giudizio, avranno un futuro. Accetto scommesse su quali saranno. Persegue la politica assistenzialista del reddito di cittadinanza, così da far dipendere sempre più i cittadini dallo Stato e non dal proprio lavoro. Vuole la transizione ecologica e tecnologica per “salvare il clima” (Greta docet) ed affossare gli imprenditori “che inquinano”. Dalle sue prime mosse pare gradire il controllo dello Stato sulle vite dei cittadini/sudditi. Sta minando alle fondamenta la proprietà privata con la proroga del blocco degli sfratti, esproprio proletario da gauche caviar, tutto proprio come un bravo fabiano. Sì perché Draghi è un liberal, non un liberale. Lui si definisce socialista liberale, che è un ossimoro ma che lo riconduce dritto alla tradizione del fabiano più importante d’Italia: Carlo Rosselli.


E’ il programma di Schwab

(Nota di MB – Come si vede, il programma che Davide Rossi definisce “fabiano” converge – fino a coincidere – con quello decretato dai miliardari del Forum di Davos:  

Agenda 2030: non avrai nulla e sarai felice.

E: “Il capitalismo ha bisogno di un po’ di marxismo per sopravvivere alla quarta rivoluzione industriale?”

Does capitalism need some Marxism to survive the Fourth Industrial Revolution?

Dose di marxismo” che sarà usata per espropriare la piccola proprietà immobiliare. Come spiegato nell’articolo che segue:

I miliardari sferrano l’attacco alla proprietà privata

Dove si cita l’Economist (dei Rotschild, bibbia del capitalismo ma fabiano quando gli conviene): “La proprietà della casa è il più grande errore di politica economica dell’Occidente. È un’ossessione che mina la crescita, l’equità e la fede pubblica nel capitalismo

A migliore illustrazione dell’articolo qui sopra

Il Bengala ha un protocollo di terapie Covid!

Noi “Tachipirina e vigile attesa”

(il protocollo Speranza) :

Come si vede, il Bengala prescrive Ivermectina (che Speranza ha rteso irreperibile), antibiotico, steroidi, anticoagulanti – ossia gli stessi farmaci suggeriti dal gruppo di medici che curano a casa – e che il ministero Speranza e i media trarttano da criminali da radiare dall’Ordine. Il Bengala dichiara 53 morti di covid per milione di abitanti; l’Italia 1761.  

Ecco a chi e a cosa serve Speranza.

https://www.maurizioblondet.it/speranza-e-il-potere-che-lo-ha-messo-a-quel-posto/

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