IL PROFUMO DI CRISTO
Ai primi di maggio del 2016, commentando alla sua maniera la parabola evangelica del Buon Pastore che lascia le novantanove pecore nel recinto per andare in cerca di quella che si è smarrita, Bergoglio ha aggiunto un nuovo tassello al mosaico della propria auto-glorificazione in chiave blasfema e anticristica.
Ha affermato che se il pastore resta nell’ovile vuoto (ma l’ovile, nella parabola di Cristo, non è vuoto, al contrario, custodisce le novantanove pecore) prende su di sé l’odore di chiuso, mentre se va a cercare la pecora rimasta fuori, prende l’odore di pecora. A parte l’illogicità del concetto, perché sarebbe logico prendere l’odore di pecora stando in mezzo al gregge e non andando per luoghi aperti alla ricerca di quella smarrita, ciò che Bergoglio ha voluto sottintendere è che lui è il Buon Pastore e che la vera pastorale consiste nello sprofondarsi a tal punto nell’umanità traviata e peccatrice da impregnarsi del suo stesso odore, cioè, fuori di metafora, dei suoi stessi vizi e peccati. Il che è doppiamente blasfemo. Primo, perché il vicario di Cristo non è affatto Cristo, ma solo, appunto, il suo vicario, e mai nessun papa aveva osato suggerire una tale identificazione: fin dai primi secoli della Chiesa, l’arte cristiana aveva svolto, in dipinti, mosaici e sculture, il tema di Gesù come Buon Pastore, che reca sulle spalle la pecorella ritrovata; e ora anche Bergoglio vuol essere pari a Gesù Cristo, tanto è vero che si è fatto fotografare, tutto sorridente, con un agnellino sulle spalle, cosa che rende l’identificazione ancor più esplicita. Secondo, perché Gesù, quando dice a san Pietro, e lo ripete per tre volte, Pasci le mie pecorelle (cfr. Gv 21, 15-17) non intende affatto che san Pietro debba prendere su di sé l’odore di pecora, ma al contrario, intende che debba far sentire alle pecore il profumo di Dio, cioè il Suo stesso profumo. Quest’ultima immagina è neotestamentaria, e precisamente di San Paolo (2 Cor. 2,14-16):
14 Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! 15 Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; 16 per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
Gesù, quando dice a san Pietro, e lo ripete per tre volte, Pasci le mie pecorelle (cfr. Gv 21, 15-17) non intende affatto che san Pietro debba prendere su di sé l’odore di pecora, ma al contrario, intende che debba far sentire alle pecore il profumo di Dio, cioè il Suo stesso profumo!
Dunque chi annuncia Cristo porta con sé il Suo profumo, che è profumo di vita; mentre chi lo respinge odora di morte, perché ha scelto la morte dell’anima. Ma cosa bisogna fare per annunciare Cristo nella maniera giusta? Bisogna affermare, e non negare, che Egli è il Messia, il Figlio Unigenito del Padre. Chi lo fa, è un seguace di Cristo; chi non lo fa, chi lo nega, è un anticristo. Il concetto è espresso con la massima chiarezza da san Giovanni nella prima epistola che porta il suo nome (1 Gv. 2,18-29):
18 Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. 19 Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. 20 Ora voi avete l'unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. 21 Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità. 22 Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. 23 Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. 24 Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. 25 E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.
26 Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di traviarvi. 27 E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna.
28 E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. 29 Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è nato da lui.
L’afrore del peccato e il profumo di Cristo? Chi annuncia Cristo porta con sé il Suo profumo, che è profumo di vita; mentre chi lo respinge odora di morte, perché ha scelto la morte dell’anima!
Ora, Bergoglio ha negato la divinità di Gesù Cristo: lo ha fatto sia direttamente, nel corso della famigerata intervista a Eugenio Scalfari dell’ottobre 2019 (poi goffamente smentita dall’Ufficio stampa vaticano, ma non dal diretto interessato), sia indirettamente, dando spazio, ad esempio, a personaggi come il sedicente teologo Enzo Bianchi (e poco importa che poi gli abbia dato il benservito, come è tipico del suo stile “misericordioso”, ma per ragioni tutt’altro che dottrinali), il quale apertamente nega che Gesù sia il Figlio di Dio e lo descrive tutt’al più come un profeta che narrava Dio agli uomini (cfr. i nostri articoli: Chi non capisce che la Messa è un Sacrificio non ha capito nulla del cristianesimo; e Profeti di menzogna: chi sono?, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia rispettivamente il 23/01/19 e il 05/02/19). Ma ecco cosa ha scritto a suo tempo Eugenio Scalfari su La Repubblica del 9 ottobre 2019:
Chi ha avuto, come a me è capitato più volte, la fortuna d’incontrarlo [fortuna che non è toccata al cardinale Zen, venuto apposta dalla Cina per parlargli, né al cardinale Caffarra all’epoca dei “Dubia” su “Amoris laetitia”, nota nostra] e di parlargli con la massima confidenza culturale, sa che papa Francesco concepisce il Cristo come Gesù di Nazarteh, uomo, non Dio incarnato. Una volta incarnato, Gesù cessa di essere un Dio e diventa fino alla sua morte sulla croce un uomo.
Quando mi è capitato di discutere con lui queste frasi [una frase di Gesù” inventata dallo stesso Scalfari, «Signore mi hai abbandonato», invece delle parole pronunciate veramente da Cristo sulla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», che sono una citazione del Salmo 22] papa Francesco mi disse: «Sono la prova provata che Gesù di Nazareth una vola diventato uomo, sia pure un uomo di eccezionali virtù, non era affatto un Dio».
Dunque è di lui che parla san Giovanni, quando ammonisce: Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.
Peraltro, l’uscita di Bergoglio sull’odore di pecora non ha solo lo scopo di glorificare se stesso e di equipararsi a Gesù, beninteso dopo aver abbassato Gesù Cristo al livello d’un semplice uomo. Ha anche questo scopo, perché sin dal primo giorno, sin dal primo istante, sin da quel Buonasera dal balcone del Palazzo Apostolico, subito dopo la sua (dubbia) elezione, costui ha rivolto ogni cura e ogni sforzo nel far entrare nella mente dei fedeli l’idea, pur non esprimendola chiaramente, ma suggerendola in mille e mille modi, che il cristianesimo è una cosa solo umana; che il vero cristiano è un uomo che prende a modello un altro uomo (e non è detto che si tratti di Gesù, potrebbe anche trattarsi di Bergoglio); che gli uomini devono smetterla di guardare verso il cielo, che non si devono aspettare il Regno di Dio come un qualcosa che scende dall’alto, ma devono realizzarlo essi, ora, qui, cominciando dalle loro necessità materiali, ad esempio la drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica affinché il pianeta possa godere di buona salute. Oltre a questo scopo, dunque, ce n’era un altro, perfettamente in linea con la diabolica contro-pastorale di questo anticristo che si fa passare per papa: inculcare l’idea che il buon sacerdote, e il buon cristiano in generale, è colui che s’immerge nel sociale, nelle situazioni concrete, nella vita di quel grande ospedale da campo che dovrebbe essere, secondo lui, la chiesa, sporcandosi le mani; fino al punto di dire che Gesù stesso non era uno pulito, e come se ciò non bastasse, che faceva un po’ lo scemo (commentando l‘episodio della donna adultera, e bestemmiando nuovamente, il 16 giugno 2016, al Convegno della Diocesi di Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano).
Oggi non è più tempo di agnelli portati sulle spalle e buffonate varie: ora è il tempo di Cristo e dell’anticristo, le due potenze che si contendono il mondo, è il tempo della scelta!
Ma questo è esattamente il contrario di una vera pastorale, nella quale è l’uomo che con l’aiuto della Grazia s’innalza verso Dio; non l’uomo, e tantomeno il sacerdote, che s’impregna sempre più dell’odore dell’umano, cioè, fuor di metafora, dell’odore di peccato: perché l’uomo, da se stesso, non può fare nulla, assolutamente nulla, è condannato alla più totale impotenza e ovviamente non si salva (cfr. la metafora della vite e i tralci: Giovanni, 15, 1-8). Per salvarsi, per tirarsi fuori dalla palude del peccato, l’uomo ha bisogno della Grazia, e la Grazia viene da Dio; ma se Gesù è solo Gesù di Nazareth, il figlio del falegname, e sua madre è una ragazza qualsiasi, una meticcia, una che nel momento della prova ha dubitato di Dio, come ha detto, proferendo altrettante bestemmie, il signore argentino vestito di bianco, allora chi ci potrà salvare? Infatti: Bergoglio non parla mai del peccato; di conseguenza, non parla mai della Grazia. Parla dei migranti, questo sì. Parla anche del problema del clima e dell’ambiente, certamente. E parla della fratellanza universale: come ne parlano i massoni, suoi fratelli di loggia; non come ne parla Gesù Cristo, il quale non la confonde, ma la distingue nettamente dalla pace come la intendono gli uomini: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. (Gv 14,27). I cristiani, e specialmente i sacerdoti, non si riconoscono perciò dall’odore di pecora, ma dal profumo di Cristo: ciò che li qualifica non è il fatto d’immergersi nei problemi dell’umanità, ma nell’innalzare l’umanità alla contemplazione di Cristo. Chi contempla il mistero del Cristo, diventa capace anche di affrontare nella maniera giusta i problemi e le difficoltà della vita; chi non lo contempla, chi addirittura nega che Cristo è il Figlio di Dio, non potrà risolvere un bel nulla, perché non ha l’odore della vita, ma della morte, e non appartiene ai figli della luce, ma ai figli delle tenebre. Ed è contemplando il mistero del Cristo, del Verbo incarnato, che si scopre la fratellanza con gli altri uomini; e non come un fatto puramente umano e sentimentale, bensì come una realtà oggettiva e trascendente, che deriva dall’avere un solo Padre: il Creatore del cielo e della terra, che si è fatto uomo per amor nostro, e per noi è morto sulla croce ed è risorto il terzo giorno. Chi crede e confessa queste verità, è cattolico; chi non ci crede, chi le modifica a suo piacere, no. Ancora san Giovanni (3, 20-21):
20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21 Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
E l’Apostolo delle genti (1 Tess. 5, 1-6):
1 Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; 2 infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. 3 E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. 4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: 5 voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. 6 Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
E sempre san Paolo (Ef. 5,8-14):
8 Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; 9 il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10 Cercate ciò che è gradito al Signore, 11 e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, 12 poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. 13 Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. 14 Per questo sta scritto: «Svègliati, o tu che dormi, déstati dai morti e Cristo ti illuminerà».
Non è più tempo di odore di pecora, agnelli portati sulle spalle e buffonate varie. Ora è il tempo di Cristo e dell’anticristo, le due potenze che si contendono il mondo. E dunque è il tempo della scelta.
L’afrore del peccato e il profumo di Cristo
di Francesco Lamendola
Vedi anche:
Chi non capisce che la Messa è un Sacrificio non ha capito nulla del cristianesimo - LA MESSA E' IL "SACRIFICIO"!
Profeti di menzogna: chi sono? - CHI SONO I PROFETI DI MENZOGNA?
CHIESA PRIGIONIERA DEI GESUITI
La storia dei Gesuiti è travagliata. Vennero fondati da un santo volitivo, quasi esaltato, intransigente, che credeva di essere stato ispirato direttamente da Dio, per cui la Compagnia di Gesù sarebbe una specie di Chiesa nella Chiesa. E, dato che ciò non può essere, tale pretesa è sufficiente a svelare che qualcosa di molto serio non funziona, eppure è tollerato; come mai? È presto compreso. C’è di mezzo, anzitutto, il “semi monopolio” culturale: se molti Gesuiti hanno guadagnato nel campo degli studi meriti eccezionali, è altrettanto vero che, con tali credenziali, la Compagnia si è fatta presenza stabile, per secoli, nelle più disparate città e università, con un influsso decisivo nelle scelte politiche e nelle nomine dei vescovi, condizionandole in modo pesante, e continua a farlo.
Per secondo, bisognerebbe vedere quali sono i veri legami con gli Ebrei. Nella nostra Biblioteca Antica abbiamo copia di un libro scritto da uno di loro, padre Menochio, nel 1648, che descrive la costituzione dello Stato Ebraico; proprio così e ancora allora! Il libro stesso venne stampato a Parigi da un tipografo ebreo nella via Giudea (“viâ Iacobaeâ”).
Per terzo, oggi la Compagnia di Gesù è una delle roccaforti del globalismo e cerca di essere una delle grandi protagoniste del Nuovo Ordine Mondiale, inter-etnico e inter-religioso, tanto caro alla Massoneria (proibita ai cattolici, sotto pena di peccato mortale), è contro la sovranità dei Popoli, esplicita sostenitrice della Cina, di cui difende in Occidente interessi e buon nome, pur essendo il più grande regime comunista del mondo.
Con questo potentato interno Chiesa e vescovi non sono liberi. Bisogna, perciò, assolutamente e urgentemente, organizzarsi e sminuire la potenza dei Gesuiti o mandarli fuori dalla Chiesa stessa!
La Chiesa non può essere prigioniera dei Gesuiti
di don Floriano Pellegrini
Vedi anche il blog di don Floriano Pellegrini: http://dallacasatadilevazono.altervista.org/
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