Bergoglio da Al Sistani come pedina Lubavitch?
Così Pepe Escobar – grande inviato, che conosce l’Irak e le personalità sciite come le sue tasche – in un illuminante pezzo sul “pellegrinaggio” di Bergoglio in “terra di Abramo” e le sue mire politiche fallite. Pubblicato da Asia Times.
Una notizia-bomba. Per capirla bene,bisogna ricordare che tutti gli stati sunniti – tutti, dall’Arabia Saudita al Sudan -hanno “riconosciuto” lo Stato ebraico. Su pressioni brutali della presidenza Trump e del suo genero Jared Kushner, che è un Lubavitcher, appartiene cioè alla potente setta messianico-apocalittica che persegue il trionfo metastorico dell’ebraismo sui goym, con la dichiarazione finale di Gerusalemme capitale indivisa dei soli ebrei ed adempimento della Promessa . Grande successo di Jared. Ma le sue pressioni non sarebbero bastate, se ad esse non si fossero aggiunte indecifrabili “offerte che non si possono rifiutare” da parte di entità globali, deep states sopra tutti gli stati e lobbies bancarie riti massonici che non possiamo identificare se non in generale.
Dunque ricapitoliamo: tutti i regimi sunniti hanno riconosciuto Israele come stato legittimo dei soli ebrei, e si preparano a spostare le ambasciate a Gerusalemme, a gran trionfo di Netanyahu. Manca la Shiah. Che l’Iran riconosca Israele è ovviamente escluso, fno a quando la sovversione in atto o la guerra non porteranno il regime change . Ma che colpo sarebbe stato se El Papa fosse tornato con il “riconoscimento di Israele da parte di Al Sistani” , capo spirituale supremo e vemerato dell’Irak sciita! Che trionfo per la causa Lubavitcher e globalista della “unificazione di tutte le religioni” sotto il Tribunale supremo !
Dunque El Papa è andato in visita come agente Lubavitch. E, ci rivela Escobar, desiderava e mirava ad uscirsene dall’incontro con Sistani con un “ “documento congiunto” come aveva fatto ad Abu Dhabi durante l’incontro con lo sceicco di Al-Azhar”.
Sistani ha rifiutato, e Escobar ci dice il motivo: “Il Vaticano non ha rilasciato alcuna dichiarazione o assunto alcuna posizione aperta di riconoscimento degli sciiti che sono stati uccisi mentre difendevano i cristiani della Mesopotamia resistendo all’ISIS. Così Sayyed Sistani non ha ritenuto necessario emettere un “documento congiunto” come desiderava e mirava il Papa”.
Sono stati “migliaia” gli sciti caduti per difendere dai takfiri i cristiani (e gli altri iracheni), in formazioni, le unità di mobilitazione popolare (PMU), o Hashd a-Shaabi, successivamente incorporate nel Ministero della Difesa iracheno. Formazioni dui cui Sistani stesso ha legittimato la creazione, con una fatwa; e che gli Stati Uniti (e quindi anche la cosiddetta Europa) colpiscono come organizzazioni di terroristi; che Biden è tornato a bombardare come suo primo atto di guerra. E di cui i nostri media parlano, quando ne parlano, come “milizie affiliate all’Iran” benché oggi siano incorporate dell’armata regolare dell’Irak.
Ridò la parola a Pepe: “secondo gli uffici di Al Sistani, tra il 2014 e il 2017 “il Vaticano ha taciuto quando gli sciiti hanno perso migliaia di uomini che difendevano i cristiani (e altri iracheni) e non hanno ricevuto alcuna attenzione tutti questi anni da allora. ….Sistani chiarisce che il Vaticano non sta facendo abbastanza per sostenere l’Iraq”.
Capito la manovra? Bergoglio voleva ottenere da Sistani un documento compromettente pro-Israele, però lui, Bergoglio, non ha voluto compromettersi con il riconoscimento aperto e generoso del sacrificio di sangue degli sciiti iracheni mobilitati spiritualmente da Sistani, che hanno difeso chiese, minoranze, santuari da Daesh che – lo sappiamo – è stato creato dagli Stati Uniti, dai Sauditi e da Sion con apporti franco-britannici (e complicità europea).
E perché Bergoglio non ha riconosciuto apertamente i meriti delle milizie irachene? Ovvio: per non compromettere i suoi ottimi rapporti con (scegliete voi) : a) i sunniti del Golfo, nemici dell’Iran; b) Joe Biden che è tornato a sterminare le milizie scite come terroristi; c) la signora Rotschild e la sua corte di miliardari dal World Economic Forum con cui è in calda amicizia e ripugnante alleanza strategica ecologista e gran reset; d) i grandi media, per i quali “sciiti” significa “terroristi pagati dall’Iran”!; e) i Lubavitcher, a cui beneficio voleva completare l’opera di legittimazione dello stato razziale ebraico.
Se è così, l’iniziativa di Bergoglio è stata il contrario che coraggiosa e fraterna; è stata di singolare viltà e bassezza.
El Papa non ha detto una parola su “ l’egemone” Stati Uniti, che continua ad occupare l’Irak con enormi basi, “ incapace di uscire dall’Irak perché ha bisogno di questo hub dell’impero delle basi tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano”; su nuove “truppe NATO annunciate in arrivo” per volontà di Biden. Non ha voluto vedere che, se è stato in grado di intraprendere il suo pellegrinaggio iracheno è stato solo grazie alle milizie PMU Hashd al-Shaabi – che sono stati attori assolutamente chiave, in prima linea, in tuttoil suo percorso nelle terre di Abramo.
Anzi, peggio sul registro della bassezza:
“È significativo che Papa Francesco abbia donato un rosario ad al-Kildani, il capo della milizia babilonese delle PMU”. Ryan Al Kildani è un cristiano caldeo, uno dei pochi ufficiali delle milizie di autodifesa. Dunque, “Il Papa considera al-Kildani nientemeno che il salvatore dei cristiani in Iraq”! Senza dire una parola sul fatto che “al-Kildani è l’unico cristiano del pianeta presente nella lista statunitense dei terroristi.”
https://www.maurizioblondet.it/bergoglio-da-al-sistani-come-pedina-lubavitch/
Il Papa a Ur. Ma Non c’erano né Ebrei né Yadizi, dice Korazym.org
11 Marzo 2021 5 Commenti
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, ci sembra interessante rilanciare un articolo pubblicato da un sito che ben conoscete e apprezzate, Korazym.org, sul recente viaggio del Pontefice in Iraq, e in particolare a Ur, la terra di Abramo. Buona lettura.
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L’incontro interreligioso a Ur – luogo di nascita di Abramo – ha emarginato gli ebrei, i suoi discendenti, la minoranza irachena più perseguitata, ha osservato Church Miliant e “nonostante l’assenza degli ebrei, Vatican News ha twittato due notizie annunciando in entrambi i tweet che Papa Francesco aveva incontrato “rappresentanti delle tre religioni abramitiche” ed era stato “raggiunto da musulmani, ebrei e cristiani nella città irachena di Ur”.
Poi, nel suo discorso [QUI] – osserva Church Militant – Papa Francesco non ha menzionato Gesù nemmeno una volta. Con la sparizione di Gesù e degli ebrei, in pratica a Ur è rimasto con forza solo il terzo dei monoteismi, l’islam. Infine, per la preghiera che concludeva l’evento non ha usato la formula trinitaria standard, né il nome di Gesù. Sul blog Roma-perenne Maria Guarini ha definito il Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Iraq il “più filo-islamico di tutti i tempi”, “un indicibile pasticcio”. È stato enfatizzato in chiave interreligiosa come “nel segno di Abramo”, osserva Guarini, e “ciò ci richiama al fraintendimento sui monoteismi e sull’unico Dio. Oramai Bergoglio è a ruota libera, inarrestabile e senza freni in una china rovinosa per la Chiesa e per le anime. Gli incontri con importanti leader religiosi si sono svolti sull’ormai consolidato nefasto letmotiv della Fratelli tutti e della Dichiarazione di Abu Dhabi”. Il famoso storico islamico Robert Spencer ha detto a Church Militant (nell’articolo che segue in una nostra traduzione italiana dall’inglese), che “Gesù non è stato menzionato, perché come sempre il dialogo interreligioso che coinvolge musulmani e cristiani richiede che i cristiani si avvicinino alla posizione islamica, non a un vero e proprio dare e avere o reciprocità”. “Ma noi non dimentichiamo l’insegnamento perenne della Chiesa”, conclude Maria Guarini, citando la Lettera enciclica Mortalium Animos “sulla difesa della verità rivelata da Gesù” di Pio XI promulgata il 6 gennaio 1928: “Orbene, i cattolici non possono in nessuna maniera appoggiare tentativi come questi, i quali suppongono essere tutte le religioni più o meno buone e lodevoli… Teoria questa, che non è soltanto una falsità vera e propria, ma che ripudia la vera religione falsandone il concetto, e così spiana la via al naturalismo e all’ateismo”.
A margine è interessante notare come la frase di apertura di questa enciclica di quasi un secolo fa dimostra che la Lettera enciclica Fratelli tutti del 3 ottobre 2020 e il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune di Abu Dabhi del 4 febbraio 2019 non sono per niente una novità, ma invece totalmente nuova è l’interpretazione, già condannata da Pio XI come citato sopra: “Forse in passato non è mai accaduto che il cuore delle creature umane fosse preso come oggi da un così vivo desiderio di fraternità — nel nome della stessa origine e della stessa natura — al fine di rafforzare ed allargare i rapporti nell’interesse della società umana”.
Niente ebrei, niente Gesù all’evento “abramitico” del Papa
L’incontro interreligioso a Ur emargina la minoranza irachena più perseguitata
di Jules Gomes
ChurchMilitant.com, 6 marzo 2021
Gesù e gli ebrei erano entrambi vistosamente assenti dal servizio interreligioso del sabato di Papa Francesco nella Piana di Ur, pubblicizzato nell’evento vaticano come il luogo di nascita di Abramo. Nel suo lungo discorso, Francesco non ha menzionato “Gesù” nemmeno una volta, e la preghiera che concludeva l’evento non ha usato la formula trinitaria standard né terminava con “il nome di Gesù”. Il Papa ha evitato di chiamare il profeta ebreo “Isaia” nel suo discorso citando la profezia delle nazioni che hanno trasformato “le loro spade in vomeri e le loro lance in uncini da potatura”. Anche il discorso di Francesco e la “Preghiera dei figli di Abramo” conclusivi si sono interrotti intenzionalmente prima di chiamare “Isacco” il “figlio di Abramo”. Agli yazidi, denunciati dai musulmani come “adoratori del diavolo”, non è stato dato un ruolo nell’evento interreligioso papale, anche se la Sana Sede aveva precedentemente annunciato la loro partecipazione.
Evidente omissione
Il famoso storico islamico Robert Spencer ha detto a Church Militant che “Gesù non è stato menzionato, perché come sempre il dialogo interreligioso che coinvolge musulmani e cristiani richiede che i cristiani si avvicinino alla posizione islamica, non a un vero e proprio dare e avere o reciprocità”. Spencer, uno studioso di origine mediorientale, ha notato la marcata assenza degli ebrei: “Un autentico incontro interreligioso al ‘luogo di nascita di Abramo’ avrebbe incluso rappresentanti di tutte e tre le religioni ‘abramitiche’. Ma i rappresentanti ebrei che erano stati invitati avrebbero rifiutato partecipare”.
L’autore di 21 libri sull’Islam e il Medio Oriente ha spiegato: “Poiché il Corano è profondamente antisemita e definisce gli ebrei i peggiori nemici dei musulmani (5:82), sotto la maledizione di Allah (9:30), e invita i musulmani a fare la guerra e a soggiogarli (9:29), è probabile che i leader ebrei non credessero di essere al sicuro o rispettati lì, che è una visione dell’Islam più realistica di quella che ha Francesco”.
Un funzionario della Chiesa locale ha detto a Reuters che gli ebrei erano stati invitati ma la loro situazione era “complicata”, soprattutto perché non hanno una comunità strutturata. Tuttavia, una figura di alto livello ebraico straniero è stata presente in eventi passati simili nei Paesi musulmani. In piedi vicino al luogo di nascita di Abramo, sicuramente il tempo di Papa Francesco sarebbe stato meglio speso chiedendo: “Iraq, dove sono i tuoi ebrei?”. Nei commenti a Church Militant, l’antropologa ebrea Karen Harradine ha detto di aver trovato “un insulto per noi ebrei il fatto che non siamo stati inclusi da coloro che hanno usato il luogo di nascita del nostro primo patriarca, Abramo, per segnalare la virtù e borbottare banalità senza senso sulla guarigione”.
Persecuzione fino alla quasi “estinzione”
Nel 2009 erano rimasti solo otto ebrei a Baghdad, secondo i dispacci diplomatici pubblicati da Wikileaks. Una legge del 2015 nella zona ha riconosciuto l’ebraismo come religione protetta e ha creato un rappresentante ufficiale. Anche nella zona curda più tollerante, delle circa 400 famiglie di discendenza ebraica rimaste, alcune si sono convertite all’Islam negli ultimi anni. La maggior parte pratica in segreto, perché identificarsi come ebreo è ancora pericoloso. “Che strano che Papa Francesco abbia trascurato di menzionarlo quando ha parlato nel luogo di nascita di nostro padre, Abramo”, ha lamentato Harradine. “Gli suggerisco di rispolverare la sua conoscenza storica la prossima volta che ha intenzione di pontificare da lì e si informa sulla pulizia etnica degli ebrei in Iraq”.
Harradine ha raccontato come gli ebrei iracheni siano stati perseguitati fino all’estinzione: “La comunità ebraica ha vissuto in Iraq per oltre 2.700 anni. Nel 1941, migliaia di ebrei furono assassinati a Baghdad in quello che divenne noto come il massacro di Farhud. Da allora in poi, gli ebrei furono regolarmente soggetti a pogrom”.
Harradine ha aggiunto: “Dopo la creazione di Israele nel 1948, oltre 120.000 ebrei furono costretti a fuggire e le loro proprietà furono confiscate. Al tempo della Guerra dei Sei Giorni, agli ebrei fu impedito di lasciare l’Iraq, costretti a portare con sé carte d’identità gialle, impiccati pubblicamente e messi agli arresti domiciliari. All’inizio degli anni ’70 agli ebrei rimasti fu permesso di andarsene, ma molti non poterono, essendo troppo vecchi. La loro proprietà è stata confiscata. La piccola comunità rimasta ora vive nella povertà e nella paura”.
Il servizio interreligioso
Il servizio interreligioso del Papa è iniziato con una lettura biblica da Genesi 12, che narra la chiamata di Dio ad Abramo a lasciare Ur e seguirlo. Questa è stata seguita da una lettura del Corano dalla Surah 14, nota anche come Surah Ibrahim. “Lode ad Allah, che mi ha concesso nella vecchiaia Isma’il e Isacco”, cantava un religioso musulmano. “Nell’Islam, Ismaele soppianta Isacco come l’agnello sacrificale previsto. L’Islam ha una prospettiva sul ruolo del figlio di Abramo, Ismaele, diametralmente opposta a quella elaborata nella Genesi”, scrive lo studioso islamico S.G. de Claissé-Walford.
“Sarebbe stato più illuminante e istruttivo se il Corano 60: 4 fosse stato letto”, ha osservato Spencer. “A quel punto, Abramo dice alla sua famiglia non credente che ci sarà inimicizia e odio tra lui e loro per sempre a meno che non adorino Allah, e viene presentato come un modello per l’imitazione nel fare questo”.
Spiegando l’esclusione di “Isacco”, Spencer ha aggiunto: “Nella tradizione islamica, Ismaele è il figlio sacrificale, e quindi il papa era apparentemente disposto ad assecondare la svalutazione della tradizione condivisa da ebrei e cristiani a favore della comprensione islamica”.
“Oggi noi, ebrei, cristiani e musulmani, insieme ai nostri fratelli e sorelle di altre religioni, onoriamo nostro padre Abramo facendo come ha fatto: guardiamo al cielo e viaggiamo sulla terra”, ha predicato Francesco. Per lo più ignorando i protocolli COVID-19 di maschere e distanziamento sociale, Francesco ha insistito sul fatto che “la più grande bestemmia è profanare il suo nome odiando i nostri fratelli e sorelle”. Invocando “la libertà di coscienza e la libertà di religione” da rispettare “perché ci rendono liberi di contemplare il Paradiso per il quale siamo stati creati”, il papa ha etichettato l’estremismo e la violenza come “tradimenti della religione”. “Noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione; anzi, siamo chiamati in modo inequivocabile a dissipare tutti i malintesi”, ha supplicato Francesco.
Il Papa adotta la “narrativa popolare”
Spencer ha detto a Church Militant che il Papa continuava ad “adottare la finzione popolare secondo cui il terrorismo della jihad islamica nasce da un malinteso dell’Islam”. “In effetti, non può nemmeno arrivare a tanto; invece, dice che il terrorismo ‘abusa della religione’, come se ci fossero terroristi cristiani in numero paragonabile ai terroristi islamici in tutto il mondo”, ha rimarcato Spencer, osservando che Francesco “ignorando le esortazioni alla violenza contro i miscredenti del Corano, non ha la minima possibilità di costringere i jihadisti a rinunciare alla loro violenza”.
Nonostante l’assenza di ebrei, Vatican News ha twittato due notizie annunciando in entrambi i tweet che Papa Francesco aveva incontrato “rappresentanti delle tre religioni abramitiche” ed era stato “raggiunto da musulmani, ebrei e cristiani nella città irachena di Ur”.
L’incontro tra il papa e al-Sistani visto dall’Iran
di Khosrow Ebrahimi
La visita di papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo ha avuto diverse ripercussioni in Iran. Ha colpito soprattutto l’incontro fra Francesco, leader del cattolicesimo mondiale, e l’ayatollah al-Sistani, uno dei più importanti leader religiosi sciiti.
Alcuni – fra cui Mohammad Masjedjamei, ex ambasciatore iraniano presso la Santa Sede – hanno ricordato il desiderio di papa Giovanni Paolo II di visitare l’Iraq già ventuno anni fa e l’opposizione ad esso da parte dell’allora leader Saddam Hussein.
Ma per molti iraniani, la parte più importante di questo viaggio rimane la visita del pontefice ad al-Sistani, sottolineando che tale viaggio ha valore per la pace della regione e la sicurezza dei cristiani irakeni.
Al presente, Sistani è il più grande leader sciita a livello mondiale, e la città di Najaf, dove egli vive, è da secoli la sede dei leader mondiali sciiti. Dopo la Rivoluzione islamica del 1979, il clero politico dell’Iran ha cercato di sfuggire a questa situazione, spingendo Qom – al centro dell’Iran, sede principale del clero sciita nel Paese – come centro dello sciismo mondiale. Ma finora non hanno avuto successo e ciò è dovuto proprio alla presenza di Sistani a Najaf ed al suo evitare di appoggiare le dure politiche dei religiosi islamici iraniani.
Su questa linea, Sistani ha sempre sottolineato il bisogno di pace, il freno alla violenza, la non-interferenza della religione nella politica e questo suo atteggiamento non piace ai leader iraniani.
Meno di tre mesi fa, Ibrahim Ra’isi – capo del sistema giuridico in Iran, nominato da Khamenei – è andato in Iraq, ma Sistani non lo ha ricevuto. Tale rifiuto è apparso come uno smacco: se quell’incontro ci fosse stato, Ra’isi avrebbe potuto pensare a candidarsi alle prossime elezioni presidenziali (che si terranno a metà giugno 2021) e avrebbe potuto anche vincerle.
In risposta alla mancanza di “localismo” di Sistani e per affermare che la sua persona non ha posto nella leadership sciita in Iran, in una nota del 6 marzo scorso il giornale Kayhan ha praticamente preso in giro quell’incontro fra Sistani e il papa. Il quotidiano Kayhan è la voce più importante della fazione fondamentalista e dell’estremismo religioso in Iran, in legame molto stretto con Khamenei.
Nella nota, Kayhan lega il viaggio del papa in Iraq all’assassinio di Qassem Soleimani a Baghdad (il 3 gennaio 2020), sottolineando che l’impegno di Soleimani in Iraq era stato portato avanti con il permesso di Sistani. Ma ciò non è mai stato confermato dall’ufficio di Sistani. A concludere questa visione, il giornale ha paragonato la casa di Sistani ai palazzi del Vaticano dove vive il papa a Roma.
L’atteggiamento dei fondamentalisti iraniani mostra che essi non sono contenti di questo viaggio. Esso dà sempre più legittimità alla leadership mondiale sciita del vecchio Sistani, restringendo lo spazio per Khamenei e il suo desiderio di giungere a quella posizione, così sognata e promossa per tanti anni. Da Qom, solo un piccolo gruppo di clero sciita ha apprezzato il viaggio, definendolo l’inizio di un altro sforzo per portare pace nel Medio oriente.
La notizia del viaggio, comunque, è stata deliberatamente ignorata dai media della propaganda di Stato della repubblica islamica dell’Iran.
Fonte: AsiaNews
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