Cultura: i Laici Possono Combattere per la Chiesa meglio dei Chierici. Allora…
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, quello che state per leggere è molto interessante, e sicuramente degno di attenzione. Si tratta della riflessione del m° Aurelio Porfiri in tema di Chiesa, cultura e ruolo dei laici. proclamato a parole, e disatteso nei fatti troppe volte. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Buona lettura.
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Manifesto per un nuovo primato culturale della Chiesa
Non credo di essere il solo ad osservare come negli ultimi decenni la Chiesa cattolica abbia perso terreno, e di conseguenza la portata del suo influsso culturale sia scemata in modo considerevole. Quindi non credo peregrino poter presentare alcuni punti che potrebbero far ripensare il modo che la Chiesa interagisce e crea cultura, una sorta di manifesto per un nuovo primato culturale della Chiesa.
La cultura ci identifica per quello che siamo, e in essa ha grande importanza l’arte. Ecco perché non è solo importante, ma fondamentale che la Chiesa riconquisti una posizione di forza nell’ambito culturale, una posizione che le permetta, come nel passato, di plasmare e formare le coscienze affinché i fedeli possano orientarsi ad una vita spirituale più intensa. Questa è una battaglia che si deve combattere ad ogni costo.
La posizione di forza non si conquista corteggiando la cultura mondana, che certamente va compresa ma verso cui bisogna mantenere un sano distacco. Troppi chierici si sono arresi al mondo scodinzolando dietro a questa e quella moda, senza aver nessuna formazione nella cultura e nell’arte tradizionale della Chiesa. Troppi hanno cercato cose nuove al di fuori senza conoscere quello che avevano già dentro, creando brutte copie spesso del peggio dell’arte figurativa, della musica, della letteratura mondane e via dicendo.
Un nuovo primato non si consolida riempiendo le istituzioni ecclesiastiche di coloro che come unico merito hanno quello di atteggiarsi a “moderni”. La modernità va plasmata, non subita. Se non siamo stati capaci fino ad oggi a reggere all’urto del mondo, dovremmo capire che la nostra reazione non sarà efficace spingendo nella sua stessa direzione, in quanto così precipiteremo ancora più velocemente. Dovremmo ritornare a considerare l’opposizione fra lo spirito del mondo e lo spirito di Dio.
Il primato culturale non si vince difendendo la cittadella assediata con il clericalismo. Quante posizioni nell’ambito culturale ed artistico della Chiesa sono occupate da persone scelte solo in base alla loro appartenenza al clero? E che ne è di tutto quel parlare sul coinvolgimento dei laici? In passato artisti laici hanno contribuito alla grandezza culturale della Chiesa, come tutti sappiamo. Ma oggi sembra che quei bastioni di cui parlava Hans Urs von Balthasar proprio non si vogliano abbattere. Ma così non si difende la Chiesa, il tanto strombazzato popolo di Dio, ma un sistema di potere che mostra tutte le sue evidenti crepe. Se si cerca soltanto di portare avanti una strategia di contenimento clericale (o servendosi di laici asserviti al clericalismo, i peggiori) mentre le file del clero si assottigliano, ci si condanna a sicura sconfitta. La Chiesa non abbia paura degli artisti che preferiscono essere cattolici, piuttosto che “moderni”. Forse possono creare qualche problema in più di gestione, ma senz’altro possono fare, come in passato, tanto bene.
Se ha ancora un senso oggi parlare oggi di “civiltà cristiana”, bisogna capire che essa passa attraverso uno sforzo culturale imponente, uno sforzo culturale che dovrebbe vedere la Chiesa contendere per i migliori artisti, e non elemosinare continuamente attenzioni da atei, agnostici e appartenenti ad ogni credo religioso meno quello cattolico. Bisogna investire risorse e tempo altrimenti ci si condanna ad essere sopportati o, nei casi migliori, ignorati.
Marco Tosatti
13 Giugno 2021 4 Commenti
Il Papa Imbriglia i Movimenti. Stupisce che l’Abbia Fatto Solo Adesso…
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, rilanciamo volentieri un articolo apparso su Korazym.org, sito che ben conoscete, in tema di movimenti ecclesiali e del Decreto Generale appena emesso dal Dicastero per Laici e Famiglia. La sorpresa in realtà viene non tanto dalla decisione, quanto dal fatto che sia arrivata solo all’ottavo anno di pontificato. Il pontefice regnante come ben sa chi segue le vicende vaticane, è quello che in inglese si potrebbe definire un “control freak”, una persona ossessionata dal controllo. Ne fanno testimonianza la rete di informatori che copre i Sacri Palazzi e le adiacenze, il controllo su telefoni e rete web. Ci sono cardinali che arrivano in ufficio con la propria chiavetta internet per evitare di usare la rete vaticana. Qualche giorno fa un amico che lavora e vive in Vaticano mi ha mandato un messaggio, lamentandosi perché gli articoli di Stilum non si aprivano. Gli ho consigliato di provare con lo smartphone, e lì tutto era normale…Ora, c’è da stupirsi non che abbia steso la cappa del controllo sulla cosa più viva, libera e fiorente nella vita della Chiesa negli ultimi decenni, ma che l’abbia fatto così tardi. Dimostrando poi nei fatti quanto il clericalismo sia potente e pervicace nelle sue manifestazioni, chiacchiere a parte. Buona lettura.
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“Bomba di Papa Francesco”, lo definiscono La Nuova Bussola Quotidiana e Il Tempo, il Decreto Generale Le associazioni di fedeli del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che disciplina l’esercizio del governo nelle associazioni internazionali di fedeli, private e pubbliche, e negli altri enti con personalità giuridica soggetti alla vigilanza diretta del medesimo Dicastero, pubblicato sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede N. 375 dell’11 giugno e firmato il 3 giugno con il Segretario, P. Alexandre Awi Mello, I.Sch., dal Prefetto, Card. Kevin Farrell (colui che vivendo nella stessa casa del predatore seriale omosessuale ex cardinale e ex prete Eugene McCarrick, non ha visto mai niente di strano o anomalo), che interviene in modo così pesante nella vita interna delle libere associazioni di credenti. Ma quale libertà!
Sapendo pur troppo bene quanto viene spiegato da Nico Spuntoni nell’articolo per La Nuova Bussola Quotidiana che segue, al momento della fondazione di Korazym.org il 4 aprile 2003 (sulla scia della Giornata Mondiale della Gioventù a Toronto e l’Incontro di Assisi), per un gruppo di giovani aspiranti comunicatori appartenenti alla gioventù francescana conventuale – che hanno avuto in questo modo una scuola pratica di giornalismo e di seguito quasi tutti hanno intrapreso la professione – seguii i saggi consigli del mio compianto padre spirituale (francescano conventuale), non ho formalizzato il progetto come associazione internazionale di fedeli. Questa mossa fu malvista dai vertici della Conferenza Episcopale Italiana, che hanno sempre rifiutato progetti in comune con i media o gli enti di loro proprietà o da loro controllati, perché – dissero – noi non eravamo “cosa loro” (quindi non controllabili).
Poi, dopo aver sottolineato ciò, per quanto riguarda la “bomba” va detto, che il discorso dei movimenti, delle aggregazioni laicali e delle nuove comunità è un capitolo che andrebbe analizzato “caso per caso”. Dicendo ciò siamo in tema, in quanto “diversità” è un termine usato nel documento pontificio di revisione con accezione negativa dello stesso. Nel senso, che non tutti i movimenti, aggregazioni laicali e nuove comunità hanno usato negli anni i medesimi strumenti nel medesimo modo.
Pensiamo che ognuna di queste realtà fa una storia a sé, poiché viene fondata su un carisma particolare e soggettivo, il quale inevitabilmente nasce, cresce e si sviluppa in un percorso che deve portare sempre al Signore, restando nello stesso tempo fedele alla Cattolicità. Il buono che c’è in una realtà laicale di sicuro non andrà perso, se le basi sono solide. Basi sulle quali sono state costruite roccaforti della fede, che non saranno turbate da questo “aggiornamento” di Papa Francesco.
D’altra parte siamo convinti, che non sempre tutti movimenti, aggregazioni laicali e nuove comunità sono nati bene e che non tutti hanno poi proseguito sempre bene il loro cammino. Alcuni sono naufragati, altri hanno avuto difficoltà a rispettare le regole, altri ancora hanno avuto difficoltà a riconoscersi parte della Chiesa come tutti gli altri in ugual misura. La santità è sempre buona, i carismi a volte sono buoni, ma a volte anche no, soprattutto quando creano incertezza e confondono i fedeli.
È sempre stato nostro convincimento (e ci riflettiamo ogni giorno, nel nostro comunicare attraverso Korazym.org, ormai da più di 18 anni), il fatto che ogni realtà, fondato su un nuovo carisma, dovesse avere il compito di “traghettare” i fedeli a Cristo attraverso la Chiesa. Però, in alcuni casi i fedeli sono stati portati a distaccarsi dalla stessa famiglia ecclesiale, creando in alcuni realtà ecclesiali un inutile e dannoso “sottogruppo di una pseudo Chiesa”, che non è mai stata una buona esperienza per nessuno. In alcuni casi anche la Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti ha avuto il suo “da fare” con l’approvazione degli statuti e la verifica degli stessi di competenza. Non possiamo dimenticare fatti eclatanti del passato, in merito a statuti presentati alla Congregazione preposta, che poi non erano gli stessi statuti seguiti nella realtà, che li aveva presentati per l’approvazione ad experimentum.
A parer nostro, se un movimento “distrae” l’attenzione dei fedeli dalle regole di un Credo, che ogni cristiano e ogni cattolico dovrebbe rispettare, questo non è un fatto buono. Ben vengano le riforme dei movimenti, delle aggregazioni laicali e delle nuove comunità, se tutto ciò riconduce alla trasparenza di un cammino di Fede, che resta all’interno della famiglia ecclesiale, senza singoli protagonismi o battitori che si sentono liberi ed esenti dal rispetto delle regole chiare, presenti da tempo nella famiglia ecclesiale.
Vogliamo credere che il buono del passato non può essere cancellato da una riforma, che impone nuove disposizioni. Ciò che è buono è anche solido e sopravvivrà al tempo e alle avversità. Sappiamo, che il primo esame di integrità a cui viene sottoposto un movimento è sopravvivere al proprio fondatore. Ora sappiamo, che il secondo esame sarà sopravvivere al bombardamento delle riforme di Papa Francesco. Come a dire, chi sopravvivrà a questo Pontificato, potrà dirsi pronto a sopravvivere a qualsiasi cataclisma. Intanto, come credenti preghiamo, che il Signore possa darci la forza della resilienza, per transitare la pazienza e accorciare il tempo della nostra prova. E preghiamo per il Papa, sempre.
Bomba di Francesco sui movimenti: limite di mandati
di Nico Spuntoni
La Nuova Bussola Quotidiana, 12 giugno 2021
Per decreto, il Vaticano entra nell’organizzazione delle associazioni internazionali di fedeli. Viene introdotto un limite temporale per i mandati degli organi di governo e dei loro mebri, fondatori inclusi. E questo per evitare “autoreferenzialità” e “veri e propri abusi”. Si chiude un’epoca iniziata da S. Giovanni Paolo II a Loreto nel 1985.
Il limite di mandati, in via di rottamazione nel Movimento Cinque Stelle che lo ha consacrato al successo, sbarca nella politica ecclesiastica per la governance delle associazioni internazionali di fedeli. Un nuovo decreto generale del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, infatti, dispone l’introduzione di una durata massima di cinque anni per ciascun mandato all’interno dell’organo centrale di governo delle associazioni. Viene fissato a dieci anni consecutivi, invece, il limite per l’esercizio di qualsiasi incarico in tale organo: per essere rieletti sarà necessario ‘saltare’ un turno. Con l’eccezione dei moderatori: chi lo è stato per almeno dieci anni, non potrà essere rieletto dopo un mandato di stop.
Il decreto, che entrerà in vigore tre mesi dopo la promulgazione, ha avuto l’approvazione del Santo Padre. Queste novità obbligheranno le associazioni di fedeli interessate a convocare le rispettive assemblee generali per modificare gli aspetti degli statuti contrastanti con il contenuto del provvedimento. Nella Nota esplicativa pubblicata dal Dicastero viene spiegato lo spirito dei cambiamenti, sostenendo che “l’esperienza ha mostrato che il ricambio generazionale degli organi di governo mediante la rotazione delle responsabilità direttive, apporta grandi benefici alla vitalità dell’associazione”. Nella Nota, inoltre, non si risparmia una tirata d’orecchie che facilita la comprensione del provvedimento: “non di rado – vi si legge – la mancanza di limiti ai mandati di governo favorisce, in chi è chiamato a governare, forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità, che facilmente cagionano gravi violazioni della dignità e della libertà personali e, finanche, veri e propri abusi”. Tendenze che vengono identificate come “cattivo esercizio del governo” capaci di creare “inevitabilmente conflitti e tensioni che feriscono la comunione, indebolendo lo slancio missionario”. I fondatori potranno essere dispensati dai limiti, previa specifica indicazione del Dicastero.
Si tratta di un provvedimento che ha risvolti importanti nella vita della Chiesa dal momento che interessa – tra le tante – realtà come la Comunità di Sant’Egidio, la Fraternità di Comunione e Liberazione, la Giovanni XXIII ma anche enti a personalità giuridica sottoposti alla vigilanza del Dicastero come il Cammino Neocatecumenale. Sebbene nella Nota esplicativa si sottolinei la continuità con il passato, non è difficile interpretare questo provvedimento come un ridimensionamento dell’influenza dei movimenti ecclesiali. E’ lo stesso gesuita Ulrich Rodhe, decano della Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana autore di un commento sul decreto pubblicato nell’Osservatore Romano, a scrivere che “gli organi di governo nelle associazioni di fedeli finora non sono stati oggetto di molte norme canoniche” e che “le associazioni godevano di un alto livello di libertà – forse troppo alto –, per quanto riguarda il modo di conferire gli incarichi e la durata massima dei mandati”. In particolare, il segnale che arriva dal decreto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita interessa molto la Chiesa italiana in clima sinodale.
Il ridimensionamento del peso delle associazioni laicali, in effetti, può essere letto come la chiusura di quella stagione aperta al Convegno ecclesiale di Loreto del 1985 da San Giovanni Paolo II che decise di puntare sui movimenti per ridare slancio alla Chiesa, scontrandosi con l’episcopato italiano allineato alle posizioni di Ballestrero e Martini. Un braccio di ferro che continuò nel Sinodo del 1987, dove l’allora arcivescovo di Milano polemizzò apertamente con la strategia wojtyliana, sostenendo che i movimenti avrebbero dovuto “lasciarsi sottoporre alla valutazione e al giudizio dei vescovi”. Un’opinione molto diversa da quella manifestata dal Pontefice polacco che ai responsabili di Sant’Egidio intenzionati a fondare un istituto secolare negli anni Ottanta, suggerì di rimanere laici e di non mettersi “sotto l’ombrello della Congregazione dei religiosi”. La predilezione di Giovanni Paolo II verso i movimenti fu talmente indigesta al cardinal Martini da motivarne il parere contrario alla canonizzazione nella sua deposizione alla Congregazione delle Cause dei Santi, sostenendo che il suo appoggio eccessivo alle associazioni laicali lo avrebbe portato a trascurare “di fatto le Chiese locali”.
Bomba di Papa Francesco su Cl, Sant’Egidio, neocat: obbligo dimissioni loro leader dopo 10 anni
Il Tempo, 11 giugno 2021
Via Julian Carron da Cl, via Chico Arguello dalla guida dei neocat, via Marco Impagliazzo da Sant’Egidio, via Salvatore Martinez da Rinnovamento dello spirito, via Chiara Mirante da Nuovi Orizzonti. Papa Francesco fa una strage nei movimenti e nelle associazioni cattoliche imponendo a tutti per decreto uno spoil system decennale. Con un decreto già firmato nessuno potrà stare in carica alla loro guida per più di dieci anni, perché altrimenti si creano inner circle e si abusa del carisma.
Stesse regole valgono ovviamente per tutti gli altri, anche se l ‘Azione cattolica cambia già ora guida ogni 3 anni – e tutte le associazioni e i movimenti ecclesiali che si definiscono cattolici (cosa che possono fare solo con autorizzazione esplicita del Vaticano). Nella storia della Chiesa nessun Papa lo aveva mai fatto ed era intervenuto in modo così pesante nella vita interna delle libere associazioni di credenti. Ma Francesco ha sempre diffidato dei movimenti ecclesiali e pochi sono riusciti ad entrare nel suo cuore…
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