Gesù è la luce venuta ad illuminare il mondo; lo dice Egli stesso, nella maniera più esplicita, nel Vangelo di Giovanni (8,12-47):
12 Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
L’obiezione di farisei è scontata: come può un uomo rendere testimonianza a se stesso? Perché la testimonianza su qualcuno sia valida, bisogna che provenga da qualcun altro: da qualcuno che sia assolutamente credibile e la cui parola sia al di sopra qualsiasi dubbio.
13 Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». 14 Gesù rispose: «Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15 Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16 E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. 17 Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera: 18 orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza». 19 Gli dissero allora: «Dov'è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». 20 Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
Gesù è la luce venuta ad illuminare il mondo lo dice Egli stesso. Gesù Cristo non è venuto solo a benedire, ma a portare una netta e irrevocabile divisione: da una parte "I figli della luce" e dall’altra "I figli delle tenebre"!
«Voi giudicate secondo la carne»: quale perenne verità si trova in queste parole del Signore; e come esse mettono a nudo il nostro modo di pensare e di giudicare, in ogni circostanza della nostra vita. Vi è un perenne ammonimento in esse: chi pensa e giudica secondo la carne, pensa e giudica secondo il mondo, vale a dire in maniera perfettamente opposta a quella in cui dovrebbe pensare e giudicare chi ha accolto la Parola di Gesù Cristo. Infatti ciò che è buono per il mondo, molto spesso è cattivo davanti agli occhi di Dio: anzi sono rarissimi i casi in cui una cosa è buona sia per il mondo sia per Dio, e solo in apparenza, perché appena si va a scavare, ad esempio nel caso di una buona azione che viene lodata da tutti, si scopre che vi è sempre lo zampino di un pensiero che a Dio non può essere gradito, come l’ambizione e il desiderio di gloria, cioè la ricerca della propria gratificazione mediante le apparenze più che per la giustizia in se stessa. Per piacere veramente a Dio bisogna pensare, parlare e agire secondo la perfetta giustizia; e poiché gli uomini sono incapaci di tanto, è necessario rimettersi totalmente alla sua Volontà, e dire: Sia fatto come vuoi Tu, non come voglio io (cfr. Lc 22,42; Mt 26,39; Mc 14,36). Allora, e solo allora, si è certi di stare facendo la cosa giusta e nella maniera giusta; che ben raramente comporta il plauso del mondo, anche perché l’azione gradita a Dio è quella che avviene nel segreto e nel pudore, tenendo a mente le parole di Gesù: Ma tu quando fai l’elemosina, non sappia la mano sinistra quel che fa la destra, affinché la tua elemosina resti segreta (Mt 63-4).
E ancora: Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio. Laddove “conoscere” va inteso nel senso più profondo della parola: conoscere come afferrare il senso più profondo ed essenziale di una cosa. Conoscere Gesù Cristo significa afferrare interamente la dimensione soprannaturale e salvifica della sua Parola e della Sua stessa Persona, secondo la formula trovata, lì per lì, non da un giudeo osservante e istruito nelle Scritture, ma da un pagano, da un centurione romano che domandava la grazia della guarigione per il proprio servo gravemente infermo e sofferente (Mt 8,8): Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Chi conosce Gesù, ossia chi riconosce che Egli è il Figlio Unigenito, conosce anche il Padre: perché, dice Gesù, chi ha visto me, ha visto il Padre (Gv 14,9). E ancora (Gv 5,37): E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto. E ancora (Gv 6,46): Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. E ancora (1 Gv , 4,12): Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Il concetto è chiarissimo: come si può amare Dio, che non si vede, se non si ama Gesù Cristo, che si è mostrato al mondo ed è vissuto in mezzo agli uomini, sino ad offrire la propria vita sulla croce per amor loro? Perciò quella terribile affermazione, secca come un colpo di frusta: Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio, reca in sé la condanna di tutti quelli che, pur avendo visto Gesù Cristo, avendo udito le Sue Parole, e avendo ricevuto la testimonianza di quelli che l’hanno visto e udito (ed è il nostro caso, di uomini vissuti molti anni dopo la sua venuta), nondimeno si rifiutano di riconoscerlo, cioè di riconoscere in Lui proprio quello che doveva venire, che era stato preannunciato dai profeti e che il mondo intero attendeva, soffrendo e gemendo come una donna nelle doglie del parto (cfr. Rom 8,22), perché dalla Sua venuta dipendeva e dipende tuttora la Redenzione universale, senza la quale noi siamo perduti, perché non c’è verità né salvezza al di fuori di Lui.
21 Di nuovo Gesù disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». 22 Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». 23 E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24 Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». 25 Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. 26 Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». 27 Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28 Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 29 Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». 30 A queste sue parole, molti credettero in lui.
La tremenda maledizione di Gesù contro i farisei: non comprendete il mio linguaggio perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro!
Il Figlio di Dio si è incarnato nel seno di una creatura umana ed è venuto nel mondo, ha insegnato e mostrato agli uomini la via della verità e della salvezza; ma il mondo non lo ha accolto, non ha voluto riconoscerlo, non ha voluto dare peso alle Sue Parole: ha osato levare le mani contro di Lui, trattarlo come un malfattore e un bestemmiatore, condannarlo alla più infamante delle morti e godere, stando ai piedi della croce, della sua tremenda agonia. Si può immaginare un dramma cosmico più impressionante di questo? Eppure è esattamente quel che è accaduto; e che continua ad accadere, perché ogni volta che un essere umano, di fronte a Gesù, dice il suo infernale: Non serviam; ogni volta che qualcuno rifiuta Gesù, lo bestemmia, lo maledice, e perseguita i suoi fedeli, accusandoli con ogni sorta di menzogne e calunniandoli con diabolica malizia, ebbene ogni volta si rinnova il dramma del Calvario, e ogni volta si rinnova la Passione del divino Redentore. Essa si rinnova anche, ma in tutt’altro senso, nel Sacrificio Eucaristico: perché quando il sacerdote celebra la santa Messa, Gesù soffre e si immola di nuovo per gli uomini, ma il suo Sacrificio diviene per loro strumento di salvezza; mentre nel rifiuto ostinato e diabolico di Lui, o addirittura nella profanazione del Pane Eucaristico fatta dagli adoratori del demonio durante la messa nera, Egli soffre di nuovo la Passione, ma invano, perché per quegli uomini il suo Sacrificio non serve a nulla, anzi diviene lo strumento della loro eterna dannazione. Ecco perché vi è qualcosa di diabolico nell’insistenza con cui Bergoglio dice e ripete che anche Giuda si è salvato: è come se costui volesse affermare che ci si salva sia riconoscendo Gesù, sia tradendo Gesù, che ci si salva in tutti i casi indipendentemente dai meriti: il che potrebbe senza dubbio piacere a Lutero, ma non ha niente a che fare con la vera dottrina cattolica, per la quale il libero arbitrio è e rimane il dono più prezioso fatto da Dio all’uomo, e lo strumento con il quale l’uomo sceglie da se stesso, in autonomia e in libertà, il proprio destino eterno.
31 Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33 Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». 34 Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35 Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; 36 se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37 So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. 38 Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». 39 Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! 40 Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. 41 Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». 42 Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43 Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, 44 voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45 A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46 Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47 Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio».
Come si può amare Dio, che non si vede, se non si ama Gesù Cristo, che si è mostrato al mondo ed è vissuto in mezzo agli uomini, sino ad offrire la propria vita sulla croce per amor loro?
Ed eccoci alla tremenda maledizione di Gesù contro i farisei: non comprendete il mio linguaggio perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Sì, è inutile nasconderselo: si tratta di una maledizione (vedi, su questo importante concetto, ossia la liceità della maledizione cristiana, la dotta e chiarificatrice dissertazione di “Natanel” sul quindicinale fondato da don Francesco Maria Putti Sì sì no no del 15 aprile 2021). Chi lo dice che Gesù Cristo è venuto solamente a benedire? Quelli che dicono questo, mentono e falsificano il Vangelo; al contrario: Gesù è venuto a portare una netta e irrevocabile divisione, da una parte i figli della luce, dall’altra i figli delle tenebre. I figli della luce lo riconoscono, lo ascoltano e mettono in pratica la Sua Parola; ma i figli delle tenebre gli dicono, allora come oggi: «Tu chi sei? Non ti conosciamo; non puoi farti eguale a Dio, perché vuoi renderti testimonianza da te stesso, e questo è inaccettabile». Com’è diffuso questo modo di pensare, anche oggi, e anche fra molti sedicenti cattolici e perfino fra i membri del clero – quelli usciti dai seminari postconciliari – nei quali vi è un continuo dubitare, un continuo rimuginare, una pretesa, ora sottintesa, ora esplicita, di piegare la stessa Parola di Gesù alla mentalità del mondo, perché appunto il loro problema è che essi continuano a pensare e giudicare secondo la carne. E secondo la carne Gesù non è Dio, Gesù non è risorto, Gesù non ha il potere di salvarci; anzi Dio stesso, forse, non è che un’invenzione umana, un sentimento umano, o, come dicono i modernisti, uno stato d’animo, mediante il quale gli uomini ”sentono”, o magari non sentono, a seconda del loro umore, che c’è o non c’è qualcosa ai di fuori di loro, al di sopra di loro, qualcosa che chiamano Dio, ma così, per convenzione, non sapendo come altro definire quella che, in fin dei conti, è solo una sensazione. Chi non ascolta la Parola di Gesù, non l’ascolta perché una forza sovrumana gli ha chiuso gli orecchi: c’è un’ostinazione colpevole nel rifiuto di Dio, che sbocca nell’impossibilità di credere in Lui, ed è punizione a se stessa. In tal modo si adempie la profezia di Isaia, citata in Mt, 13, 14-15:
Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
«Io sono la luce del mondo»
di
Francesco Lamendola
Il Figlio di Dio è Gesù Cristo figlio di Maria Vergine, madre di Dio come uomo,esente dal peccato originale.Dio unico fattosi uomo per redimere l'uomo dalla morte della schiavitù del peccato.Egli si è offerto in sacrificio sulla Croce per rendere nuovamente la dignità all'uomo decaduto ,per salvarlo dalla dannazione dell'inferno.Secondo la sua volontà salvifica si ha il perdono dei peccati seguendo la regola di non amare più l'etica della ricerca della felicità nella trasgressione dei dieci comandamenti.Dio è uno solo onnipotente e ingenerato,miracoloso.L'idea che le tre persone della Trinità siano differenti tra di loro pur essendo un unico solo Dio non soddisfa secondo me l'esigenza della retta ragione.Salve.
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