ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 21 luglio 2021

Siamo transitati dallo Stato di diritto allo Stato di polizia.

 OBBLIGO VACCINALE

Green pass, siamo già allo Stato di polizia

Mancanza di sicurezza, efficacia e stato di necessità: non c'è alcuna giustificazione morale all'obbligo vaccinale che il governo sta introducendo indirettamente con lo strumento del Green pass. Il dramma è che questi provvedimenti autoritari e arbitrari si affermano non solo grazie alle sanzioni previste, ma perché nella popolazione è stata instillata la paura di morire, che spinge anche alla caccia dei fantomatici "no vax". Così è già stato superato lo Stato di diritto.



Come è noto il Green pass nazionale verrà rilasciato se la persona è in possesso di un tampone che attesti la sua negatività e che sia stato eseguito nelle ultime 48 ore, se è comprovata la guarigione dal Covid negli ultimi 6 mesi oppure in caso di vaccinazione con doppia dose. Senza il Green pass si è esclusi dall’esercizio di una serie di libertà. Se non de iure sicuramente de facto lo Stato sta imponendo un obbligo vaccinale. È ciò che, senza il bisogno di essere stati dei geni della politica, avevamo previsto che sarebbe accaduto in un articolo del dicembre scorso.

Ora domandiamoci: lo Stato può imporre la vaccinazione? Ne avevamo già trattato proprio in quell’articolo appena citato. Rimandiamo ad esso per gli aspetti più analitici del problema. Qui richiamiamo i criteri di fondo anticipando che le conclusioni espresse mesi addietro oggi sono ancor più valide.

Un ordinamento giuridico può e deve imporre una condotta quando questa concorre al bene comune, quando è necessaria e non interpella scelte personalissime (v. matrimonio). In merito al primo criterio, sicuramente la tutela della vita e della salute interessano il bene comune. Però deve esserci autentica tutela della vita e della salute. Vaccini non sicuri, come quelli attuali, non possono venire qualificati come strumenti adatti a tutelare la vita e la salute dei cittadini. Quindi un criterio da rispettare affinché una condotta possa venire imposta è che questa condotta sia efficace nel tutelare e semmai accrescere il bene comune. Efficacia significa che gli effetti positivi sicuramente o molto probabilmente supereranno quelli negativi. Questo criterio pare proprio non venire rispettato dagli attuali vaccini i quali sono infatti ancora in fase di sperimentazione e sui quali diversi studi hanno evidenziato non poche criticità, non solo in merito a possibili effetti collaterali gravi, ma anche relativamente alla loro capacità di rendere immuni e di bloccare il contagio.

Passiamo al criterio di necessità. In primis è da rilevare che uno strumento inefficace non può essere uno strumento necessario: se non serve ed è pure dannoso come fa ad essere indispensabile? Ma ammesso e non concesso che i vaccini funzionino, il criterio della necessità non verrebbe ugualmente soddisfatto dall’impiego di tali vaccini. Infatti gli stessi non sono l’unica soluzione per far fronte all’epidemia, ma esistono le terapie domiciliari. Inoltre la pericolosità del Coronavirus è predicabile solo per alcuni soggetti. Viene quindi da concludere che non risulta necessario vaccinare indiscriminatamente. Dunque, mancando il criterio della tutela al bene comune e della necessità, l’obbligo vaccinale non ha ragione di esistere.

Detto in altri termini, la scelta del governo di obbligare a vaccinarci, seppur indirettamente tramite l’escamotage del Green Pass, è irrazionale. Quando un comando è irragionevole vuol dire che è contrario ai principi di legge naturale e dunque ingiusto. Avremmo quindi un obbligo legale, ma iniquo. Non ius quia iustum, ossia una norma che trae la sua validità dalla sua giustizia, ma ius quia iussum, ossia una norma che trae la sua validità unicamente dal potere di chi l’ha varata, dal fatto che è stata comandata, imposta.

Un tale obbligo può allora trovare fondamento ad esempio nella teoria di Thomas Hobbes (1588-1679), il quale sosteneva che è l’autorità e non la verità a fare le leggi, scadendo quindi nell’autoritarismo (autorità senza verità) e nell’arbitrarismo di chi governa. Ma oltre ad Hobbes non si può non citare Hans Kelsen (1881-1973) per il quale il comando giuridico trova la sua validità nella forma della norma, ossia nel rispetto di regole procedurali e quindi alla fine convenzionali, non nel suo contenuto, in ciò che dice la norma. Su altro fronte, ossia dal lato del cittadino, l’obbedienza al comando non deriva dalla bontà del comando, ossia dalla giustizia dello stesso, bensì dalla paura, dal timore della sanzione che accompagna il comando. Per Kelsen il diritto alla fine si sintetizza in questo giudizio ipotetico: se non vuoi X, fai Y. Se non vuoi pagare 400 euro di multa perché sei andato a Messa o al ristorante senza Green Pass, devi vaccinarti.

In questa prospettiva l’effettività del comando, ossia il reale adeguamento dei consociati alle indicazioni presenti nel comando, riposa sulla forza intimidatoria dello Stato, non sulla giustizia del comando. L’obbligo si impone sulla coscienza collettiva non per forza intrinseca all’obbligo – mi vaccino perché è giusto farlo – ma per forza estrinseca -  mi vaccino altrimenti hanno deciso di togliermi alcune libertà. Si tratta del potere ricattatorio dello Stato nei confronti di chi ha meno potere di lui e quindi è obbligato a cedere su molto per non perdere tutto.

Parlavamo della paura della sanzione come molla per ottenere dai cittadini l’adeguamento delle proprie condotte ai dettami del governo. Oggi in Italia forse siamo arrivati ad uno step successivo. Ciò che ha mosso e muoverà molti, ma non certo tutti, a vaccinarsi non è tanto la paura di perdere alcune libertà o di pagare ammende salate – la vaccinazione di massa è fiorita con energia in assenza di questi deterrenti – bensì la paura di morire. Media e governo sono riusciti a terrorizzare il popolino alla perfezione. Prova provata è la percentuale di persone che in piena estate e all’aperto se ne va in giro con la mascherina seppur da settimane sia caduto il relativo obbligo di indossarla. Il ragionier Rossi è diventato più rigorista del ministro Speranza. Draghi & Co. allora si trovano a orientare delle coscienze già irretite dal panico, già ammorbidite dal timore stordente e paralizzante della morte. Un gregge che mai raggiungerà l’immunità dal virus, ma che ha già raggiunto l’immunità dal senso del reale e della misura.

Tenendo quindi conto di questa situazione sociale, il Green pass non può che essere destinato ai riottosi, a quelli che con disprezzo vengono etichettati come "no vax", agli irriducibili del pensiero raziocinante. Per stanare gli esponenti di questa resistenza alla politica vaccinale e farli desistere da una lotta votata all’astensionismo vaccinale, occorre bruciargli la casa dove vivono, ossia togliere loro più libertà possibili. Conclusione scontata: siamo transitati dallo Stato di diritto allo Stato di polizia.

Tommaso Scandroglio

- E ANCHE CONFINDUSTRIA PERDE LA TESTA, di Ruben Razzante

https://lanuovabq.it/it/green-pass-siamo-gia-allo-stato-di-polizia

Lettera dalla Francia / In marcia per la libertà. Ma per il mainstream si tratta solo di egoisti ignoranti



    di Jeanne Smits

Sabato scorso centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in diverse centinaia di località della Francia per manifestare contro l’intenzione del governo di istituire regole obbligatorie per la “vaccinazione” Covid-19 e lo Stato Covid-19 obbligando tutti i cittadini a esibire un tessera sanitaria QR-code ogni volta che si recano in un grande centro commerciale, un ristorante, un caffè, un bar, un cinema, un teatro, un ospedale, luoghi culturali e di svago che accolgono più di cinquanta visitatori, oppure desidera utilizzare il trasporto pubblico a lunga percorrenza.

L’affluenza è stata notevole, visto che in un sabato di metà luglio le vacanze sono già in pieno svolgimento e molte famiglie sono in viaggio verso i luoghi di villeggiatura in campagna, in montagna o al mare.

Cantando “Liberté, Liberté!”, da Nizza nell’estremo Sud a Lille molto a Nord, in quasi tutti i capoluoghi di provincia e dipartimenti francesi – e in altre città – folle di persone di tutte le categorie sociali si sono ritrovate in pieno accordo sull’iniquità di una legge che vogliono vedere abbattuta. L’idea non era tanto, a questo punto, di sottolineare i pericoli del “vaccino” sperimentale, quanto di combattere l’instaurarsi di una società fratturata con discriminazioni su una scala senza precedenti, dove le persone vengono ricattate per ricevere un’iniezione i cui effetti a medio e lungo termine sono totalmente sconosciuti.

Tutto questo in nome della cosiddetta variante “Delta” di Sars-CoV-2, che è più contagiosa, ma molto meno grave della già non così mortale forma originaria della malattia.

Secondo i numeri ufficiali del ministero dell’Interno citati dai principali media, solo circa 110 mila persone si sono unite alle marce pacifiche in tutto il paese. La Tv di Stato ha persino detto “diverse migliaia di persone”. Questo non ha senso. Le foto di una sola delle tre manifestazioni avvenute a Parigi mostrano che quella organizzata da Florian Philippot, leader di Les Patriotes, e affiancata da Fabrice Di Vizio, che ieri ha avviato il procedimento per dimostrare che il lasciapassare sanitario è illegale, ha mostrato una folla ben più grande.

Hanno partecipato solo una manciata di leader politici, come Martine Wonner, membro dell’Assemblea nazionale ed ex rappresentante del partito La République en Marche di Macron. È una delle voci più esplicite contro la tirannia anti-Covid nel parlamento francese.

Ci sono state proteste nelle principali città come Marsiglia, Nizza, Lione e Strasburgo.

A Bordeaux, dove la manifestazione era stata vietata dalle autorità locali, 1200 persone (secondo la polizia che notoriamente sottostima i numeri) si sono riunite per denunciare la “dittatura” di Macron. In ogni città l’affluenza è stata impressionante, con una fitta folla di migliaia di persone.

Mi sono unita alla manifestazione di Vannes, cittadina di medie dimensioni (per gli standard francesi) di circa 53 mila abitanti sulla costa meridionale della Bretagna, dove la stampa ufficiale locale, colpita dalla densità della marcia, ha parlato di una folla di “3500 persone”. Il mio conteggio personale sarebbe più vicino alle cinquemila: un’assemblea di ricchi e poveri, vecchi e giovani, famiglie tradizionali e bretoni libertari, ma soprattutto gente ordinaria di tutti gli orizzonti politici, compresi i Gilet jaunes, movimento dei gilet gialli che sorse nell’ottobre 2018 in segno di protesta contro l’aumento del costo dell’energia e la crescente povertà delle classi medio-basse.

La diversità della composizione sociale dovrebbe essere spunto di riflessione per il governo che è riuscito ad armare un’opposizione in cui gli opposti naturali marciano insieme con un unico obiettivo. E la mobilitazione dei Gilets jaunes è segno che il movimento ha tutte le possibilità di diventare un appuntamento fisso con manifestazioni ricorrenti. L’unica domanda ora è se le forze di polizia li tratteranno in modo così violento e aggressivo come hanno fatto con le manifestazioni di tre anni fa.

In una mossa particolarmente aggressiva contro coloro che vogliono che la loro integrità fisica, la loro libertà di movimento e altre libertà fondamentali siano rispettate, il portavoce del governo Gabriel Attal ha dichiarato a Bfmtv, emittente di notizie pro-Macron: “C’è una Francia laboriosa e propositiva, che vuole mettere da parte il virus e lavorare. È la maggioranza. E poi c’è una frangia capricciosa e disfattista, molto minoritaria, che si accontenterebbe di rimanere nel caos e nell’inattività”.

Una tale affermazione è uno schiaffo a trenta milioni di cittadini francesi che a oggi continuano a rifiutare il “vaccino” Covid e temono per la loro salute, i loro mezzi di sussistenza e il futuro stesso della società.

Tra gli slogan fioriti sabato in tante città francesi, “Macron, dimettiti!” è stato un grande successo. I cartelloni fatti in casa parlavano di tirannia, della deriva nazista e della difesa dei nostri diritti. Un cartello in inglese diceva: “Comunità internazionale, aiutaci a fermare la dittatura di Macron”. Un altro ancora recitava: “Bravo Macron, Xi Jinping non avrebbe fatto di meglio”. “Macron, tu sei il virus.” “Niente apartheid”, era scritto su altri.

Le Salon beige, un sito di notizie cattolico conservatore, ha scelto un’immagine che mostra un cartello con le parole “’Il mio corpo, la mia scelta. Funziona solo per i bambini che non sono desiderati?” Molte altre immagini e video sono disponibili qui.

Fra i tanti temi e slogan, la stampa mainstream si è concentrata in modo massiccio su rari casi di manifestanti che indossavano la stella gialla imposta dai nazisti agli ebrei, condannando “virtuosamente” l’uso del simbolo da parte di persone che vengono ufficialmente descritte come pigre, buone a nulla, ignoranti ed egoiste.

Sì, molte delle persone che sono scese in strada sono arrabbiate per le restrizioni alle loro attività ricreative, e giustamente, perché esse fanno parte della vita: incontrare gli amici, ritrovarsi per godersi uno spettacolo o un pasto insieme.

Ma non si tratta solo di poter beneficiare dei semplici piaceri della vita sociale ordinaria. Per tutti gli operatori sanitari e gli addetti negli ospedali, nelle case per anziani, nell’industria del turismo, nei trasporti o nei grandi centri commerciali sarà obbligatorio avere un pass sanitario, che equivale a vaccinazione obbligatoria. La probabile ragione per cui il presidente francese Emmanuel Macron ha reso obbligatorio il pass e non la vaccinazione è che una tale disposizione sarebbe stata più difficile da imporre alla luce delle leggi esistenti.

Le conversazioni raccolte alla marcia a cui ho partecipato non riguardavano comunque la libertà di divertirsi: c’erano infermieri e assistenti sanitari che lavorano duramente tutto l’anno e che temono di dover lasciare il lavoro senza compenso. Molti hanno parlato di paura per i propri figli, altri hanno spiegato che si aspettano di essere costretti a dimettersi dalla loro amata professione in un momento in cui il Covid ha spinto al ribasso il mercato del lavoro. Le famiglie hanno riferito di propri membri che hanno accettato la vaccinazione solo per essere liberi di andare in vacanza. Altri hanno spiegato come nell’esercito francese sia stata praticata un’enorme pressione su soldati e ufficiali affinché accettino il “vaccino”: alcuni allievi ufficiali sono costretti a scegliere tra le dimissioni e farsi vaccinare; altri vengono spinti a lavori amministrativi poco interessanti quando speravano di unirsi a operazioni sul campo.

In un altro tema ricorrente, i manifestanti hanno scambiato aneddoti su “eventi avversi” che hanno colpito i vaccinati poco dopo aver ricevuto l’iniezione: coaguli di sangue, ictus, giovani donne che hanno perso il ciclo e altri eventi, a volte letali, sono stati citati come accaduti a persone da loro direttamente conosciute.

Uno di questi casi ha coinvolto l’anziano padre di un amico del mio interlocutore, che è recentemente morto di trombosi una settimana dopo aver ricevuto l’iniezione con il “vaccino” Covid: il suo certificato di morte menzionava come causa della morte la “conseguenza di un’iniezione vaccinale”. Ma nella grande maggioranza dei casi gli effetti avversi non sono segnalati e non vengono effettuate autopsie.

Una gran parte dell’opinione pubblica francese è chiaramente e pienamente consapevole dello sbalorditivo attacco alle libertà fondamentali che viene accelerato dal sistema legislativo. Solo poche ore fa, questo lunedì pomeriggio, la più alta corte amministrativa, il Conseil d’Etat, ha dato il via libera alla legge sui lasciapassare sanitario così come redatta dal governo, introducendo solo piccole riserve, come il fatto che le persone positive al Covid non debbano essere controllato di notte.

Il Conseil d’Etat ha anche stabilito che una multa di 45 mila euro per i ristoratori incaricati di controllare la conformità dei propri clienti, come suggerito dal governo, era troppo pesante, e l’ha portata a mille euro (novemila in caso di recidiva). Ma questa è ancora una multa salata per le persone il cui sostentamento dipende dall’accoglienza dei propri clienti. Molti poi si sono uniti alle manifestazioni in tutta la Francia per protestare contro l’utilizzo come forze ausiliarie di polizia.

Martedì la commissione speciale dell’Assemblea nazionale ha esaminato il disegno di legge. Oggi l’Assemblea nazionale sarà chiamata a discutere il testo che dovrebbe arrivare al Senato entro giovedì. Il governo spera che la procedura si concluda entro la fine della settimana e che il “pass sanitario” entri in vigore entro il 1° agosto.

Il 19 luglio, la Francia ha avuto 4.151 nuovi “casi” di Covid e venti decessi attribuiti alla malattia. Nel frattempo, nel Regno Unito, domenica sono stati contati circa 50 mila nuovi casi e ventotto decessi. Ma nel Regno Unito c’è stata la “Giornata della libertà” con la revoca di quasi tutte le restrizioni, anche se i passaporti per i vaccini verranno adottati per l’uso nei locali notturni a partire da settembre.

Fonte: lifesitenews.com

https://www.aldomariavalli.it/2021/07/21/lettera-dalla-francia-in-marcia-per-la-liberta-ma-per-il-mainstream-si-tratta-solo-di-egoisti-ignoranti/

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.