La Comunità Europea decide di perseguire l’Ungheria
Il Parlamento di Budapest
Il 15 giugno scorso, il Parlamento ungherese ha approvato una legge che stabilisce che i bambini e i ragazzi non siano esposti a materiale LGBT fino all’età di 18 anni, stimolando così le famiglie ad esercitare il loro diritto naturale.
Dall’Europa sono giunti i rimproveri all’Ungheria, con particolare attenzione per il capo del governo Vitkor Orban. La motivazione è che tale legge sarebbe discriminatoria nei confronti delle persone LGBT.
Mentre la Commissione Europea sottolinea che la dignità e i diritti umani sono valori fondamentali per la stessa Commissione, il capo del governo ungherese Viktor Orban ribatte che si tratta di un abuso di potere.
In realtà, se le decisioni del governo di una nazione europea possono essere sanzionate dalla Commissione, la stessa nazione perde la sua dignità e la sua autonomia, e il popolo di detta nazione non conta più niente. In questa ottica, il governo ungherese ha deciso di interpellare direttamente il popolo ungherese, indicendo un referendum sull’argomento.
L’assurdo di tutto questo è che la Commissione Europea non tiene in alcun conto la cultura e la tradizione del popolo ungherese, come se con l’ingresso in Europa questo cesserebbe di essere quello che è stato per secoli, diventando un non meglio precisato popolo europeo senza radici. Lo stesso sta accadendo per la Polonia, dove un terzo delle collettività polacche hanno emanato una «carta dei diritti delle famiglie», sulla base delle loro tradizioni e per contrastare invadenza delle pretese delle persone LGBT.
Ma sembra proprio che nella moderna Europa i popoli non possano essere se stessi, la presidente della Commissione Europea, la tedesca Ursula Gertrud von der Leyen, parlando dell’Ungheria e della Polonia ha affermato che per le «zone senza umanità» non c’è posto in Europa. Come se l’umanità fosse solo quella suggerita della UE, che di per sé non ne ha alcuna, mentre l’umanità dei diversi popoli europei non sarebbe un’umanità da tenere in conto.
Insomma, entrare a far parte dell’Unione Europea equivale a perdere la dignità di popolo e di cittadino, per assumere una dignità che è fondata solo sulle pretese moderne di tutti coloro che vogliono vivere rigettando gli usi e i costumi della nazione in cui sono nati.
Questa moderna Europa, che ha volutamente respinto ogni richiamo alle sue radici cristiane, se ne inventa delle nuove che sono fondate su concezioni anticristiane, concezioni che, secondo un costume ormai diffuso, guardano in avanti verso un mondo nuovo che è un mondo globalizzato, avulso da ogni realtà e cultore delle fantasie più sfrenate che oltre ad essere anticristiane sono antiumane. Un mondo alla rovescia che non segue più l’intelligenza della testa, ma gli stimoli del ventre.
Quello che accade in Europa, d’altronde, è lo stesso di quello che accade nel mondo intero, dove, con la comparsa del Coronavirus e con gli interessati rimedi attuati ovunque, si è passati in modo quasi inavvertito ad un regime poliziesco che impone a tutti quello che si deve fare e quello che non si deve fare.
A chi serve questo regime di imposizioni artificiose? All’Anticristo, che si vede così preparare la strada per la sua momentanea affermazione, fanno quindi bene i cristiani ad esercitarsi a rifiutare fin d’ora questi segni iniziali di costrizione. L’unica cosa che dispiace, non poco, è che in questo procedere dall’umano all’antiumano essi non possano contare sul sostegno della Chiesa, ormai ridotta da Bergoglio in una qualsiasi ONG che coccola le persone LGBT.
di Redazione
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