Lo scandalo dei vescovi (e l’ombra di una chiesa che non ha “il coraggio di dire io”).
Qualche giorno fa si è dimesso un vescovo brasiliano, a quanto pare perché era circolato in rete un video, da lui stesso ripreso e originariamente mandato credo ad un suo amante, in cui appariva nudo mentre si masturbava. Che dire? Molta pena per lui, perché uno così dev’essere conciato proprio male. Dal punto di vista umano, molta perplessità riguardo al modo in cui la chiesa cattolica, come organizzazione, seleziona i suoi quadri. Tanto più se fosse vero che, come ho letto, precedenti segnalazioni del comportamento immorale di quel vescovo erano cadute nel vuoto perché egli era “della corrente giusta”.
Sorgono alla mente di noi semplici fedeli molte domande che non si possono tacitare col solito discorso della “mela marcia” che c’è sempre in ogni collettivo (“anche tra i Dodici, benché li avesse scelti Gesù stesso”).
Quello del prelato brasiliano di cui sopra, infatti, non è un caso isolato: negli ultimi anni (o forse dovrei dire negli ultimi decenni), quante sono state le dimissioni “strane” (e in qualche caso le rimozioni vere e proprie) di vescovi non ancora giunti al compimento dei 75 anni, di cui non è stata quasi mai chiarita in modo trasparente la motivazione, ma dietro alle quali si sono intravisti gravi problemi di carattere morale, legati quasi sempre al sesso e ai soldi, o di carattere dottrinale? Se di mele marce vogliamo continuare a parlare, forse è ormai necessario interrogarsi sulla salute complessiva del canestro e sui criteri con cui viene composto.Ma questo non è il peggio.
Che la chiesa abbia non uno, ma diverse decine (e, a questo punto, chi può dire che non siano centinaia?) di vescovi indegni, per dottrina o per morale o per entrambe, è di certo un gran male, ma non è la cosa peggiore che possa capitarle.
Forse ieri, in Spagna, è accaduto qualcosa di ancor più preoccupante, con le dimissioni dell’ancor giovane vescovo di Solsona, mons. Xaiver Gomell Novà. Io non so quanto credito si possa dare alle fonti giornalistiche, comunque questo è il modo in cui l’Ansa ha dato la notizia: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2021/08/23/rimosso-il-vescovo-spagnolo-novell-contestato-per-frasi-sui-gay_8f81f4be-077d-4493-b1e2-df16a40b99b2.html.
Il titolo è sbagliato, perché formalmente non di rimozione si tratta bensì di dimissioni, ma il senso della notizia è chiaro. Quel vescovo se ne sarebbe andato perché “dava fastidio”. E dava fastidio perché “parlava cristiano”. Possibile che sia così? Il sito della diocesi di Solsona, che è per ora l’unica fonte ufficiale a cui si possa attingere, contiene solo una nota de prensamolto stringata in cui viene detto soltanto che le dimissioni il vescovo le ha «libremente presentado por razones estrictamente personales». Spiegazione risibile, che da un lato ricorda le giustificazioni delle assenze scolastiche di certi alunni, a cui una mia vecchia e cara preside obiettava argutamente che per forza i motivi dell’assenza erano personali, visto che a farla erano stati loro personalmente e non qualcun altro; e dall’altro mostra una totale noncuranza di che cosa rappresenti un vescovo per la sua chiesa. Un vescovo è un successore degli apostoli, il pastore del suo gregge, uno che ha un rapporto quasi-sponsale e quasi-paterno con la sua chiesa, come ci hanno sempre insegnato, o dobbiamo considerarlo piuttosto un funzionario, qualcosa di simile al direttore di una filiale? Ora, se il vescovo è più simile a un padre che ad un burocrate intercambiabile, un padre che decide di andarsene di casa può forse cavarsela dicendo ai figli che lo fa “per ragioni strettamente personali”? Il comunicato della diocesi di Solsona aggiunge che il vescovo, dopo un periodo di riflessione, discernimento e preghiera «ha espontáneamente presentado al Santo Padre su propia situación y su dimisión», il che sarà anche la pura verità, ma il fatto che questa “spontaneità” si sia sentito il bisogno di ribadirla due volte, in un testo di poche righe, fa pensare che anche a chi l’ha scritto suonasse poco credibile.
Perché dico che qui ci potrebbe essere uno scandalo ben maggiore di quello di un vescovo che si fa i video porno? Perché se fosse vero che l’ostilità del mondo, causata da prese di posizione del tutto coerenti con la dottrina cattolica, è ormai un motivo sufficiente per fare sì che un vescovo si dimetta (per quanto libremente ed espontáneamente, come no), senza che ciò provochi alcuna reazione nell’organismo ecclesiale, beh ci sarebbe da temere per la vitalità di quel corpo. E ci sarebbe da augurarsi, paradossalmente, che il giovane vescovo spagnolo (52 anni!) avesse pure lui qualche scheletro nell’armadio e le ragioni delle dimissioni fossero altre da quelle che sembrano. Se così fosse, ne sarei molto addolorato per lui, ma si tratterebbe “soltanto” di un altro caso che si aggiunge alla fila. Ma se invece davvero un vescovo della chiesa cattolica potesse essere impunemente indotto a dimettersi a causa delle pressioni subite da parte di poteri mondani “nemici della croce di Cristo”, e nessuno degli altri cinquemila e passa vescovi del mondo, col papa in testa, avesse niente da ridire in difesa della libertas ecclesiae… beh, francamente questo mi sembrerebbe molto più grave.
La libertas ecclesiae infatti è un valore supremo, da difendere ad ogni costo. Una chiesa che non difende più la propria libertà è una chiesa che non ha “il coraggio di dire io”. in faccia al mondo. Anzi, ancor meglio: non ha “il coraggio di dire noi”. Una chiesa così, a me pare che sarebbe messa peggio anche di una chiesa piena di vescovi fornicatori.
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