ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 13 agosto 2021

Protettore e patrono

Ite ad Ioseph

 

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Sancti per fidem vicerunt regna (cf. Eb 11, 33).

In situazioni di emergenza è facile lasciarsi prendere dalla ricerca frenetica di soluzioni immediate. Anche in un buon cristiano, istintivamente, si mette in moto il mulinello dei pensieri e scatta l’ansia dell’incerto futuro. Non nego di certo che la prospettiva di esser sospeso dal lavoro, soprattutto per chi ha famiglia, sia particolarmente preoccupante, come pure quella, per uno studente, di non poter più aver accesso ai corsi. Vorrei tuttavia richiamare il fatto che, per chi ha una fede viva, il primo e più spontaneo riflesso, di fronte a una difficoltà inaspettata e apparentemente insormontabile, è quello di rivolgersi al Cielo. 

Il credente sa che ogni evento della storia umana, piccolo o grande, è disposto o permesso da Dio per il suo maggior bene; alla luce di questa consapevolezza, la priorità assoluta è chiedere luce dall’alto sul modo giusto di affrontare il problema contando sul Suo aiuto.

Chi scrive ha sperimentato la temporanea perdita dell’incarico e del relativo sostentamento, ma anche la mirabile sollecitudine della Provvidenza, che grazie alla generosità di tanti fratelli gli ha assicurato il necessario in tutto: «Il Signore è il mio pastore; nulla mi mancherà» (Sal 22, 1). Nella prova siamo spinti a perfezionare la fede e la speranza esercitandole in modo concreto; di conseguenza anche la carità si rafforza, sia perché il cuore si purifica dagli attaccamenti, sia perché un abbandono più pieno richiede un amore più intenso. Già il solo accrescimento delle virtù teologali è un grazia notevole, ma le avversità ben sopportate ci rendono pure più generosi col prossimo; nel rapporto con noi stessi, poi, esse ci fortificano interiormente e ci liberano da inutili fardelli, come le vane preoccupazioni e le esigenze superflue che insensibilmente ci soffocano il cuore.

Il nostro Maestro desidera altresì prepararci all’eventualità della persecuzione, che per i cristiani non è certo un fatto eccezionale. Vari decenni di accomodamento con il nemico – è vero – ci hanno illuso di poter scendere a patti su tutto. La cosiddetta apertura al mondo ha assuefatto gran parte dei cattolici a una tranquilla acquiescenza alle massime della cultura dominante e sottomissione alle regole dettate dal regime anticristico, che continua ad esser da loro idolatrato anche dopo aver deposto la sua maschera ammiccante e mostrato il suo volto mostruoso. I moderni credenti, con molti gerarchi alla loro testa, si fanno merito e vanto di trasgredire gravemente la legge divina per obbedire a uomini corrotti e depravati; se provate a far loro notare l’incoerenza, diventano violenti. La peculiarità della nuova persecuzione, perciò, è che proviene non solo dall’esterno della Chiesa, ma anche dall’interno; i suoi agenti si arruolano perfino fra quanti, fino a ieri, ci erano amici o sodali.

«Sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine, costui sarà salvato» (Mc 13, 13). «Sarete traditi anche dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici […]. Con la vostra pazienza acquisterete le vostre anime» (Lc 21, 16.19). Il cristiano non è sospinto da un rassegnato fatalismo né da uno spirito di eroismo vittimistico, ma da un indomito amore per Gesù, fuoco che gli brucia il cuore e ne irradia la gioia di soffrire per Lui. Chi non si sente pronto Gli chieda di accenderlo e farlo divampare, senza far calcoli sulle proprie forze, bensì esprimendo una fiducia incondizionata nella Sua potenza. Il Martirologio ricorda parecchi casi di fedeli inizialmente pavidi di fronte al pericolo, che poi si trasformarono repentinamente in intrepidi testimoni della fede. Il nostro Diletto ci accorderà immancabilmente tutte le grazie di cui avremo bisogno a seconda delle circostanze, che sia sul piano materiale o su quello spirituale; non è certo a corto di mezzi.

Non è proibito, naturalmente, implorarlo perché intervenga in nostro soccorso, proprio perché il vero credente, lungi dall’essere un fatalista o un vittimista, sa che la sua preghiera è una forza attiva che, prevista nel piano divino fin dall’eternità, può modificare la storia. Tuttavia, perché le nostre suppliche siano efficaci, fino a risultare irresistibili sul cuore di Dio, è indispensabile che sgorghino da un cuore completamente puro, esente, in particolare, da quella rabbia e quell’angoscia che sono due facce della stessa medaglia, la ribellione orgogliosa di chi vorrebbe dirigere persino i decreti della Provvidenza. La bocca che presume di poter essere ascoltata dagli orecchi di Dio, inoltre, deve astenersi da tutto ciò che li offende: critiche, offese, volgarità, maldicenze… È molto allettante, nelle odierne circostanze, lasciarsi andare a sfoghi scomposti nelle reti sociali, approvandosi gli uni gli altri in una frustrante ricerca di facili consensi; il fatto è che ciò inaridisce terribilmente l’anima, la allontana da Dio e la priva di innumerevoli grazie, peggiorandone ancor più la situazione.

Non è certo senza motivo che proprio in questa stagione storica così inquietante il Signore stia sempre più svelando il formidabile ruolo svolto, nella società e nella Chiesa, da Colui che Gli fece da padre sulla terra. Come capo della Santa Famiglia, san Giuseppe continua ad esercitare l’autorità ricevuta dal Cielo a beneficio dell’immensa famiglia di Dio. Prima ancora di invocare la Sua intercessione a nostro favore, però, dobbiamo prendere la ferma risoluzione di imitarne le qualità interiori, le virtù eminenti, i comportamenti pratici. La Sua funzione di protettore e patrono si esplica anzitutto nella paziente opera di educatore che svolge nei confronti delle membra del Corpo Mistico, così come vi assolse verso l’umanità del Capo. Per essere certo che un pensiero, una parola o un’azione siano graditi a Gesù e a Maria, domandati se sarebbero ammessi da Lui, se fosse tuo padre; il Suo sguardo dolce e severo ti darà un’infallibile risposta.

Mantenendo la calma e confidando nella Sua intercessione, puoi anche tentare, se davvero è utile e necessario, qualche procedura umana mirante ad assicurare il rispetto dei tuoi diritti: una diffida da parte di un avvocato, di solito, basta a mettere in riga i prevaricatori; se non è sufficiente, ci si può collegare in un ricorso collettivo oppure appellare alle istanze superiori di giudizio, a livello nazionale o europeo. Anche ai cristiani più ferventi è lecito avvalersi delle risorse offerte dal sistema giuridico, purché lo facciano mettendo al primo posto la fiducia nella Provvidenza e si aspettino il buon esito dal volere di Dio, completamente abbandonati al Suo beneplacito. Col cuore sgombro dall’aggressività e dal risentimento, essi si adoperano a superare le avversità contando sugli effetti della grazia, che si innesta sul loro agire e lo eleva al piano soprannaturale, ma può pure risolvere il problema in modalità impensabili, con interventi del tutto inaspettati.

Molto spesso, prima di arrivare a situazioni conflittuali, puoi sciogliere un nodo interpellando la coscienza di chi hai di fronte e facendo leva sulla sua umanità in modo tranquillo e pacato. Ciò che quasi sempre complica enormemente una controversia è l’atteggiamento polemico e irruente con cui ci si illude di intimidire la controparte e se ne stimola invece il bellicoso orgoglio. La fermezza è senz’altro vincente, ma in virtù non tanto della veemenza, quanto della serena determinazione dovuta alla certezza del proprio buon diritto. Il dominio di sé non è certo indice di remissività, bensì di forza interiore; l’impetuosità, viceversa, tradisce spesso l’insicurezza di chi si sente inadeguato di fronte alle sfide della vita. Impariamo allora da san Giuseppe a praticare queste virtù, così preziose nelle attuali circostanze, e mettiamoci umilmente alla Sua scuola.

Sia per essere da Lui educati in questo senso, sia per impetrare il Suo intervento a nostro favore, è quanto mai urgente pregarlo con insistenza. A tal fine trovo molto opportuna un’iniziativa alla quale raccomando di aderire. Si tratta di una solenne novena da recitare immediatamente prima dell’avvio dell’anno sociale, dal 23 al 31 agosto. Per renderla ancora più efficace, sarebbe importante consacrarsi al santo Patriarca prima di cominciarla. Sollecitato dal maggior numero di devoti, Egli non mancherà certamente di rispondere né sul piano materiale né su quello spirituale, purché ci sforziamo di far assomigliare il nostro al Suo cuore castissimo, mite e paziente. In questo modo anche le parole che, attraverso di Lui e di Maria, rivolgeremo al Figlio divino saliranno al Suo trono dritte come frecce per l’innocenza e la purezza degli animi da cui sgorgheranno.


SOLENNE NOVENA A SAN GIUSEPPE


(dal 23 al 31 agosto 2021)

Pubblicato da 

http://lascuredielia.blogspot.com/

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