Giordano, De Mari, Franco: processati dall’Inquisizione. Articolo 21 addio
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” così recita l’articolo 21 della Costituzione italiana che fissa un limite solo per quelle “pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume”.
Pare che la pandemia e la religione vaccinale abbiamo fatto mettere nel cassetto l’articolo 21. E ciò è emerso chiaro e lampante negli ultimi giorni, coi casi riguardanti il giornalista Mario Giordano e la psicoterapeuta e scrittrice fantasy Silvana De Mari: il primo è stato convocato dai vertici Mediaset che hanno minacciato di chiudere la trasmissione “Fuori dal Coro” per le posizioni giudicate “no vax”. Altro che fuori dal coro, la montanelliana stecca nel coro non è più ammessa. La dottoressa De Mari, già contestata per le sue posizioni riguardo l’omosessualità, ora è stata sospesa dall’ordine dei medici per le sue idee sul green pass: la De Mari, scrittrice fantasy, ha citato Tolkien ricordando come anche Gandalf sia stato sospeso dall’ordine degli stregoni.
Mai come in questo periodo storico abbiamo assistito ad una così diffusa guerra alla libertà d’espressione: persino dopo l’11 settembre era possibile assistere a talk show in cui venivano invitati esponenti islamici vicini ad al Qaeda che al massimo provocavano qualche polemica, ma che non venivano chiuse.
Oggi l’aria è cambiata e chi dà voce all’altra campana viene messo al rogo come eretico da comitati “scientifici” che assomigliano sempre più all’inquisizione che processò Galileo. Anche personaggi fino a ieri considerati rispettabilissimi intellettuali come Massimo Cacciari e Alessandro Barbero sono ora messi all’indice con una violenza degna del peggior squadrismo dalla stampa e dall’intelligentsjia mainstream.
Durante la trasmissione l’”Aria che tira” la giornalista Myrta Merlino ha incalzato con fare da processo staliniano l’attore Pippo Franco, candidato alle comuanali di Roma con Michetti, che ha espresso riserve sul vaccino e ha dichiarato la sua simpatia per Montagnier. “Pippo, devi dire che il vaccino si deve fare” ha quasi ringhiato la Merlino dinanzi a Franco che non si è spostato di un millimetro dalle sue posizioni. Devi. Imperativo. Immaginiamo che ora anche il popolare attore comico (che è persona colta, ex allievo di Guttuso), verrà ridicolizzato o messo all’indice.
Tutto questo non è più democrazia. E tutto questo sta arrivando da quelli che sino a ieri citavano la frase di Voltaire che in realtà è solo attribuita al filosofo “non condivido la tua idea ma darei la vita perché tu possa esprimerla”. Anzi, i sedicenti paladini della bontà e della gentilezza esultano pubblicamente per la sospensione di Silvana De Mari e, anzi, dicono che doveva farsi prima.
La satira, termometro della libertà d’espressione di un Paese, è oramai quasi tutta a senso unico prendendo di mira chi si è espresso contro il green pass o contro i “complottisti” e non tocca chi comanda (qualcuno ha visto vignette su Draghi o su quelli che vedono un complotto di Putin pure nel gabinetto intasato?), e ricorda sempre più pericolosamente quelle satire di regime che prendevano in giro il nemico, non il potente, al contrario di quel che faceva Pasquino.
Questo clima inquisitorio però pare non riguardare l’unico limite che effetttivamente la Costituzione mette alla libertà d’espressione: il buon costume. Uno degli intellettuali di punta del regime bestemmiava allegramente su Twitter nel lontano 2011 o più di recente si é messo a sponsorizzare scarpe con sangue umano e, se vogliamo, alcuni eccessi dei gay pride che nulla hanno a che vedere con la sacrosanta difesa dei diritti LGTB ma sono solo offese al buon gusto prima ancora che ai sentimenti religiosi.
Noi crediamo fermamente che quanto sta accadendo sta portando gli italiani verso una divisione che potrebbe avere esiti drammatici. Ma al di là di questo la libertà d’espressione, anche su temi di grande scomodità, è qualcosa che va tutelata. Ci stiamo avviando verso un periodo realmente oscuro, di pensiero unico.
Quello che è accaduto a Giordano e alla De Mari è solo la punta dell’iceberg di maglie che si stanno stringendo sempre di più sul pensiero divergente, la punta dell’iceberg di un’aggressività mediatica sempre più evidente e inedita. A questo bisogna avere il coraggio di dire un no secco, perché la piega è esattamente quella degli anni ’20 del secolo scorso.
ANDREA SARTORI
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La misteriosa morte dell’attivista “no vax” israeliano
Il nome di Hai Shulian non dirà molto ai lettori italiani, ma in Israele era considerato il capo dei “no vax”, e una sorta di nemico pubblico numero uno per i media e i politici.
Shulian è recentemente morto, secondo le autorità “per Covid”, poco dopo il suo arresto, ma sulla sua morte si allungano ombre inquietanti.
Israele è, insieme all’Italia, il Paese apripista della sperimentazione di massa, sociale prima ancora che medica, chiamata impropriamente “lotta alla pandemia”.
Lo Stato ebraico ha condotto, prima e più degli altri, una campagna vaccinale imponente, grazie soprattutto all’utilizzo dell’esercito, raggiungendo la quota del 50% della popolazione vaccinata già a febbraio 2021, quando in Italia appena il 4% della popolazione aveva ricevuto la prima dose.
Però contrariamente a quanto sarebbe dovuto avvenire secondo i sostenitori del vaccino non solo Israele non ha sconfitto la pandemia, ma al contrario è uno dei Paesi con il più alto numero di contagi e morti al mondo in proporzione alla sua popolazione.
In questa situazione surreale quanti si sono opposti agli obblighi vaccinali sono stati trattati da veri e propri criminali dal governo israeliano e tra questi, appunto, Shulian.
Arrestato dalla polizia di Gerusalemme durante una manifestazione, l’attivista è stato rilasciato il giorno dopo, ed essendo risultato positivo a un tampone fattogli è stato ricoverato. Poco dopo è morto. In un video denuncia registrato sul letto d’ospedale Shulian ha raccontato di essere stato picchiato e torturato dalla polizia israeliana: “mi hanno fatto a pezzi, mi hanno sfasciato tutto il corpo” dice con voce provata nella denuncia affidata alla rete.
Ma soprattutto Hai Shulian nel video afferma di essere stato avvelenato con qualche tipo di sostanza dalla autorità israeliane. La rapidissima morte di un uomo relativamente giovane, che pochi giorni prima manifestava in perfetta salute, è stata raccontata dalla stampa israeliana come la dimostrazione del fatto che i no vax danneggino in primo luogo loro stessi, ma la denuncia accorata di Shulian, la dinamica improvvisa del suo decesso e l’atteggiamento della autorità israeliana lascia spazio a dubbi davvero inquietanti su cosa sia veramente successo.
ARNALDO VITANGELI
https://visionetv.it/la-misteriosa-morte-dellattivista-no-vax-israeliano/
Bill Gates ha pubblicato un video in cui ha annunciato i suoi piani per le prossime pandemie.
Dice: “Sfortunatamente, la realtà è che il COVID-19 potrebbe non essere l’ultima pandemia. La minaccia della prossima pandemia incombe sempre sulle nostre teste, a meno che il mondo non prenda provvedimenti per prevenirla”.
Hanno già l’infrastruttura per un rapido dispiegamento di test di massa e vaccini, su cui stanno lavorando da molti anni.
“Vadano in malora le loro macchinazioni.
] Li colga una rovina improvvisa,
li catturi la rete che hanno teso
e nella rovina siano travolti.
Vicenda Unar. Il presidente di Radio Spada condannato a 2 mesi di detenzione per commenti che non ha scritto17 Settembre 2021 | Attualità
+++ COMUNICATO STAMPA +++
Il caso, se non manifestasse una preoccupante involuzione, sarebbe da catalogare nel campo del comico. Purtroppo non è così.
Piergiorgio Seveso, presidente di Radio Spada, è stato condannato (17-9-21, Tribunale di Como) a due mesi di detenzione per alcuni commenti risultati “diffamatori” connessi alla vicenda Spano/UNAR/LGBT. La colpa è averli scritti? No, perché Piergiorgio non li ha composti. La colpa consisterebbe nel risultare titolare del sito su cui – da utenti esterni! – sono stati vergati, prima che fossero cancellati.
Oltre all’evidente infondatezza della condanna – rispetto alla quale si farà certamente ricorso in appello e se necessario in cassazione, una volta che il giudice avrà depositato le motivazioni – lascia sbigottiti il clima che si sta creando.
Radio Spada non è solita sciogliersi in piagnistei sulla cosiddetta “libertà di espressione” e non lo farà nemmeno questa volta; ai nostri amici e lettori chiediamo solo preghiere, per affrontare questa nuova prova e – per chi vorrà sostenerci – non domandiamo donazioni ma la semplice promozione e diffusione della buona stampa che abbiamo prodotto in questi anni o, per i più volenterosi, l’iscrizione tra i soci dell’associazione.
Sereni e più determinati di prima, invocando la protezione della Vergine Maria, ci disponiamo a lottare perché questa brutta pagina della giustizia “mondana” sia presto archiviata.
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