A Genova in Curia sapevano del Prete orco ma non fecero nulla, i responsabili siano cacciati con ignominia a qualsiasi livello essi siano...
don Riccardo Seppia e Cardinal Angelo Bagnasco...
Dopo lo scandalo del prete pedofilo: "Insidiò i miei figli 17 anni fa, ma la Curia ignorò tutto"
Il nome di don Riccardo Seppia, il parroco di Sestri Ponente in carcere da dieci giorni con l’accusa di abuso su minore e cessione di stupefacenti, era già stato scritto nei fascicoli della procura di Genova. La denuncia di un medico: "Don Seppia li tempestava di telefonate e frasi oscene"
Genova - Ora sono venuti fuori i messaggi, le telefonate, gli incontri in canonica per fare sesso coi ragazzini, le bestemmie, gli inni a Satana e la sieropositività. Ma il nome di don Riccardo Seppia, il parroco di Sestri Ponente in carcere da dieci giorni con l’accusa di abuso su minore e cessione di stupefacenti, era già stato scritto nei fascicoli della Procura di Genova. Da diciassette anni, poi dimenticato in mezzo agli scaffali. È il racconto di un padre riportato dal Secolo XIX ad aprire un nuovo ed inquietante capitolo di questa sciagurata storia. Tutto comincia nel 1994, quando nella casa del genitore di tre ragazzini di Quinto, nel levante genovese, iniziano ad arrivare delle strane telefonate. «Chiamate ossessive, ad ogni ora», rivela il medico ora in pensione al quotidiano ligure, dopo essersi presentato in Procura. A quei tempi i suoi bimbi avevano 10 e 13 anni le femmine, 15 il maschio. Se la cornetta l’alzava lui, si sentivano solo respiri, ma se toccava ai piccoli, allora il maniaco parlava. «Con loro perdeva ogni freno e pronunciava frasi blasfeme, pornografiche. Non riusciva a fermarsi e ogni volta sconvolgeva i ragazzi». Non ebbe alcun dubbio all’epoca a firmare una denuncia contro ignoti, il magistrato diede il via libera per mettere il telefono sotto controllo e le indagini partirono.
L’esito non lasciò dubbi: le chiamate partivano dal telefono del curato della parrocchia di San Pietro di Quinto, don Riccardo Seppia. «Si capì che le molestie arrivavano da lì. Mi dissero quello e niente più. Dopo la mia denuncia e le telefonate controllate, le molestie finirono e il vice parroco fu trasferito». E così accade: don Seppia viene nominato parroco a Clavarezza, Pareto e Frassinello in Valbrevenna. Ma nonostante siano passati 17 anni, l’ex dottore teme che possa esserci stato qualcos’altro con i suoi tre figli. «Non ditemi che la Curia era all’oscuro di tutto e che per il cardinale Bagnasco è stato un fulmine a ciel sereno. Questo è un affronto che non riesco ad accettare».
Intanto ieri sulla chiesa di Santo Spirito a Sestri Ponente sono comparse nuove scritte contro don Seppia «Infame di m..., infame bastardo, giù le mani dai bambini», subito cancellate prima della messa. In mezzo alla strada è rimasto solo il simbolo di Forza Nuova, forse la firma dell’atto. Ma la rabbia è arrivata anche sugli spalti dello stadio Ferraris dove è stato appeso uno striscione: «Preti pedofili al rogo». A Roma l’arcivescovo Bagnasco ricorda la vicenda come «un fatto di grande dolore». Ma il quartiere è ancora sotto choc: non basta la benedizione del Papa portata da don Moretti ai fedeli a rasserenare gli animi. I genitori delle vittime sono pronte a fare una class action contro la chiesa convinti che sapesse tutto e da tempo. Mentre il legale di don Riccardo, Paolo Bonanni presenterà ricorso al Tribunale del riesame per conoscere le carte dell’inchiesta. «Quello che don Seppia doveva dire, l’ha riferito. Per noi non c’è più alcuna esigenza di farci sentire ancora».
La sveglia nei confronti della “chiesa conciliare” suonerà a causa di alcuni gravissimi ed intollerabili scandali sessuali? (a latio i fedeli nella chiesa di Santo Spirito, n.d.r.)
E le famiglie preparano una class action “Ora i danni e un nuovo battesimo per i figli”
di Stefano Origone
Cresce la rabbia tra i parenti dei ragazzi della parrocchia: “Il vescovo sapeva tutto, facciamo causa: ci devono risarcire”. “Sapevamo che si accompagnava con uomini, ma che avesse attenzioni verso i piccoli no”
“La Curia sapeva tutto e non l’ha fermato: faremo un’azione legale collettiva e chiederemo un risarcimento”. I genitori delle vittime di don Riccardo Seppia annunciano una “class-action” contro la chiesa. “Lancio un appello a tutti quelli che hanno figli che hanno avuto a che fare con “lui” – spiega un padre riferendosi al parroco – . Fatevi avanti, non abbiate vergogna. Raccoglieremo le nostre storie e avremo giustizia”. L’orrore che è venuto a galla non fa vacillare la fede di chi vive in via Calda, nel quartiere di Sestri, ma mette in seria discussione uno dei sacramenti: il battesimo.
“Secondo noi – dicono alcune madri – il fatto che sia stato impartito da un prete che ha commesso queste cose non lo rende valido. Vogliamo che i nostri figli vengano ribattezzati”. Negli ultimi mesi si era registrata una fuga dall’oratorio di Santo Spirito. “Perché don Riccardo era un rompiscatole, fiscale sulla frequenza delle messe”, ma soprattutto “perché lo faceva apposta a far notare la sua omosessualità. Quasi per sfida, come per dire: sono al di sopra di tutto e di tutti, nessuno può mettersi contro di me”. “Non ho nulla contro i gay – ammette Alessandra, la parrucchiera – , sapevamo che si accompagnava con uomini, ma che avesse attenzioni morbose per i bambini, questo no, è inaccettabile”.
Un’ex insegnante racconta di aver incontrato la madre di un ragazzino che ha ricevuto gli sms dal parroco. “Gli chiedeva di andare a trovarlo per parlare del catechismo. Per fortuna è più maturo della sua età e ha capito che doveva stargli alla larga”. I piccoli parrocchiani sanno bene cosa è successo a don Riccardo. Hanno parlato con i genitori, hanno letto i giornali e ne hanno discusso anche a scuola. Hanno analizzato più dei grandi questa brutta storia e ora non hanno più paura di parlare. Così viene fuori non solo il don Seppia cupo, censore, ma anche il don che per loro era strano per via di un’ossessione: i capelli.
“Quando facevamo catechismo ci accarezzava in continuazione la testa, con forza – racconta un ragazzino mentre gioca sulle scale del portone con tre amichetti a “Yugioh” – . A uno che conosco ne ha strappato un piccolo ciuffo”. “A me dava i pizzicotti sulle guance e poi aveva quell’atteggiamento da femmina… “, ride un altro. Che ricordo avete del parroco? “Era terribile. Se arrivavi in ritardo di un minuto a catechismo o ti distraevi un attimo, ti “diceva di tutto”".
Don Riccardo e quella mania per i capelli; don Riccardo che metteva i timbri sul quaderno per identificare chi non andava a messa e che rimproverava chi arrivava in ritardo a catechismo. Spesso si fermava a chiacchierare con l’ex seminarista Emanuele Alfano, finito in carcere per induzione e favoreggiamento della prostituzione. “Un tipo strano – raccontano nel palazzo dove abitava con mamma e papà – , che d’inverno girava con una mantello nero lungo fino ai piedi chiuso da una catenina dorata”.
Fonte: La Repubblica, Genova.it 23/05/2011
Genova, le famiglie dei ragazzi: “ora i danni!”
La sveglia nei confronti della “chiesa conciliare” suonerà a causa di alcuni gravissimi ed intollerabili scandali sessuali? (a latio i fedeli nella chiesa di Santo Spirito, n.d.r.)
E le famiglie preparano una class action “Ora i danni e un nuovo battesimo per i figli”
di Stefano Origone
Cresce la rabbia tra i parenti dei ragazzi della parrocchia: “Il vescovo sapeva tutto, facciamo causa: ci devono risarcire”. “Sapevamo che si accompagnava con uomini, ma che avesse attenzioni verso i piccoli no”
“La Curia sapeva tutto e non l’ha fermato: faremo un’azione legale collettiva e chiederemo un risarcimento”. I genitori delle vittime di don Riccardo Seppia annunciano una “class-action” contro la chiesa. “Lancio un appello a tutti quelli che hanno figli che hanno avuto a che fare con “lui” – spiega un padre riferendosi al parroco – . Fatevi avanti, non abbiate vergogna. Raccoglieremo le nostre storie e avremo giustizia”. L’orrore che è venuto a galla non fa vacillare la fede di chi vive in via Calda, nel quartiere di Sestri, ma mette in seria discussione uno dei sacramenti: il battesimo.
“Secondo noi – dicono alcune madri – il fatto che sia stato impartito da un prete che ha commesso queste cose non lo rende valido. Vogliamo che i nostri figli vengano ribattezzati”. Negli ultimi mesi si era registrata una fuga dall’oratorio di Santo Spirito. “Perché don Riccardo era un rompiscatole, fiscale sulla frequenza delle messe”, ma soprattutto “perché lo faceva apposta a far notare la sua omosessualità. Quasi per sfida, come per dire: sono al di sopra di tutto e di tutti, nessuno può mettersi contro di me”. “Non ho nulla contro i gay – ammette Alessandra, la parrucchiera – , sapevamo che si accompagnava con uomini, ma che avesse attenzioni morbose per i bambini, questo no, è inaccettabile”.
Un’ex insegnante racconta di aver incontrato la madre di un ragazzino che ha ricevuto gli sms dal parroco. “Gli chiedeva di andare a trovarlo per parlare del catechismo. Per fortuna è più maturo della sua età e ha capito che doveva stargli alla larga”. I piccoli parrocchiani sanno bene cosa è successo a don Riccardo. Hanno parlato con i genitori, hanno letto i giornali e ne hanno discusso anche a scuola. Hanno analizzato più dei grandi questa brutta storia e ora non hanno più paura di parlare. Così viene fuori non solo il don Seppia cupo, censore, ma anche il don che per loro era strano per via di un’ossessione: i capelli.
“Quando facevamo catechismo ci accarezzava in continuazione la testa, con forza – racconta un ragazzino mentre gioca sulle scale del portone con tre amichetti a “Yugioh” – . A uno che conosco ne ha strappato un piccolo ciuffo”. “A me dava i pizzicotti sulle guance e poi aveva quell’atteggiamento da femmina… “, ride un altro. Che ricordo avete del parroco? “Era terribile. Se arrivavi in ritardo di un minuto a catechismo o ti distraevi un attimo, ti “diceva di tutto”".
Don Riccardo e quella mania per i capelli; don Riccardo che metteva i timbri sul quaderno per identificare chi non andava a messa e che rimproverava chi arrivava in ritardo a catechismo. Spesso si fermava a chiacchierare con l’ex seminarista Emanuele Alfano, finito in carcere per induzione e favoreggiamento della prostituzione. “Un tipo strano – raccontano nel palazzo dove abitava con mamma e papà – , che d’inverno girava con una mantello nero lungo fino ai piedi chiuso da una catenina dorata”.
Fonte: La Repubblica, Genova.it 23/05/2011
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