Enrico Maria Radaelli LA BELLEZZA CHE CI SALVA. LA FORZA DI IMAGO, IL SECONDO NOME DELL’UNIGENITO DI DIO, CHE, CON LOGOS, PUÒ DAR VITA A UNA NUOVA CIVILTÀ, FONDATA SULLA BELLEZZA, Prefazione di Antonio Livi Edizione pro manuscripto, in-8°, Milano 2011, pp. 306 + XX, € 35 (Acquistabile anche con una E-MAIL all’autore) |
Una proposta per i cinquant'anni del Vaticano II
LA VIA SOPRANNATURALE PER RIPORTARE PACE TRA PRIMA E DOPO IL CONCILIO
di Enrico Maria Radaelli
di Enrico Maria Radaelli
La discussione che si sta svolgendo sul sito internet di Sandro Magister tra scuole di diverse e opposte posizioni riguardo a riconoscere nel Concilio ecumenico Vaticano II continuità o discontinuità con la Tradizione, oltre che chiamarmi in causa direttamente fin dalle prime battute, tocca da vicino alcune pagine preliminari del mio recente libro "La bellezza che ci salva".Un "grande deluso" rompe il silenzio. Con un appello al papa
I mali della Chiesa e la "via soprannaturale" per guarirli, in un manifesto choc scritto da Enrico M. Radaelli, filosofo dell'estetica e paladino della Tradizione. Tredicesima puntata di una discussione tutt'altro che conclusa. In un POST SCRIPTUM le repliche di Arzillo e Cavalcoli
di Sandro Magister
Tra i "grandi delusi" da papa Benedetto XVI, citati in un servizio
di www.chiesa di due mesi fa, ce n'è uno che non ha fin qui parlato.
Quel servizio ha dato il via, infatti, a una dotta e appassionata discussione sul magistero della Chiesa, se possa o no cambiare il proprio insegnamento, e come, con particolare riferimento alle svolte del Concilio Vaticano II. Discussione nella quale sono intervenuti studiosi di diverse tendenze.
Non però, fino ad oggi, il professor Enrico Maria Radaelli, filosofo dell'estetica, discepolo di colui che è stato uno dei più grandi pensatori tradizionalisti del Novecento, lo svizzero Romano Amerio (1905-1997).
Radaelli, a giudicare soprattutto dal suo ultimo libro, "La bellezza che ci salva", è sicuramente uno dei più "delusi" dal magistero dei papi del Concilio e del dopoconcilio, compreso l'attuale.
A questi papi e alla gerarchia cattolica nel suo insieme, egli imputa di aver abdicato da un esercizio pieno del magistero, fatto di chiare definizioni e condanne, in nome di una vaga "pastorale" che avrebbe lasciato libero campo a confusione ed errori.
Questa delusione non vieta tuttavia a Radaelli di continuare a sperare in un ritorno della Chiesa alla pienezza del suo "munus docendi", per merito in primo luogo proprio di papa Joseph Ratzinger.
Nello scritto riprodotto più sotto – con il quale rompe il suo silenzio nella disputa – Radaelli condensa sia la sua diagnosi dei mali della Chiesa d'oggi, sia la "via soprannaturale" che li può sanare, con una precisa proposta fatta al "Trono più alto", cioè al papa.
È una proposta che egli definisce insieme "di Tradizione e di audacia" e che farà entrare d'ora in avanti nel suo libro "La bellezza che salva", come sua integrazione essenziale.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1348309
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