Mercoledì scorso, durante la puntata de “Gli Intoccabili” su La7, è stata mandata in onda l’intervista con uno dei (presunti) “corvi” che agiscono nei sacri palazzi. L’intervistato, camuffatissimo per evitare di essere identificato, ha detto che sono una ventina coloro che stanno facendo uscire documenti riservati dalle mura vaticane.
Il “corvo” de “Gli Intoccabili” non sembra essere un prete, ma un laico che lavora in Vaticano (e c’è da chiedersi a quali documenti possa aver avuto accesso). Ma soprattutto colpisce che abbia parlato poco o nulla degli episodi contenuti nelle note e nelle lettere della vati-leaks, concentrandosi invece su due casi drammatici: il primo, tuttora irrisolto, è il rapimento di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso dell’anticamera pontificia che sparì in una via del centro di Roma 29 anni fa. Il secondo, l’uccisione nel maggio 1998 del comandante delle guardie svizzere Alosi Estermann e della mogle, per mano di una guardia svizzera, Cedric Tornay, che poi si sarebbe suicidata.
Il caso Orlandi, checché se ne dica, rappresenta un buco nero nella storia recente del Vaticano, come attesta anche l’onesto appunto riservato di padre Federico Lombardi – reso pubblico dalla trasmissione “Chi l’ha visto?” – nel quale il direttore della Sala Stampa della Santa Sede mette in luce gli aspetti irrisolti e le tante domande ancora senza risposta.
Quello che colpisce è che il (presunto) “corvo” intervistato da “Gli Intoccabili” cita questi due tragici eventi per giustificare la sua rabbia e la decisione di fare uscire documenti riservati. Ma non aggiunge una virgola, non rivela nulla di nulla, né su quei casi, né sulle vicende più recenti. Vedendo il video mi sono chiesto perché mai una talpa che rischia così tanto facendo uscire documenti riservati dai sacri palazzi si esponga in questo modo in un momento in cui gli apparati della sicurezza interna vaticana sono attivissimi nel controllare, spiare, intercettare ogni movimento sospetto al fine di individuare i “corvi”.
Un altro dubbio che mi è rimasto dopo aver seguito l’intervista, riguarda la possibile “regia”. Se davvero ci troviamo di fronte a una lotta di potere, a uno scontro tra vecchia e nuova guardia in Vaticano, appare alquanto strano che si rivanghino casi che sono stati gestiti dalla vecchia o dalla vecchissima guardia, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, e non certo dai nuovi arrivati in Segreteria di Stato.
Perché allora il “corvo” su La7 ha citato il caso Orlandi e la strage Estermann? Voleva mandare un segnale, depistare o che cosa? Un ulteriore tassello è rappresentato da una nota anonima di 50 righe, della quale parla oggi La Repubblica. Un testo che starebbe girando in Vaticano, dove si parla dell’esistenza di una P4 anche Oltretevere, della quale farebbero parte uomini legati al “coach” Luigi Bisignani. Si tratta di quella che in un articolo anonimo su Il Giornale lo scorso 28 gennaio è stata definita “la struttura laica del Primo Ministro vaticano”, cioè vicina al cardinale Bertone.
Il punto interessante di questa nota anonima (che in quanto anonima ha un valore vicino allo zero e non contiene elementi di novità) sta nell’inquadrare alcuni episodi recenti, come l’affaire Viganò, nell’ambito di scontri e interessi che coinvolgerebbero uomini di quella “struttura laica”. L’impressione, dopo l’intervista cammuffata al (presunto) corvo è che si stia davvero raschiando il fondo del barile. Ma se da tutta questa vicenda emergesse qualche elemento che aiutasse a far chiarezza sulla scomparsa di un’innocente ragazzina quindicenne, o si arrivasse a rendere meno influente qualche plenipotenziario del sottobosco affaristico che afferma di agire nome di alti prelati, la bufera di veline e veleni che sta screditando il Vaticano almeno non avrebbe prodotto soltanto macerie.
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