ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 13 marzo 2012

Se questo è un genio..

Sequeri, un genio che non capisco (per fortuna?)

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Pierangelo Sequeri è un estremista: in gioventù (quando scrisse il capolavoro del cattochitarrismo “Tu sei la mia vita”) lo era della semplicità, in vecchiaia lo è della complicazione. Ma è uno dei pochissimi autori complicati che merita lo sforzo perché come scruta i segni dei tempi lui, non li scruta nessuno. (Ho estremizzato anch’io: ci sono pure Geminello Alvi e Mario Perniola). “Contro gli idoli postmoderni” (Lindau) non è un libro bensì una miniera di antidoti, in particolare contro il veleno della comunicazione che sta bruciando la nostra carne, la “mediatizzazione totale del narcisismo” che conduce alla “compiuta sterilità affettiva e libidica”. 
Sequeri insegna a rifiutare la “trasparenza coatta”, la “ingiunzione allo svelamento”, e ricorda quale fu la risposta di Cristo alla domanda di Pilato sulla verità: il silenzio. Esiste infatti “una disciplina dell’arcano che comunica grandezze incommensurabili svincolandosi dalle trappole dello svilimento”. Io, tanto per cominciare, mi sono appena cancellato da Twitter. (QUI)

Giro a un amico la Preghiera di Langone, un tentativo di sdrammatizzare ore di gioventù perse sui libri di Sequeri, ma ricevo picche. Sull’idolo Sequeri che castiga gli idoli è vietato persino ironizzare (anche se a mio avviso il teologo una risata se l’è fatta – incomprensibile e solitudinaria – ma se l’è fatta). Siccome poi a ridere dei numi accademici si è sempre in torto, son dovuto correre a ripari e giustificazioni, ne sono nate poche righe né progressive né traditional che riporto.
Nello specifico, se ben intendo, non è in discussione la qualità di alcuni contenuti interessanti, bensì lo stile che, mentre fa brillare (in senso epifanico) l’autore, sembrerebbe voler far brillare (in senso bombarolo) una certa visibilità cattolica (già in crisi).
L’esito per il popolo bue?
Il duomo di Rieti toglie il presepio per dire la 
Kenosi;
il vescovo di Oristano ammicca a Castellucci in nome del 
trascendentale umano pur sempre rivolto al Figlio;
il Vicario del nostro Decanato sostituisce il lezionario al tabernacolo perché 
l’Eucaristia non è fatta per essere conservata mentre la Parola è fatta per essere letta (e quindi deve essere in vista).
Non sono tradizionalista, cioè non dico che queste scelte significhino automaticamente una carenza di fede nei pastori; dico però che le applicazioni concrete di tante speculazioni teologiche sono troppo spesso antropologicamente deleterie [trad.
studiano tanto ma quante cazzate fanno o fanno fare]. E quindi mi permetto di ironizzare volentieri su Sequeri – inteso come guru e totem forse frainteso da alcuni suoi adulatori – che vola alto nei concetti, ma poi non aiuta a venire a realizzazioni altrettanto efficaci e vincenti, come su mostrato.
Ora, siccome di teologi astratti così idolatrati da essere intoccabili ce ne è fin troppi, e siccome di ideologismi teologici sprezzanti del vissuto personale del laicato-pecorume io stesso ne ho patiti abbastanza, la frecciatina è d’uopo ed è gradita. Nulla togliendo al fatto che la notte, di nascosto, mi sbircio volentieri io pure qualche pagina sequeriana, subito prima di recitare la mia …Preghiera.

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