L’arcidiocesi di Washington lo colloca in congedo per il suo comportamento intimidatorio. Ma secondo l’agenzia dei vescovi statunitensi la donna, in realtà, sarebbe buddista
Sospeso. O meglio, come recita la fredda prosa del burocratese ecclesiastico, «collocato in congedo amministrativo» fino a quando le indagini non saranno completate e la confusione generatasi nella parrocchia a causa del suo «comportamento intimidatorio» non sarà rientrata.
Sospeso. O meglio, come recita la fredda prosa del burocratese ecclesiastico, «collocato in congedo amministrativo» fino a quando le indagini non saranno completate e la confusione generatasi nella parrocchia a causa del suo «comportamento intimidatorio» non sarà rientrata.
È appeso a queste poche righe vergate da Monsignor Barry C. Knestout, vicario generale dell’Arcidiocesi di Washington, il destino di padre Marcel Guarnizo, il vicario parrocchiale della parrocchia di San Giovanni Neumann (Gaithersbur, in Maryland) che il 25 febbraio scorso ha negato la comunione a una lesbica durante i funerali della madre della donna.
Quando Barbara Johnson, all’esequie della madre, si è avvicinata al sacerdote per ricevere l’Eucarestia, ha visto il religioso coprire la ciotola contenente le ostie e si sarebbe sentita rivolgere queste parole:«Non posso darle la comunione perché lei vive con una donna e questo, secondo quanto insegna la Chiesa, è peccato». Prima della cerimonia, la Johnson aveva presentato la sua partner al celebrante.
A pochi giorni dall’approvazione della normativa che legalizza il matrimonio omosessuale nello stato del Maryland (provvedimento che entrerà in vigore nel 2013), la vicenda ha suscitato un certo clamore sui giornali e sul web. La donna, un’artista 51enne, ha ricevuto le scuse dell’Arcidiocesi, scuse nelle quali si faceva riferimento alla mancanza di «gentilezza» e di «sensibilità pastorale» da parte del prete. Ma non è bastato. Secondo quanto riferito dall’Associated Press, Barbara Johnson ha chiesto il “licenziamento” del sacerdote dichiarando: «Solo così in futuro non avrà la possibilità di infliggere un dolore così grande ad altre famiglie…». E lo scorso 9 marzo il Washington Post ha pubblicato la lettera dell’Arcidiocesi con cui padre Guarnizo, cresciuto in Nord Virgina e con un ministero trascorso in gran parte fra la Russia e l’Europa Orientale, è stato sospeso.
In una prima nota diffusa dall’Arcidiocesi dopo il fatto si leggeva: «Quando sorgono dubbi sull’opportunità che una persona riceva o no la comunione, la nostra politica non è quella di rimproverare pubblicamente la persona. Le questioni riguardanti l’idoneità di un fedele a ricevere l’Eucarestia devono essere affrontate dal sacerdote in sede privata». La nota ricordava però anche come che riceve la comunione debba essere in “stato di grazia”. «Se una persona è consapevole di aver commesso un peccato grave, non può ricevere la comunione prima di essersi confessato e riconciliato».
Intanto molti blogger locali, anche cattolici, hanno dato il via a una campagna di boicottaggio nei confronti delle donazioni a favore dell’arcidiocesi di Washington. Non è finita. In queste ore, infatti, la Catholic News Agency, l’agenzia dei vescovi americani, scrive che in realtà Barbara Johnson sarebbe buddista. «Nel sito internet della scuola d’arte da lei fondata – osserva la Cna – si legge che quell’istituto si ispira alla filosofia buddista. Anche in un recente articolo – prosegue l’agenzia – pubblicato on line per il programma di un master alla Kutzown University la donna si è identificata come buddista». La storia, con ogni probabilità, è destinata a continuare.
- Mauro Pianta - vaticaninsider.lastampa.it -
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