«Il
"Vatileaks" ha rivelato ancora una volta come il Vaticano non sia solo
una forza globale con un miliardo di fedeli nel mondo, ma un'istituzione
profondamente italiana, dove legami e interessi contano più del merito e
giochi di potere machiavellici sono la regola più che l'eccezione».
Così in un lungo articolo, l'International Herald Tribune - edizione
internazionale del New York Times - si sofferma sulla vicenda delle
'fughè di notizie che sta investendo la Santa Sede e che nei giorni
scorsi ha portato all'arresto del maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele.
«Secondo gli esperti - scrive il quotidiano- Gabriele è probabilmente un
uomo caduto in disgrazia, o una figura di basso livello in uno scandalo
che ha almeno tre complotti rivelati nelle 'fughè: una campagna per
indebolire il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone;
una controversia sulla gestione della banca vaticana; una serrata lotta
interna tra i cardinali che gareggiano per un posto nel Conclave che un
giorno eleggerà il successore di Benedetto XVI». E, «il prodotto di
queste multiple e intrecciate controversie sembra pronto a diventare uno
dei più distruttive, se non una delle più ermetiche, crisi del
tormentato pontificato di Benedetto XVI», scrive ancora il quotidiano
americano. Che citando Alberto Melloni, direttore del Centro Giovanni
XXIII, osserva come «i cardinali che vogliono indebolire Bertone e
implicitamente il papa provengono dall'ala più tradizionale della
Chiesa». Altri, invece, «vedono la lotta interna più focalizzata su
influenza e denaro - e in questo caso i potenti gruppi
cattolico-conservatori come l'Opus Dei e Comunione e Liberazione
potrebbero avere un ruolo - che sull'ideologia». Di certo, osserva
l'Herald Tribune, «gli intrighi riempiono l'aria. E, con il proseguire
dello scandalo Vatileaks, il papa appare sempre più isolato, un
solitario intellettuale incapace di mettere le redini alle lotte tra i
suoi subalterni».Sono conterranei, hanno la stessa età e una conoscenza
di vecchia data, Giuseppe Orsi ed Ettore Gotti Tedeschi. Proprio il
legame tra l'ex «banchiere del papa», sfiduciato pochi giorni fa dal Cda
dello Ior, e l'ad di Finmeccanica, indagato dalla Procura di Napoli,
sarebbe il filo rosso da seguire per comprendere le ragioni che hanno
indotto i pm a disporre una perquisizione nell'abitazione e negli uffici
di Gotti Tedeschi - sebbene questi non sia indagato - allo scopo di
acquisire eventuali documenti su operazioni di Finmeccanica. Orsi è nato
a Piacenza nel 1945. Ingegnere aeronautico, inizia la sua carriera in
Siai-Marchetti, che poi verrà incorporata in Agusta, società produttrice
di elicotteri diventata parte della galassia Finmeccanica. È in Agusta
che Orsi scala posizioni, seguendo nel 2001 la fusione con la Westland e
diventandone nel 2004 amministratore delegato. Una carica che mantiene
fino al maggio 2011, quando in seguito alle vicende giudiziarie che
vedono coinvolto Pier Francesco Guarguaglini, prende il suo posto come
numero uno di Finmeccanica. Ed è in tale veste che, lo scorso aprile,
viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Napoli per i
reati di corruzione internazionale e riciclaggio nell'ambito
dell'inchiesta sulle presunte tangenti alla Lega. Gotti Tedeschi,
anch'egli classe '45, nato a Pontenure, pochi chilometri da Piacenza, è
un economista cattolico, con una solida formazione nel campo della
finanza, maturata nei primi anni '80 presso l'americana McKinsey. Qui
conosce Gianmario Roveraro, il banchiere ucciso a Parma nel 2006 da un
gruppo di malviventi mentre rientrava da un incontro dell'Opus Dei. Con
lui nel 1987 Gotti Tedeschi fonda la banca Akros, che lascia nel '92 per
rispondere alla chiamata di Emilio Botin, guida della banca spagnola
Santander, di cui tuttora Gotti è referente in Italia. Docente alla
Cattolica, editorialista dell'Osservatore Romano, vicino al segretario
di Stato vaticano Bertone e a Benedetto XVI, che lo consulta durante la
stesura dell'enciclica economica «Caritas in veritate», il suo incarico
al timone dello Ior data settembre 2009. Passa un anno e il presidente
della «banca» vaticana - insieme al direttore Paolo Cipriani - finisce
sotto inchiesta da parte della Procura di Roma: nel mirino, 23 milioni
di euro dello Ior movimentati verso il Credito Artigiano e destinati
parte a J.P. Morgan Frankfurt, parte alla Banca del Fucino. Operazione
sospetta, secondo i pm. «Normale movimento di tesoreria», spiegherà
Gotti ai magistrati. L'inchiesta prosegue, ma le nubi si diradano. La
tempesta che investirà Gotti Tedeschi è un'altra e risale a pochi giorni
fa, quando il board dello Ior decide di metterlo alla porta,
accusandolo anche di «scarsa trasparenza». Apparentemente un fulmine a
ciel sereno, in realtà l'esito di attriti che duravano da mesi tra Gotti
e Bertone (i cui legami si sarebbero nel tempo allentati) e tra Gotti e
lo stesso Cipriani. Attriti maturati anche durante la controversa
operazione che il Vaticano ha condotto sull'ospedale milanese San
Raffaele, entrando in partita per salvarlo da una valanga di debiti per
poi uscirne nel giro di pochi mesi, lasciando il campo all'imprenditore
Rotelli. Un'operazione che Gotti Tedeschi avrebbe prima appoggiato,
entrando anche nel Cda del San Raffaele, per poi allontanarsene.
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