CHE LA SCAMBIANO PER LA GENERAL MOTORS:
GIULIANO FERRARA & GALLI DELLA LOGGIA
dagli “amici” atei devoti ci guardi Iddio,
che dai nemici credenti ci guardiamo noi (Parte1)
RITAGLI
Giuliano Ferrara e Galli Della Loggia, dunque. Scusate tanto se non mi fido dei “consigli per gli acquisti” e “amichevoli” di questi qui poiché sono degli agnostici. Non posso accettarne.Cosa ne sanno della Chiesa se per loro altro non è che una associazione come qualsiasi altra, non retta da nient’altro che uomini? Se negando quella metà della sua natura, quella divina, che fiancheggia e salva costantemente (e non il contrario) la seconda metà, quella umana, negano la Chiesa stessa?Ridotta a un moncone di carne caduca, dove è esalato lo Spirito che la vivifica, come questi professoroni la immaginano, la chiesa cattolica è solo un’accademia di chiacchiere, così ridotta al lastrico di una sola dimensione tutta orizzontale e terrestre. Persino il fatto che eventuali “accademie di chiacchiere” non possono durare due millenni, pure questo li avrebbe potuti far riflettere. Avessero osservato meglio la croce, avrebbero notato che ha due braccia: uno corto, quello orizzontale, e l’altro lungo, quello verticale: è l’emblema della Chiesa, umana e divina, ma chi regge l’asse orizzontale sulla croce è proprio l’asse più lungo e pesante, quello verticale, piantato nella terra e che da lì si staglia verso il cielo, e sul quale è adagiato il corpo di vera carne e di vero sangue, incarnato offeso e glorifica del Dio Uomo. Che è la Chiesa. E il papa è il suo Vicario.
di Antonio Margheriti Mastino
Prima
di analizzare nell’articolo numero 2 (il prossimo) punto per punto la
polemica lunare che Ernesto Galli Della Loggia ha dato inizio,
lasciatemi fare una premessa… uno sfogo un po’ generico in questo
articolo 1. Nel quale mi soffermo (oltre che su Giuliano Ferrara che
invitava alle “dimissioni” il papa per via dell’insubordinazione in
Curia) su una sola delle frasi penose che questo professorone ha
pronunciato. Questa: «Il
papato è debole», bisogna rafforzarlo in senso presidenzialista
allargando la base elettorale del conclave anche ai vescovi e ai
superiori degli ordini religiosi.
MENTRE M’AMMAZZO DI SBADIGLI
Stavo impostando una replica alle baggianate sul
“presidenzialismo papale” sparate a ndo cojo cojo da Galli della
Loggia… ma mi scocciava e m’ammazzavo di sbadigli: davvero dobbiamo
inseguire i titoli dei giornali? davvero dobbiamo ridurci a inseguire le
eccentricità da intellettuali, categoria per sua stessa natura inutile
se non fosse dannosa? Non rischiamo di rubare tempo prezioso a chi
veramente ha bisogno della verità? Alle domande assolute dei semplici
occorre dedicare tempo e fatica. La sapienza cristiana, del resto, ci ha
sempre insegnato ad ascoltare i “saggi”, ma ci ha anche detto sempre
che la saggezza nasce dalla “virtù” (praticata non predicata); non dai
boriosi dalla lezione facile, ossia di questa strana categoria contro
natura inventata dai lumi: “l’intellettuale”. Che se pretende di dare
lezioni a chiunque, alla stessa maniera non può essere d’esempio per
alcuno. E infatti, concluse la Bibbia: “Non chiamate nessuno maestro
perché uno solo è il Maestro”, invitandoci così a diffidare degli uomini
e delle loro teorie. Perciò parla di ciechi che guidano gli altri ciechi.
QUELL’OLEZZO DI “INTELLETTUALE” CHE HA SOSTITUITO L’ODOR DI SANTITÀ
Poi però rifletti che quelle baggianate sparate a vanvera da uno in olezzo di “intellettuale”, che oggi ha sostituito, pure dentro la Chiesa, l’odor di santità,
proprio per questa fama, può colpire il semplice fedele, privo magari
di solide impalcature catechetiche e culturali, che incappasse in simili
castronerie. Il quale può credergli, rimanendone deviato, perché lo
dice nientemeno che un “intellettuale” per giunta “amico”, “professore”,
rubricista, talk-showista, giornalista e come non bastasse tuttologo.
In università, in politica, nella Chiesa, nel giornalismo hai voglia quanti intellettuali
ho incontrato, e avendoli incontrati so di che si tratta. Cioè so di
quale miseria umana, di quante nevrosi, prima ancora che “intuizioni”,
agiscano in loro il più delle volte.
La
gente immagina che dietro la cattedra tutt’uno col culo
dell’intellettuale sedicente chissà cosa c’è, chissà a che fonti
deliziose attinge, di quali secrete cose è sapitore, di che
natura preternaturale è fornito, che mente eletta è, che moralità
specchiata e dunque coerenza intrepida incarna come stigmate mistiche.
Come fai a spiegare a questo cattolico semplice semplice di
cosa si tratta veramente, tu che gli intellettuali sedicenti sai chi
sono e cosa sono dal momento li conosci dal vivo? Come fai a spiegargli
che intellettuale è colui che non ne azzeccherà mai una e
infatti le han sbagliate tutte e con le migliori intenzioni hanno
sostenuto le peggiori cose anche quando il buon senso se non addirittura
l’evidenza avrebbero dovuto spingerli a ritrattare seduta stante e
chiedere scusa? Come fai a spiegargli che la saggezza, che nasce anzitutto dalla pratica della virtù e dal distacco dai fuochi fatui della gloria mondana, non è l’essere intellettuale, e che l’intellettuale non è affatto un saggio, il quale anzi molto spesso è più facile sia uno non istruito che non un colto?
L’INTELLETTUALE È UNO COME TUTTI GLI ALTRI. SOLO CHE NON LO SA. E SI CREDE IL “MIGLIORE”
Soprattutto:
come fai a spiegargli che l’intellettuale è un uomo come tutti gli
altri con l’unica differenza che si sente differente da tutti, perché
“migliore”, ma che proprio perciò è come tutti e piuttosto peggio di
tutti gli altri, ma non lo sa? che dietro un’opinione tuttologa e
trombona, altri non c’è che un povero essere devastato da uno stato di
incertezza esistenziale, da debolezze, vanità, superficialità, salute
malandata, depressioni, nevrosi, fobie, idiosincrasie, odii, meschinità,
invidie, capacità di mentire, simulare, dissimulare con gli altri e con
se stessi, persino di scrivere critiche demolitrici di libri mai letti,
casi di ignoranza manifesta ma che non osa dire il suo nome e si
traveste da autorevole superbia, smania di piacere, di essere amati,
conosciuti, semplice fame di soldi.
Uomini come tutti, in pratica, non angeli né demoni;
poveracci come tanti altri che sparlano al bar come chiunque, con
prosopopea spavalderia superficialità e a voce alta e , va da sé, quasi
sempre senza sapere di cosa parlano: con l’unica differenza che le loro
sparate da bar, rispetto a quella altrui.. di chi non ha cattedre
infilate nel culo, finiscono sui giornali. Come roba da “opinionista”.
In poche parole: una affermazione che in un bar è fatta da un idraulico
dicesi “stronzata”, la stessa affermazione fatta nello stesso bar,
magari con maggiore proprietà di linguaggio, da un “intellettuale”,
dicesi “autorevole opinione”. È questa la differenza principale tra un
idraulico e un “intellettuale” (l’altra differenza è che l’idraulico
aggiusta invece che far danni, è utile e giustamente guadagna di più).
AGNOSTICI “AMICI” DELLA CHIESA MA CHE IGNORANO COSA SIA LA CHIESA
Ma veniamo a noi.
Dopo Giuliano Ferrara, un altro intellettuale della magnagrecia,
un agnostico “amico” del cattolicesimo, o almeno di questo pontificato,
Ernesto Galli della Loggia (nomen omen!), dimostra di non capire una
mazza di Chiesa, ancora una volta confusa con qualcosa d’altro, di tutto
orizzontale, un Quirinale… una General Motors qualunque. E dimostra
anche di non sapere cosa sia una “amicizia”: è accettare l’amico per quello che è, rispettosi della sua natura.
E’ davvero penoso che gente fatta passare per “intellettuale”
– e quel che è peggio è che davvero lo è –, mostri tanta proterva
ignoranza su un fenomeno preciso e al contempo immenso, che ogni forma
di cultura e sapere incorpora, e abbraccia tutta la storia
dell’Occidente, della quale ne è persino la generatrice: la Chiesa
cattolica. Scandaloso è che proprio dei fondamentali, delle cose
basilari, elementari persino, si dimostri all’oscuro. Che addirittura si
permetta di giudicare la Chiesa e il papato, seppure in spirito
“amichevole”, secondo schemi e categorie che sono proprie di altre
istituzioni, come quelle delle quali si occupa la scienza politica
(insegna però storia dei partiti et similia), la politologia per
intenderci, che il Galli insegnava all’università, la quale già di per
sé è scienza scarna e amena assai: un sentenziare schematico basato
spesso su superstizioni accademiche, un insieme di deduzioni un po’ da
apprendisti stregoni che non una constatazione metodologica della
realtà. Questa cosa qui ha adoperato per analizzare (ossia
dare consigli non richiesti e per giunta fuorvianti) nientemeno che la
Chiesa: è come applicare l’ingegneria meccanica invece che l’anatomia
patologica su un uomo malato.
Questo, uno che ha uno straccio di cattedra
e che tiene pure una certa età, sono cose che dovrebbe sapere, prima di
aprire bocca e dare fiato alle trombe del tuttologo nostrano (non è
raro che Galli Della Loggia scriva pure di ballerine, letterine – tutte
“oche e senza una pur minima intelligenza”, è chiaro – talk-show,
conduttori… “tutti improvvisati”). Lasciateli perdere questi intellettuali,
questi professoroni, non fatevi impressionare e soprattutto non dategli
retta. Dicendo quelle asinerie, il Della Loggia, dimostra che dovrebbe
avere l’umiltà di scendere dalla cattedra e rimettersi a fare lo
scolaro: perché la sua ignoranza della teologia, del diritto canonico,
dell’ecclesiologia, della natura stessa della Chiesa, del ruolo del
papato, della differenza fra curia vaticana e chiesa militante, è un
pozzo di San Patrizio: senza fondo. Ma nonostante ciò pretende di
illuminarcene. Tipico dell’intellettuale da rubrica settimanale, da
tuttologo della domenica. E queste sono, appunto, le figure barbine che
fanno puntualmente i tuttologi come lui, che con sussiegosa
autorevolezza dicono penose bestialità.
“QUANT’È IGNORANTE MUSSOLINI”. PAROLA DEL CARDINALE SCHUSTER
Ricorda quel tragico incontro fra il cardinale Schuster e Mussolini in arcivescovado nel 1943. Mentre per pura caritas christiana il grande presule tentava di salvargli la vita dagli aguzzini partigiani.
Ebbene, quel Mussolini che aveva costruito tutta la sua carriera
di socialista, rivoluzionario e radicale “contro Dio” che un giorno in
pubblico bestemmiandolo invitò a “fulminarmi seduta stante se è vero che
esisti!”, contro il clero cattolico “perché un prete è un metro
quadrato di merda”, contro il papa “per lo svaticanamento dell’Italia”,
questo romagnolo fumantino e mangiapreti che inaugurò al sua carriera
giornalistica con dozzinali romanzetti pornografici che avevano come
titoli “L’Amante del cardinale”, l’uomo che aveva regnato per 20 anni su
Roma dove c’era il papa, e sull’Italia centro del cattolicesimo, che
aveva firmato i patti lateranensi, questo signore qui, Mussolini, non
aveva capito nulla del cattolicesimo, se è vero come è vero che domandò
al cardinale Schuster: “E allora eminenza, mi spieghi che differenza c’è
fra i dogmi romani e i dogmi ambrosiani”. Il beato Ildefonso, ammise
nel suo diario, rimase impietrito e a bocca aperta, “fui scosso come da
una lieve vertigine”.
Mussolini aveva per una vita attaccato il cattolicesimo e
per una vita non ne aveva capito nulla, nonostante i libercoli porno
contro “i cardinali” che vergava. Come ha dimostrato non capirne nulla
Galli Della Loggia e prima di lui Ferrara. Tutti e tre confondendo la
Chiesa col Vaticano, la curia con i cattolici, la struttura con la fede,
la carrozzeria col motore, il riformismo orizzontale con la Provvidenza
la cui opera è tutta al verticale. Parlando di qualcosa della quale
ignorano l’essenza. La stessa cosa succede ora…
CHE NE PUÒ SAPERE UN AGNOSTICO DELLA CHIESA SE IGNORA LA SUA METÀ DIVINA?
Giuliano Ferrara e Galli Della Loggia, dunque.
Scusate tanto se non mi fido dei “consigli per gli acquisti” e
“amichevoli” di questi qui poiché sono degli agnostici. Non posso
accettarne.
Non posso fidarmi di un Giuliano Ferrara che un giorno fonda un partito per la vita e contro l’aborto poi
questo partito fa un fiasco clamoroso (non fosse benedetto dalla
Provvidenza, scettica sulla sincerità e purezza di questo progetto?) non
fa più parola di queste tematiche?
Perché soprattutto l’agnostico per quanto “amico”,
dal momento che non può credere la verità dogmatica di una Chiesa a cui
da Cristo è promessa l’eternità e l’invincibilità, non potendo
accettare quella parte della sua natura divina che è superiore a quella
umana, e quindi il destino soprannaturale, l’essenza verticale, non
potendo credere che la Chiesa è “Sua”, di Cristo e lui la guida verso
destini imperscrutabili dall’occhio e dalla ragione umani, con “mezzi” a
noi sconosciuti; non potendo – l’agnostico – credere tutto questo, che
“un morto” possa essere resuscitato e da lì, assunta la pienezza della
sua natura divina, asceso al cielo da dove governa la sua Chiesa che è
se stesso, il suo corpo mistico, non credendo questo, tali agnostici
“amici”, ignorano l’identità profonda di questa Chiesa. Che vorrebbero
indirizzare e persino “salvare” con le loro povere e patetiche e anche
volgarotte lezioncine di sociologia e di management. Le quali ci fanno
scoppiare in una grassa risata prima di irritarci: sono proprio penosi!
Cosa ne sanno della Chiesa se per loro altro non è che
una associazione come qualsiasi altra, non retta da nient’altro che
uomini? Se negando quella metà della sua natura, quella divina, che
fiancheggia e salva costantemente (e non il contrario) la seconda metà,
quella umana, negano la chiesa stessa? Ridotta a un moncone di carne
caduca, dove è esalato lo Spirito che la vivifica, come questi
professoroni la immaginano, la chiesa cattolica è solo un’accademia di
chiacchiere, così ridotta al lastrico di una sola dimensione tutta
orizzontale e terrestre. Persino il fatto che eventuali “accademie di
chiacchiere” non possono durare due millenni, pure questo li avrebbe
potuti far riflettere. Avessero osservato meglio la croce, avrebbero
notato che ha due braccia: uno corto, quello orizzontale, e l’altro
lungo, quello verticale: è l’emblema della Chiesa, umana e divina, ma
chi regge l’asse orizzontale sulla croce è proprio l’asse più lungo e
pesante, quello verticale, piantato nella terra e che da lì si staglia
verso il cielo, e sul quale è adagiato il corpo di vera carne e di vero
sangue, incarnato offeso e glorifica del Dio Uomo. Che è la Chiesa. E il
papa è il suo Vicario.
Essì professorone Della Loggia: il
papa non è in prima istanza un “monarca” o un “presidente
presidenzialista” democraticamente eletto: è principalmente il Vicario
dell’Unico, è Pietro stesso: è il depositario e il custode della fede,
non soltanto dei documenti e della carta bollata che qualche topo di
palazzo, qualche Paolino, ruba e vende ai giornalisti.
Quando ti metti in testa che la Chiesa non è solo il Vaticano?
Che il Segretario di Stato non è un profeta? E che tutto sommato
nemmeno il povero Paolino ha lo spessore di un Giuda? Quest’ultimo fu
condannato e, pentito, si impiccò: non “perché era un ladro” (essendo il
cassiere dei discepoli) come certifica Giovanni, ma proprio per aver
venduto tradendolo Cristo, perché non gli aveva creduto veramente… E
infatti, se badate bene, Giuda è il solo che fra i discepoli perde tempo
a proporre “riforme” (quelle che appassionano tutte le vittime delle
mode e i profeti di tutte le ideologie a la page, come Della Loggia e
Ferrara) strutturali invece che preoccuparsi della riforma del cuore,
della sua conversione… proprio perché, al fondo, non ci credeva, non era
convertito, scaricava sulla struttura il valore che dovrebbero avere i
fatti, la testimonianza personale. È infatti lui che vedendo delle
devote donne lavare con balsami preziosi i piedi di Gesù, fa sfoggio
(proprio lui, quello che poi avrebbe venduto Gesù ai suoi aguzzini per
30 danari: è sempre così!) di moralismo e spirito riformatore: “Perché
quei balsami non si sono venduti per darne il ricavato ai poveri?”. E
Giovanni che era psicologo e la sapeva lunga, precisa: “Questo egli
disse, non perché fosse buono o avesse a cuore i poveri, ma perché era
ladro”… e rubava l’incasso destinato a parole “ai poveri”. Gesù lo vuole
fra i suoi proprio come “modello” negativo ma umano dal quale le
successive generazioni avrebbero dovuto trarre lezione: “la Chiesa sarà
fatta anche di questo” stava a significare.
DAGLI ATEI DEVOTI CI GUARDI IDDIO
Bisogna stare attentissimi a questi qui,
a questi “agnostici amici”, a non pomparli troppo e a non lasciare che
troppo si impiccino di cose cattoliche: l’agnosticismo “amico” è utile
soltanto alla storiografia cattolica, ma non alla Chiesa viva. Sono
pericolosissimi, e lo stanno dimostrando. E quel che è peggio è che lo
dimostrano, dandoti la zampata fatale, proprio nei momenti meno
opportuni: ti sostengono a spada tratta quando non ne avresti bisogno e
di aiutano a precipitare quando avresti più bisogno. Seppur in buona
fede, magari per eccesso di zelo “amichevole”, mettendosi davanti a te a
“proteggerti”, a furia di roteare per aria la spada per spaventare da
lontano i presunti “nemici comuni” va a finire che, accidentalmente, ti
recidono come minimo la giugulare con un colpo secco. Teniamoli a
distanza, amici sì ma guardiamocene, ognuno a casa sua, buonasera
buongiorno, un caffè offerto al bar ora dall’uno ora dall’altro… ma
continuando a darsi del “lei”. Poi ciascuno per i fatti propri.
Non mi fido dell’agnostico perché molto spesso è un giacobino
in cerca di colpevoli e di qualcuno da castigare e di qualcosa da
“riformare”. Non potendo credere a quel lato oscuro che c’è nella natura
umana e che per il cristiano si chiama peccato originale. Il quale
sempre impedirà paradisi terrestri (l’antico castigo divino, in questo,
non è stato cassato da Dio pur nella nuova alleanza), società perfette,
uomini immacolati: la perfezione è una aspirazione continuamente
smentita. La santità è il tendere alla perfezione non la raggiunta
perfezione: stato impossibile in terra: si premia lo sforzo più che il
risultato. Tutte queste cose non le avremo mai sulla terra, fino alla
fine dei tempi, quando verrà il Giudice tremendo e giusto a giudicare i
vivi e i morti.
Solo i professoroni, queste belle inutili dannate e dannose anime, questi
ideologi possono illudersi del contrario. E mai impareranno la lezione
dai risultati disastrosi e infami che proprio queste loro “illusioni”
naturalmente “scientifiche” seminano da secoli e semineranno sino alla
fine. Mai capiranno! Combinati i pasticci, ci dormono su, su un letto di
sangue e disperazione (altrui) e la mattina, belli freschi e dimentichi
di tutto, incoscienti quanto mai, si risvegliano a nuove illusioni,
nuove follie. Ancora una volta giudicheranno che il mondo si sistema
“riformando” la struttura invece che “riformando” il cuore dell’uomo: e
come potrebbero pensare diversamente dal momento che il loro stesso
cuore non è “riformato” e vive di nebbie così come la loro mente vive di
calcoli? Come potrebbero cambiare il mondo, migliorare e magari
“salvare” (come osano pensare, ancora una volta illudendosi, e peccando
di orgoglio) la Chiesa se non riescono neppure a rendersi conto che nel
loro stesso cuore quel che gli rode non è ansia di giustizia, non è
bontà, ma è solo il peccato, che li accomuna agli altri uomini se non
fosse che, al contrario degli altri, questi il “peccato” lo hanno
rimosso persino semanticamente, come voce del vocabolario, non lo
riconoscono come agente vivo e attivo.
Come puoi “riformare” il mondo e la Chiesa
se ignori l’essenza dell’uomo, e in questa quella realtà che sempre lo
allontanerà dalla perfezione e che è incuneata nell’inquietudine
quotidiana della sua carne, il peccato? Come faranno dei ciechi del
genere a guidare altri ciechi, che non vedono la “luce del mondo”,
Cristo? Altro che “dimissioni” e “democratizzazione”…
Il papato spiegato a Galli Della Loggia (e pure a Giuliano Ferrara)
IL PAPATO SPIEGATO A GALLI DELLA LOGGIA
(e pure a Giuliano Ferrara)
(Parte 2 e fine della nostra critica a certi “atei devoti”)
RITAGLICaro Galletto del Loggione, nella Chiesa non è la quantità e il numero che contano, come fosse un parlamento; non la selezione genetica del “personale”. Ma la testimonianza e l’Essenziale. L’autorità del papa e l’obbedienza a lui non sono date da un “voto allargato” o viceversa dal suo “assolutismo”, ma dalla fede. Così come dalla mancanza di fede e non di “partecipazione elettorale” viene la disobbedienza e il tradimento; non problemi “esterni”, di struttura, dunque, ma da problemi “interni”… interiori; non da insufficienze organizzative ma dal peccato o dalla virtù (che ognuno è libero di scegliere) dei suoi consacrati e fedeli che secerne divisione o unità. L’autorità del papa non viene da poteri assolutistici (su cosa?) o al contrario dal voto o dalla moltiplicazione dei votanti come se egli fosse un presidente, la curia un gabinetto laico, la Chiesa un parlamento. Viene dal suo carisma petrino, dall’essere “ceneri di Pietro”; dal suo non appartenere a se stesso, essendo invece “eredità petrina” nella successione apostolica, il Vicario di Cristo, in pratica. E in più viene dalla sua santità personale. Dall’essere non solo maestro ma testimone della verità che insegna. E in finale, caro Giuliano Ferrara… tu Elefantino in una Sacrestia, come ripeteva Guitton a Paolo VI, il papato non è una carica. È una paternità. E dalla paternità “non ci si dimette”. Forse un padre che scopre di avere in casa un figlio drogato si dimette da padre? Semmai punisce il figlio, a fin di bene, cerca di aiutarlo per allontanarlo dal male e salvarlo e se proprio non vuole capire lo denuncia alle autorità competenti… ma non si “dimette”: è un padre non un amministratore. E questo per rispondere alla villana e, diciamolo, squallida provocazione dell’Elefantino sulle “dimissioni” del papa, dal momento che ci sono – caso unico al mondo, non ve n’è altrove – dei mariuoli in Vaticano, dei quali per giunta è vittima e non mandante.
di Antonio Margheriti Mastino
QUELLA SMANIA MAI DOMA DELLA GARA A CHI CE L’HA PIÙ LUNGO
Certe
volte gli intellettuali so’ come regazzini: devi adda spiegaje tutto,
persino le cose che penseresti scontate per uno con la licenza media e
figurarsi allora per un titolare di cattedra universitaria, che magari
si dice “amico” del cattolicesimo: ma pure e soprattutto queste devi
spiega’. È veramente frustrante.
Ma
siccome già nello scorso articolo abbiamo fatto ruzzolare (che poi: ci
si è buttato giù da solo come un kamikaze in un rituale suicidio
culturale) giù dalla cattedra e degradato al ruolo di studente, stante
le asinerie che ha detto, il professorone Galli Della Loggia, salendo
noi in cattedra, ad ammaestrarlo su cose che non sa (ma noi, da
cattolici, sì), quantunque pretenda sdottoreggiarne ugualmente per
diritto divino, proseguiamo e terminiamo questa operazione pietosa.
Spieghiamo, replicando punto per punto, al Galletto sul Loggione (e di
riflesso all’Elefantino in una sacrestia, il Giuliano l’Apostata… di una
“amicizia” coi cattolici che alla fine non ha saputo rispettare e
valutare nel profondo) circa la polemica tutto sommato demenziale che ha
aperto sul “presidenzialismo papale”, vedesi qui.
«Presidenzialismo»
papale e conclave allargato, questo è dunque quel che il povero
Galletto sul Loggione propone come panacea per tutti i mali “del
Vaticano”. Che nel suo spurio e spoglio linguaggio, occhio e croce
dovrebbe stare a significare “Chiesa”. Addirittura! Ecco a voi il nuovo
Atanasio del XXI secolo. Lo stesso che nella sua vita (al pari di
Ferrara) come ricette magiche per i mali spirituali e materiali della
società aveva proposto: il marxismo, il leninismo, il radicalismo, il
socialismo, il craxismo, la democrazia diretta e il referendismo
compulsivo alla Mariotto Segni, il manipulitismo, il moderatismo, il
liberalismo, e via proseguendo di moda in moda. Le mode che tutte ha
abbracciato il Della Loggia e delle quali si è fatto volta per volta
“santone indipendente”, hanno una peculiarità: hanno tutte fallito, e
fallendo hanno devastato ciò che avrebbero voluto, in una catarsi
generale, avviare verso magnifiche sorti e progressive. Questo per dirvi
chi è il personaggio e, sulla base dei fatti, quale credito merita.
Ma
proviamo, tenendo a mente l’insegnamento del Maestro (quello vero, il
solo), a rispondere, brevemente – di più non merita né ho voglia – alle
davvero pittoresche teorie di questo maestrino la cui smania di
concionare dalla cattedra sull’universo mondo e su chiunque per fare a
gara chi ce l’ha più lungo, non è mai doma.
IL PAPA ELETTO “DEMOCRATICAMENTE”? GIÀ FATTO. NEI PRIMI SECOLI. E FU UN CASINO
Dice
Della Loggia: «Il papato è debole», bisogna rafforzarlo in senso
presidenzialista allargando la base elettorale del conclave anche ai
vescovi e ai superiori degli ordini religiosi.
Base elettorale? È evidente che proprio non ha presente la differenza fra una istituzione civile e una Chiesa: per lui pari sono. Ma pari
non sono. Da agnostico, seppur sedicente “amico”, praticamente ignora
di netto che l’elezione del papa avviene per opera dello Spirito Santo.
Centinaia di volte i cardinali sono entrati in conclave col papa in
mano, decine di volte uno di loro si è sentito il prescelto, il “già
papa”. Tutte le volte, senza neppure capire come, sono stati smentiti,
salvo che in una decina di casi dove, accidentalmente, la loro volontà
coincise con quella del Padreterno.
Che è successo allora in quelle assise
in cui incredibilmente ogni volta si ribaltavano i piani degli uomini?
Chi ha rovesciato il tavolo all’ultimo momento? Come è possibile che il
tale meno papabile di tutti è quello che poi la spunta fra fior fiore di
“già papi”? Chi è stato? “Il Caso” direbbe il politologo agnostico
Della Loggia; la Provvidenza diciamo noi cattolici. O, come direbbe il
Magnificat, è quel Dio che “disperde i superbi nei pensieri del loro
cuore, rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili”.
Fra l’altro dimostra neppure di conoscere la realtà degli Ordini
religiosi che vorrebbe trascinare al “voto”, e che ormai quasi sempre
sono non solo in fase calante, ma spesso ridotti alla nicchia e al
lumicino, essendo, presumibilmente, finita la loro missione storica; e
il loro incidere nella Chiesa è sempre più fievole. Ignora questo, e
ignora al contempo che le realtà emergenti e più incisive, anche come
numero, dentro la Catholica oggigiorno sono semmai i grandi movimenti
ecclesiali.
Inoltre, ignora anche la storia della Chiesa.
La quale ci dice che nei primi secoli e a lungo i papi sono stati
eletti con il contributo del popolo, dei romani almeno,
“democraticamente”, persino per acclamazione. E mai come allora si sono
verificati i più turpi fenomeni di corruzioni, simonie, lotte intestine
che non escludevano anche il sangue fra le varie fazioni e candidati,
ambizioni sfrenate, imbrogli, reciproche scomuniche e disconoscimenti,
scismi, antipapi; scannamenti fra “famiglie” romane che si contendevano
il papato considerandolo quasi bene immobile del loro casato (…e Galli
si impressiona per un maggiordomo e due monsignori isterici che si
stracciano i capelli). Finché qualcuno non si decise a mettere ordine e
impostare l’idea di una assise di “senatori del papa”, specializzata
nell’elezione del pontefice, preferibilmente fra i suoi ben rodati
membri. Le cose migliorarono ma neppure questo bastò: le intromissioni
profane dentro il conclave erano pressanti. Un papa, a fine Medioevo,
decise che quell’assemblea elettorale, doveva essere chiusa cum clavem…
divenendo il con-clave che oggi noi sappiamo. Ancora re e imperatori
ebbero la possibilità fino al 1903 di interferire con quella santa
assemblea: eletto Pio X impose che fossero banditi i “veti imperiali”
dal conclave e che fosse più rigido il regime di isolamento. È un fatto
che da allora tutti i papi eletti, tutti erano e sono in fama di
santità. Alcuni di essi sono già beati. Sono fatti questi!
CURIA: C’È ESASPERATO PERSONALISMO. CURA: PRESIDENZIALISMO. PERCHÈ DOVE C’È IL PRESIDENZIALISMO È SCOMPARSO IL “PERSONALISMO”?
Galli
Della Loggia parte analizzando le «voci maliziose», le «fughe di
notizie più o meno pilotate» e i «retroscena» poco edificanti che
caratterizzano la curia romana negli ultimi tempi: elementi che
attestano «un aspro scontro all’interno della direzione dell’istituzione
ecclesiastica». Scontro «di potere» che finisce per screditare la
Chiesa. Secondo il politologo il potere del Papa è soltanto in apparenza
assoluto, dovendo egli in realtà, anche nelle nomine, tener conto di
«cordate» e dell’«inevitabile dominio sulla carriera degli alti
ecclesiastici dello spirito di affiliazione e di congrega» oltre che di
«personalismi esasperati».
Personalismo più esasperato del suo ndo lo trovi?!
Ancora una volta Galli non ha capito nulla. Non riesce a distinguere la
differenza fra partiti e curia, tra stato laico e Vaticano, tra
Vaticano e Chiesa, tra fedeli e curiali, in definitiva tra istituzioni
statali e Chiesa.
È ben strana questa teoria dell’esasperato personalismo nella
curia vaticana che, paradossalmente, a stare a sentire questo qui,
andrebbe curata nientemeno che col “presidenzialismo”. Ossia col culto
della personalità a cui proprio il laicissimo “presidenzialismo” ci ha
abituati. Ancora più strano e risibile è che questo non meglio
identificato “politologo” non si sia posto una domanda: ma laddove vige
il “presidenzialismo” a lui così caro, balsamico e benevolo, lì sono
scomparsi “corruzione”, “esasperato personalismo”, “carrierismo” e
“retroscena poco edificanti”? A me risulta che, semmai, si sono
decuplicati.
Ma poi: che c’è di male se il papa “tiene conto delle cordate”?
La Chiesa è un organismo immenso e complesso, dove c’è posto per tutto e
per tutti e tutti si deve tenere insieme. Per ogni esigenza di gruppi
umani, pur nella giustizia, ci deve essere attenzione e accoglienza da
parte del papa: dopotutto la sua è una paternità… e i figli se sono
tutti uguali agli occhi del padre allo stesso tempo sono tutti diversi,
con esigenze diverse, che ti interpellano e alle quali devi rispondere
con saggezza e pazienza. Bisogna saperseli tenere in casa tutti i figli.
E la Chiesa è abituata a questi “capricci” dei sui figli, non se ne fa
meraviglia, conoscendo a fondo la natura dell’uomo. La Chiesa parte
dall’uomo (fosse anche consacrato) così com’è: chi parte dall’uomo così come dovrebbe essere… e non è, è l’ideologia. Coi risultati che conosciamo.
Non c’è niente da fare, il Della Loggia, al
pari degli altri eterni “intellettuali” è inguaribilmente un ideologo,
per il quale lo schema, a prescindere da ogni verifica sulla realtà, è
lo Schema, e se la realtà e il buonsenso lo contraddicano costantemente,
questo, per l’ideologo, non ha alcuna rilevanza. Continua imperterrito a
proporre la sua ricetta avariata, la sua purga “miracolosa” con la
quale indistintamente cura diarrea e cancro: se poi la purga aggrava la
diarrea ed è acqua fresca per il cancro, a stare a sentir loro (fra i
pochi che ancora danno retta a questi “intellettuali”) “non è sbagliata”
la cura, no, sono sbagliati la diarrea e il cancro.
IL MISTERO TERRIBILE DEL PECCATO. AL QUALE DELLA LOGGIA NON CREDE. E L’OSSESSIONE DELL’IDEOLOGO PER LA “STRUTTURA” E LA SUA “RIFORMA”
Ma c’è una cosa ancora più grossa e più grave che
questo “politologo” tralascia completamente – non sappiamo se per
ignoranza o solo per agnosticismo – circa quelle magagne, quelle
pettegolate successe nella curia vaticana poche settimane fa. Il mistero
terribile del peccato originale, incuneato nella carne dell’uomo e nel
suo tormento quotidiano, a qualsiasi livello, anche ecclesiale. Questo
vulnus che accompagnerà l’uomo fino alla fine, con cui fino alla fine
sarà in lotta, e che si rimarginerà solo con la seconda venuta sulla
terra del Redentore.
L’agnostico Galli non vede il peccato, per lui non esiste:
basterebbe questo e un po’ di buon senso a tenersi alla larga e a non
azzardare teorie e soluzioni ideologiche per una Chiesa che ha sempre
davanti gli occhi proprio quel peccato altrimenti invisibile
per Galli; sempre presente dalle origini del Libro Sacro, il Genesi,
sino alle sue ultime pagine, dove quella “cosa” inchioda il Cristo alla
croce. Ignorare questo “lato oscuro” dell’uomo e di tutta la storia
della salvezza, “non vedere” il peccato, quanto è importante per il
cattolico, e che su di esso e contro di esso si ergono e si reggono
tutti i sacramentali della Chiesa, che per salvarci da esso è edificata e
sussiste la Chiesa, non vedere e capire tutto questo, significa non
capirne e non vederne niente. E se malgrado tutto ti ostini ancora a
dare “lezioni” su cose che non conosci, allora davvero rasenti oltre
l’arroganza e la superbia, anche l’incoscienza e il ridicolo.
Per questo il buon cattolico, i papi hanno sempre saputo
ciò che intellettuali e ideologi si ostinano a non capire: non è la
“riforma della struttura”, di ciò che sta “fuori”, che garantisce il
funzionamento dei gruppi umani, delle Chiese addirittura; al contrario è
la riforma “interiore”, del cuore, che muta in meglio le cose, per quel
tanto che il peccato renda possibile. In pratica, la conversione. Se i
Ferrara e i Galli decidessero anche loro di fare meno i superiori e
facessero il grande passo della conversione, del cuore e della testa, lo
capirebbero pur’essi. Anche se, pare, al momento per Galli sia solo un
problema… di poco studio. E di molta (va da sé) presunzione.
Che poi è quanto scrivevo giorni fa sul cardinal Hoeffner,
“l’economista dei papi”, che Paolo VI chiamò a mettere ordine nei conti
(qui in parte riuscendoci) del Vaticano e a rendere tutto quel che
riguarda gli interessi economici della Santa Sede più “trasparenti”.
Illusione, se si crede che possa avvenire ciò con la semplice
“trasparenza” delle prassi e non invece con la “trasparenza” del cuore.
Fatto è che – vedi la vicenda Marcinkus – che i conti migliorarono, sì,
peggiorò tutto il resto. Non c’era stata “riforma del cuore” e quella
che s’era vista era una riforma senza cuore. Della sola “struttura”. La
fede compie riforme e miracoli, fa dell’acqua vino, moltiplica pani e
pesci.
Ma l’ideologo, che sia Galli o Ferrara,
s’ostina a vedere “società perfette” possibili su questa terra – la
cosa più anticristiana che si possa immaginare – soprattutto in
Vaticano, quando proprio Cristo, specialmente nella parabola del grano e
della zizzania, ci aveva messi ben in guardia da questa disastrosa
illusione. Che laddove la gente ci ha creduto, da tre secoli a questa
parte, ne sono derivati solo disastri e distruzioni di società insieme
ai suoi abitanti… per la fregola di immaginarsi “società perfette” (come
specialmente era nei piani di comunisti) e uomini altrettanto
“perfetti” (come da piano nazista).
NELLA CHIESA CI SI STA PER FEDE NON PER “PARTECIPARE” AL TELEVOTO
Leggiamo
ancora. Di fronte a tutto ciò, il politologo cita la voglia di
«democratizzazione», anche se ironizza sulla «mai meglio precisata
“maggiore collegialità delle decisioni”», e sul «mai meglio precisato
“ritorno allo spirito del Concilio”». Galli Della Loggia si chiede se
davvero la risposta vada ricercata nella «direzione della democrazia»,
proponendo invece una soluzione alternativa: «un ulteriore rafforzamento
del ruolo del Pontefice», premettendo tuttavia «alcune modifiche nella
sua designazione, capaci di soddisfare da un lato il bisogno di maggiore
partecipazione, e dall’altro l’esigenza di ridurre gli attuali fenomeni
di rivalità curiali a fini carrieristici».
Parole che lasciano basiti: non per la loro pregnanza ma proprio perché sono scandalosamente fuoriluogo.
Di
questo passo non mi meraviglierei se qualcuno decidesse di “importare
la democrazia” in Vaticano. Con le bombe. Del resto, già a suo tempo, ci
hanno provato con la scusa di riportarla in Italia (come se ci fosse
mai stata e standoci come chissà dove se ne fosse andata) e per fare
questo bombardarono i simboli della pietà cristiana che appunto
appartenevano non agli italiani ma ai fedeli dell’Orbe e al Vaticano:
San Lorenzo, Montecassino. Poi scoprimmo che fu uno sfregio ai “papisti”
da parte di quel fanatico protestante puritano di Truman.
Ancora una volta si tratta della priorità data all’agenda liberal…
alla superstizione che ha assolutizzato l’ideologia democraticistica
come panacea e non plus ultra… come se la storia avesse trovato il suo
punto di arrivo e non ritorno per la prima volta. E si è visto: vedi il
governo Monti… vedi le giunte dove l’ago della bilancia e quindi i veri
detentori del potere sono magari una coppia di consiglieri verdi votati
dallo 0,001% degli elettori ma che di fatto regnano col ricatto sul
restante 99,09% della popolazione che non li ha votati. Miracoli della
“democrazia”.
“Partecipazione” a cosa? Ma il papato non è una giostra,
un tiro al bersaglio, una partita di calcio, non è soprattutto un
consiglio comunale. Ecco, questo significa ignorare del tutto a cosa
serva la Chiesa, la sua essenza. Al fedele non interessa partecipare
alle cazzate, al televoto, e non gli deve interessare: nella Catholica
ci si sta per fede, per salvarsi l’anima. E condizione indispensabile
non è battere il pugno sul petto altrui, ma sul proprio. Perché sulle
nostre colpe, non quelle dei maggiordomi del papa, saremo – perché lo
saremo, al contrario di quanto credono gli agnostici Ferrara e Galli –
giudicati. E non dai media e dai nostri simili (magari!): ma da Dio
stesso. Emblematiche e da far tremare i polsi le parole agghiaccianti del Tuba Mirum:
<Una
tromba che diffonde un suono meraviglioso nei sepolcri di tutto il
mondo, chiamerà tutti davanti al trono. La morte e la natura stupiranno,
quando la creatura risorgerà, per rispondere al giudice. Verrà aperto
il libro, nel quale tutto è contenuto, in base al quale il mondo sarà
giudicato. Non appena il giudice sarà seduto, apparirà ciò che è
nascosto, nulla resterà ingiudicato. E io che sono misero che dirò, chi
chiamerò in mia difesa, se a mala pena il giusto è tranquillo?>
NELLA CHIESA CI RIMANIAMO NON PERCHÈ TUTTI SONO “SANTI”, MA PERCHÈ UN UOMO È MORTO E RISORTO
Nella Chiesa ci stiamo perché crediamo che un Uomo è
morto e risorto, e così facendo ci promette la nostra resurrezione.
Quell’Uomo è Gesù, che è Dio. Ed è il fondatore della nostra Chiesa, che
poi, Egli dice, è il suo stesso corpo mistico. Il papa ne è il suo
Vicario e quindi il capo in terra, che non equivale ad essere
“presidente” di qualcosa, di qualche organizzazione… onlus
internazionale, come credono i poveri Ferrara e Galli. Bensì, la sua
missione consiste nell’essere il custode e legittimo interprete del
Depositum Fidei (“ciò che legherai sulla terra sarà legato in cielo…”,
“Reggi la mia Chiesa” etc.). E’ colui chiamato da Cristo a “confermare”,
in definitiva, i fratelli nella fede. Non a fare il pubblico ministero e
l’amministratore delegato.
E come non bastasse la Chiesa non è nostra,
non è del papa: è Sua, di Cristo. E a chiarissime lettere Gesù lo ha
detto, e ha detto pure che egli stesso avrebbe provveduto a far
galleggiare la barca di Pietro nel mare aperto e sempre in tempesta dei
tempi, la quale barca sarebbe stata – profetizza il Messia – sempre
sbatacchiata da tutte le parti in mille bufere, ma mai sarebbe
affondata: tutto il resto sì ma la Chiesa no. Mettiamocelo in testa: la
Chiesa è Sua e ci pensa Lui. Noi, dice Gesù, altro non siamo che “servi
inutili”.
Ma degli agnostici seppur “amici” come
Ferrara e Galli, possono davvero credere a tutto questo, possono
accettarlo? No! Ma questa, e non altro, è la Chiesa, questo è Pietro, e
sempre questo saranno e dovranno rimanere. Tutto il resto è giornalismo,
pettegolificio, miseria umana, peccato, cazzate… carta bollata!
“PRIMARIE” PER IL PAPA “PRESIDENZIALISTA”. A QUANDO LE “QUOTE ROSA”?
Dato
che i cardinali «costituiscono una vera e propria oligarchia, e il Papa
è di fatto un cesare oligarchico», bisogna allargare la base
elettorale, «estendendo il diritto di elettorato attivo e passivo
dall’attuale collegio cardinalizio all’insieme dei vescovi di tutto il
mondo, cui potrebbero aggiungersi (con il solo diritto di elettorato
attivo) i rappresentanti dei vari ordini religiosi. Si tratterebbe di
una cifra complessiva all’incirca di seimila persone, cioè di un numero
talmente alto e soprattutto eterogeneo di persone da sfuggire a una
facile possibilità di “combine”». Per Galli Della Loggia si potrebbero
presentare le candidature al papato con un «certo numero di firme di
sostegno». L’autorità del Papa così eletto sarebbe rafforzata.
“Un certo numero di firme di sostegno”
dice il nostro geniaccio, questo nuovo Atanasio del cattolicesimo. C’è
proprio da scompisciarsi. Non fatichiamo a immaginare che, se le “firme”
devono essere apposte da chiunque, ci sarà una corsa alla
sottoscrizione di radicali, atei, comunisti, anticlericali, mussulmani: a
sottoscrivere come minimo la candidatura, bene che vada, di don Gallo,
male che vada di qualche accusato di “pedofilia”, giusto per fare la
provocazione di merda.. senza contare le “quote rosa”. Ma come fai a
prendere sul serio questa gente qui?
Mi scrive su fb Francesco di Bari: Questo
Della Loggia è pure di “destra”, pensa un po’. Abbiamo fatto un altro
passo verso l’abisso. Dieci anni fa la destra liberal-conservatrice non
era un granché, ma almeno su qualche principio rimaneva decente. Ora
siamo al punto che devi essere anche pro nozze gay (vedi uscite di
Cameron e Romney), altrimenti sei fascista. Malatempora currunt… E poi
quando parla di “base elettorale”? Mi immagino già la scenografia stile
convention americana… con i candidati che comiziano in stile kennediano,
le suore che agitano i cartelli, i palloncini.
Gli replica Luca da New York: Le suore portano i palloncini: gonfiano i preservativi di cui sono convinte assertrici.
E conclude sempre Francesco: E
ovviamente ciascun candidato al soglio butterebbe sul piatto la
promessa più grossa: “se verrò eletto io, abolizione del celibato…” “io
invece dichiarerei lecita l’omosessualità!” (e mi sa che quest’ultimo
vincerebbe).
Riuscendo a restare serio dinanzi le baggianate apocalittiche del Galli, Carlo di Brescia mi dice: «Il
papato è debole», per Della Loggia. Ancora una volta si danno ricette
fingendo di non sapere cosa accade nei casi in cui queste ricette sono
state davvero applicate! Il primate anglicano, ad esempio, è forse più
forte del Papa? D’altronde come può un ideologo democratico desiderare
davvero il rafforzamento di una figura (politicamente) monarchica?
MA QUALE PERSONALISMO! SE AGLI ALTI PRELATI FAI UN COMPLIMENTO PERSONALE QUELLI SI VERGOGNANO E SI IRRITANO
Qui tre cose si notano. La
prima che (come dicevamo sopra) non ha capito nulla della natura del
conclave e di quali forze agiscano al suo interno: una di queste è
determinante e smaglia tutte le “combine”: lo Spirito Santo. Che per
Galli, chiaramente, è irrilevante, anzi, inesistente.
Ma poi che sono queste “combine”? Dentro
il Sacro Collegio, non ci stanno i tic tipici delle categorie
politiche, poco contano le ambizioni personali, e anzi, uno più si fa
avanti, più si mette in prima linea e più è respinto indietro. Non è un
caso che tutti quelli entrati in conclave “papi”, ne sono usciti
cardinali e talora finanche degradati. Dimentica che gli ecclesiastici
seri (e il 90% dei cardinali lo è) sono persone rigidamente educate a
non esibire mai la propria persona, a non fare del personalismo, a non
strafare, a non sovrapporre mai la propria personalità alla Persona
della Chiesa. E il più delle volte si tratta veramente di uomini di
sincera fede.
Sbaglia il Galli a credere che davvero in conclave si parli
solo di nomi, che la discussione non verta più sul contesto, sulle
priorità della Chiesa, e che solo dopo si avanzano nomi, che sempre
rispondono al quesito “chi è il più degno tra di noi?”, “chi è il più
adatto a guidare la barca di Pietro in questo tempo?”, “su chi soffia lo
Spirito?”. Cosa ben difficilmente immaginabile in politica, alla quale
Galli sembra voler equiparare la Chiesa.
I cardinali, i sacerdoti di quel livello sono diversi dai
personaggi laici, rispondono ad altre priorità, sensibilità, a un altro
mondo proprio, le cui leggi non sono quelle del Secolo. Bisogna
conoscerli i prelati cattolici per capirli. Lo aveva notato anche
Cossiga: quando a un politico, a un giornalista fai un palese pubblico o
privato complimento che riguardi la sua persona, questi ne gongolerà.
Se lo fai a un alto prelato, a un cardinale no: si vergogna dinanzi a
simili manifestazioni, si irrita, si ritrae, il riferimento così diretto
alla sua persona lo scandalizza: è un linguaggio mondano indecifrabile
per la sua educazione e per la prospettiva in cui è stato addestrato a
guardare il mondo. Nella lusinga aperta il prelato, di curia
specialmente, ci individua qualcosa non solo di irriguardoso, ma di
fuorviante, e semmai foriera di guai e di intralci nella sua attività
ecclesiastica più che di facilitazioni.
Me ne accorsi personalmente col cardinale Silvestrini anni
fa, precisamente il giorno dell’apertura del conclave del 2005 (lui,
ottantenne, ne restò fuori): fin lì avevamo scambiato tranquillamente
qualche parola a Borgo Pio, gli avevo persino baciato la mano (cosa
inconsueta per me), senza anello quella mattina; poi osai l’inosabile,
fare delle osservazioni positive sulla sua persona, tipo, che so, “sono
un suo ammiratore”, e fu scosso e visibilmente indignato da simile
sforamento, cambiò immediatamente atteggiamento, diventò algido,
scostante e mi liquidò velocemente con distaccata e scocciata fierezza…
che significava “questo non ha capito niente”. Avevi perso la sua
fiducia. Mi sentii un cretino. Così è. E questo per le prassi del mondo e
le sue “glorie” fatue, è incomprensibile.
LA MADRE DI TUTTE LE SUPERSTIZIONI E I DOGMI LAICI: L’IDEOLOGIA DEMOCRATICISTICA
Quelle “combine” – il cui esito finale veicolerà lo Spirito Santo –,
come le chiama il profano Galli, ossia le congregazioni di cardinali
pre-conclave, altro non sono, molto spesso, che riflessioni di alto
valore morale e teologico, un interrogarsi drammatico: hanno ben
presente di essere dinanzi a una disputa delicatissima, della quale Dio e
i fedeli sono e saranno testimoni. Spazio per gli scherzetti non ce n’è
e non ce ne potrà mai essere. Le porcherie che immagina Galli, le
lasciamo alla politica, alla formazione dei governi, alle consultazioni
quirinalizie e, soprattutto, alla spesso esecrabile selezione di casta
dei titolari di cattedra… ai suoi colleghi, insomma.
Difficile non notare anche un altro vizio del Galli:
la tenace, irrazionale ideologia democraticista. Peraltro: confonde
“democratizzazione” – concetto assolutamente estraneo alla natura della
Chiesa, il quale se un padre semmai è il rovescio della Chiesa,
la rivoluzione… la Francese in primis – con “collegialità”. Ignora
completamente che le decisioni nella Chiesa non vengono prese a
maggioranza, non sulle cose che contano, non sull’Essenziale, ma su ciò
che è giusto e no, cioè se una cosa aderisce interamente alla dottrina o
meno. Il concetto di bene e male la Cattolica lo ha ben chiaro e sempre
presente. Lo stesso non può dirsi per la politica: la storia lo
testimonia; come pure per i professoroni e gli intellettuali: lo
dimostrano gli esiti infami dei loro innumerevoli cavalli di battaglia
ideologica.
Ma la sua ideologia democraticistica è la stessa di tutti gli altri intellettuali,
con la quale negli anni hanno giustificato ogni oscenità, dal nazismo
al razzismo, dal comunismo allo stalinismo e rispettivi massacri e
invasioni manu militari di paesi… tutte quante “democraticissime”, a
sentir loro. Che senza fare una piega e senza che neppure sembrassero in
contraddizione, ne divennero i cantori stucchevoli con tanto di
elzeviri encomiastici sui maggiori giornali (basta consultare le
emeroteche sulle date fatali del trionfante comunismo & c.). Il
democraticismo oltranzista, che è il primo acritico dogma
dell’intellettuale laico e medio, essendo appunto ideologia, altro non
può essere che deformazione e rimozione della realtà, disprezzo per la
natura, per l’essenza autonoma delle cose alle quali lo si vuole imporre
sino a snaturarle e ucciderle, disprezzo per gli uomini nella loro
complessità e, in definitiva e soprattutto, illusione e superstizione.
La più grande delle superstizioni contemporanee il “democraticismo”, la
più feroce e disumana anche. E, va da sé, quella che più di ogni altra
ideologia ha fatto acqua da tutte le parti, che ha fallito nella sua
concretezza su tutta la linea, all’atto pratico rovesciandosi
nell’esatto contrario delle sue aspirazioni ideali e catartiche, ma
tuttavia mantenendo intatta la scaramantica nomea di panacea di tutti i
mali.
E DA QUANDO IL SISTEMA SEDICENTE DEMOCRATICO SELEZIONA I “MIGLIORI”?
Dunque “allargare la base elettorale del papa” dice con
linguaggio risibile il Galli. Perché? Perché secondo la teoria (a
prescindere dunque dalla pratica e dalla realtà) quel metodo che
l’ideologo ha assolutizzato sarebbe il più adatto a selezionare il
“migliore”? Sì? Ne sei proprio sicuro professorone Della Loggia?
Vogliamo fare la lista sterminata di tutti quelli che in ambito laico
sono stati eletti “democraticamente” o almeno con “elettorato attivo
allargato”? Sicuro che vengano eletti i migliori, più meritevoli e
adatti? I quali – a sentire questi intellettuali – una volta eletti con
tale metodo miracoloso, in un sol colpo risolverebbero pure debolezze
strutturali, corruzioni altrui e personalismi, tare ataviche delle
società: una palingenesi! Nella teoria, sempre.
La realtà purtroppo va per conto suo. E ci dice persino il contrario: ossia che quasi sempre i veri migliori
sono stati quelli designati non con “base allargata” ma motu proprio da
una sola persona che ne avesse l’autorità. I governatori della Banca
d’Italia sono stati sempre nominati da una sola persona: il capo del
governo. Possiamo negare che sono state fra le poche figure
istituzionali che hanno svolto quasi sempre con onore e cum laude
il loro compito sino ad essere considerati ancora oggi “risorse della
repubblica”? Di altri contesti con sedicente “base elettorale
allargata”, possiamo dire la stessa cosa? La storia insegna che la
meschinità, la fiera delle vanità e il mercato delle vacche avviene
proprio nei bordelli con “elettorato attivo” allargato, dove in genere
prevale il più marpione, non di rado il più ladro, il più ebbro di se
stesso bene che vada.
Quando si dovette scegliere il segretario del comunista PDS,
scelsero di “allargare l’elettorato attivo” a tutti gli iscritti del
partito, alla “base popolare” accostata ai grandi elettori, i cosiddetti
probiviri. Il duello fu fra D’Alema e Veltroni. Quell’elettorato
“allargato” si espresse per Veltroni, i “probiviri” per D’Alema. Ma
D’Alema divenne segretario comunque, e si rivelò un ottimo segretario e
un abile politico, che portò al potere il Pds. Più tardi, quello che
aveva dalla sua la maggioranza dell’elettorato “allargato”, Veltroni,
divenne segretario, succedendo a D’Alema: distrusse il partito,
l’elettorato ristretto e allargato, se stesso e ancora dopo perse di
nuovo le elezioni. Siamo ancora sicuri che la ricetta miracolosa è nel più ce n’è meglio è? La storia insegna che non solo è un artificio inutile, ma che laddove più ce n’è più ammuina è. E se è vero in politica, quanto più lo sarebbe in fatto ecclesiastico.
LA CHIESA NON SI REGGE SUL PAPA MA SU CRISTO. NON SULLA “MONARCHIA” MA SULLA FEDE. CAMMINA ORIZZONTALE MA PENSA VERTICALE
Il papa il “supremo gerarca”, “monarca assolutista” e bla bla bla.
Queste le parolone usate dal Galli. Come se veramente la Barca di
Pietro dipendesse dal papa. E non da Cristo. No mio professorone, la
Chiesa non si regge sui calcoli, non si regge neppure sul papa, sui
collegi cardinalizi, sulla curia, sui vescovi, sui preti, i monaci, i
fedeli. Tanto meno sui voti, ristretti o allargati che siano. Altrimenti
sarebbe affondata or sarebbero duemila anni. La Chiesa e il papato si
reggono sulla fede. Sulla profezia. Sulla parola di Cristo e sulle sue
promesse circa il suo destino. Su questi campi il papato gioca la sua
partita finalissima. “Il di più viene dal demonio”. L’escatologia e non
la politologia, la dottrina e non l’ingegneria costituzionale sono il
suo sistema nervoso e la sua spina dorsale. La Chiesa cammina
orizzontale ma pensa verticale.
IL PAPATO NON È UNA CARICA MA UNA PATERNITÀ
Caro Galletto del Loggione, nella Chiesa (“non
temere, piccolo gregge”, così dice e la chiama Gesù) non è la quantità e
il numero che contano, come fosse un parlamento; non la selezione
genetica del “personale”. Ma la testimonianza. L’autorità del papa e
l’obbedienza a lui non sono date da un “voto allargato” o viceversa dal
suo “assolutismo”, ma dalla fede. Così come dalla mancanza di fede e non
di partecipazione “elettorale” viene la disobbedienza e il tradimento;
non problemi “esterni”, di struttura… strutturali, dunque, ma da
problemi “interni”… interiori; non da insufficienze organizzative ma dal
peccato o dalla virtù (che ognuno è libero di scegliere) dei suoi
consacrati e fedeli che secerne divisione o unità. L’autorità del papa
non viene da poteri assolutistici (su cosa?) o al contrario dal voto o
dalla moltiplicazione dei votanti come se egli fosse un presidente, la
curia un gabinetto laico, la Chiesa un parlamento. Viene dal suo carisma
petrino, dall’essere “ceneri di Pietro”; dal suo non appartenere a se
stesso, essendo invece “eredità petrina”, il Vicario di Cristo, in
pratica. E in più viene dalla sua santità personale. Dall’essere non
solo maestro ma testimone della verità che insegna.
E in finale, caro Giuliano Ferrara… tu Elefantino in una Sacrestia
– come ripeteva Guitton a Paolo VI – il papato non è una carica. È una
paternità. E dalla paternità “non ci si dimette”. Forse un padre che
scopre di avere in casa un figlio drogato si dimette da padre? Semmai
punisce il figlio, a fin di bene, cerca di aiutarlo per allontanarlo dal
male e salvarlo e se proprio non vuole capire lo denuncia alle autorità
competenti… ma non si “dimette”: è un padre non un amministratore. E
questo per rispondere alla villana e, diciamolo, squallida provocazione
dell’Elefantino sulle “dimissioni” del papa, dal momento che ci sono dei mariuoli in Vaticano, dei quali per giunta è vittima e non mandante.
TUTTO ‘STO CASINO PERCHÈ POI? DICE CHE IN VATICANO C’È UNA COSA MAI VISTA AL MONDO: DEI MARIUOLI!
Ma poi tutto ‘sto casino, tutti questi discorsoni… o
sarebbe più lecito dire sproloqui, per cosa? Che è successo? Come siamo
arrivati a ‘sto punto? Quando ti fermi un attimo a riflettere
sull’origine delle paturnie di questo accademico… beh… quando hai
realizzato la sproporzione e l’enormità delle cose che propone,
inversamente proporzionali alle piccinerie e vere e proprie cazzate,
alla puntura di vespa sul corpaccione d’un ciclope, che gliele hanno
ispirate… lì è d’obbligo proprio scompisciarsi.
Cioè in pratica dice che in Vaticano il Bertone comanda
parecchio, allora ci stanno quelli che si innervosiscono e vorrebbero
fosse meno invadente. Litigano e salta carta bollata per aria. Butta
questo e lancia quell’altro per dispetto, qualche foglio vola via dalla
finestra e finisce in mano a qualche giornalista, che essendo quello il
suo mestiere, ed essendo pure radicale, ci monta su un caso e lo
pubblica. Grandi strombazzate dei giornali laicisti e degli avvoltoi del
gotha scalfarista. Siccome poi nelle stanze del papa c’era pure un
ladro (che novità: l’unico ladro al mondo, un caso unico nella storia…
non s’era mai visto prima uno sciacallo che ruba qualcosa a qualcuno e
rivende qualcosa a qualche altro), il quale teneva famiglia e i soldi
servono e assai, specie perché pure su di lui, uscito dal Vaticano,
ritorna a governare Monti; questo ladro, dunque, visto il gran
svolazzare in quei giorni di carta bollata fra signorotti e puttanelle
di curia fancazzisti, ha pensato bene di mettersene in tasca qualcuno. E
rivenderlo. Allo stesso giornalista di cui sopra. Ripeto: non si era
mai visto nella storia: un cameriere che ruba in casa del padrone… una
novità tutta vaticana!
Manco a dire abbia venduto chissà che poi,
dal momento che a ben guardarci, di scartoffie si trattava: le cose
riportate nei documenti erano infatti bazzecole, meschinità,
pettegolificio, magagnette, bimbominkiate senili, con le quali un
assessore al bilancio di Valmontone se fa ‘na pippa. E per ‘sta cazzata,
per questa tempesta in un bicchiere d’acqua, la Chiesa e il papato
millenari – che hanno sfidato gli imperatori romani, i barbari, gli
ottomani, gli imperatori cattolicissimi e cristianissimi e i loro
imperi, gli eresiarchi, la Rivoluzione Francese e Napoleone, Marx,
Stalin, Hitler, il capitalismo e la massoneria, tutto e tutti… – questa
stessa Chiesa millenaria, dunque, abituata a giocare ai massimi livelli
della storia e del destino, restando sempre se stessa e immutata,
uscendone sempre e solo provvidenzialmente (lo dicevamo: è Cristo stesso
che la governa, la regge, la salva… essendo il suo stesso mistico
corpo) vincitrice, questo stesso miracolo della natura che è la
Cattolica, adesso, a sentire un professore liberal, dovrebbe cambiare
tutto.
CHI TRADÌ E VENDETTE GESÙ? COLUI CHE A TAVOLA LO SERVIVA. COSÌ È SUCCESSO AL SUO VICARIO. COSÌ SARÀ SEMPRE
Perché? Perché – orrore orrore, accorrete gente, una cosa mai veduta pria –
s’è scoperto che in curia ce sta un mariuolo, più ‘na fagottata de
carrieristi dalla facile crisi isterica. Minchia! Madò! Addirittura in
Vaticano, pure lì ci sono dei peccatori! Bella scoperta dell’acqua
calda. E pensare che un “ladro”, per giunta moralista – come il
Nostro – ci stava pure nella prima Chiesa, fra i Dodici discepoli di
Gesù: Giuda per esempio, e se lo era scapato direttamente Gesù. Il quale
sapeva benissimo chi era, cosa faceva, cosa diceva e perché lo diceva, e
soprattutto cosa avrebbe fatto in finale. Non lo scelse perciò a caso,
Cristo. Lo scelse proprio per rispondere ora et semper a quelli
che le avrebbero sparate come il Galli Della Loggia. E la risposta
sempiterna dell’Unico era questa: il peccato è intrinseco alla natura
dell’uomo, e avrebbe lambito anche la Chiesa nella sua parte umana,
grano sempre sarebbe cresciuto assieme alla zizzania: così era scritto,
così era stabilito, così doveva essere e dovrà essere sino alla fine dei
tempi.
Il primo ad essere “venduto” fu proprio Cristo,
da colui che gli sedeva accanto a tavola e lo serviva: e mò ci
lamentiamo che chi serviva il papa a tavola era un mariuolo, un
traditore? Se i papi avessero dovuto rifare tutto daccapo per la
presenza alla loro corte di satrapi e traditori… staremmo freschi. Però
non dimentichiamolo mai: Giuda finì con l’impiccarsi in solitudine, in
preda al pentimento e al delirio, maledetto da tutte le generazioni a
seguire; Cristo morì vincendo la morte, glorificandosi sulla croce, e al
terzo giorno resuscitò pure, e fu benedetto da tutte le generazioni a
venire. Alla Chiesa che da quel tradimento nacque non un solo capello fu
torto, non di una sola unghia mancò. Un’organizzazione solo umana, con
un simile esordio, sarebbe affondata sul nascere. Ma la Chiesa risorse e
si etternò con la resurrezione del suo fondatore. È qui il
punto, il nodo gordiano: nella sua verticale soprannaturale escatologica
verticalità. Se le strutture sono orizzontali la sua essenza è
verticale, la sua vicenda si svolge sulla terra ma il suo destino è nei
cieli.
NON SAI SE PIÙ FARISEI O CIRENEI, FATTO STA CHE SE NE ESCONO SEMPRE CON LA BAGGIANATA DEL SECOLO: LA “RICETTA PER SALVARE LA CHIESA”
Ma puntualmente arriva il Ferrara o il Galli Della Loggia
di turno che con fare non sai quanto da cireneo o da fariseo spara la
baggianata del secolo: la sua ricetta per “SALVARE LA CHIESA”. Buuuuuu!
Un pernacchio e una risata vi sommergeranno: non sono riusciti a salvare
neppure tutte le loro dogmatiche scelte politiche che sembravano quasi
teologie terrestri, e perciò sono “ex” tutto, e adesso vogliono persino
“salvare” la Chiesa (o almeno quella cosa che hanno scambiato per
“chiesa”), senza neppure essere credenti, oltretutto. Ma pensate a
salvare Berlusconi se ci riuscite!
Dopo questo pattume nauseabondo, vorrei a tal propositoriproporre
quanto un anno fa, alle origini di questo sito, scritti a proposito di
quegli immancabili soloni che periodicamente, senza neppure essere
cattolici esemplari e anzi spesso non essendo neppure cattolici, talora
anche – ma come fai a no ride! – atei militanti, si ripropongono di
sfornare “ricette” per “salvare” la Chiesa, non di rado – nel caso di
preti e teologi – dopo che essi stessi l’hanno distrutta e continuano
imperterriti.
Dunque, scrivevo questo:
Prima
di tutto, anche se non dovesse salvarsi davanti a Dio nessun uomo, la
Chiesa alla fine del mondo, in quanto composta da Gesù e Maria quali
membra perfette, avrebbe comunque trionfato, a prescindere.
Detto
questo, la Chiesa come è nella profezia e nella stessa promessa di
Gesù, sarebbe stata sempre perseguitata, sofferente, dilacerata, almeno
nella sua parte umana, assediata dal peccato e dal Tentatore, ma salva,
perché salvata già in partenza; e salva giungerà alla fine della storia…
fine della storia appunto, non della Chiesa.
La Chiesa sarebbe in pericolo se il suo apparato dottrinale, dal
vertice, fosse messo in discussione. Ma sul suo Essenziale, la dottrina
immutabile, che ci è tramandata purissima dalla Tradizione e dalla
ininterrotta successione apostolica, la Chiesa sta la sicuro, è
garantita, come sta scritto, dallo Spirito Santo. Non può fallire. Può
cadere sull’etica, sulla sua condotta morale per ciò che riguarda i suoi
uomini al vertice, ma non potrà mai inciampare sulla dottrina. È verità
di fede ciò. E mistero.
Dunque, se è inattaccabile nel Depositum Fidei, per cosa altro starebbe in pericolo di morte? Finché ci sarà un papa, la Verità sarà salva. Qui si confondono sempre le due chiese, magistralmente distinte da Jacques Maritain: la Persona della Chiesa dal personale
ecclesiale; la Persona è lo stesso Mistero di Cristo e il Corpo della
sua Sposa, che è virginale, intangibile dal peccato, incorruttibile; il
secondo siamo noi, uomini e peccatori. Perciò se la Persona
della Chiesa è immacolata e irraggiungibile dal peccato, che pericolo
ci potrà mai veramente essere per Essa? Come può affondare ciò che è
inaffondabile per volontà divina? Sant’Ambrogio così definisce la Chiesa in questa sua doppiapersonalità: immaculata ex maculatis. Dove la macula dei secondi (noi) mai potrà avere il sopravvento sul sine macula della prima.
Chi si mette a dire che vuole salvare la Chiesa, non
solo è un pazzo, un impostore, ma è anche un pubblico peccatore, se non
lo assolvesse la sua ignoranza. È saturo del peccato primordiale, il
primo peccato commesso, dallo stesso principe delle legioni celesti
Lucifero, che per quello sarà precipitato nell’abisso: il peccato di
orgoglio.
Al Galletto del Loggione o all’Elefantino nella Sacrestia, sarebbe giovato conoscere quanto l’allora cardinale Ratzinger confidò a Vittorio Messori. Una
volta il giornalista, in pieni anni ’80, visto il casino dottrinale e
no che c’era in quel periodo nel cattolicesimo, domandò al prefetto
dell’Ortodossia Ratzinger: “Eminenza, ma con tutti questi problemi, lei la notte dorme?”. Il cardinale lo guardò sorpreso, con quel suo viso da eterno fanciullo:
“Perché non dovrei? Vogliamo renderci conto che anche noi siamo Chiesa
ma che essa, al contempo non è nostra, è Sua? Che ne è lui il Capo, lo
Sposo; che, anzi, essa è il Suo Corpo stesso? Il nostro impegno è
doveroso ma, al contempo, ci ha ricordato che non siamo che servi inutili. Tocca a Lui, dunque, guidarla. E ciò che Egli ha previsto è certamente il meglio”. Se ne stava attivo e zelante ma sereno il Prefetto, conclude Messori.
A QUANDO UN PAPATO “TECNICO” GUIDATO DA MONTI O DA MARCHIONNE?
Leggiamo
ancora nell’intervista a Galli Della Loggia: La proposta del politologo
del «Corriere della Sera» colpisce per vari motivi, non ultimo la sua
notoria vicinanza a una certa think thank accademica divenuta autorevole
interprete del pontificato ratzingeriano.
Ci siamo. Non sbagliano mai i proverbi. Per esempio quello che recita: dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io.
Comunque
questi atei devoti di pur buona volontà sono pericolosi : guardano alla
Chiesa come fosse un partito politico o una multinazionale economica.
Questi qui credono che ci vorrebbe papa o segretario di stato un
Marchionne per sistemare le cose, magari per “salvare” la Chiesa così
come si salva il Mirafiori. Capace pure prima o poi propongano un papato
“tecnico” guidato da Monti.. (e, almeno in Italia, si è visto con che
risultati… )… so’ capacissimi!
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