L’indiscreto
Don Georg ha fatto chiudere l’appartamento del
Prefetto della Casa Pontificia liberato da Harvey
Un sondaggio vaticano potrebbe recitare così: quanti nella Curia romana hanno gradito la promozione del segretario del Papa? Ufficialmente la risposta sarebbe un’ovazione generale e una gara, tra vescovi e cardinali
ovviamente, a chi batte le mani più forte e grida di giubilo per il neoarcivescovo Georg Gänswein.
Ufficiosamente il quadro è completamente diverso.
Nelle mani di don Giorgio si sono concentrati due importantissimi incarichi: segretario particolare del Papa fin dall’inizio del pontificato (dal 2003 lo era del cardinale Joseph Ratzinger) e Prefetto della Casa Pontificia. C’è chi parla di una blindatura dell’appartamento del Papa la cui regia è nelle mani esclusive di don Georg.
Blindatura che, se pur dettata dalla vicenda Vatileaks, non ha trovato molti consensi soprattutto tra i servitori fedeli del Papa. Il primo atto di monsignor Gänswein nella veste di successore di James Michael Harvey,giubilato con la porpora e spedito come Arciprete nella Basilica Papale di San Paolo fuori le mura (dal cuore del Palazzo a fuori le mura, sottolineano ironicamente nella Curia romana), ha raccolto numerose critiche.
Don Georg ha fatto chiudere l’appartamento del Prefetto della Casa Pontificia, liberato da Harvey, perché continuerà ad abitare nella dimora riservata al segretario particolare del Papa nel Palazzo Apostolico. E c’è chi teme che, in uno scenario decisamente improbabile, se il cardinale Tarcisio Bertone dovesse lasciare l’incarico di Segretario di Stato di Sua Santità, il successore potrebbe essere proprio Gänswein. Un Papa che scrive libri su Gesù, un inedito nella storia della Chiesa come sottolineava acutamente il cardinale Carlo Maria Martini,non ha il tempo per governare la barca di Pietro.
È tutto demandato ad altri, sottolineano i ben informati. Non c’è tempo sia per guidare la Chiesa e sia per scrivere e soprattutto per ricercare le citazioni in un lavoro bibliografico esaltante per uno studioso ma anche assai impegnativo. Considerando anche la mole di impegni tra udienze e celebrazioni, difficilmente un Papa di governo può scrivere così tanti libri su Gesù. Voci, quelle raccolte in questi giorni prenatalizi, che si assommano al dispiacere per quella che viene sottolineata una mancanza di sensibilità verso uomini che hanno servito generosamente la Chiesa.
È la dignità che non deve essere offesa, sottolineano in Curia. Harvey ha lasciato la Prefettura della Casa Pontificia a 63 anni. Il suo predecessore, Dino Monduzzi, a 76 anni, diventando cardinale subito dopo. E andando ancora indietro Jacques-Paul Martin lasciò a 78 anni. Un’altra cosa che sottolineano in Curia è la decisione di Benedetto XVI di insignire subito il suo segretario del titolo di arcivescovo. Nella prassi non è mai stato così. Martin lo ricevette nel 1986 da Giovanni Paolo II, che due anni dopo lo avrebbe creato cardinale,solo al momento delle sue dimissioni per raggiunti limiti d’età. Monduzzi non fu mai arcivescovo e Harvey lo divenne nel 2003, cinque anni dopo l’ordinazione episcopale ricevuta nel 1998 insieme a Stanisław Dziwisz,oggi cardinale e all’epoca segretario particolare del Papa polacco, e a Piero Marini, oggi Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali e all’epoca maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. Mysterium fidei? Vatileaks docet.
Francesco Grana
Liber
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