“DON BOSCO MISTICO, UNA VITA TRA CIELO E TERRA”, DI CRISTINA SICCARDI -
Solitamente
si ritrae San Giovanni Bosco come un campione della pedagogia, del recupero dei
giovani sbandati nelle grigie periferie urbane dell'Ottocento, come un
infaticabile e frenetico attivista sociale al servizio dei poveri. Questa
immagine è senz'altro vera ma innegabilmente riduttiva e limitativa del suo
essere concreto.
Il grande Santo piemontese fu anche, e soprattutto, un
mistico, un taumaturgo, un uomo di preghiera, un ardente difensore della Fede
Cattolica contro tutti i nemici che la combattevano in quel XIX secolo così
ostile e tribolato. "Don Bosco mistico" dunque, l'ultimo
interessantissimo lavoro di Cristina Siccardi, ha il grande merito di aver
indagato approfonditamente questo non secondario aspetto della sua santità, una
dimensione oggi purtroppo quasi dimenticata, specialmente a partire dalle
"riletture" post-conciliari della sua opera.
E subito all'inizio del volume l'autrice puntualizza questa
anomalia che contraddistingue quasi tutti gli agiografi contemporanei: il
valore di un Santo, in altre parole, sembra elevarsi a seconda di quanto
si riesca a proporre tale figura come un "anticipatore" del
Concilio Vaticano II.
In tal senso la Siccardi riporta una dichiarazione, riferita
a don Bosco, del famoso domenicano padre Marie Dominique Chenu. Ma
immediatamente risponde:
"Affermare ciò significa non aver compreso nulla
della vita e dell’opera di san Giovanni Bosco, uomo di Dio e di Maria
Santissima. Uomo di reazione e di restaurazione. Fu strumento docile del
Signore e dirompente per il mondo, un mondo che aveva scoperto, con la
Rivoluzione francese, la follia della libertà data dallo Stato e non da Dio e
voleva disfarsi della religione cattolica, ponendo sullo stesso piano ogni
credo religioso e proclamando guerra spietata alla Chiesa, che venne vessata e
perseguitata ferocemente; ma non annientata, anche se ce n’era tutta
l’intenzione e don Bosco fu uno dei paladini della Fede e della Chiesa più
fermi e più limpidi, continuamente guidato da Cristo, da Maria Vergine e
costantemente sostenuto dalla Provvidenza" (pag. 9).
E poco dopo, come se non bastasse:
"Non fu mai uomo del compromesso, anzi, annunciava
una brutta fine per coloro che volevano servire Dio e nello stesso tempo
accontentavano il mondo. Mentre erigeva oratori, scuole, chiese, denunciava
l’errore, combatteva il male e il peccato, lottando direttamente con Satana che
lo perseguitava". (pag. 20).
Altro che "anticipatore del Concilio Vaticano II”!
Nel volume si contesta pertanto la stessa definizione di
"Santi sociali" con cui vengono generalmente identificati i Santi
torinesi del XIX secolo. Questa denominazione, secondo l'autrice, è nata in
ambiente modernista e si è consolidata significativamente negli ultimi
cinquant'anni di storia della Chiesa. Essa non si addice certamente a San
Giovanni Bosco che fu un Santo a tutto tondo, senza né aggettivi né
limitazioni:
"Da circa mezzo secolo lo si è dipinto come un
assistente sociale, un imprenditore spregiudicato, un manager acuto, un
anticipatore della moderna psicologia. Molti luoghi comuni sono stati inventati
per stare al passo con i tempi e con questa operazione si è dimenticati chi sia
stato realmente don Giovanni Bosco: un sacerdote inviato da Dio che si consumò
per donargli più anime possibile, per difendere il Sommo Pontefice e i diritti
di Santa Romana Chiesa" (pag. 14)
Partendo da questi presupposti l'opera non può che
svilupparsi lungo binari assolutamente aderenti ai documenti storici lasciatici
dai diretti testimoni: p. Giovanni Battista Lemoyne, primo grande biografo del
santo, e fra gli altri anche p. Gioacchino Berto SDB, ma parecchie notizie sono
tratte direttamente anche dalla "Storia dell'Oratorio", scritta dal
medesimo don Bosco su ordine del Papa Pio IX.
Vengono ripercorsi i famosi sogni profetici, le guarigioni
miracolose, gli episodi di bilocazione, i misteriosi aiuti economici della
Divina Provvidenza, ma anche fatti apparentemente meno importanti come le
improvvise apparizioni e sparizioni del fedele cane "grigio". In
definitiva ci troviamo di fronte ad un lavoro che si propone di approfondire una
delle dimensioni più affascinanti della poliedrica personalità del grande
sacerdote piemontese.
"Questa non è una biografia nel senso classico del
termine, non c’è il susseguirsi, nella formula spazio-temporale, degli
avvenimenti personali e pubblici, già ampiamente proposti da molti altri
autori, ma si tratta di un percorrere le cause e gli effetti di un’esistenza
interamente contrassegnata dalla Fede e dalla presenza del divino
nell’ordinarietà di un giovane, di un uomo e di un santo". (pag. 25).
Un libro dunque da meditare, dalla prima all'ultima pagina.
Scritto, come tutti i volumi pubblicati da Cristina Siccardi, in un
linguaggio semplice ed accessibile, può senz'altro fare un gran bene ad ogni
cristiano e specialmente ai sacerdoti. Anche perché, ed in ciò la scrittrice è
indubbiamente maestra insuperabile, leggendo fra le righe vergate con parole
gentili e assolutamente non spigolose, non di rado, come sopra esposto,
emergono però giudizi coraggiosi e perentori sulla drammatica crisi del
cattolicesimo contemporaneo. Anche molti tradizionalisti dovrebbero dunque
apprendere dalla Siccardi l'atteggiamento più consono ad un cristiano per
esprimere le proprie critiche verso gli uomini di Chiesa.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.