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sabato 9 febbraio 2013

Mistica senza twitter


“DON BOSCO MISTICO, UNA VITA TRA CIELO E TERRA”, DI CRISTINA SICCARDI - 

Solitamente si ritrae San Giovanni Bosco come un campione della pedagogia, del recupero dei giovani sbandati nelle grigie periferie urbane dell'Ottocento, come un infaticabile e frenetico attivista sociale al servizio dei poveri. Questa immagine è senz'altro vera ma innegabilmente riduttiva e limitativa del suo essere concreto.
Il grande Santo piemontese fu anche, e soprattutto, un mistico, un taumaturgo, un uomo di preghiera, un ardente difensore della Fede Cattolica contro tutti i nemici che la combattevano in quel XIX secolo così ostile e tribolato. "Don Bosco mistico" dunque, l'ultimo interessantissimo lavoro di Cristina Siccardi, ha il grande merito di aver indagato approfonditamente questo non secondario aspetto della sua santità, una dimensione oggi purtroppo quasi dimenticata, specialmente a partire dalle "riletture" post-conciliari della sua opera.

E subito all'inizio del volume l'autrice puntualizza questa anomalia che contraddistingue quasi tutti gli agiografi contemporanei: il valore di un Santo, in altre parole,  sembra elevarsi a seconda di quanto si riesca a proporre tale figura come un "anticipatore"  del Concilio Vaticano II.
In tal senso la Siccardi riporta una dichiarazione, riferita a don Bosco,  del famoso domenicano padre Marie Dominique Chenu. Ma immediatamente risponde:
"Affermare ciò significa non aver compreso nulla della vita e dell’opera di san Giovanni Bosco, uomo di Dio e di Maria Santissima. Uomo di reazione e di restaurazione. Fu strumento docile del Signore e dirompente per il mondo, un mondo che aveva scoperto, con la Rivoluzione francese, la follia della libertà data dallo Stato e non da Dio e voleva disfarsi della religione cattolica, ponendo sullo stesso piano ogni credo religioso e proclamando guerra spietata alla Chiesa, che venne vessata e perseguitata ferocemente; ma non annientata, anche se ce n’era tutta l’intenzione e don Bosco fu uno dei paladini della Fede e della Chiesa più fermi e più limpidi, continuamente guidato da Cristo, da Maria Vergine e costantemente sostenuto dalla Provvidenza" (pag. 9).
E poco dopo, come se non bastasse:
"Non fu mai uomo del compromesso, anzi, annunciava una brutta fine per coloro che volevano servire Dio e nello stesso tempo accontentavano il mondo. Mentre erigeva oratori, scuole, chiese, denunciava l’errore, combatteva il male e il peccato, lottando direttamente con Satana che lo perseguitava". (pag. 20).
Altro che "anticipatore del Concilio Vaticano II”!
Nel volume si contesta pertanto la stessa definizione di "Santi sociali" con cui vengono generalmente identificati i Santi torinesi del XIX secolo. Questa denominazione, secondo l'autrice, è nata in ambiente modernista e si è consolidata significativamente negli ultimi cinquant'anni di storia della Chiesa. Essa non si addice certamente a San Giovanni Bosco che fu un Santo a tutto tondo, senza né aggettivi né limitazioni:
"Da circa mezzo secolo lo si è dipinto come un assistente sociale, un imprenditore spregiudicato, un manager acuto, un anticipatore della moderna psicologia. Molti luoghi comuni sono stati inventati per stare al passo con i tempi e con questa operazione si è dimenticati chi sia stato realmente don Giovanni Bosco: un sacerdote inviato da Dio che si consumò per donargli più anime possibile, per difendere il Sommo Pontefice e i diritti di Santa Romana Chiesa" (pag. 14)
Partendo da questi presupposti l'opera non può che svilupparsi lungo binari assolutamente aderenti ai documenti storici lasciatici dai diretti testimoni: p. Giovanni Battista Lemoyne, primo grande biografo del santo, e fra gli altri anche p. Gioacchino Berto SDB, ma parecchie notizie sono tratte direttamente anche dalla "Storia dell'Oratorio", scritta dal medesimo don Bosco su ordine del Papa Pio IX.
Vengono ripercorsi i famosi sogni profetici, le guarigioni miracolose, gli episodi di bilocazione, i misteriosi aiuti economici della Divina Provvidenza, ma anche fatti apparentemente meno importanti come le improvvise apparizioni e sparizioni del fedele cane "grigio". In definitiva ci troviamo di fronte ad un lavoro che si propone di approfondire una delle dimensioni più affascinanti della poliedrica personalità del grande sacerdote piemontese.
"Questa non è una biografia nel senso classico del termine, non c’è il susseguirsi, nella formula spazio-temporale, degli avvenimenti personali e pubblici, già ampiamente proposti da molti altri autori, ma si tratta di un percorrere le cause e gli effetti di un’esistenza interamente contrassegnata dalla Fede e dalla presenza del divino nell’ordinarietà di un giovane, di un uomo e di un santo". (pag. 25).
Un libro dunque da meditare, dalla prima all'ultima pagina. Scritto, come tutti i volumi pubblicati da Cristina Siccardi,  in un linguaggio semplice ed accessibile, può senz'altro fare un gran bene ad ogni cristiano e specialmente ai sacerdoti. Anche perché, ed in ciò la scrittrice è indubbiamente maestra insuperabile, leggendo fra le righe vergate con parole gentili e assolutamente non spigolose, non di rado, come sopra esposto, emergono però giudizi coraggiosi e perentori sulla drammatica crisi del cattolicesimo contemporaneo. Anche molti tradizionalisti dovrebbero dunque apprendere dalla Siccardi l'atteggiamento più consono ad un cristiano per  esprimere le proprie critiche verso gli uomini di Chiesa.



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