Pubblicato ilgennaio 25, 2011 daSatiricus
INVITO DI CORTESIA
del PR Satiricus
Dall’eucaristia come sacrificio alla cena del signore? Io propongo di più, giusto giusto per essere al passo con la benedetta modernità: perché no a un apericena liturgico?
Finalmente pronti ad entrare in una nuova era dello Spirito, a cogliere i fiori della Primavera della Chiesa, ravvolti in una brezza conciliante, o quantomeno disposti a un rinfresco a soli 7 euro. E per chi è stufo dell’oscurantismo romano – eccezion fatta per l’affascinante Theologia Crucis di Lutero ed epigoni – serviamo istanti di gioia, happy hours di cristianità non meglio specificata.
L’appuntamento non è in Chiesa.
Primo perchè le vecchie chiese fredde e borghesi non servono più e illudono chi le frequenta di essere un vero fedele; secondo perché le chiese moderne in pannelli di prefabbricato, disponibili nelle tre versioni (modello fabbrica, modello mattatoio, modello arena), sono difficili da trovare (mimetizzate tra magazzini di periferia, imboscate in scantinati metropolitani, difese da accecanti pareti a specchio) o sono già state date in affitto (tecnicamente in ‘allocazione’) al culto di altre confessioni non cattoliche; terzo perché Dio non vuole che ci troviamo come Chiesa ma come uomini di buona volontà, e lasciatemi dire che non c’è miglior buona volontà di chi sia disposto a mettere in disparte il papa e i suoi amici per far parlare la spontaneità di quel pezzetto di ateismo che alberga dentro ciascuno di noi.
L’appuntamento non è in chiesa, ma sulle colonne di un buon giornale. Al posto del vino consacrando, avremo una bella tazza di caffè, e così saremo pronti per il nostro quartodora (poco meno di una messa feriale, tanto più che – Guardini e Bianchi insegnano – non è mica necessario celebrare quotidianamente. Al contrario!) di fraternità. Che giornale? Il Corsera o La Repubblica, ovviamente. Avanti massonia!
Menù del giorno:
inutilità dell’esempio dei santi e della potenza dei loro miracoli da vivi o da morti, in alternativa si servono esegesi dell’autocompiacimento e boutades semi-gallicane (chef: un esegeta o neo-teologo a caso)
ottusità dell’esercizio della tradizionale autorità, in alternativa proponiamo emancipazione acritica di giudei, donne, teologi atei animatori anarchici di comunità eversive fanta-religiose (chef: Franzoni)
nominalismo del dogma e irrisione del potere pontificio, in alternativa omaggiamo ante-papismo e contaminazione coi non-credenti (chef: Martini)
denuncia dell’invadenza vaticana e rimozione dei meriti anti-comunisti e anti-apostatici, in alternativa degusterete falsa umiltà di ideologi asservitori della fede al partito e vescovi pedofili in esercizio non mortificato della loro attrattiva locale (chef: porporato o prelato non meglio identificato, comunque non ultramontanista)
del PR Satiricus
Dall’eucaristia come sacrificio alla cena del signore? Io propongo di più, giusto giusto per essere al passo con la benedetta modernità: perché no a un apericena liturgico?
Finalmente pronti ad entrare in una nuova era dello Spirito, a cogliere i fiori della Primavera della Chiesa, ravvolti in una brezza conciliante, o quantomeno disposti a un rinfresco a soli 7 euro. E per chi è stufo dell’oscurantismo romano – eccezion fatta per l’affascinante Theologia Crucis di Lutero ed epigoni – serviamo istanti di gioia, happy hours di cristianità non meglio specificata.
L’appuntamento non è in Chiesa.
Primo perchè le vecchie chiese fredde e borghesi non servono più e illudono chi le frequenta di essere un vero fedele; secondo perché le chiese moderne in pannelli di prefabbricato, disponibili nelle tre versioni (modello fabbrica, modello mattatoio, modello arena), sono difficili da trovare (mimetizzate tra magazzini di periferia, imboscate in scantinati metropolitani, difese da accecanti pareti a specchio) o sono già state date in affitto (tecnicamente in ‘allocazione’) al culto di altre confessioni non cattoliche; terzo perché Dio non vuole che ci troviamo come Chiesa ma come uomini di buona volontà, e lasciatemi dire che non c’è miglior buona volontà di chi sia disposto a mettere in disparte il papa e i suoi amici per far parlare la spontaneità di quel pezzetto di ateismo che alberga dentro ciascuno di noi.
L’appuntamento non è in chiesa, ma sulle colonne di un buon giornale. Al posto del vino consacrando, avremo una bella tazza di caffè, e così saremo pronti per il nostro quartodora (poco meno di una messa feriale, tanto più che – Guardini e Bianchi insegnano – non è mica necessario celebrare quotidianamente. Al contrario!) di fraternità. Che giornale? Il Corsera o La Repubblica, ovviamente. Avanti massonia!
Menù del giorno:
inutilità dell’esempio dei santi e della potenza dei loro miracoli da vivi o da morti, in alternativa si servono esegesi dell’autocompiacimento e boutades semi-gallicane (chef: un esegeta o neo-teologo a caso)
ottusità dell’esercizio della tradizionale autorità, in alternativa proponiamo emancipazione acritica di giudei, donne, teologi atei animatori anarchici di comunità eversive fanta-religiose (chef: Franzoni)
nominalismo del dogma e irrisione del potere pontificio, in alternativa omaggiamo ante-papismo e contaminazione coi non-credenti (chef: Martini)
denuncia dell’invadenza vaticana e rimozione dei meriti anti-comunisti e anti-apostatici, in alternativa degusterete falsa umiltà di ideologi asservitori della fede al partito e vescovi pedofili in esercizio non mortificato della loro attrattiva locale (chef: porporato o prelato non meglio identificato, comunque non ultramontanista)
Si ringraziano, tra gli sponsor, il rappresentante del laboratorio culinario www.palazzoapostolico.com e il curatore della rubrica umoristica di ammortamento mentale www.paroledivita.myblog.it