ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 21 dicembre 2019

«Senza che la maggior parte di noi se ne accorgesse»,

GLOSSE ALLA LETTERA DI MONS. CARLO MARIA VIGANÒ



Stiamo assistendo - come ho scritto in un mio articolo (qui) - ad una significativa alleanza infernale, volta a distruggere la Cristianità e la Chiesa di Cristo: questa alleanza unisce governanti della cosa pubblica e membri della Gerarchia ecclesiastica, sostenuti tutti - altrettanto significativamente - dai media mainstream e dall’élite mondialista. 

Le più grandi istituzioni internazionali - acerrime nemiche di Dio - plaudono all’impegno della Neochiesa bergogliana nell’accoglienza dei profughi, nell’apertura all’agenda GLBT e in tutto ciò che rappresenta una demolizione dell’identità cattolica. I più potenti avversari della Chiesa finanziano iniziative promosse dalla setta progressista, che ricambia con zelo e li sostiene, ora tacendo i punti di evidente inconciliabilità che dovrebbero dividerli, ora propagandando sine glossa le loro istanze, ora chiamando a collaborare nei posti strategici personaggi che si prefiggono scopi opposti a quelli che si suppone abbia la Chiesa. 

Guardando la croce..

Il regalo di Natale di Jorge Mario Bergoglio


Il 19 dicembre 2019, nel quarto giorno della Novena di Natale, Bergoglio, vestito da papa, si è fatto un regalo speciale e ha voluto farlo a tutti i fedeli cattolici: ha collocato all’ingresso dei palazzi vaticani una croce in resina traslucida rivestita, al centro, da un giubbotto salvagente che, ha detto Bergoglio, sarebbe stato recuperato in mare e sarebbe appartenuto ad un migrante, non si sa bene se vivo o morto.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/
content/vaticanevents/it/2019/12/19/rifugiati-lesbo.html

Le radici gnostiche della modernità

IL PRINCIPIO RESPONSABILITA’


Come il pensiero dominante ci ha indotto a credere che le colpe umane devono sempre caricarsi sulle spalle di qualcun altro: spaventa l’inversione tra bene e male e la capacità di lupi e sciacalli di rivestirsi di pelle d’agnello 
di Roberto Pecchioli  

 http://www.accademianuovaitalia.it/images/gif/7sigillo-Lang/00-tu-400.gif

 Nel corso della lettura dei resoconti della recente conferenza sul clima di Madrid, rallegrata- si fa per dire- dalla presenza di una santa laica, Greta Thunberg-  conclusa con un solenne fallimento a malapena occultato dalle frasi fatte dei comunicati finali, ci siamo più volte imbattuti in un concetto vago, assai sospetto agli occhi di chi, come noi, ha smesso da tempo di credere alla buona fede delle istituzioni. Si tratta della “responsabilità sociale d’impresa”. Abbiamo svolto una rapida indagine, scoprendo che, una volta di più, si tratta di un’idea di matrice anglosassone. Il termine è stato introdotto nel 1984 da Robert Edward Freeman e descrive l’ambito delle implicazioni etiche nelle strategie d’impresa. Ha una sigla anglofona (CSR, Corporate Social Responsibility) ed è stata oggetto di definizione anche dall’Unione Europea: la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società.

“Il Francescopardo”

L’ultimo discorso del papa ai cardinali ha un antefatto. Che doveva restare segreto



Anche questa volta, nel discorso che rivolge ogni anno alla curia vaticana prima di Natale, papa Francesco ha calato fendenti sui malcapitati ascoltatori.
L’anno scorso se l’era presa con i Giuda “che si nascondono dietro buone intenzioni per pugnalare i loro fratelli e seminare zizzania”.
Due anni fa aveva messo alla gogna i “traditori di fiducia” che “si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanati, si auto-dichiarano erroneamente martiri del sistema, del ‘papa non informato’, della ‘vecchia guardia’…, invece di recitare il ‘mea culpa’”.
E quest’anno chi il papa ha preso di mira? Più sotto sono riportati i passi più pungenti del discorso rivolto dal papa alla curia romana la mattina di sabato 21 dicembre.
Prima però va data notizia di un altro incontro avvenuto pochi giorni fa tra Francesco e i cardinali. Un incontro cominciato male e finito ancor peggio.
*
Di questo incontro nessun organo d’informazione vaticano ha finora fatto parola. Eppure c’è stato. È avvenuto nella cappella vaticana di Santa Marta, la mattina di venerdì 13 dicembre, cinquantesimo anniversario della prima messa di Jorge Mario Bergoglio.
A proporre a papa Francesco di festeggiare questa ricorrenza con una messa da lui celebrata assieme ai cardinali residenti a Roma era stato qualche settimana prima il cardinale Angelo Sodano, nella sua qualità di decano del collegio cardinalizio.
Francesco aveva risposto di no. Ma Sodano non si era arreso e grazie al cardinale Giovanni Battista Re, sottodecano del sacro collegio, nuovamente intervenuto sul papa, era alla fine riuscito a piegare la sua resistenza.
Nel diramare ai cardinali la lettera d’invito all’incontro, Sodano ha fatto cenno all’iniziale rifiuto opposto da Francesco.
Il quale però ha attenuato solo di poco il suo moto di ripulsa. Il 13 dicembre la messa c’è stata, ma nel più assoluto silenzio da ambo le parti. Il papa non ha tenuto l’omelia e non ha detto una sola parola né prima né dopo il rito. E Sodano neppure ha potuto leggere l’indirizzo di augurio che aveva preparato, a nome non solo dei presenti ma dell’intero collegio cardinalizio. Terminata la messa Francesco ha rapidamente salutato a uno a uno i cardinali ed è andato via.
Nel pomeriggio, sia “L’Osservatore Romano” che “Vatican News” hanno pubblicato il messaggio augurale del cardinale Sodano. Ma senza dare notizia né fornire una sola immagine della messa celebrata col papa.
Questo, infatti, era l’ordine tassativo del pontefice: nessuna notizia e nessuna foto.
Inutile dire che i cardinali convenuti a Santa Marta sono rimasti molto colpiti dalla freddezza ostentata dal papa nei loro confronti. Una freddezza di cui non comprendevano la ragione.
Ed eccoci al discorso prenatalizio alla curia del 21 dicembre. Con l’antefatto che si è detto.
Questo è il rimando al testo completo del discorso, al quale ha fatto seguito, lo stesso giorno, un "motu proprio" papale che ha dato notizia delle avvenute dimissioni di Sodano dalla carica di decano del collegio cardinalizio.

> "Cari fratelli e sorelle..."
E questi sono alcuni passaggi.
*
NON COME NEL "GATTOPARDO"
Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. […] Capita spesso di vivere il cambiamento limitandosi a indossare un nuovo vestito, e poi rimanere in realtà come si era prima. Rammento l’espressione enigmatica, che si legge in un famoso romanzo italiano: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” (ne “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa).
NUOVI PROCESSI, NUOVI PARADIGMI
Noi dobbiamo avviare processi e non occupare spazi: […] Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. […] Abbiamo bisogno di altre “mappe”, di altri paradigmi, che ci aiutino a riposizionare i nostri modi di pensare e i nostri atteggiamenti: non siamo nella cristianità, non più!
ACCORPARE LA COMUNICAZIONE
Al Dicastero per la Comunicazione è stato affidato il compito di accorpare in una nuova istituzione i nove enti che, precedentemente, si occupavano, in varie modalità e con diversi compiti, di comunicazione: il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, la Sala Stampa della Santa Sede, la Tipografia Vaticana, la Libreria Editrice Vaticana, l’Osservatore Romano, la Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano, il Servizio Internet Vaticano, il Servizio Fotografico.  […] Tutto ciò implica, insieme al cambiamento culturale, una conversione istituzionale e personale per passare da un lavoro a compartimenti stagni – che nei casi migliori aveva qualche coordinamento – a un lavoro intrinsecamente connesso, in sinergia.
RIGIDITÀ, SINONIMO DI ODIO E SQUILIBRI
C’è sempre la tentazione di ripiegarsi sul passato (anche usando formulazioni nuove), perché più rassicurante, conosciuto e, sicuramente, meno conflittuale. […] Qui occorre mettere in guardia dalla tentazione di assumere l’atteggiamento della rigidità. La rigidità che nasce dalla paura del cambiamento e finisce per disseminare di paletti e di ostacoli il terreno del bene comune, facendolo diventare un campo minato di incomunicabilità e di odio. Ricordiamo sempre che dietro ogni rigidità giace qualche squilibrio. La rigidità e lo squilibro si alimentano a vicenda in un circolo vizioso. E oggi questa tentazione della rigidità è diventata tanto attuale.
CHIESA INDIETRO DI DUECENTO ANNI
Il cardinale Martini, nell’ultima intervista a pochi giorni della sua morte, disse parole che devono farci interrogare: “La Chiesa è rimasta indietro di duecento anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio?”.
Settimo Cielo
di Sandro Magister 21 dic
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/12/21/l%E2%80%99ultimo-discorso-del-papa-ai-cardinali-ha-un-antefatto-che-doveva-restare-segreto/

Il Papa fa tremare la Curia: "Non siamo più nella cristianità"

Altra mossa del Pontefice che con la fine dell'era Sodano, riforma la carica. Ma le parole sulla fede sono inquietanti

Un Papa così lo ricordano in pochi. Perché una confessione così dura sulla possibile "fine" del regime cristiano non si era mai vista.
In Vaticano è tempo di novità: il cardinal Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, ha rinunciato.
Al contempo, però, il Papa ha anche riformato la natura della carica. E questa contemporaneità insospettisce qualche analista, che ventila come Jorge Mario Bergoglio possa aver fatto coincidere l'addio del porporato con la novità deliberata oggi.
Tutto studiato? La domanda che circola è quella. Essere decano del collegio cardinalizio, fino a poche ore fa, significava esserlo per tutta l'esistenza, ossia dal momento della nomina in poi. Ma ora non sarà più così: il vescovo di Roma, che sta utilizzando questo ultimo periodo dell'anno per tutta una serie di cambiamenti interni ed esterni alla Santa Sede, ha disposto una durata massima di cinque anni.
La deliberazione com'è norma, è stata comunicata mediante un Motu Prorio. Jorge Mario Bergoglio, come riportato dalla Lapresse, ha scritto quanto segue: "Avendo accettato la rinunzia all'incarico di Decano del Collegio Cardinalizio del Cardinale Angelo Sodano, che ringrazio vivamente per l'alto servizio reso al Collegio dei Porporati nei quasi quindici anni del Suo mandato, ed avuto anche riguardo al fatto che con l'aumento del numero dei Cardinali, impegni sempre maggiori vengono a gravare sulla persona del Cardinale Decano, mi è sembrato opportuno che d'ora innanzi il Cardinale Decano, che continuerà ad essere eletto fra i membri dell'Ordine dei Vescovi secondo le modalità stabilite dal can. 352 § 2 del Codice di Diritto Canonico, rimanga in carica per un quinquennio eventualmente rinnovabile e al termine del suo servizio, egli possa assumere il titolo di Decano emerito del Collegio Cardinalizio". La dichiarazione del Papa, come si legge, è unica. E riguarda sia la rinuncia del cardinal Angelo Sodano sia la novità anticipata. L'alto-ecclesiastico italiano, che è stato per anni uno dei perni centrali del Vaticano, verrà sostituito. La palla, per così dire, è ora tra i piedi dei cardinali, che devono eleggere il successore dell'ex segretario di Stato di San Giovanni Paolo II.

La fine della cristianità

Oggi, però, è stato anche il giorno buono per delle consuetudini: il Papa ha rivolto i suoi auguri di Natale alla Curia di Roma. Quella che la nuova Costituzione Apostolica riformerà, elevando la Segreteria di Stato e, forse, ridimensionando la Congregazione per la Dottrina della Fede. E le dichiarazioni di Bergoglio, in modo diverso da quanto accaduto in altre circostanze, possono essere considerate "ratzingeriane". Perché il Papa, secondo quanto riportato dall'Huffington Post, ha in qualche modo parlato di "fine della cristianità". Un po' come fatto da Papa Benedetto XVI quando era solo un semplice sacerdote, discutendo del futuro della Chiesa cattolica con una radio tedesca. Era il 1969. E i toni utilizzati dal Santo Padre poche ore fa sembrano molto simili alle considerazioni del teologo bavarese: "La fede, specialmente in Europa ma pure in gran parte dell’Occidente - ha detto l'ex arcivescovo di Buenors Aires - non costituisce più il presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene persino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata". "Non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, nè i primi, nè i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica" ha detto Sua Santità. Ed è un messaggio che arriva come una lama sul una Chiesa in via di riforma.
In Vaticano, insomma, tutto sembra suggerire l'imminenza di una svolta complessiva. Vale la pena sottolineare, infine, come il cardinal Angelo Sodano sia stato in passato chiamato in causa per la presunta fiducia riposta in padre Maciel, fondatore dei legionari di Cristo, che è poi stato scomunicato per abusi. Il cardinale austriaco Schonborn, qualche settimana fa, ha raccontato almeno di uno scambio di vedute con Sodano sul tema degli abusi.
Giuseppe Aloisi 

USA: CLASS ACTION CONTRO IL PAPA PER GLI ABUSI. A NEW YORK. 

Il New York Post ha un articolo interessante su una nuova tempesta che sta per abbattersi sulla Chiesa degli Stati Uniti, e in particolare sulla diocesi di New York. Ma non solo. Infatti è partita una “class action” di alcuni sopravvissuti agli abusi clericali, coordinata da Jeff Herman, un avvocato che ha imperniato tutta la sua carriera sulle cause di indennizzo per abusi, e che nel 2011 è riuscito ad ottenere una sentenza da 100 milioni di dollari per un suo cliente che era stato abusato da un prete della diocesi di Miami. Herman ora sta cercando di arrivare più in alto: e cioè di dimostrare (e di ottenere perciò un indennizzo mostre per i suoi assistiti) che la responsabilità ultima degli abusi era nel Vaticano e nel Pontefice. Abbiamo tradotto alcuni brani dell’articolo.
Le vittime di abusi sessuali da parte del clero di New York stanno facendo causa al papa – sostenendo in una causa storica presentata martedì che lui e il Vaticano erano consapevoli che un numero significativo di sacerdoti molestava bambini e lo teneva segreto.
La causa di class action, intentata presso la corte federale di Manhattan da sette sopravvissuti che in precedenza aveva raggiunto un accordo per essere indennizzati dalla diocesi cattolica di New York per cifre giudicate insoddisfacenti sostiene che l’imputato unico  – la Santa Sede – abbia agito negligentemente istruendo i suoi vescovi in tutto il mondo a coprire casi di abuso sessuale.
“La Santa Sede ha saputo per secoli che i preti cattolici usavano la loro posizione e ruolo nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche per molestare i bambini”, afferma l’accusa.
L’avvocato Jeff Herman, specializzato nelle cause di abusi contro la Chiesa, ha dichiarato di aver trascorso gli ultimi 12 mesi a preparare la causa e ha ipotizzato che l’indennizzo potrebbe essere dell’ordine di miliardi, paragonandolo alle recenti enormi somme che Purdue Pharma, il produttore di Oxycontin, ha pagato per la crisi degli oppiacei.
“Quello che ora sappiamo è che la Santa Sede attraverso il Papa ha emesso regole e politiche molto specifiche che istruiscono i vescovi a mantenere informazioni segrete sui bambini che subiscono abusi sessuali da parte di sacerdoti”, ha detto Herman a The Post.
“A causa di questa politica, le famiglie non sono state avvertite, i bambini sono stati esposti a pedofili, preti pedofili, e molestati. Specificamente, questo è stato tenuto segreto “, ha continuato.
Di recente il Pontefice ha abolito il Segreto Pontificio nei casi di abusi, dando alle autorità civili l’accesso ai documenti su casi di abuso sessuale precedentemente mantenuti sotto alti livelli di riservatezza, scrive il Post.
Herman ha affermato che il momento della decisione del Papa è stato “divino” e ha reso “cristallino” che lo scudo del silenzio veniva dall’alto verso il basso.
“Ora disponiamo di informazioni che coinvolgono specificamente la Santa Sede nella copertura e nel segreto che ha portato all’abuso di migliaia di bambini a New York”.
L’azione di classe è stata resa possibile dal Child Victims Act, che solleva lo “status delle limitazioni” per 12 mesi e consente alle vittime di far rivivere cause antiche.

Marco Tosatti1 Dicembre 2019
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LA FOTO MISTERIOSA. MICROFONO O DIFFUSORE DI INSULINA?


Qualche giorno fa il Pontefice regnante ha incontrato in Vaticano la first lady argentina, Fabiola Yanez, durante la cerimonia inaugurale della nuova sede della Fondazione di Scholas Occurrentes.
Una fotografia scattata mentre il papa abbracciava la signora ha rivelato l’esistenza di un dispositivo elettronico nascosto dalla mantellina.
Abbiamo mostrato la fotografia a un medico, che ha identificato lo strumento come un diffusore di insulina; un piccolo computer tiene sotto controllo continuamente i livelli di glicemia presenti nel sangue del paziente, e a seconda della situazione emette la quantità di insulina necessaria a ristabilire l’equilibrio.
Secondo lo specialista che abbiamo consultato è uno strumento a cui si fa ricorso quando la situazione del diabete arriva nelle sue fasi più acute, per sostituire le tre-quattro iniezioni di insulina quotidiane necessarie, e per evitare anche il fastidio della misurazione tramite puntura sul dito dei livelli di glicemia nel sangue.
Secondo El Clarin, oltre a questa possibilità, c’è anche quella che il diffusore serva per irrorare un antidolorifico, per esempio la morfina. In questo caso lo strumento servirebbe ad alleviare le condizioni di un paziente che soffre di un dolore cronico di tipo non legato a un tumore, iniettando morfina intratecale cioè nelle vicinanze dei recettori del midollo spinale.
Il Direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, ha invece dichiarato, in risposta ad alcuni giornalisti, che si trattava del “ricettore del microfono per la radio, utilizzato perché gli spazi era troppo stretti per usare il microfono boom”. Registriamo questa risposta; ma dobbiamo anche dire che il medico a cui abbiamo mostrato la fotografia non ha avuto nessun dubbio nell’identificare lo strumento come un diffusore di insulina.
Marco Tosatti
21 Dicembre 2019 Pubblicato da  6 Commenti --

La prima perdita?

Il Congresso del Brasile denuncia la commedia su “Gesù gay” di Netflix, convoca il servizio di streaming on line all’udienza

I politici brasiliani hanno convocato il servizio di streaming online Netflix per spiegare al congresso brasiliano la pubblicazione di un video che ritrae Gesù Cristo come omosessuale non dichiarato, video deplorato dai cristiani di tutto il mondo. Almeno sette cause legali sono state intentate contro Netflix per danni. 
Ce ce parla Martin M. Barillas nel suo articolo pubblicato su LifesitenewsEccolo nella mia traduzione.
Primeira Tentação de Cristo su Netflix
Primeira Tentação de Cristo su Netflix

Si salvi chi vuole!

CRISI DI FEDE
Il gran rifiuto dei vescovi

Un sacerdote su tre rifiuta la nomina a vescovo, numero triplicato rispetto a dieci anni fa. È il segno di una crisi di identità profonda, provocata anche dal modo in cui oggi la Chiesa stessa ha reso difficile fare il vescovo. E la crisi di fede, con tutta evidenza, non riguarda solo quel vescovo su tre.



Da una dichiarazione del cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i vescovi, risulta che un sacerdote su tre (il 30 per cento, ha detto il cardinale) rifiuta la nomina a vescovo, cifra triplicata in dieci anni. Secondo il cardinale il sintomo rivela una crisi di fede. La sua valutazione è pienamente condivisibile, però forse è bene riflettere su alcuni motivi che contribuiscono oggi più di ieri a generare questa crisi di fede di fronte all’ordinazione episcopale.

Cerchiobottismo

CHOC ALLA P.A.B.
Sodoma "sovranista". Omoeresia e immigrazionismo riscrivono la Bibbia

Il volume della Pontifcia Accademia Biblica Che cosa è l’uomo? riserva una decina di pagine all'omosessualità, dalle quali traspare la narrazione che il peccato contro natura sia da derubricare. Vi si dice che la Bibbia non parla di inclinazione erotica "omo", ma è falso, basta leggere San Paolo. E soprattutto sostiene che Sodoma sarebbe stata distrutta non per gli atti omosessuali degli abitanti, ma per la loro mancanza di ospitalità. L’ossessione immigrazionista diventa criterio esegetico del testo sacro. Ma è una tesi da respingere. Anzitutto iniziando a leggere la Sacra Scrittura e non a interpretarla politicamente.  


   La distruzione di Sodoma

Una corposa e sistematica revisione della dottrina cattolica sull'omosessualità partendo da una lettura per lo meno parziale della Scrittura. E' quanto emerge dalla sezione dedicata ai rapporti tra persone dello stesso sesso contenuta nel libro Che cosa è l’uomo? redatto dalla Pontificia Accademia Biblica (PAB). Come già scritto il testo viene presentato (vedi qui) come una «lettura antropologica sistematica della Bibbia», commissionata «dal Papa in persona». 

venerdì 20 dicembre 2019

Rifiorire a tempo debito

Impregnati della divina rugiada


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«Considera, o uomo, il piano di Dio, riconosci il piano della Sapienza, il piano della pietà. Prima di irrigare l’aia di celeste rugiada, la infuse tutta nel vello: quando si apprestava a redimere il genere umano, ne racchiuse l’intero prezzo in Maria. Perché questo? Forse perché Eva fosse scagionata mediante la figlia e l’accusa dell’uomo contro la donna fosse sopita una volta per sempre. Non dire più, o Adamo: “La donna che mi hai dato mi ha dato dell’albero proibito” [cf. Gen 3, 12]; di’ piuttosto: “La donna che mi hai dato mi ha cibato del frutto benedetto”» (san Bernardo di Chiaravalle, Sermone per la Natività della Beata Vergine Maria, 6). Tipico esempio di esegesi allegorica, quest’acutissima intuizione del Dottore mellifluo si presta a sua volta ad un’ulteriore interpretazione in rapporto con l’odierna congiuntura ecclesiale. Il nostro adorabile Maestro non smette di parlarci – attraverso la Scrittura, la Tradizione e gli stessi avvenimenti – per illuminare la situazione in cui viviamo e guidarci sulla via sicura dei Suoi disegni di soprannaturale sapienza, che si lasciano intravedere dagli umili e dai semplici.

I principi della dea Ragione

LA FOLLE RELIGIONE DEI MODERNI


La ragione illuminista è la folle religione dei moderni e nasce da un odio contro l‘uomo stesso: vuol distruggere il cristianesimo perché si basa sul realismo di Gesù e San Tommaso d’Aquino che è anche il realismo di Aristotele 
di Francesco Lamendola   
 0 400 lumex illuministi

C’è una tendenza dura a morire, nella storia della filosofia, e cioè l’ingenua concezione secondo la quale le correnti del pensiero, e specialmente quelle che giungono ad influenzare direttamente il potere politico ed economico, o perfino ad impadronirsene, siano qualcosa di perfettamente spontaneo e naturale; come se certi orientamenti filosofici, ad un certo punto, prendessero il sopravvento sugli altri per virtù propria, per la loro bontà intrinseca, o comunque per una loro maggiore plausibilità, o per un più sano realismo, e insomma riuscissero a divenire popolari al punto da far sentire il loro peso al di fuori dell’ambito puramente teorico, esercitando un’azione tangibile per mezzo di uomini che ad essi si ispirano. 

Lo stravolgimento dell’idea di santità

Solo il Santo ci può salvare



Un nuovo spettro si aggira per le lande desolate dell’Occidente, è lo spettro dello spettro del comunismo. Nel 1848, Marx e Engels annunciavano con il celebre e terrificante incipit del loro Manifesto l’incombere di un pensiero che avrebbe rapito menti e anime in un inferno fatto di storia e di materia. Non sapevano quali mutazioni avrebbe subito quel fantasma nella lotta darwiniana per la sopravvivenza delle idee, ma avevano ragione profetizzando che sarebbe rimasto a lungo tra noi. Oggi lo spettro del comunismo è divenuto lo spettro individualismo di massa: ossimoro solo apparente, spettro dello spettro comunista nato dall’amplesso con il suo falso opposto capitalista.

Emerita barriera ?

Ora Ratzinger riscende in campo in difesa dei principi ortodossi

Joseph Ratzinger opera un'altra mossa. Il papa emerito coadiuva la nascita di una fondazione. Ma i progressisti insorgono


Joseph Ratzinger ha fatto un'altra mossa. Il papa emerito continua a tenere fede al suo silenzio, ma quanto annunciato poche ore fa in Germania merita di essere raccontato.

Parlan di sé..?

Vauro choc su Babbo Natale: "Un ciccione pedofilo vestito di rosso"

Il vignettista Vauro attacca ancora le nostre tradizioni. E scorda pure che "l'uomo" vestito di rosso deriva da San Nicola...


Babbo Natale, un ciccione con un’aria anche vagamente pedofila, vestito di rosso”. Ennesimo delirio di Vauro.
Il vignettista ha fatto un’altra uscita delle sue ed è stato come al solito pungente e offensivo. Ieri sera è stato ospite del programma televisivo Dritto e Rovescio, condotto da Paolo Del Debbio su Rete 4, in cui si stava discutendo delle tradizioni natalizie e del presepe.

Reductio ad Sodomis

Il Vaticano pubblica un nuovo libro che riduce il “peccato di Sodoma” a “mancanza di ospitalità”.

In quello che molti vedono come uno sforzo per normalizzare l’omosessualità nella Chiesa cattolica, il Vaticano ha pubblicato un nuovo libro che riduce il “peccato di Sodoma” (Genesi 19, 1-29) a “una mancanza di ospitalità”. 
“La storia della città di Sodoma … illustra un peccato che consiste nella mancanza di ospitalità, con ostilità e violenza verso lo straniero, un comportamento giudicato molto grave e quindi meritevole di essere sanzionato con la massima severità”, afferma il nuovo libro. Su questo libro riferisce la giornalista Diane Montagna riferisce nel suo articolo pubblicato su LifesitenewsEccolo nella mia traduzione. 
Distruzione di Sodoma
Distruzione di Sodoma
 In quello che molti vedono come uno sforzo per normalizzare l’omosessualità nella Chiesa cattolica, il Vaticano ha pubblicato un nuovo libro che riduce il “peccato di Sodoma” (Genesi 19, 1-29) a “una mancanza di ospitalità”. 
“La storia della città di Sodoma … illustra un peccato che consiste nella mancanza di ospitalità, con ostilità e violenza verso lo straniero, un comportamento giudicato molto grave e quindi meritevole di essere sanzionato con la massima severità”, afferma il nuovo libro. 
Fonti consultate da LifeSite hanno descritto il libro come “assolutamente banale” e “ovviamente ridicolo”. Un teologo ha esclamato: “Grazie a Dio questa roba non è magistero”.
Il nuovo volume, intitolato “Cos’è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica”, è stato pubblicato il 16 dicembre dalla Pontificia Commissione Biblica (PBC), e si propone di esaminare la comprensione scritturale della persona umana. Il gesuita padre Pietro Bovati, segretario della Pontificia Commissione Biblica, ha detto che il lavoro è stato svolto per espresso desiderio di papa Francesco. 
Con una prefazione del Cardinale Luis Ladaria, SJ, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Biblica, il volume si compone di quattro capitoli: L’essere umano creato da Dio (cap. 1); L’essere umano nel giardino (cap. 2); La famiglia umana (cap. 3); e l’essere umano nella storia (cap. 4).
La sua trattazione di 10 pagine sull’omosessualità si trova nel capitolo tre, in una sezione intitolata “vie trasgressive” che include anche l’incesto, l’adulterio e la prostituzione. 
La trattazione sull’omosessualità inizia affermando che “l’istituzione del matrimonio, costituita dalla relazione stabile tra marito e moglie, è costantemente presentata come evidente e normativa nel corso di tutta la tradizione biblica. Non esistono esempi di ‘unioni’ legalmente riconosciute tra persone dello stesso sesso”.
La commissione rileva poi l’emergere, soprattutto in Occidente, di “voci di dissenso” rispetto all'”approccio antropologico della Scrittura, inteso e trasmesso dalla Chiesa nei suoi aspetti normativi”.
Gli autori continuano: 
“Tutto questo è giudicato il riflesso di una mentalità arcaica e storicamente condizionata. Sappiamo che diverse affermazioni bibliche, in ambito cosmologico, biologico e sociologico, sono state progressivamente considerate superate con la progressiva affermazione delle scienze naturali e umane; analogamente – si deduce da alcuni – una nuova e più adeguata comprensione della persona umana impone una riserva radicale sul valore esclusivo delle unioni eterosessuali, a favore di una simile accettazione dell’omosessualità e delle unioni omosessuali come espressione legittima e degna dell’essere umano. Per di più – si sostiene a volte – la Bibbia dice poco o nulla su questo tipo di relazione erotica, che non va quindi condannata, anche perché spesso si confonde indebitamente con altri comportamenti sessuali aberranti. Sembra quindi necessario esaminare i brani della Sacra Scrittura in cui il problema omosessuale è oggetto di omosessualità, in particolare quelli in cui viene denunciato e criticato”.
Questo paragrafo è stato citato erroneamente dai media per far sembrare che la PBC approvi posizioni di cui si limita ad annotare l’esistenza. Tuttavia, nel rilevare l’esistenza di queste voci di dissenso radicale, si posiziona retoricamente tra queste e l’insegnamento tradizionale della Chiesa. Pertanto, il documento non è certamente privo di colpe in questa questione, poiché utilizza una strategia retorica per spostare l’insegnamento percepito della Chiesa verso l’ideologia radicale di genere dei nostri giorni, senza tentare di invertire l’intera distanza in un unico limite. 
Una fonte informata a Roma ha commentato il trattamento dell’omosessualità nel libro, dicendo: “Questo libro è una banalità assoluta, che si evidenzia prima di tutto nel fatto che può essere usato in maniera non corretta da tutti.”
 L’inospitale folla di Sodoma
 Se da un lato la Pontificia Commissione Biblica non può essere accusata semplicemente di avallare le posizioni espresse in precedenza, dall’altro è certo che si spinge molto lontano nell’insinuarle, in particolare nella sua trattazione del peccato di Sodoma. 
La commissione infatti esamina diversi passi dell’Antico e del Nuovo Testamento (Gen. 19, Giudici 19, Lev. 18,22 e 20,13). Gli estensori introducono il loro esame, osservando che “la Bibbia non parla dell’inclinazione erotica verso una persona dello stesso sesso, ma solo di atti omosessuali”.
Passando al “peccato di Sodoma” e alla totale distruzione della città da parte della giustizia divina per una “malvagità” senza rimedio (Gen 19,1-29), la commissione biblica si chiede: “Ma qual è stato il peccato di Sodoma, da meritare una punizione così esemplare?”
Gli autori osservano che “in altri passi della Bibbia ebraica che si riferiscono alla colpa di Sodoma, non vi è alcuna allusione a una trasgressione sessuale praticata con persone dello stesso sesso”, ma notano che questi passi (Isaia 1:10; Geremia 23:14; Ezechiele 16:49) parlano di “tradimento”, di “adulterio” e di “orgoglio”.
La commissione conclude che una “significativa tradizione biblica (Antico Testamento), attestata dai profeti, ha etichettato Sodoma (e Gomorra) con l’emblematico, ma generico, titolo della città malvagia”. 
Ma, sostengono, all’alba del Nuovo Testamento (in particolare 2 Pt 2,6-10 e Giuda 7), nel II secolo comincia a emergere una “diversa interpretazione” del peccato di Sodoma che diventa la “lettura abituale” del racconto biblico.
“La città di Sodoma viene poi accusata di una pratica sessuale inappropriata chiamata ‘sodomia’, che consiste nella relazione erotica con persone dello stesso sesso”, scrive la commissione. 
La PBC continua: “Questo sembrerebbe avere, a prima vista, un chiaro sostegno nella narrazione biblica. In Genesi 19 si dice, infatti, che due ‘angeli’ (v.1), ospitati per la notte in casa di Lot, sono assediati dagli ‘uomini di Sodoma’,’ giovani e vecchi, l’intera popolazione (v.4), con l’intenzione di abusare sessualmente di questi sconosciuti (v.5)”. 
Ribaltando la tradizionale concezione del peccato di Sodoma, la Pontificia Commissione Biblica fa poi questa affermazione: “La storia, però, non vuole presentare l’immagine di un’intera città dominata da irrefrenabili voglie omosessuali, ma denuncia la condotta di un’entità sociale e politica che non vuole accogliere lo straniero con rispetto, e quindi pretende di umiliarlo, costringendolo a subire un infame trattamento di sottomissione”.
Fiduciosa nella loro interpretazione, la commissione scrive: “Questo modo di leggere la storia di Sodoma è confermato dalla Sapienza, (19,13-17) dove la punizione esemplare dei peccatori (prima Sodoma e poi l’Egitto) è motivata dal fatto che avevano mostrato un profondo odio verso lo straniero”.
La commissione conclude: 
“Dobbiamo quindi dire che la storia della città di Sodoma (così come quella di Gabaa) illustra un peccato che consiste nella mancanza di ospitalità, con ostilità e violenza verso lo straniero, un comportamento giudicato molto grave e quindi meritevole di essere sanzionato con la massima severità, perché il rifiuto del diverso, dello straniero bisognoso e indifeso, è un principio di disgregazione sociale, avendo in sé una violenza mortale che merita una punizione adeguata”. 
LifeSite ha consultato un teologo che, parlando in condizioni di anonimato, ha offerto questi pensieri: 
“L’idea che i sodomiti abbiano attaccato la casa di Lot non perché fossero consumati dalla lussuria perversa, ma perché erano così ostili all’immigrazione da non poter sopportare il pensiero di Lot che intratteneva due ospiti è ovviamente ridicola. Erano preoccupati che questi fossero solo l’inizio di un enorme afflusso di Angeli che si sarebbe riversato a Sodoma, cambiando completamente il carattere della città fino a quando un animale razionale non si sarebbe sentito più a suo agio lì, con locande e ristoranti traboccanti di esseri immateriali? È ovvio che la perversione vorace e non la mancanza di tolleranza per l'”altro” è la fonte dei crimini del sodomita”.
Raccontare l’abominio
La Pontificia Commissione Biblica esamina poi il passo del Levitico, che dice: “Non giacerai con un uomo come [si fa] con una donna; è un abominio”, punibile con la morte (18,22; 20,13). 

Osservando che questo peccato è annoverato tra “l’incesto e altre deviazioni sessuali”, la commissione osserva che “il legislatore non dà alcuna motivazione, né per il divieto né per la severa pena comminata”. Possiamo, tuttavia, considerare che la legge del Levitico intendeva proteggere e promuovere l’esercizio della sessualità aperta alla procreazione, secondo il comando del Creatore agli esseri umani (Gen 1:28)”.

Soggetto a discernimento?

Passando al Nuovo Testamento, la commissione afferma che la “ragione dell’omosessualità” non appare nei Vangeli, ma è presentata in tre lettere di San Paolo (Rm 1,26-27; 1 Cor 6,9; e 1 Timo 1,10). Gli autori prendono in considerazione quello che chiamano le “liste dei peccati” offerte da San Paolo, e notano che, in 1 Cor 6,9-10, la sodomia maschile è preceduta da adulterio e comportamento effeminato ed è “sancita dall’esclusione dal Regno”. Essi notano che altri peccati (come l’avarizia e la calunnia) sono soggetti a discernimento, in quanto la loro gravità dipende da caso a caso. Il Nuovo Testamento, sostengono, ci permette di vedere che “per i cristiani la pratica dell’omosessualità è considerata un peccato grave”. 
Commentando la Lettera di Paolo ai Romani (1,18-27), la Pontificia Commissione Biblica sottolinea il legame tra idolatria (1,20-25) e deviazione sessuale (1,26-27). Il testo paolino rivela che “l’uomo dovrebbe vedere nella sessualità che non riconosce più le differenze ‘naturali’ il sintomo della sua distorta nozione di verità”. L’incapacità dell’uomo di riconoscere il vero Dio, osserva la commissione, porta al “disordine sociale e alla violenza” (1,29-31).
La Pontificia Commissione Biblica termina così il suo trattamento sull’omosessualità dicendo:
“L’esame rigoroso condotto sui testi dell’Antico e del Nuovo Testamento ha rivelato elementi che devono essere considerati per una valutazione dell’omosessualità, nelle sue implicazioni etiche. Alcune formulazioni degli autori biblici, così come le direttive disciplinari del Levitico, richiedono un’interpretazione intelligente che salvaguardi i valori che il testo sacro intende promuovere, evitando così di ripetere alla lettera ciò che porta con sé, anche i tratti culturali dell’epoca. Il contributo delle scienze umane, insieme alla riflessione dei teologi e dei teologi morali, sarà indispensabile per un’adeguata esposizione della questione, che è stata solo abbozzata in questo documento”.
“Inoltre – concludono – sarà necessaria un’attenzione pastorale, soprattutto nei confronti delle persone, per svolgere quel servizio di bene che la Chiesa deve assumere nella sua missione per gli uomini”. 
Papa Paolo VI ha rimosso il ruolo magisteriale della Pontificia Commissione Biblica nel 1971, e da allora ha funzionato come organo consultivo o think-tank. La difficoltà di conciliare i suoi documenti con l’insegnamento della Chiesa sull’infallibilità della Scrittura è evidente da tempo.
Di Sabino Paciolla
NUOVO DOCUMENTO
Divorzio e omosessualità, ambiguità vaticane
Alcune anticipazioni di uno studio della Pontificia Commissione Biblica, richiesto dal Papa, sono state salutate dai media come un'apertura della Chiesa su divorzio e omosessualità. Le cose sono in realtà più ambigue, però da quanto finora letto emerge un approccio alle Scritture che si allontana dalla Tradizione.

Da qualche giorno si parla della pubblicazione di un testo di oltre trecento pagine da parte della Pontificia Commissione Biblica, dal titolo Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica. Il testo viene presentato (vedi qui) come una «lettura antropologica sistematica della Bibbia», commissionata «dal Papa in persona». Non ci viene detto di più, se non che (vedi qui) «il Papa ha voluto che questa tematica [dell’uomo] venisse affrontata partendo proprio dalla Scrittura, che è il fondamento e l’anima di tutta la riflessione cristiana».
Secondo Vatican News, che riporta dei virgolettati, il paragrafo del volume dedicato al divorzio ribadisce «con chiarezza che l’insegnamento di Gesù “introduce elementi di radicale novità, poiché il Maestro asserisce perentoriamente l’indissolubilità del matrimonio, vietando il divorzio e nuove nozze”». Deo gratias: fin qui ci siamo. Ma il dubbio viene dopo, perché nel medesimo capitolo «si ricorda che “non fa allora un atto contrario al matrimonio il coniuge che – constatando che il rapporto sponsale non è più espressione di amore – decide di separarsi da chi minaccia la pace o la vita dei familiari; anzi, egli attesta paradossalmente la bellezza e la santità del vincolo proprio nel dichiarare che esso non realizza il suo senso in condizioni di ingiustizia e di infamia”».
Molti quotidiani hanno già strombazzato che il Papa e la Chiesa aprono al divorzio. In realtà, il testo parla di separazione, non di divorzio, il che non è affatto una novità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica  insegna infatti che «esistono [...] situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione. In questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se possibile, la riconciliazione» (§ 1649).
Da parte sua il Codice di Diritto Canonico (can. 1153, §§ 1-2) traduce giuridicamente il suddetto principio: «Se uno dei coniugi compromette gravemente il bene sia spirituale sia corporale dell'altro o della prole, oppure rende altrimenti troppo dura la vita comune, dà all'altro una causa legittima per separarsi, per decreto dell'Ordinario del luogo e anche per decisione propria, se vi è pericolo nell'attesa. In tutti i casi, cessata la causa della separazione, si deve ricostituire la convivenza coniugale, a meno che non sia stabilito diversamente dall'autorità ecclesiastica».
Concediamo però che l’affermazione della Pontificia Commissione Biblica, almeno per come è stata riportata da Vatican News, non si distingue per chiarezza, soprattutto se confrontata con i due testi precedenti. L’elemento più atto ad essere malinterpretato è proprio l’inciso «constatando che il rapporto sponsale non è più espressione di amore», ed è infatti quello maggiormente riportato dai giornali. Si poteva anche immaginare che in un contesto come quello odierno, una frase come quella avrebbe finito per essere capita più o meno così: non mi vuoi più bene? Allora ci lasciamo.
Di dubbia interpretazione è anche l’affermazione secondo la quale il coniuge che, nelle condizione riportate, decide di separarsi «attesta paradossalmente la bellezza e la santità del vincolo proprio nel dichiarare che esso non realizza il suo senso in condizioni di ingiustizia e di infamia». A chi scrive appare invece il contrario: chi legittimamente si separa e si mantiene fedele al coniuge, manifesta che il vincolo si realizza proprio nelle contrarietà, per grazia di Dio, nella fedeltà al coniuge, anche in situazione di separazione. Diversamente, quella del coniuge fedele, rischia di apparire come una vita incompiuta, parzialmente fallita, che aprirebbe la strada al “rifarsi una vita”, come si dice oggi. Il vincolo matrimoniale è segno del legame tra Cristo e la Chiesa: la grandezza dell’amore di Dio si è manifestata proprio perché «mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito» (Rm. 5, 6). Il vincolo dell’Incarnazione, mediante il quale «il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo» (Gaudium et Spes, 22), realizza pienamente il suo senso anche di fronte all’empietà, al rifiuto, al disprezzo o all’indifferenza.
Il quotidiano Repubblica, dal canto suo, del volume da poco pubblicato sottolinea la posizione sulle unioni omosessuali. Secondo i virgolettati riportati dal quotidiano, nel documento si afferma che «“l'istituzione matrimoniale, costituita dal rapporto stabile tra marito e moglie, viene costantemente presentata come evidente e normativa in tutta la tradizione biblica" e che non esistono "esempi di unione legalmente riconosciuta tra persone dello stesso sesso"». Nel contempo però, nello stesso documento trovano spazio le posizioni dei dissenzienti: «"Da qualche tempo - si legge nel documento dell'ex Sant'Uffizio -, in particolare nella cultura occidentale, si sono manifestate voci di dissenso rispetto all'approccio antropologico della Scrittura, così come viene compreso e trasmesso dalla Chiesa nei suoi aspetti normativi. Tutto questo è giudicato come il semplice riflesso di una mentalità arcaica, storicamente condizionata. Sappiamo che diverse affermazioni bibliche, in ambito cosmologico, biologico e sociologico, sono state via via ritenute sorpassate con il progressivo affermarsi delle scienze naturali e umane; analogamente - si deduce da parte di alcuni - una nuova e più adeguata comprensione della persona umana impone una radicale riserva sull'esclusiva valorizzazione dell'unione eterosessuale a favore di un'analoga accoglienza della omosessualità e delle unioni omosessuali"».
Inoltre, quest’ala contestatrice del dato biblico «"argomenta talvolta che la Bibbia poco o nulla dice su questo tipo di relazione erotica, che non va perciò condannata, anche perché spesso indebitamente confusa con altri aberranti comportamenti sessuali". L'allusione è alla pedofilia». Dunque sì alla relazione erotica omosessuale, purché non sfoci nella pedofilia; almeno fino a quando le lobby pedofile non avranno raggiunto il grado di influenza di quelle LGBTQ, perché allora non si potrà dire più nulla nemmeno sulla pedofilia.
Il problema è che, stando alla ricostruzione di Repubblica, la Pontificia Commissione Biblica non pare prendere posizione di fronte a tali affermazioni, queste sì, aberranti. Al contrario, tende a sfumare fino a quasi cancellare la chiara condanna delle Scritture, ribadita dai Padri e dal Magistero, degli atti omosessuali, in nome di una interpretazione “intelligente”: «“Certe formulazioni degli autori biblici, come le direttive disciplinari del Levitico, richiedono un'intelligente interpretazione che salvaguardi i valori che il testo sacro intende promuovere evitando, dunque, di ripetere alla lettera ciò che porta con sé anche tratti culturali di quel tempo"».
Dunque, secondo la recente pubblicazione, non dovremmo più ripetere alla lettera questa ammonizione di san Paolo: «Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio» (1Cor. 6, 9-11)».
Evidentemente, quanti l’hanno ripetuta letteralmente in duemila anni di storia della Chiesa non ne hanno avuta una comprensione intelligente. E nemmeno gli estensori del Catechismo devono essere particolarmente acuti di ingegno, visto che hanno insegnato che «appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”» (§2357). Guarda un po’: appoggiandosi alla Sacra Scrittura, della quale nella nota 238 vengono riportati i passi, la Tradizione ha condannato gli atti omosessuali. Si vede che l’interpretazione biblica della Pontificia Commissione Biblica non è d’accordo con quella della Tradizione.
E non lo è, perché ha pensato di poter interpretare la Bibbia in modo autentico, ponendosi fuori dalla Tradizione, in un punto di osservazione ritenuto più neutro, ottimale, superiore alla Tradizione stessa, un punto che la renderebbe capace di liberare intelligentemente l’insegnamento positivo - «i valori che il testo sacro intende promuovere» - dai superati «tratti culturali di quel tempo». In realtà l’interpretazione data dalla Pontifica Commissione Biblica risente con evidenza del clima culturale odierno, al punto da ritenere che sia bene non citare più letteralmente le Scritture laddove queste urtano con la mentalità omosessualista dominante.
A questo punto, sorge il legittimo sospetto che le posizione dissenzienti siano state riassunte all’interno del documento per sdoganarle a tempo opportuno.
Luisella Scrosati