La santità dei preti è diventata un optional ? Diceva Qualcuno che "l'albero si riconosce dai frutti, e che né l'albero buono può dare frutti cattivi, né frutti buoni l'albero cattivo" : ma come siamo arrivati a questo punto?
di Francesco Lamendola
Nel loro ultimo, commovente incontro, avvenuto il 13 maggio 1887, il papa Leone XIII, che lo stimava e lo amava moltissimo, disse a don Bosco, che di lì a poco avrebbe lasciato il suo corpo mortale (cit. in: Card. Carlo Salotti, Il santo Giovanni Bosco, Torino, S.E.I., 1950, pp.,648-649):
Quello che mi preme d’inculcare a voi e al vostro Vicario, si è che non siate tanto solleciti del numero dei Salesiani, quanto della santità di quelli che già avete. Non è il numero che aumenta la gloria di Dio; è la virtù, è la santità dei soci. Perciò siate molto cauti e rigorosi nella’’accettare nuovi membri dell’istituto; badate anzitutto che siano di una moralità provata.
Davanti a queste parole, a questi semplici, ma chiarissimi concetti, non si può fare a meno d'istituire un confronto con quel che sta accadendo nella Chiesa cattolica ai nostri giorni, con il clima che vi regna da quando è stato eletto al soglio di san Pietro l'argentino Jorge Mario Bergoglio, e, più in generale, grazie agli orientamenti pastorali che vi prevalgono, e che vanno sempre più accentuandosi, da quando la teologia di Karl Rahner e dei suoi degni successori, come Walter Kasper, si è di fatto imposta alle sorgenti del magistero (che, a questo punto, scriviamo con la lettera minuscola), scalzando quella di san Tommaso d'Aquino e, nel suo complesso, tutta la sana, schietta, limpida teologia cattolica che, da sempre, tramandava e custodiva, chiarificando e illuminando le menti, ma senza alcuna pretesa di cambiare o modificare il sacro Deposito della fede.