Rimini. “Qui non c’è più acqua, elettricità. Le bombe cadono giorno e notte, tante famiglie se ne sono andate. Ad Aleppo non ci sono più zone sicure né tranquille”. Padre Firas Lutfi, quarantuno anni, è il viceparroco della chiesa di San Francesco e con il Foglio commenta la situazione in quella che definisce “la città più martoriata della Siria”. Ieri è intervenuto al Meeting di Rimini: “Sperare contro ogni speranza” era il titolo dell’evento cui ha partecipato anche Jàn Figel, inviato speciale della Commissione europea per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione europea. Assente il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in seguito al terremoto che ha colpito il centro Italia. Sperare è difficile, ma “il paradosso è che più c’è violenza più c’è fede. Un cristiano che ha fede ripone ogni speranza nelle mani del Signore”. Di cristiani ad Aleppo ce ne sono sempre meno. “Prima della guerra eravamo centocinquantamila, oggi siamo ridotti a trentamila. Un quinto della comunità originaria”.
Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
sabato 27 agosto 2016
L’origine della sofferenza e della morte
I CASTIGHI DIVINI
«Se vivete secondo la carne, morirete» (Rm 8,13). Questo versetto paolino ci dà l’occasione di parlare di un argomento importantissimo che, oggi, viene troppo spesso dimenticato: i castighi divini. Molti cristiani e, peggio ancora, membri della gerarchia cattolica affermano che il castigo in sé non viene da Dio, perché Egli è amore e non vuole la sofferenza e la morte dell’uomo. Una tale affermazione nega la nozione stessa di castigo divino e nasconde due gravi eresie insegnate implicitamente.
Uscire dal vicolo cieco
PERCHE'LA FEDE E'DIFFICILE OGGI ?
Perché la fede è diventata così difficile oggi? Perchè le persone fanno tanta fatica a credere in Dio ed in tutte le altre verità tramandate nel corso dei secoli e che formano la Rivelazione cristiana base della nostra civiltà?
di Francesco Lamendola
La crisi del sentimento religioso, e, in particolare, la crisi del cattolicesimo, traggono origine da svariati meccanismi dell’incontro/scontro fra la civiltà moderna, che si afferma nella sua versione estrema, tecnologica, edonista e relativista, e il mondo pre-moderno, le cui ultime forme superstiti cadono una dopo l’altra, venendo poi subito dimenticate (ma non è raro che vengano dimenticate, per così dire, mentre sono ancora in vita, e sia pure agonizzanti).
Al fondo di questo fenomeno, tuttavia, vi è un nucleo essenziale che non è difficile isolare e mettere specificamente a fuoco, tralasciando il resto, pur consapevoli del fatto che si tratta, con ciò, di una operazione di semplificazione e di schematizzazione, non però del tutto arbitraria, bensì, entro certi limiti, legittima e perfino utile per andare al nocciolo della questione: e questo nucleo si potrebbe riassumere in una breve, semplice domanda: Perché la fede è diventata così difficile, oggi? Perché, in altri termini, le persone fanno tanta fatica a credere in Dio, nell’immoralità dell’anima, nel Verbo incarnato ed in tutte le altre verità tramandate e insegnate nel corso dei secoli, e che formano la Rivelazione cristiana, base della nostra civiltà e del nostro modo di vivere, di sentire, di pensare, di amare, e persino di morire?
La preoccupazione principale del pastore
Quale pastorale?
Nel precedente post del 22 agosto promettevo un approfondimento sulle lettere pastorali. L’intervento si rendeva necessario dopo aver accennato a tali scritti nell’intervista rilasciata al sito Cooperatores veritatis. Eccomi dunque qui a mantenere la promessa, precisando però che non ho nessuna intenzione di fare un trattato sulle lettere pastorali, ma solo cercare di capire in che senso vada inteso l’aggettivo “pastorale” ad esse attribuito. Si noti che le due lettere a Timoteo e quella a Tito non sono sempre state designate in tal modo. Il primo a farlo è stato D. N. Berdot nel 1703, seguito poi da P. Anton nel 1726. Sono state cosí chiamate perché indirizzate a due “pastori” della Chiesa e perché trattano del modo di guidare le comunità loro affidate.
Il terremoto in corso
Stat Crux
Stat Crux dum volvitur orbis.
Mentre il mondo gira, la Croce resta ferma… e con essa la Chiesa, la vera Chiesa di Cristo: quella fondata sulla Sua immutabile dottrina, trasmessa una volta per sempre dagli Apostoli; formata dalla grazia dei Sacramenti, che dalla Croce promana; guidata dai legittimi Pastori, autentici successori degli Apostoli e garanti della retta fede, della continuità sacramentale del Corpo mistico e della comunione soprannaturale di tutte le sue membra vive. Queste caratteristiche comportano forse fissità o immobilismo? Solo per chi è cieco di fronte al meraviglioso sviluppo della Chiesa nel tempo e nello spazio: un inesauribile germogliare di nuovi rami e prodigioso comparire di nuovi fiori e frutti, ma sempre dello stesso albero e dalla stessa radice. Il corpo di un essere umano, quanto all’aspetto esterno, cambia considerevolmente dall’infanzia alla vecchiaia, ma è sempre lo stesso individuo, che dispiega ciò che è presente nel suo patrimonio cromosomico.
Diverso è il risultato delle manipolazioni genetiche, che se ne parli in senso proprio o in senso traslato; in ogni caso, sono pratiche moralmente illecite che traducono in atto un atteggiamento di suprema superbia: voler modificare ciò che ha fatto il Creatore e Redentore, come se andasse perfezionato o non fosse al passo con i tempi… o come se l’uomo fosse l’artefice e il salvatore di se stesso. Ma la Croce – non a caso attualmente così ignorata, se non da chi la profana o vilipende – resta saldamente piantata sul mondo, che, pur di svellerla, sussulta e si distrugge. È la natura che vorrebbe scuotersi di dosso la malvagità e le nefandezze umane o qualche nuovo esperimento tra Ginevra e il Gran Sasso? Comunque sia, il dolore per le distruzioni materiali e per la perdita di vite umane ci rimanda a quello, ancor più acuto, per la devastazione delle anime, che a causa di essa sono spesso del tutto impreparate a presentarsi al giudizio divino.
venerdì 26 agosto 2016
Atti di sottomissione ed umiltà
Le pestilenze, le eruzioni, i terremoti e i campanili
Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede (Sal 33,12)
Lo storico Pietro Colletta (1775 – 1831) nella sua Storia del reame di Napoli descrive la terribile eruzione del Vesuvio del 1794, quella, per intenderci, che modificò per sempre l’aspetto del vulcano, la cui cima sprofondò in se stesso così che da allora la sua altezza è divenuta inferiore a quella del vicino monte Somma, che prima sovrastava.
Il Colletta, contemporaneo di quegli accadimenti, riferisce dei tre giorni in cui la cenere trasportata dal vento oscurò il sole, mentre il vulcano eruttava alte colonne di lava incandescente che si abbatteva in rivoli sulle città sottostanti, devastando terre fertilissime, case, conventi e chiese, senza risparmiare nemmeno il mare, nel quale trovava finalmente quiete.
“Indietro non si torna”?
DOVREBBERO VERGOGNARSI
Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi. La navicella di San Pietro se ne sta andando allegramente alla deriva quasi che una brama di autodistruzione li avesse afferrati. Sorge la domanda: quale padrone stanno servendo?
di Francesco Lamendola
Oramai ne stiamo vedendo di tutti i colori, per cui, purtroppo, si finisce per non meravigliarsi più di nulla, per non scandalizzarsi, per non indignarsi. Specialmente quando il cattivo esempio viene dall’alto, non c’è trombettiere o mascotte del reggimento, perfino vivandaia al seguito, che non si sentano autorizzati a stracciare e lordare le bandiere, a tirare fango contro le uniformi, a ballare oscenamente sulle ceneri di ciò che un tempo furono onore, disciplina, spirito di sacrificio, senso del dovere, lealtà, fedeltà, coerenza.
La navicella di San Pietro se ne sta andando allegramente alla deriva e una parte dei marinai, invece di ammainare le vele, le mandano tutte a riva, quasi che una brama di autodistruzione li avesse afferrati; e il nocchiero, invece di tenersi sottovento, porta la nave di traverso alle onde e si direbbe che voglia offrirle il fianco per farle imbarcare più acqua che sia possibile, fin che le onde non l’avranno rovesciata e affondata.
Che fine ha fatto la linea Maginot..?
La resistenza ad Amoris Laetitia e l’esempio della linea
Maginot
Lo scorso 20 maggio il Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo
emerito di Bologna, ha tenuto a Pavia, con grande giovamento intellettuale e
spirituale dei presenti (fra cui chi scrive), una conferenza il cui tema era
ben descritto dal titolo: «Permanere nella verità di Cristo. Famiglia,
Sinodo, modernità: l’Esortazione Amoris Laetitia».
Il Cardinale ha illustrato in modo esemplare il contenuto
della dottrina della Chiesa sulla famiglia, menzionando anche i passaggi di Amoris
Laetitia che la richiamano e la esprimono congruamente. Poi,
ovviamente, ha affrontato il tema dei temi: il capitolo VIII dell’Esortazione,
quello relativo alle famiglie ferite e, così, alla cruciale questione della
comunione ai fedeli civilmente divorziati e risposati.
Il “cavallo di Troia”
La prostituzione e la misericordia della Chiesa
E’ chiaro come una certa esplosione modernista (o implosione visto che è interna alla Chiesa) si è avuta a causa dei “sensi di colpa” di molti cattolici (preti, frati, vescovi, papi, laici e suore) i quali, guardando al proprio passato schiavi di una certa propaganda ottocentesca anticlericale, massonica e pure protestante, si vergognavano della Chiesa interpretando e salutando così l’avvento del Concilio come un “voltare pagina e ricominciare tutto di nuovo, con una nuova Chiesa ripulita da un certo passato“… Oggi le cose sono peggiorate, molti Cattolici non amano il proprio passato, si vergognano di questo passato, si vergognano della propria Madre! Molti altri se ne vergognano ma non conoscono affatto la sua storia, o la rifiutano, o si accontentano di come la dipingono certi falsi maestri. Basti pensare a come viene dipinto il Concilio di Trento, un evento del quale vergognarsi, e con la pretesa che l’ultimo Concilio lo abbia così cancellato. Per questi falsi maestri il Vaticano II è stato il “cavallo di Troia” attraverso il quale fondare una “nuova” chiesa appoggiata sui loro sensi di colpa, una chiesa a misura d’uomo, una chiesa ad personam, una chiesa libera da dogmi e precetti colpevoli e responsabili di tanta frustrazione. Insomma, questa Madre, di ben duemila anni, proprio non piace! Non si vuole comprendere che a cambiare non deve essere la Madre, ma i figli che dovrebbero (e debbono come insegnano i Santi) cambiare per diventare, appunto, Santi.
Sanguis Martyrum, semen Christianorum
Quando le religioni muoiono. Sul dramma dei cristiani in Medio Oriente
“Le religioni muoiono”. Scrive così, senza tanti giri di parole, lo storico americano Philip Jenkins (cristiano anglicano) all’inizio del suo libro La storia perduta del cristianesimo (Emi, 352 pagine, 22 euro), nel quale affronta il tema della sempre più precaria presenza cristiana in Medio Oriente. È vero, le religioni possono morire. Succede quando scompaiono i loro fedeli. E i fedeli possono scomparire per più motivi: persecuzioni, genocidi, emigrazioni forzate.
Quanto al cristianesimo, e alla sua difficile situazione attuale nel Medio Oriente, Jenkins, pur raccomandando di non lasciarsi andare a letture superficiali, ammette che la situazione è drammatica sotto molti profili. Proprio nei luoghi in cui questa religione è nata ed ha conosciuto la sua prima espansione (Medio Oriente, Asia Minore, Nord Africa, Penisola araba) la presenza cristiana è ridotta al lumicino e il quadro peggiora di giorno in giorno. Perché? È proprio vero che un ruolo determinante è giocato dall’Islam e che i rapporti tra cristiani e musulmani sono sempre stati segnati da violenze, persecuzioni e sopraffazioni?
Non scripta volant
"Ma il papa non ha scritto
queste cinque semplici parole". Ecco quali
"Il papa nella 'Amoris laetitia' ha scritto oltre 56 mila 600 parole, ma non ha scritto queste cinque semplici parole: 'È possibile dare la comunione ai divorziati risposati'. Se lui non le ha scritte, ritengo che nessuno le debba inserire, e nessuno deve fare ciò che lui non ha detto".
Questo dice il gesuita Domenico Marafioti in una limpida presentazione dell'esortazione postsinodale "Amoris laetitia" pubblicata sul numero di Ferragosto di "Ascolta", periodico dell'associazione ex alunni e amici della Badia di Cava.
Padre Marafioti è persona di grande autorevolezza. È preside presso la Facoltà teologica dell'Italia Meridionale di Napoli e insegna teologia dei sacramenti, in particolare del matrimonio, dell'ordine e della penitenza.
giovedì 25 agosto 2016
Preghiera e penitenza
Perseverate nella nuova "crociata del Rosario", "crociata di preghiera e di penitenza"
"Contiamo sulla vostra generosità per riunire nuovamente un mazzo di almeno dodici milioni di rosari:
perché la Chiesa sia liberata dai mali che la opprimono o che la minacciano in un prossimo futuro;
perché la Russia venga consacrata e giunga presto il Trionfo dell'Immacolata".
Precisa le sue intenzioni con queste parole: "affinché
questa prova terribile sia abbreviata;
la cappa modernista che circonda la Chiesa – almeno dal Vaticano II – venga strappata;
le Autorità svolgano il loro ruolo salvifico presso le anime;
la Chiesa ritrovi il suo splendore e la sua bellezza spirituale;
le anime del mondo intero possano udire la Buona Novella che converte, ricevere i Sacramenti che salvano ritrovando l'unico ovile".
Il peccato non è più peccato?
INFERNO VOLONTA' DEL PECCATORE
L’Inferno non è una punizione esterna ma la volontà stessa del peccatore. Il peccato non è più peccato? pertanto anche l’Inferno non sarà più quello o meglio non vi sarà più “bisogno” di credere nell’esistenza dell’Inferno
di Francesco Lamendola
La teologia e la pastorale odierna fanno un gran parlare, come è giusto, dell’amore di Dio per l’uomo e della Sua misericordia infinita; non è altrettanto giusto, però, presentarli come se fossero qualche cosa di distinto e di “superiore” alla Sua giustizia, quasi che il Dio “giusto” sia solo quello dell’Antico Testamento, e che il Dio del Nuovo Testamento sia solo ed esclusivamente amorevole e misericordioso, a scapito delle altre Sue qualità, ugualmente perfette.
Amorevole, intendiamoci, Dio lo è sempre, perché Egli è l’Amore stesso, dunque non potrebbe non essere pieno di amore in ogni Suo pensiero e in ogni Sua azione: dalla Creazione, all’Incarnazione, alla Passione, Morte e Risurrezione, tutto in Lui è amore, e non vi è alcuna’altra ragione se non un amore immenso, gratuito, addirittura incomprensibile (da un punto di vista puramente umano) nel suo voler amare gli uomini nonostante tutto, e nell’aver detto fino all’ultimo: Padre, perdona loro, quando già essi gli battevano i chiodi nelle mani e nei piedi, per crocifiggerlo.
Cinque anni di terremoto
Senza acqua né luce, nel monastero di Aleppo dove cadono i missili
Padre Firas Lutfi al Meeting di Rimini: “Il problema è l’islam wahaabita”
Il monastero di Er Ram, ad Aleppo, è colpito quasi quotidianamente dai missili jihadisti (LaPresse)
Memento
Il terremoto e l'esistenza di Dio
di Alessio Calò
"Come puoi credere nella Provvidenza o nell'amore divino quando vedi la terra tremare e le persone morire con una tale facilità?"
In effetti, quando accade un terremoto come quelli che sono accaduti in questi anni si ripresenta inesorabile la domanda di come essi possano succedere e di come Dio li abbia potuti permettere. L’esistenza del male è infatti un mistero insondabile, utilizzato da sempre come prova della non esistenza di Dio: si parte dalla delusione rispetto alle proprie idee (errate) circa l’Assoluto, fino ad arrivare alla ribellione, se non al rifiuto. La presenza del male può anche generare dei dubbi che, se affrontati correttamente dal punto di vista filosofico (e poi teologico), possono rappresentare un punto di ripartenza, nella vita (e nella fede).
"Come puoi credere nella Provvidenza o nell'amore divino quando vedi la terra tremare e le persone morire con una tale facilità?"
In effetti, quando accade un terremoto come quelli che sono accaduti in questi anni si ripresenta inesorabile la domanda di come essi possano succedere e di come Dio li abbia potuti permettere. L’esistenza del male è infatti un mistero insondabile, utilizzato da sempre come prova della non esistenza di Dio: si parte dalla delusione rispetto alle proprie idee (errate) circa l’Assoluto, fino ad arrivare alla ribellione, se non al rifiuto. La presenza del male può anche generare dei dubbi che, se affrontati correttamente dal punto di vista filosofico (e poi teologico), possono rappresentare un punto di ripartenza, nella vita (e nella fede).
Dio offre continuamente occasioni di riflessione
PEDAGOGIA DEL VANGELO
di Francesco Lamendola
Uno dei tratti più caratteristici della psicologia degli uomini moderni, compresi quanti ancora si dicono e si sentono cristiani, è la smania del fare; la tensione febbrile, compulsiva, verso l’agire, il moltiplicare le tracce superficiali del proprio passaggio: anche scattando continuamente delle fotografie, inviando messaggini telefonici, postando messaggi sui social network, incidendo le cortecce degli alberi e le panchine dei giardini pubblici con il proprio nome o con quello della persona amata. Si direbbe che l’uomo moderno abbia il terrore di divenire trasparente e invisibile non solo agli altri, ma anche a se stesso, e che dedichi una attenzione incessante a far sì che la sua presenza nel mondo non passi inosservata, che il suo più piccolo gesto e il suo più fuggevole pensiero vengano fissati per sempre, a futura memoria.
Riduzione psicologistica e spiritualistica della fede
Se la fede si riduce a sentimentoNel libro di Luigi Negri “False accuse alla Chiesa un giudizio inequivocabile su Lutero: «Ha demolito la Chiesa riducendo la fede a sentimento». E sul referendum costituzionale pone un interrogativo per orientarsi: «Chiediamoci in questo nuovo assetto che fine farebbe la realtà della Chiesa».
«Chiamiamo le cose con il loro nome, Lutero non voleva riformare, ma ha obiettivamente demolito la Chiesa. Ha ridotto la fede a sentimento e soppresso la realtà ecclesiale nella sua sacramentalità. E' inesatto e parziale dire che è stato un riformatore non capito». Sono parole di monsignor Luigi Negri, che domenica sera al cinema Tiberio di Rimini ha presentato in un affollato incontro pubblico il suo ultimo libro, la nuova edizione aggiornata di "False accuse alla Chiesa.
Tanti si chiedono: perché?
Mentre l'Italia piange le centinaia di morti del terribile sisma di Amatrice, Accumoli e Arquata e continua a scavare nella speranza di trovare dei superstiti, c'è chi ha vissuto l'esperienza lancinante del terremoto sulla pelle e può usare parole di comprensione e di vicinanza: è il vescovo di Carpi Cavina che quattro anni fa si è trovato tutte le chiese della sua diocesi distrutte. E invita a riflettere: «Con il sisma emiliano la nostra gente ha ricercato le proprie radici e ha ridato spazio a quella dimensione trascendente che si domanda a Chi vogliamo affidare la consistenza della nostra vita».
Damasco Road.
San Pio X, il Papa che condannò l'eresia modernista
La storia della mia conversione al kattolicesimo è nota a quelli che hanno letto il mio libro Come fu che divenni c.c.p. (cattolico credente e praticante), Lindau. Un po’ meno noto è il seguente aneddoto. Dopo una giovinezza piuttosto scioperata in cui inseguivo il mito sessantottino (uno dei tanti) del Cantautore Impegnato e, perciò, indulgevo volentieri alla débâuche, avvenne la folgorazione sulla Damasco Road.
mercoledì 24 agosto 2016
"Posso solo affidarmi a Dio"
Amatrice. Il coraggio di non mollare scritto nei suoi santi
Mentre da sotto le macerie di una vita ancora si estraggono esistenze risparmiate e spezzate, fra il sangue e la paura Amatrice trova il coraggio e la solidarietà. Colpita, ma non distrutta. Non scomparsa. Un destino scritto nei suoi santi.
Ci sono città il cui destino sembra scritto nella loro storia. Amatrice, che era e continuerà ad essere fra i borghi più belli d’Italia e del mondo, è oggi fra le località più colpite dal tragico terremoto che questa notte ha scosso il centro della Penisola. Isolata, colpita nei suoi abitanti e nei suoi edifici, la cittadina del reatino non è distrutta, non è scomparsa. Lo dice la sua storia. Una storia che per Amatrice passa anche attraverso la devozione popolare.
La familiarità con il male e il disordine
Concrete avvisaglie del Nuovo Ordine Mondiale
Riportiamo due notizie che ci sembrano degne di un’attenta riflessione, poiché possono aiutare a comprendere meglio che cosa riserva il prossimo avvenire a noi e soprattutto ai nostri figli, nel quadro dell’affermazione sempre più generalizzata e sempre meno avvertita del nuovo assetto del mondo “globalizzato” all’insegna della gloriosa democrazia e della sublime libertà, sotto l’egida di quello che ormai tanti hanno imparato a conoscere come “Nuovo Ordine Mondiale” (NOM).
Sappiamo che ci sono ancora dei cattolici che nutrono ingiustificate illusioni circa il futuro che ci attende, soprattutto dopo che a concorrere all’affermazione di tale NOM si sono industriati i nuovi preti della nuova Chiesa conciliare, non a torto etichettata da tanti come contro-Chiesa.
E’ ovvio che non si tratta di diffidare ad ogni costo di tutto ciò che produce il mondo moderno, quasi per partito preso, come di continuo si predica oggi in Vaticano, ma occorre porre mente al fatto, vecchio come il mondo, che la familiarità con il male e il disordine induce gli uomini a considerarli come bene e ordine.
Solo gli irresponsabili negano che questo sia un processo già in atto da decenni e che negli ultimi anni ha assunto dimensioni macroscopiche.
Riportiamo due notizie che ci sembrano degne di un’attenta riflessione, poiché possono aiutare a comprendere meglio che cosa riserva il prossimo avvenire a noi e soprattutto ai nostri figli, nel quadro dell’affermazione sempre più generalizzata e sempre meno avvertita del nuovo assetto del mondo “globalizzato” all’insegna della gloriosa democrazia e della sublime libertà, sotto l’egida di quello che ormai tanti hanno imparato a conoscere come “Nuovo Ordine Mondiale” (NOM).
Sappiamo che ci sono ancora dei cattolici che nutrono ingiustificate illusioni circa il futuro che ci attende, soprattutto dopo che a concorrere all’affermazione di tale NOM si sono industriati i nuovi preti della nuova Chiesa conciliare, non a torto etichettata da tanti come contro-Chiesa.
E’ ovvio che non si tratta di diffidare ad ogni costo di tutto ciò che produce il mondo moderno, quasi per partito preso, come di continuo si predica oggi in Vaticano, ma occorre porre mente al fatto, vecchio come il mondo, che la familiarità con il male e il disordine induce gli uomini a considerarli come bene e ordine.
Solo gli irresponsabili negano che questo sia un processo già in atto da decenni e che negli ultimi anni ha assunto dimensioni macroscopiche.
Fiant tenebrae..
Caso CERN- Nuovo Ordine Mondiale e nuovi sacrifici umani per la realizzazione
Fiat lux?
SOROS E “FRANCESCO” UNITI NELLA LOTTA…
Ormai da settimane ignoti hackers hanno messo in linea 2500 e-mail riservate fra Georges Soros, i dipendenti delle sue fondazioni – capeggiate dalla casa-madre, la Open Society Foundation e i riceventi dei suoi doni. I media ne tacciono, perché sono ovviamente imbarazzanti. Si vede per esempio che lui ha dato direttive ad Hillary Clinton quando era segretaria di stato, su una crisi in Albania (sic) e su come risolverla: direttive che Hillary ha seguito alla lettera. Si vede anche che alla campagna di Hillary ha versato 30 milioni di dollari, il che ne fa’ il maggior donatore singolo.
Ma non basta. Se una cosa risalta in queste mail, è la megalomania di questo gran burattinaio. Non c’è area del mondo dove non finanzi attività (sovversive, o ‘filantropiche’); non una politica pubblica che non si proponga di ‘riformare’ in ogni parte del pianeta, sganciando soldi ai locali ‘riformatori’, che hanno sempre un carattere sinistroide e libertario. Megalomane e insieme, micro-gestore di tutta la realtà.
Dove sono finiti gli eretici, oggi?
TEOLOGI DI DIO O DEL DIAVOLO?
Teologi che cercano Dio o che servono il Diavolo? Si fa presto a dire teologi ma lo sono davvero? Il “prete bianco” cioè il Papa è ancora il presidio certo e il garante della verità cristiana, contro ogni eresia e apostasia?
di Francesco Lamendola
Si fa presto a dire: teologo. Tizio o Caio scrivono un paio di libri, in cui si parla di Dio, non importa come, non importa su quali basi, in quale prospettiva; pubblicano qualche articolo su riviste specializzate, con quattro lettori in tutto; infine fanno le conoscenze giuste, entrano nel grande circuito mediatico, ottengono degli inviti in televisione, parlano, pontificano e sproloquiano dal piccolo schermo, a beneficio di un pubblico cui vengono presentati, appunto, come “teologi”. Ma teologi lo sono davvero? A nome di chi o di che cosa scrivono i loro libri, rilasciano le loro interviste? Quale causa stanno servendo, a parte – ovviamente – quella della loro personale ambizione, che ha permesso loro di fare il salto di qualità (si fa per dire) da signori nessuno a volti noti e apprezzati (si fa sempre per dire) di Mamma Tivù?
La “sindrome della rana”:
Una rivoluzione pastorale di Guido Vignelli
(di Gianandrea de Antonellis) Esiste la cosiddetta “sindrome della rana”: se si mette l’animaletto nell’acqua bollente, farà di tutto per scappare; ma se la si mette in una pentola di acqua fredda che si porta all’ebollizione, la rana si adatterà via via alla nuova temperatura e morirà senza tentare di fuggire. È un tema trattato a livello narrativo nel racconto Maestro Domenicodi Narciso Feliciano Pelosini (Solfanelli, Chieti 2009), che si svolge nei primi anni dell’Unità italiana; e a livello filosofico dall’imprescindibile saggio Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo di Plinio Corrêa de Oliveira, che proprio Guido Vignelli ha da poco curato in una nuova traduzione, la prima effettuata sul testo portoghese originale (Il Giglio, Napoli 2012).
Asinus asinum fricat
LA SAPIENZA DEI SAPIENTI
Distruggerò la sapienza dei sapienti e squalificherò l’intelligenza degli intelligenti. Così dice Isaia e san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi: un testo che andrebbe letto e riletto, specialmente da certi teologi modernisti
di Francesco Lamendola
Distruggerò la sapienza dei sapienti e squalificherò l’intelligenza degli intelligenti: così dice il profeta Isaia, e così ripete san Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi: un testo che andrebbe letto e riletto, specialmente da certi teologi modernisti e da certi preti progressisti, i quali, a partire dal Concilio Vaticano II, si sono presi la libertà di predicare ciascuno un vangelo tutto suo: il vangelo di questo e di quello, un po’ meno, forse, di un certo Gesù Cristo; un vangelo pieno di ottime intenzioni per instaurare il Regno di Dio in terra, traboccante di slanci democratici e libertari, di aneliti alla giustizia sociale e all’equità economica, e, soprattutto, gonfio dal principio alla fine dell’ego di colui che lo bandisce, che fa le penne come un pavone, che tuona dal pulpito come da una tribuna sindacale, che scaglia le folgori contro il clericalismo e i vizi ignobili della Chiesa; in una parola: che sputa senza ritegno nel piatto ove mangia, e che va mendicando applausi ed una troppo facile, miserevole popolarità, proprio fra gli eterni, implacabili nemici di Dio e di Gesù.
Il cielo è carico di nuvole minacciose
Ratzinger, la confessione: "Troppo stanco, così ho
lasciato il ministero petrino"
"Dopo l’esperienza in Messico e a Cuba, non mi sentivo più in grado di compiere un viaggio impegnativo come quello per la Giornata Mondiale della Gioventù del 2013 a Rio de Janeiro. Dove, per l’impostazione data da Giovanni Paolo II, la presenza fisica del Papa era indispensabile". "L’obbedienza al mio successore mai in discussione. La sua benevolenza è per me una grazia in quest’ultima fase della mia vita"
Una preghiera a Sant'Emidio, Protettore contro il terremoto.
Terremoto delle 3:36 : la nostra preghiera per le
Vittime. L'appello dei Monaci di Norcia
Con le mani ancora tremanti a causa dello shock del
terribile terremoto delle 3:36 di oggi mercoledì 24 agosto 2016 ( scossa
M 6.0 con epicentro nei pressi di Accumoli, in provincia di Rieti)
cerchiamo di postare una preghiera a Sant'Emidio, Protettore contro il
terremoto.
Preghiamo il Signore perchè accolga nel Suo Regno di pace coloro che hanno perso la vita sotto le macerie ad Amatrice, Accumuli, Arquata Tronto e in tanti altri centri così duramente colpiti dal sisma.
La Madonna Santissima consoli ed assista le Famiglie che hanno perso i loro cari e protegga coloro che sono rimasti senza casa.
San Benedetto da Norcia ha protetto i carissimi Monaci di Norcia anche se, da quanto ci dicono, la Basilica è stata seriamente danneggiata (v.aggiornamento sotto).
Preghiamo il Signore perchè accolga nel Suo Regno di pace coloro che hanno perso la vita sotto le macerie ad Amatrice, Accumuli, Arquata Tronto e in tanti altri centri così duramente colpiti dal sisma.
La Madonna Santissima consoli ed assista le Famiglie che hanno perso i loro cari e protegga coloro che sono rimasti senza casa.
San Benedetto da Norcia ha protetto i carissimi Monaci di Norcia anche se, da quanto ci dicono, la Basilica è stata seriamente danneggiata (v.aggiornamento sotto).
Non riusciamo ad avere notizie ( ore 6,05) della Comunità
dei Francescani dell'Immacolata dell'Abbazia/eremo dei Santi
Vincenzo ed Anastasio di Amandola paese che pure è stato
colpito duramente dal sisma.
Non facciamo mancare loro la nostra preghiera per quei bravi Frati!!! (v.aggiornamento sotto)
Non facciamo mancare loro la nostra preghiera per quei bravi Frati!!! (v.aggiornamento sotto)
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