l sacrilegio più grave mai osato, fortissima reazione di Chiesa e fedeli
(di Mauro Faverzani) Non c’è solo il fanatismo islamico a scuotere ed a devastare l’Occidente; ve n’è anche un altro, più silenzioso ma non per questo meno pericoloso, esattamente parallelo e speculare: quello laicista e giacobino, che forse, almeno per il momento, non giunge a dilaniare i corpi, ma senza dubbio riesce a trafiggere le anime.
Tristemente esemplare, in tal senso, quanto avvenuto in Spagna, ove, a detta degli stessi osservatori, si è consumato il sacrilegio più grave mai commesso dai tempi della terribile Guerra Civile. Abel Azcona ha 27 anni ed è originario di Pamplona. Si definisce un artista «multidisciplinare», specializzato nella cosiddetta «arte d’azione». Nessuno ha mai sentito parlare di lui e probabilmente nessuno ne sentirebbe mai parlare.
Forse anche per questo ricerca spasmodicamente la provocazione sopra le righe, l’eccesso smodato, la trasgressione urlata, superando non più soltanto il limite della decenza (non parliamo di buon gusto…), bensì anche quello del rispetto del sacro. Per questo si è preso la briga di recarsi in diverse chiese di Pamplona e Madrid durante la S. Messa, fingere di comunicarsi e trafugare l’Ostia consacrata. Questo per ben 242 volte. Poi ha usato le particole per comporre con esse, dopo averle gettate a terra, la parola «pedofilia».
Tutto questo, si noti bene, col Corpo di Cristo. La profanazione è evidente. E lo è anche il reato contro i sentimenti religiosi, regolato dall’art. 525 del Codice Penale spagnolo, che condanna chiunque si faccia beffa di dogmi, credenze, riti o cerimonie. A peggiorar le cose, la mostra dal titolo Desenterrados, allestita proprio in questi giorni da Azcona a Pamplona. Dove ha esposto anche l’opera blasfema in questione. Pietosamente riscattata da una persona, che ha preferito rimanere anonima: ha tolto le Ostie consacrate dall’esposizione e le ha trasferite in una parrocchia, per por fine al sacrilegio. Solo in parte, però. Purtroppo sono rimasti i pannelli con le immagini, che raffigurano minuziosamente le varie fasi della sua realizzazione.
Un vero e proprio pugno nello stomaco. Un’offesa frontale al Divino, un fatto di una gravità inaudita, un autentico attentato alla fede cattolica. Nella presentazione della mostra, Azcona ha dichiarato di voler con essa «riflettere sulle sofferenze propria ed altrui». In realtà, le sofferenze le provoca soltanto agli altri. Non solo: la questione è divenuta subito politica, in quanto la manifestazione è stata allestita dallo scorso 20 novembre e sino al 17 gennaio dall’amministrazione municipale di Pamplona, guidata dall’estrema sinistra di EH Bildu, nella sala pubblica di piazza Serapio Esparza (Conde Rodezno), presso il monumento ai Caduti.
Si tratta di locali di proprietà della Diocesi, ma ceduti negli Anni Novanta al Comune a condizione che il beneficiario vi svolgesse attività strettamente culturali ed educative, compatibili con la natura e la storia dell’edificio, dovendosi mantenere all’interno l’ordine ed il rispetto dovuto alla Cripta. È evidente come, in questo caso, tali condizioni non solo non siano state rispettate, bensì siano state palesemente violate.
Il Centrodestra con l’Upn, Unión del Pueblo Navarro, ed il sostegno del Partito Popolare, ha presentato una mozione, in cui si bocciava la mostra, accusandola di «mancar di rispetto» ed anzi di attentare «alle convinzioni religiose di una parte della società». Ana Beltrán, del Ppn, ha bollato la mostra di Azcona come «riprovevole» ed «esecrabile». Ma il Parlamento di Navarra, grazie soprattutto al voto compatto delle Sinistre, ha respinto tale richiesta.
I motivi sono sempre gli stessi, triti e ritriti: calpestano la fede altrui, ne oltraggiano e deridono la sensibilità, invocando a sproposito la «libertà di espressione e di opinione», come sostenuto da Koldo Martínez, portavoce della formazione progressista Geroa Bai, mentre Adolfo Araiz, esponente della forza di estrema sinistra, EH Bildu, ha lamentato una «certa aria di censura»: sulla medesima linea anche i socialisti e Laura Pérez, di Podemos, che teme anzi «gravi rischi» e conseguenze da tali atteggiamenti.
La questione si è ora, comunque, spostata nelle aule dei tribunali: l’associazione degli Avvocati Cristiani ha sporto denuncia contro l’autore, accusandolo di «profanazione»; ma ha fatto anche sapere che, dipendendo ora l’utilizzo di quegli spazi dal Comune – dall’Assessorato alla Cultura, nello specifico –, qualora la mostra non fosse immediatamente sospesa, anche l’ente locale si troverebbe citato in giudizio con la medesima imputazione. Anche il governo spagnolo ha chiesto alla Procura di verificare se vi siano gli estremi di reato.
Intanto, l’agenzia InfoCatólica ha diffuso la foto dell’autore delle “opere”, Abel Azcona, affinché tutti, sacerdoti e fedeli laici, «memorizzino il suo volto», e, nel caso «cercasse nuovamente di comunicarsi, per fare in realtà incetta di Ostie consacrate», possano immediatamente assumere i provvedimenti del caso. Le agenzie Change.org e Hazteoir.org, invece, hanno lanciato due pubbliche sottoscrizioni, che han raccolto in poco tempo circa 90 mila firme contro la mostra. Migliaia di fedeli han recitato il S. Rosario a Pamplona, dinanzi alla sede dell’esposizione di Azcona.
Per il 26 novembre è prevista una manifestazione di protesta dinanzi al Comune, per mostrare il netto ed assoluto rifiuto di simili offese a Cristo ed alla fede di milioni di cattolici. Per lo stesso motivo, è stato creato anche il blog, Respeto por Navarra. Lo sdegno è tanto e la reazione forte, questa volta, contro l’ennesimo, sacrilego spregio alla libertà ed al diritto fondamentale di dirsi e di essere cattolici. L’Arcivescovo di Pamplona, mons. Francisco Pérez González, ha deciso per il 25 novembre alle ore 19 la celebrazione contemporanea di due S. Messe di riparazione per il furto sacrilego di ostie consacrate, dichiaratamente ammesso da Azcona: una funzione liturgica nella Cattedrale di Pamplona, celebrata dallo stesso mons. Pérez, e l’altra nella Cattedrale di Tudela, celebrata dal Vescovo ausiliare, mons. Juan Antonio Aznárez Cobo.
Non solo: in un’intervista rilasciata ad Alfa y Omega ha dichiarato che la Diocesi ha sporto una denuncia-querela in proposito: «Noi abbiamo il diritto di accedere alla Giustizia civile – ha affermato mons. Pérez – per tutelarci di fronte ad un atto tanto sacrilego, un atto che lede e ridicolizza ciò in cui crediamo. Si tratta di un sacrilegio blasfemo – ha proseguito – Un sacrilegio, che ha disprezzato, calpestato e deriso l’Eucarestia, che è la presenza reale di Gesù Cristo nell’Ostia consacrata ovvero nella Sua forma più sacra per un cattolico». L’Arcivescovo ha anche scritto al Comune, affinché provveda a «ritirare questa esposizione con connotazioni sacrileghe contrarie alla nostra fede». (Mauro Faverzani)
Crocifissi devastati a Livigno, quarto caso: solo ‘vandali’?
E’ accaduto. Ancora una volta. Sempre nella stessa zona. Prima due casi a Livigno; poi un terzo in Alpe Vago, nei pressi del Passo della Forcola; ed ora questo, ad Altumeira, in Val Viola. Anche qui è stato trovato un crocifisso, il quarto in pochi giorni, brutalmente danneggiato. Qualcuno gli ha amputato le braccia, con una motosega.
Ad essersene accorto per primo è stato un cacciatore della Valdidentro. Che si è precipitato ad informare dell’accaduto la vedova di colui, che nel 1969 volle questa sacra immagine sul posto, quale segno di ringraziamento al Signore, per aver salvato la figlia da una grave malattia. Ovvio il dolore dei familiari, nell’apprendere la notizia. E non solo il loro. A Facebook ha affidato il proprio sfogo anche il figlio di chi ha compiuto, suo malgrado, il triste ritrovamento: «L’ignoranza, l’inciviltà e la mancanza totale di valori ha purtroppo colpito anche nella nostra Valdidentro, presso il parcheggio di Altumeira – ha scritto – Vergognatevi, o voi poveri imbecilli, che non avete capito proprio un accidente della vostra vita e vi invito a riflettere su quello che avete commesso».
Al momento le indagini condotte dalle forze dell’ordine sono contro ignoti, si parla di generici “atti vandalici”. Ma è difficile immaginare che sia solo questo il movente e che siano del tutto estranee le motivazioni religiose, dato che nel mirino degli autori criminali finiscono sempre e solo crocifissi. Che peraltro pullulano in zona, sono circa un centinaio, molti dei quali realizzati da Battistin Silvestri, quando, rientrato dalla prima guerra mondiale, si rese conto di quanti in paese bestemmiassero. Voleva che fossero, ad ogni angolo, un costante richiamo alla fede.
Di certo gli autori del sacrilegio non è gente del posto: quanto meno di questo è convinto il parroco di Livigno, mons. Giuseppe Longhini. Che ritiene la fede dei valligiani troppo robusta e provata, per esser capace di simili gesti. Dev’esser dunque qualcuno che viene da fuori… ma chi?