Dopo che gli Statunitensi incitarono i Ben Laden contro i Russi, si accorsero che i Ben Laden s’erano messi contro di loro. Le “Torri Gemelle” offrirono il casus belli, gli Statunitensi andarono in Afganistan e il consuntivo fu un’altra sconfitta da cui uscirono forti i talebani.
Poi gli Statunitensi offrirono, con false prove di “armi di distruzione di massa”, il casus belli con l’Irak e la conclusione fu la nascita dello Stato Islamico. C’è mancato poco che gli Statunitensi
si precipitassero sulla Siria con la storia dei gas, ma i Russi sottrassero questo pretesto.
Adesso l’Irak risorto combatte lo Stato Islamico, ma domanda: chi è che continua ad armare lo Stato Islamico? Il Papa lo sa e l’ha forse detto.
Intanto gira per internet una cosa già sentita: l’attentato alle Torri Gemelle era orchestrato da potentati che strumentalizzavano i Ben Laden.
La novità è che la voce che lo ammette è statunitense.
don Ennio Innocenti
Non fanatici, ma mercenari. Dirottati in mezzo mondo – Afghanistan,
Balcani, Medio Oriente – per scatenare il terrore, fornendo l’alibi per
la “guerra infinita” degli
Usa.
Al-Qaeda e Isis sono due maschere dello stesso network, organizzato dai
sauditi sotto la regia di Washington. «Dalle viscere del carcere di
massima sicurezza statunitense di Florence (Colorado), il componente di
Al-Qaeda Zacarias Moussaui, condannato all’ergastolo, fa luce su quello
che certamente è il segreto più sporco della “guerra al terrore”»,
scrive Pepe Escobar. «In più di 100 pagine di testimonianze rese nei
giorni scorsi in una corte federale di New York, Moussaui fa “esplodere”
delle autentiche bombe legate alla “Casa di Saud”».
Tra i più
importanti finanziatori di Al-Qaeda prima dell’11 Settembre compaiono i
principali esponenti del
potere saudita, alleato di Washington. Le prime avvisaglie dello scandalo esplodono adesso, spiega Escobar, perché gli
Usa
ricattano l’Arabia Saudita: guai se Riyadh si sfilasse dall’alleanza,
cessando di sostenere sottobanco il network del terrore, che oggi si
chiama Califfato, o a scelta Isis, Isil o semplicemente Daesh. E guai se
smettono di pompare petrolio, facendone crollare il prezzo per colpire
Putin.
Nelle rivelazioni dell’ergastolano Moussaui, scrive Escobar in un post ripreso da “
Come Don Chisciotte”,
troviamo nientemeno che l’ex capo dell’intelligence saudita, il
principe Turki al-Faisal, già grande amico di Osama Bin Laden, insieme
un personaggio
come il principe Bandar Bin Sultan, detto “Bandar Bush”, già
ambasciatore saudita negli Stati Uniti «e mancato sponsorizzatore di
jihadisti in Siria». Turki e Bandar sono in compagnia «di un caro amico
dei mercati occidentali (e di Rupert Murdoch)», cioè il principe
Al-Waleed Bin Talal, e con lui «tutti i maggiori “chierici” wahhabiti
dell’Arabia Saudita». In altre parole, «nessuno di loro è nuovo a chi
segue fin dai tempi dell’Afghanistan degli anni ’80 le sporche vicende
degli jihadisti finanziati dai wahhabiti sauditi». Le informazioni,
aggiunge Escobar, assumono maggiore importanza se messe in relazione al
prossimo libro di Michael Springmann, ex capo della sezione visti a
Jeddah, in Arabia Saudita. In “Visto per al-Qaeda”, svelando «tutti gli
sdoganamenti della Cia che hanno sconvolto il mondo», Springmann
descrive in dettaglio le mosse dell’armata del terrore messa in piedi
dagli
Usa.
Negli anni ’80, la Cia reclutò e addestrò «agenti musulmani» per
contrastare l’invasione sovietica in Afganistan. «Più tardi, la Cia
avrebbe spostato questi agenti dall’Afganistan ai Balcani, poi in Iraq,
in Libia e in Siria, facendoli viaggiare con visti statunitensi
illegali». Questi guerriglieri addestrati dagli
Usa «si sarebbero poi riuniti in un’ organizzazione che è sinonimo di
terrorismo
jihadista: Al-Qaeda». Lo scopo politico di queste rivelazioni, dal
punto di vista di Washington, secondo Springmann «è di esercitare
pressioni sulla Casa di Saud per continuare a pompare le loro eccedenze
petrolifere: i recenti rimbalzi petroliferi stanno provocando
l’isterismo a Washington, poiché potrebbero essere il segnale di un
ripensamento dei sauditi sulla loro guerra dei prezzi del petrolio
contro, prima fra tutti, la
Russia».
Dunque, verso la metà degli anni ’80, “Al-Qaeda” era solo un database
in un computer collegato al dipartimento delle comunicazioni del
segretariato della Conferenza Islamica, scrive Escobar. «A quel tempo,
quando Osama Bin Laden non era che un agente “delegato”
Usa che operava a Peshawar,
l’intranet di Al-Qaeda era un ottimo sistema di comunicazione per lo
scambio di messaggi in codice tra i guerriglieri».
“Al-Qaeda” non era un’organizzazione terrorista – ovvero un esercito
islamico – e neanche proprietà privata di Osama Bin Laden. «In seguito,
verso la metà degli anni 2000 in Iraq, Abu Musab al-Zarqawi – il
precursore giordano di Isis/Isil/Daesh – stava reclutando giovani
militanti-fanatici-arrabbiati, senza un diretto input da parte di Bin
Laden. La sua copertura era Aqi (Al-Qaeda in Iraq)». Quindi, continua
Escobar, Al-Qaeda era e resta un marchio di successo. «Non è mai stata
un’organizzazione; piuttosto era un elemento operativo essenziale di
un’agenzia di intelligence. Da qui l’imperativo categorico: Al-Qaeda è
essenzialmente una derivazione dell’intelligence saudita». La miglior
prova è il ruolo oscuro, fin dall’inizio, del principe Turki, ex
direttore generale per lungo tempo del Mukhabarat, l’intelligence della
Casa di Saud («ma Turki non parla, e mai lo farà»). L’intelligence
turca, per parte sua, «non ha mai creduto al mito dell’“organizzazione”
Al-Qaeda». Le rivelazioni di Moussaui, aggiunge Escobar, «diventano
davvero esplosive quando si collegano tutti i punti tra l’ideologia
politica della Casa di Saud, la piattaforma
politica
di Al-Qaeda e l’abbozzo ideologico del falso Califfato di
Isis/Isil/Daesh. La matrice di tutti questi è il wahhabismo del 19°
secolo – e la sua interpretazione/appropriazione medievale dell’Islam.
Tutti usano metodi diversi, alcuni più rumorosi di altri, ma tutti hanno
lo stesso fine: il proselitismo wahhabita».
La differenza fondamentale, secondo Escobar, è che Al-Qaeda e
Isis/Isil/Daesh «sono dei rinnegati wahhabiti che intendono, alla fine,
prendere il posto della Casa di Saud – fantoccio comandato dall’
Occidente – instaurando in modo ancora più intollerante il
potere
salafita e/o del Califfato». Per cui, «quando questa “bomba” ancora
segreta verrà fuori dal vaso di pandora arabico, crolleranno i
presupposti che reggono quel dono che viene continuamente elargito dagli
Usa,
la “Guerra al Terrore” (guerra infinita)». Non è rassicurante nemmeno
il nuovo capo della Casa di Saud, il principe Salman, che «negli anni
’90 era uno strenuo sostenitore del salafismo e del Jihad», inclusa la
pratica Bin Laden. Più tardi, come governatore di Riyadh, «si distinse
nell’avversione più totale verso gli sciiti, che poi si espandeva
nell’odio verso l’Iran nel suo complesso – per non parlare poi del suo
odio per qualsiasi cosa che lontanamente ricordasse la
democrazia
all’interno dell’Arabia Saudita». Assurdo aspettarsi che Salman sia un
“riformatore”, «come è assurdo aspettarsi che l’amministrazione Obama
interrompa una volta per tutte la sua storia d’amore con i suoi
“bastardi preferiti” del Golfo Persico».
Ma ora, aggiunge Escobar, c’e’ un nuovo elemento chiave: «La Casa di
Saud è disperata. Non è un segreto a Riyadh e in tutto il Golfo che il
nuovo Re e i suoi consiglieri ammaestrati dall’
Occidente
stiano letteralmente perdendo la testa. Si ritrovano circondati
dall’Iran – che, per giunta, è sul punto di concludere un accordo
nucleare con il Grande Satana l’estate prossima». La situazione non è
allegra: i sauditi «vedono il falso Califfato di Isis/Isil/Daesh che
controlla gran parte del “Siraq” – e con gli occhi già puntati verso la
Mecca e Medina. Vedono gli sciiti Houthi pro-Iran che controllano lo
Yemen. Vedono gli sciiti della maggioranza in Bahrein repressi con
grandi difficoltà dalle forze mercenarie. Vedono disordini sciiti
diffusi nelle province orientali dell’Arabia Saudita, dove c’è il
petrolio. Sono sparsi in tutto il Medio Oriente ancora in preda alla
psicosi “Assad deve andarsene” (mentre lui non va da nessuna parte). Hanno bisogno di finanziare la “junta” militare al
potere in Egitto con miliardi di dollari (l’Egitto è al verde). E oltre a tutto questo, si sono bevuti la storia America-contro-
Russia, impegnandosi in una guerra dei prezzi del petrolio che sta consumando il loro budget».
Non ci sono prove che Salman sia deciso a compiere lo sforzo di
cooperare con il governo di maggioranza sciita a Baghdad, né che tenterà
di raggiungere un compromesso con Teheran: «Al contrario, regna la
paranoia, poiché nel momento in cui l’Iran riaffermasse la sua
supremazia nucleare, una volta concluso l’accordo atteso per l’estate
prossima, i sauditi si ritroveranno emarginati ideologicamente e
politicamente». Soprattutto, conclude Escobar, non ci sono prove che
l’amministrazione Obama abbia la capacità di riconsiderare le relazioni
coi sauditi. «Ciò che è certo è che il più sporco segreto della “guerra
al terrore” resterà off-limits. Tutto il “terrore” che stiamo vivendo,
sia quello reale sia quello costruito a tavolino, proviene da un’unica
fonte: non è “l’Islam”, ma l’intollerante e demente wahhabismo»,
irresponsabilmente incoraggiato, organizzato e finanziato con la piena
collaborazione della Cia. Stesso film: dalla strage di americani
innocenti l’11 Settembre alla ricomparsa dei “tagliatori di teste” in
Siria, in Iraq e ora in Libia.
Articoli collegati
http://www.libreidee.org/2015/03/cia-e-sauditi-la-premiata-ditta-dei-tagliatori-di-teste/
Gli Usa vogliono distruggere l'ISIS ma si oppongono a tutte le forze che lo stanno combattendo sul campo. Noam Chomsky
Washington e i suoi alleati sono responsabili della nascita del gruppo
L'Iraq ha lanciato una nuova operazione militare per riconquistare la
città di Tikrit con il sostegno di unità della Guardia della Rivoluzione
iraniana. La città è controllata delle milizie dello Stato islamico
dallo scorso giugno.L'offensiva si presenta mentre l'esercito iracheno
si prepara per una grande operazione sostenuta dagli Stati Uniti per
riprendere Mosul nelle prossime settimane.
L'ISIS "nasce dalla decisione americana di voler colpire
una società molto vulnerabile, suscitando conflitti settari che non
esistevano", sostiene Noam Chomsky, professore emerito del Massachusetts Institute of Technology, intervistato da DemocracyNow. "E
'difficile capire come l'Iraq possa anche solo essere tenuto insieme a
questo punto. E' stato devastato dalle sanzioni americane, la guerra, le
atrocità che sono seguite ad essa.
Alla domanda riguardo l'efficacia della strategia degli Stati Uniti,
costretti dai loro legami con l'Arabia Saudita e dal rifiuto di
impegnarsi con l'Iran e gruppi come Hezbollah, che sono efficaci nel
combattere l'ISIS, Chomsky riprende la definizione data da Patrick
Cockburn alla strategia americana, descrivendola come "la strategia di Alice nel paese delle Meraviglie".
Gli Stati Uniti vogliono distruggere ISIS , ma si oppongono a tutte le
forze che stanno combattendo l'ISIS . Così, lo stato principale che è
contrario all'ISIS è l'Iran. Essi sostengono il governo iracheno, il
governo sciita. Ma l'Iran è, si sa, nella lista dei nemici degli Stati
Uniti. Probabilmente le principali forze di terra che combattono l'ISIS
sono il PKK e i suoi alleati, che sono sulla lista dei terroristi degli
Stati Uniti. Questo sia in Iraq e in Siria. L'Arabia Saudita, il nostro
principale alleato insieme ad Israele, è stata per lungo tempo il
finanziatore principale dell'ISIS e gruppi simili, non necessariamente
il governo; ricchi sauditi non sono solo i finanziatori, ma anche la sorgente ideologica.
L'Arabia Saudita è dominata da una versione estremista fondamentalista
dell'Islam: la dottrina wahhabita. E l'ISIS è un ramo estremista della
dottrina wahhabita. L'Arabia Saudita è uno stato missionario. Fonda
scuole, moschee per diffondere la sua versione radicale dell'Islam. Ed è
un alleato degli Usa. I nostri nemici sono quelli che combattono
l'ISIS.
L'ISIS è una mostruosità, prosegue Chomsky. Non c'è
molto dubbio. Ma non è venuto dal nulla. E' il risultato ottenuto dagli
Stati Uniti, di aver colpito una società molto vulnerabile, suscitando
conflitti settari che non esistevano. Sono diventati molto violenti. La
violenza degli Stati Uniti ha fatto peggio. Siamo tutti a conoscenza dei
crimini. Da questo è venuto un sacco di violenza, forze assassine.
L'ISIS è una di queste. Ma le milizie sciite non sono poi così diverse.
Quando diciamo "l'esercito iracheno sta attaccando", probabilmente chi
combatte sono e milizie sciite con l'esercito iracheno sulle retrovie.
Voglio dire, il modo in cui l'esercito iracheno è crollato è un fatto militare stupefacente.
Si tratta di un esercito di, credo, 350.000 soldati, pesantemente
armati dagli Stati Uniti e addestrati dagli Stati Uniti per 10 anni.
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=10785
E’ uscita in Francia una nuova biografia di Putin. Nato nel 1952 egli fu subito segretamente battezzato, ma ebbe conoscenza di questo soprannaturale sigillo soltanto in coincidenza col crollo del regime sovietico. Precedentemente il giovane Wladimiro, affascinato dalla leggenda spionistica, aveva frequentato un corso di formazione nel quale c’era anche l’insegnamento del diritto: in questo contesto aveva notato il contrasto tra la supremazia della legge rivendicata dal docente e il cinico prevalere degli ordini “superiori” al di fuori della legge, tanto che preferì interrompere gli studi di diritto e farsi mandare in Germania (dove potette notare il cinismo affaristico del mondo cosiddetto libero, coperto dalla maschera del libero mercato).
Col crollo del regime egli riprese e completò gli studi di diritto col suo vecchio docente, il quale – diventato sindaco di Pietroburgo – restituì il nome di fondazione della città voluto in onore di san Pietro e volle accanto a sé come fiduciario ad omnia il discepolo Wladimiro.
Perdute le elezioni, Wladimiro passò all’amministrazione presidenziale sbaragliando tutti i competitori in carriera e diventando l’erede del potere russo (1999). In pochi mesi egli riformò la struttura governativa ristabilendo il primato della competenza al servizio del bene comune, poi schiantò la rivolta cecena e fece rinascere la sua capitale, infine subordinò il potere economico all’interesse nazionale
Il boiardo Berezovski tentò di tutto per opporsi a Putin, ma morì nel più completo discredito nel 2013. Il boiardo Khordorkovski, volendo sfuggire al fisco, fu espropriato, condannato al carcere e infine graziato per ragioni umanitarie (2013).
Poi venne il fantastico risanamento del debito russo. Ma a causa della connessione con l’Europa occidentale, la Russia ne ha importato la recessione e, colpita dalle sanzioni imposte dagli USA, ha reimpostato la sua politica militare e finanziaria internazionale.
In armonia con il Patriarcato Ortodosso, Wladimiro ha innalzato la bandiera dei valori cristiani e nazionali. Egli è stato decisivo nel preservare la Siria dal caos (voluto in Irak, Afganistan e Libia dalle potenze “democratiche”). In Serbia, in Georgia e in Ucraina Putin ha imposto il suo realistico punto di vista e ora denuncia le fonti finanziarie del terrorismo islamico. Putin ha dietro di sé più dell’80% dell’elettorato russo.
don Ennio Innocenti