Quel Cristo operaio nel cuore dei giardini vaticani
Incontro con Alejandro Marmo, l'artista vicino a Bergoglio e agli ultimi, che crea con gli scarti del mondo
Fu in seguito alla pesante crisi economica argentina degli anni Novanta che Marmo andò dal futuro vescovo di Roma pieno di risentimento per l'opulenza occidentale e, insieme desideroso di rivincita. Bergoglio incanalò la sua rabbia su una strada di risurrezione. Và, gli disse, dagli ultimi, dagli scartati. E falli risorgere attraverso le tue opere. E così fece, Alejandro, usando materiali che il mondo scartava. Dando voce, attraverso le sue creazioni, agli invisibili. Ogni opera una spina nel fianco, a ricordare che c'è un mondo che non ha voce, diritti, nulla. Non soltanto le villa miserias di Buenos Aires, dunque, ma ogni periferia, ogni pezzo di mondo scartato a qualsiasi latitudine ha diritto di risurrezione. "La mia opera nei giardini è un segnale - spiega Marmo - che ricorda come la Chiesa o è per i poveri, gli ultimi e gli scartati, o non è. Così la mia arte, cresciuta a Buenos Aires anche grazie a una profonda amicizia con l'allora cardinale Bergoglio che per primo mi incitò a creare dalle periferie, dai luoghi dimenticati, per avvicinare gli scartati, gli esclusi, gli sfruttati del nostro tempo e aiutarli a risollevarsi".
Erano trascorse appena due settimane dall'elezione di Bergoglio al soglio di Pietro. Il telefono di Marmo suonò una domenica mattina. "Sono papa Francesco, come stai?". La conversazione durò qualche minuto. Marmo disse al Papa della volontà di portare qualcosa in Vaticano. Bergoglio agì subito. Per qualche settimana un locale delle fattorie pontificie a Castel Gandolfo è stato aperto solo per lui. C'erano là cancelli dimenticati, ferri abbandonati, scarti di tempi passati. Marmo, aiutato da alcuni ragazzi tossicodipendenti, ha raccolto tutto. E ha creato un Cristo che parla di disagio sociale, vite sfruttate e poi dimenticate, il messaggio evangelico ridotto all'osso: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori", spiegò Gesù ai farisei stizziti perché mangiava con pubblicani e peccatori. "Con questo progetto i musei vaticani sono usciti per strada senza aspettare la gente - spiega Marmo -. È il miglior progetto che un museo può fare. Il museo esce nelle strade come deve fare la Chiesa per Francesco".
C'è un mondo a cui Bergoglio si oppone con la costanza di chi sa che non può cedere: la barbarie che butta via anziani, malati, handicappati, emarginati, poveri, gli invisibili che percorrono anche le nostre ricche strade europee. A questo mondo Francesco vuole opporre resistenza. Marmo è entrato con le sue mani dentro questa opposizione, si è incanalato in questo percorso che non è fine a se stesso, ma che ha come obiettivo il riscatto, appunto la risurrezione. Dice: "La prima volta che incontrai Bergoglio rimasi stupito per la libertà con cui parlava di tutto. Mi sembrò da subito un uomo libero, aperto, desideroso di andare incontro all'uomo così come è. Gli ho presentato un progetto. Gli piacque a da quel momento ogni lavoro l'ho condiviso con lui. Fino al Cristo operaio e alla "Virgen de Luján", un'opera anch'essa esposta nei giardini. La Vergine è la patrona della Repubblica Argentina, mentre il Cristo è simbolo del progetto "Simbologia de la Iglesia que Mira al Sur" (Simbologia della Chiesa che guarda al Sud), che è iniziato cinque anni fa a Buenos Aires e prevede la partecipazione di giovani con problemi di integrazione nella società, con la giustizia e con la droga, alla realizzazione delle opere d'arte". Giovani anch'essi spesso dimenticati, ma non dal Papa, che portando le due opere di Marmo nei suoi giardini aiuta a far sì che tutti inizino a non dimenticare.
http://www.repubblica.it/esteri/2015/02/20/news/papa-107799196/
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