Un altro passo avanti nel meticoloso lavoro di distruzione di ogni simbolo sacro a vantaggio del transumano.
È la finestra di Overton delle immagini.
Immagini la cui percezione, giorno dopo giorno, passa da inconcepibile ad accettabile, a ragionevole, a popolare.
L’importante è procedere passo passo nella transizione, in modo da mitridatizzare i popoli che prima possono storcere il naso, poi abituarsi, infine accogliere entusiasticamente le innovazioni introdotte.
Se non si fosse capito mi sto riferendo all’ultimo scempio della simbologia cristiana operata da una Chiesa evidentemente ormai a fine corsa, dove gli stimoli satanici, pansessuali e transumanisti stanno prendendo trionfalmente piede: il Presepe 2020 di Piazza S.Pietro.
Per ora i commenti dei romani che guardano il Presepe in allestimento sono ancora: “Nun se pò guardà”, “È oribbile”, “Ma che vor dì?”, “N’ammucchiata de bulloni”, “So’ arivati i marziani”…
Ma tranquilli, vedrete che tra poco usciranno allo scoperto fior di intellettuali che esalteranno questa “opera d’arte” la cui inaugurazione, insieme a un abete rosso dalla Slovenia, è prevista per domani 11 dicembre.
E faranno sentire tutti quelli che ancora storcono il naso dei “burini”, ignoranti e antiquati.
Già si alzano voci che magnificano questo ennesimo oltraggio non solo all’elemento del Sacro ma anche alla bellezza ed all’equilibrio artistico.
Il governatorato del Vaticano ci fa sapere, infatti, che nel presepe sono…
“forti i richiami alla storia dell’arte antica, dell’arte greca, di quella sumerica, e di quella egizia”.
Vedete, branco di ignoranti che non siete altro, che non è come pensate voi?
L’opera, proseguono i portavoce Vaticani
“vuole essere un segno di speranza e di fiducia per il mondo intero. Vuole esprimere la certezza che Gesù viene in mezzo al suo popolo per salvarlo e consolarlo. Un messaggio importate in questo tempo difficile a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19”.
Ma questo presepe è tutt’altro da come viene descritto.
È, senza mezzi termini, un ponte verso il transumanesimo.
La Finestra di Overton, appunto.
Non so cosa ne pensiate voi, ma personalmente mi pare una scenografia – non riesco a chiamarlo Presepe, scusatemi – in cui la tradizione delle immagini sacre viene spazzata via da un florilegio di alieni e astronauti dalle forme disarmoniche e tozze.
Ma, in fondo, perché mai si dovrebbe ancora celebrare il Natale con le figure che per 2000 anni ci hanno accompagnato, quando oggi la Chiesa ha di fatto tradito le sue origini trasformandosi nella “Chiesa Pachamama” di Papa Francesco?
“Horror fidei….che rispecchia in pieno questa chiesa malata e moribonda”, questo uno dei commento su un personaggio di questo presepe 2.0 – difficile da capire se sia uno dei Re Magi o qualcun altro – che indossa una specie di casco e tuta spaziale.
L’obiettivo sembra essere perfettamente in linea con quello di abituare i popoli ad abdicare alla propria umanità (distanziamento sociale, didattica a distanza, occultamento del volto e dei propri sentimenti, divieto di spostamenti) per dirigersi verso il nuovo mondo sempre più virtuale, sempre più trans-umano, nel quale le élite fanno trasparire con chiarezza i loro simbolismi e la loro agenda.
D’altra parte ce lo dice a chiare lettere anche il patron di Tesla, Elon Musk, che è ora di diventare cyborg.
Il chip potrebbe modificare anche il modo in cui avvengono le relazioni tra esseri umani. Una simbiosi con l’AI è auspicabile, dato che dobbiamo imparare a stare al passo con la tecnologia. Siamo già in qualche modo un cyborg, giusto? Perché hai il tuo telefono, hai il tuo laptop, hai i tuoi dispositivi elettronici. Oggi se non porti il telefono, è come se avessi la sindrome dell’arto mancante. Sembra che qualcosa sia davvero, davvero mancante.”
La tendenza di spogliare le persone della propria umanità, attraverso simbolismi sempre più estranianti, non nasce comunque oggi; è in atto da diverso tempo, come ben sanno coloro che si sono soffermati ad analizzare criticamente i più eclatanti esempi di questo trend; penso sopratutto all’inaugurazione del Gottardo del 10 Agosto 2017 e la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Londra il 17 Luglio del 2012.
La cerimonia di inaugurazione del tunnel alla base del San Gottardo in Svizzera, cui presero parte le più influenti élite europee, rappresentò un vero e proprio rituale satanico, ideato dal regista tedesco Volker Hesse.
Gli eccellenti spettatori si trovarono davanti ad un personaggio travestito da caprone (da sempre simbolo di Satana) che officiava un oscuro rituale, mentre gli astanti gli si inchinavano dinanzi e ad una bizzarra processione di persone che portano crani cornuti come se si trattasse di preziose reliquie.
E ancora zombie e danzatori seminudi che omaggiano Satana.
Insomma esattamente quello che ci si aspetterebbe da una inaugurazione che si proponga di dedicare al Male un importante evento economico-sociale, cioè quello della galleria più profonda e più lunga del mondo.
Non fu qualcosa di irrilevante, che possa essere giustificato come “licenza artistica”, si trattò di una reale dedica al Male cui peraltro il pubblico, costituito dai maggiori notabili europei, espresse il suo entusiastico apprezzamento con una una convinta standing ovation.
Ma neppure quella fu la prima volta in cui vennero raffigurati i rituali occulti del Nuovo Ordine Mondiale, che avrebbe dovuto ben presto informare di sé il villaggio globale.
Ci furono infatti, cinque anni prima, le Olimpiadi Londra del 2012, le cui cerimonie di apertura e di chiusura traboccavano di simboli massonici e di rituali magici pagani nella più completa incoscienza degli spettatori che non si rendevano minimamente conto di ciò cui stavano assistendo.
Basti pensare alla cerimonia d’apertura chiamata “Pandemonium” – vale a dire “tutti i demoni”, utilizzato dal poeta inglese John Milton per indicare il palazzo edificato da Satana.
Cosa rappresentavano, poi, i simboli della cerimonia di chiusura delle Paraolimpiadi? Uno si riferiva al 54° sigillo dei demoni tratto dalla Piccola Chiave di Salomone, uno dei più famosi libri di demonologia, con evidenti influenze cabalistiche e della mistica musulmana.
Vi sono inoltre somiglianze con il sigillo che rappresenta “Murmur”, il demone della musica, morte e fecondità che viene invocato per mezzo di cerimonie, danze, orgie e musica, che fu utilizzato da occultisti come Eliphas Levi, Aleister Crowley e Collin de Plancy.
Lo stadio di Londra, inoltre, rimandava ad un’ architettura simbolica massonica.
Basti pensare ai riflettori che esibivano il simbolo massonico occulto per eccellenza, l’occhio che tutto vede in cima alla piramide, o luce Luciferina.
Le mascotte olimpiche, infine, si riferivano direttamente all’anticristo. Wenlock e Mandeville, ciclopi con il corpo di forma vagamente triangolare, i cui nomi, letti uno dietro l’altro, assomigliano alla frase “we unlock Man-Devil” che significa “noi riveliamo l’uomo-diavolo“, cioè la Bestia, l’Anticristo.
Tutte combinazioni, questi simbolismi?
Londra, Gottardo e ora Roma?
Non direi proprio, a meno che si sia decisi a non vedere il sottile filo rosso che unisce questi eventi, che vogliono prendere per mano una umanità-schiava da condurre nella direzione che le élite hanno progettato per lei.
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Questa redazione di AzioneTradizionale.com ha sempre sottolineato l’importanza dell’uso delle parole. Le parole sono veicoli, creano immaginari, predispongono chi le pronuncia e influenzano chi le ascolta.
Dunque non può essere casuale, né vissuto con passività, il fatto che alle tipiche espressioni di auguri del periodo natalizio si siano sostituite nuove e diverse parole che, certamente, depotenziano e sviliscono l’importanza del Natale, in tutte le religioni e le culture.
Così, si sente sempre meno dire “Buon Natale” o dire “Buon Solstizio”, mentre il politically correct impone “Buone Feste” o – ancor più terribile e sintomo di schiavitù subita e accettata – “Buon Ponte”.
Dietro la scusa del “non dire Buon Nataleperché dà fastidio alle altre religioni e a chi non crede” ci hanno consigliato che il bon-ton, l’educazione e le “cortesie per gli ospiti” impongono un più laico e freddo “Buone Feste”.
Ma le Feste sono tutte, le Feste si confondono, le Feste non sono per tutti, in quanto ognuno festeggia le sue. Allora ci si perde, ci si confonde: “Buone Feste sì, ma quali?“. Si edulcora, si diluisce, si depotenzia, si annichilisce tutto il senso di rinascita e di vittoria del Natale e del Solstizio.
Ma forse forse, a pensarci bene, potrebbe essere meglio così: lasciamo “Buone Feste” per i rapporti falsi e orizzontali, basati sull’interesse economico della vita ordinaria. Usiamo invece “Buon Solstizio e Buon Natale” per i rapporti autentici, veri e sinceri, quelli che veramente al Solstizio e a Natale saluta la Vittoria della Verità sulla menzogna di queste fugaci tenebre.