COSA PENSEREBBERO LORO?
Che cosa ne penserebbero loro? No, non è possibile dire ciò che penserebbero e che farebbero l’arciprete, il vescovo e quel formidabile sacerdote organista, né tutti gli altri che hanno concorso alla nostra formazione cristiana
di Francesco Lamendola
È un bel mattino d’aprile, fresco e soleggiato, a metà degli anni ’60; nell'aria si respira il profumo della primavera, sugli alberi spuntano le foglie e la città è immersa nella pace domenicale, con tutti i negozi chiusi. All'uscita della santa Messa, un sacerdote dalla figura imponente, dritto come un ufficiale di cavalleria, si rivolge con un sorriso cordiale ad uno dei suoi parrocchiani, salutandolo, come al solito, con un amabile Oh, my dear professor!, e i due si trattengono qualche minuto sul sagrato, a conversare come buoni amici, in un clima di stima reciproca. L’altro, infatti, è un professore di lingua inglese ed è, lui sì, un ex militare di carriera: ora è insieme alla famiglia, che si sofferma un poco lì vicino, i bambini sbirciando l'edicola dove fra poco la mamma, forse, comprerà loro un giornalino a fumetti; poi, prima di tornare a casa, passeranno dalla pasticceria sotto i portici, prenderanno l’aperitivo e compreranno le pastine, le più buone della città.
Quel sacerdote è l'arciprete del duomo di Udine, monsignor Riccardo Travani, un uomo assai conosciuto e stimato, autorevole sin dall'aspetto fisico, che parla con gravità e nello stesso tempo con dolcezza, e guarda le persone dritto negli occhi, da dietro gli occhiali con la montatura d'acciaio: ha accompagnato il suo piccolo gregge negli anni difficili della guerra e ora sta assistendo alle trasformazioni recate dal miracolo economico, che, per la verità, in questa parte d'Italia ancora non si è visto, se non per qualche assai timido accenno.