L’antisionismo dei Neturei Karta
Si è recentemente concluso il ciclo di incontri e
conferenze, promosso da diverse associazioni culturali (tra cui l'Associazione
Islamica Imam Mahdi), che il gruppo di rabbini antisionisti Neturei Karta ha
tenuto sul territorio nazionale. A margine dell'evento e della loro
fondamentale testimonianza di lotta occorre comunque fare alcune importanti
considerazioni.
Gli incontri con il gruppo ebraico dei Neturei Karta hanno
indubbiamente avuto il merito di portare alla luce una prospettiva di pensiero
semisconosciuta e spesso silenziata sia nel dibattito italiano che in quello
internazionale sull’argomento. Inoltre, hanno raggiunto l’obiettivo di
dimostrare, al contrario di ciò che è l’erronea idea volgarmente diffusa, non
solo che antisemitismo e antisionismo non sono la stessa cosa (concetto già ben
chiaro a chiunque abbia approfondito un minimo la tematica) ma anche che la
religione ebraica tradizionale sia naturalmente estranea al sionismo: movimento
laico che sfrutta la religione per i propri fini politici e geopolitici ed il
cui stesso suffisso in –ismo, alla pari di diverse altre ideologie figlie degli
ultimi secoli, tradisce la chiara origine moderna.
I Neturei Karta, il cui nome aramaico significa guardiani
della città (cosa che li accomuna ad alcune sette religiose della tradizione
islamica come i drusi che si fregiarono del titolo di custodi della Terra Santa
o gli assassini, il cui nome secondo lo studioso Pierre Ponsoye deriverebbe
dalla parola araba assas che significa guardiano), sono balzati agli onori
delle cronache nel 2006 quando, su invito dell’allora presidente iraniano
Ahmadinejad, visitarono il paese degli ayatollah (in cui risiede anche un’importante
comunità ebraica) e presero parte alla Conferenza internazionale per rivalutare
la visione mondiale dell’olocausto.
Un evento stigmatizzato in Occidente come coacervo di
negazionisti che tentano di diffondere l’antisemitismo tramite un linguaggio
ricercato e forbito ma che al contrario ha fornito ad innumerevoli studiosi
l’opportunità di approfondire le loro ricerche all’infuori di un ambiente che
reagisce in modo isterico ad ogni tentativo di superare il senso di colpa
imposto da quella che il filosofo di scuola marxista Costanzo Preve definì come
religione olocaustica. Di fatto, lo strumento che tuttora impedisce ogni
tentativo di reale emancipazione politica dell’Europa.
I rabbini dei Neturei Karta, alla pari di molti altri
studiosi ebrei (Norman Finkelstein su tutti), non negano l’olocausto ma
disprezzano il vile utilizzo che il sionismo fa di questo per perpetrare i suoi
crimini nei confronti della popolazione palestinese. Come se un genocidio possa
giustificare un altro genocidio. Senza considerare il fatto che il sionismo
stesso sia nato ben prima dell’olocausto e che i Neturei Karta, sin dagli anni
Trenta del secolo scorso, si siano schierati accanto ai palestinesi nella loro
opposizione a questo progetto. Un appoggio che si è tradotto nella loro
partecipazione diretta alla vita politica palestinese.
Un loro membro, Moshe Hirsch, è stato Ministro degli affari
ebraici per Yasser Arafat, mentre altri componenti sono stati arrestati dallo
Shin Bet con l’accusa di spionaggio in favore dell’Iran nel 2013. Non stupisce
dunque il fatto che uno dei loro principali esponenti Yisroel Dovid Weiss abbia
anche enfatizzato il ruolo di Mahmud Ahmadinejad nella ricerca della pace. E
forse a loro si è rivolto la Guida di Hezbollah Hassan Nasrallah quando in un
suo recente discorso invitava tutti gli ebrei che non si riconoscono nello
Stato d’Israele a lasciare la Palestina prima che sionismo e wahhabismo diano
vita ad un nuovo conflitto potenzialmente devastante per la regione.
È importante tuttavia sottolineare anche un altro aspetto
collegato al loro attivismo. I Neturei Karta ritengono i celeberrimi Protocolli
dei Savi di Sion un falso storico. Ora, non è fondamentale ai fini di questo
breve articolo disquisire sulla loro autenticità o meno. Tuttavia è importante
smascherare certa propaganda che si è fatta sull’argomento e sul carattere di
tale scritto. Lo scrittore russo Aleksandr Volskij ha messo in luce come non vi
fosse nessun intento criminoso o di istigazione all’odio razziale da parte di
Segeij Nilus, colui che pubblicò i Protocolli all’interno della sua opera La
grandezza nell’infimo e l’Anticristo come prossima eventualità politica.
Occorre qui ricordare che Nilus non è l’autore dei Protocolli e dunque non è
responsabile del loro contenuto. Il suo obiettivo, da fervente cristiano
ortodosso fedele alla Zar, era semplicemente quello di mettere in guardia la
Russia dall’insensata deriva progressista propugnata da logge massoniche
deviate e da un’intellighenzia di ispirazione occidentale che di lì a poco
avrebbe scatenato l’abisso rivoluzionario.
La storia dei Protocolli è abbastanza famosa. Questi
conterrebbero una parte del programma redatto per il Congresso sionista di
Basilea del 1897 dalla fazione estremista guidata da Asher Ginzberg che si
opponeva a quella moderata (sic) guidata dall’autore de Lo Stato ebraico
Theodor Herzl. È utile sottolineare anche che le argomentazioni di chi li
ritengono veri, così come di quelli che li ritengono falsi, sono poco
convincenti. Chi sfrutta il tema del plagio dall’opera del francese Maurice
Joly Dialogue aux Enfers, non considera che: a) non ci troviamo di fronte ad
un’opera letteraria; b) lo stesso Ginzberg fu già autore di un opuscolo
scopiazzato da Nietzsche dal titolo Inversione di tutti i valori in cui il
concetto di “superuomo” si trasformava in quello di “supernazione” ovviamente
da applicare ad Israele ed al suo “popolo eletto” destinato a divenire padrone
dell’umanità.
(1860/1904)
Allo stesso tempo, però, non è da tralasciare il fatto che
Renè Guènon, da taluni considerato come l’ispiratore del nazismo esoterico,
tanto che si arrivò a definire il Terzo Reich come Guènon più le divisioni
corazzate, al contrario di Julius Evola, riteneva i Protocolli un falso per il
semplice fatto che non era difficile prevenire gli avvenimenti in essi
contenuti e perché una vera organizzazione segreta mai avrebbe lasciato
trapelare i suoi progetti. Ciò che in ogni caso appare evidente è
l’impossibilità di attribuire ad uno scritto, per quanto controverso, le
responsabilità dell’antisemitismo.
Tuttavia, è il sionismo stesso a nutrirsi di questi miti.
L’opposizione dei Neturei Karta a questa ideologia si fonda sulla convinzione
che gli ebrei non possano avere un proprio “Regno” fino all’avvento dei tempi
messianici. I Neturei Karta sono discendenti di ebrei ungheresi e lituani che
si trasferirono in Palestina intorno ai primi anni del XIX secolo. Essi
ritengono sulla base del Talmud babilonese (o Talmud Bavli, redatto tra il III
ed il IV secolo d.C.) che, costituendo lo Stato d’Israele, i sionisti abbiano
violato tre patti che gli ebrei hanno stabilito con Dio: a) hanno violato
l’esilio imposto da Dio al “popolo eletto” per i suoi peccati; b) hanno violato
il divieto divino di rientrare “in armi” nella Terra Promessa; c) hanno violato
la fedeltà che il popolo ebraico deve rispettare nei confronti di chi li
ospita. Nella loro prospettiva, ribellarsi contro questi tre patti ha
costituito una ribellione contro Dio stesso.
Le loro sinagoghe seguono le tradizioni che si ispirano a
Eliajah Ben Schlomo Zalman (meglio noto come “Gaon di Vilna” il genio di
Vilnius): dotto rabbino lituano halackista (termine che deriva da Halack ed
indicante l’aderenza alle tradizioni normative incluse in un corpus di
scritture che vanno dalla Torah al Talmud fino alle tradizioni rabbiniche)
vissuto nel XVIII secolo e che si oppose espressamente al chassidismo
(movimento popolare ebraico sorto in Polonia nel medesimo secolo e tendente ad
un rinnovamento spirituale dell’ortodossia ebraica sulla base della dottrina
mistica della Kabbalah).
Ma la Polonia del XVIII secolo fu patria anche di un altro
movimento “eretico” dal quale sotto molti aspetti il sionismo, anche per le sue
capacità di infiltrarsi all’infuori del mondo ebraico, ha preso ispirazione: il
frankismo. Il suo fondatore, Jacob Frank, rivendicava di essere la
reincarnazione dell’autoproclamato messia Sabbatai Zevi il cui movimento, sorto
nei territori dell’Impero Ottomano nel XVII secolo, si proponeva come obiettivo
di distruggere dall’interno tanto l’Islam quanto le istituzioni imperiali per
ristabilire in Palestina il Regno d’Israele. Un tentativo che cercò di attuare
anche Schlomo Molcho, prima di terminare i suoi giorni sul rogo dell’inquisizione,
facendo pressioni sui sovrani europei del XVI secolo affinché muovessero guerra
al Sultano.
Alla pari di Zevi e dei suoi seguaci falsamente convertiti
all’Islam (ragione che molti studiosi musulmani vedono all’origine della setta
eterodossa wahhabita che impose la distruzione della tombe della famiglia del
Profeta e dei suoi compagni), Frank ed i suoi adepti, aspramente combattuti dai
rabbini per il loro rifiuto del Talmud, si convertirono falsamente al
cattolicesimo. Alcuni di loro, emigrati in Francia, svolsero un ruolo cruciale
negli eventi connessi alla Rivoluzione Francese ed ancora una volta riconobbero
in Napoleone Bonaparte una nuova reincarnazione messianica. Così come fatto da
questi movimenti messianici o pseudo tali del passato, l’impegno dei sionisti,
sostenuto da cospicue risorse economiche, è stato in primo luogo quello di
convincere, ebrei e non ebrei, che il loro progetto coincideva in toto con
quello della religione ebraica e dunque di sostenere la necessità di un
progetto politico al quale le persecuzioni subite in Europa davano un’ulteriore
giustificazione.
Di fatto, gli esiti del Primo e del Secondo conflitto
mondiale potrebbero anche essere interpretati come una vittoria su tutti i fronti
del sionismo visto che riuscì ad attrarre le simpatie anche dell’URSS e di
Stalin che fino a poco tempo prima considerava il sionismo nient’altro che un
movimento di ispirazione borghese nazionalista e colonialista. La dichiarazione
Balfour del 1917, in questa prospettiva, può essere espressamente letta come il
sentito ringraziamento di Sua Maestà Giorgio V alla famiglia Rothschild per il
loro impegno nel sostentamento economico dello sforzo bellico britannico e per
le pressioni esercitate sul governo statunitense affinché intervenisse
direttamente nel conflitto. Cosa che avvenne sempre nel 1917 ma paradossalmente
a due anni di distanza dal casus belli: l’affondamento del piroscafo Lusitania
avvenuto nel maggio del 1915 ad opera di un sommergibile U-20 tedesco.
Non è altresì da dimenticare che lo stesso Terzo Reich,
prima del definitivo appoggio alla causa araba sancito dagli innumerevoli
incontri tra il Gran Muftì di Gerusalemme Hajj Amin al-Husayni ed i vertici del
nazionalsocialismo tedesco, non fu estraneo ad equivoci rapporti con alcuni
esponenti sionisti. La costituzione dello Stato d’Israele nel 1948 e l’appoggio
che esso ha ricevuto anche da molte autorità religiose ebraiche rappresenta,
per i Neturei Karta, il più grave crimine che gli ebrei potessero compiere
contro la loro stessa religione. Il nome di Israele è stato usurpato. Ed il
loro rifiuto all’entità sionista si pone come il rigetto esplicito di una
riduzione del messaggio divino tramandato dalle Sacre Scritture in una forma
esasperata di nazionalismo che, in quanto espressione della modernità, risulta
naturalmente estraneo alla loro forma religiosa tradizionale. Questo li pone
affianco a molte altre forze che, anche da un punto di vista “tradizionale”, si
oppongono all’occupazione della Palestina da parte del sionismo. Tuttavia non
si può dimenticare che tale “alleanza” terminerà con l’avvento del tempo
messianico quando, secondo larga parte della letteratura talmudica e rabbinica,
il Regno di Israele si fonderà sulla schiavitù di tutte le altre nazioni.
di Daniele Perra - 23 novembre 2017
Gli ebrei dominano il mondo dell'alta finanza e dell'infomazione
Bisogna pregare tanto affinché gli ebrei ripudino i gravissimi errori contenuti nel Talmud e abbraccino la fede in Gesù Cristo: Via, Verità e Vita. Chi ama davvero gli ebrei desidera che si convertano sinceramente al cattolicesimo, poiché "Extra Ecclesiam nulla salus", fuori dalla Chiesa non c'è salvezza (a meno che una persona non sia in buona fede e osservi almeno la Legge naturale che Dio ha scolpito nei nostri cuori).
Constatiamo che i giudei godono di molta influenza negli ambienti dell'alta finanza, dell'informazione e della cultura, e con la loro forza economica e mediatica propagano spesso valori contrari a quelli del Vangelo. Circa il sionismo (cioè il nazionalismo ebraico) pubblico un interessante brano tratto dall'articolo “Intorno alla questione del sionismo”, pubblicato sulla rivista “La Civiltà Cattolica” del 2 aprile 1938.
“[...] il Giudaismo è una nazione equivoca e insieme, una religione equivoca. Nazione equivoca, perché, al medesimo tempo, è se stesso ed è un altro, quante sono le nazioni del mondo, dove si è stabilito: Giudaismo italiano, francese, tedesco, inglese, americano, romeno, polacco, e via dicendo, onde il giudeo gode di due nazionalità. Sembra che rechi vantaggi alla nazione dove risiede - e ne reca di fatto con la sua potenza finanziaria e con il suo ingegno - ma questi vantaggi sono direttamente o indirettamente, consapevolmente o inconsapevolmente ordinati al sopravvento e dominio della nazione giudaica, detentrice dell'alta finanza e per mezzo di essa del dominio, più o meno larvato, del mondo. Religione equivoca, perché, se ha il vanto di essere stata l'unica vera religione - cioè il Giudaismo dell'antico Testamento, figura e preambolo del Nuovo, preparazione quindi del Cristianesimo - è ormai, in realtà, una religione profondamente corrotta: il Giudaismo del Talmud, antitesi del Cristianesimo. Infatti, tutto il valore del Giudaismo era nella sua sola ragione di essere la preparazione all'avvento del Messia: cioè il popolo eletto a conservare il culto del vero Dio e le promesse di redenzione e di regno universale del Messia Re e Salvatore del mondo. Venuto il Messia, in persona di Gesù Cristo, cessò, necessariamente ed automaticamente, il valore del Giudaismo tutt'insieme, e quale "popolo eletto" e quale religione: vos non populus meus, et ego non ero vester , secondo l'energica espressione del profeta Osea (1, 9). Il vero messianismo, spirituale e soprannaturale, onde il Giudaismo era la vera religione e insieme il vero popolo eletto a prepararlo, si è cambiato nel messianismo talmudico, materiale e temporalistico. Sicché ora il Giudaismo in tanto è nazione in quanto si crede eletto al dominio messianico universale, materiale e temporale; ed in tanto è religione in quanto professa tale messianismo. Ecco perché il Giudaismo è una religione profondamente corrotta in quanto è una nazione che si presume eletta, ed è una nazione in quanto è la religione del messianismo corrotto. Il messianismo, latente ed operante anche nei Giudei increduli e perfino atei, è essenziale al Giudaismo, come sopra si è detto. Togliete il messianismo e cesserà automaticamente il Giudaismo e la nazione giudaica. Se non che, è impossibile toglierlo dall'anima giudaica, fuori di un miracolo morale della Grazia, e cioè senza la conversione al Cristianesimo. Perciò, dicevamo, che non si può dare soluzione definitiva alla questione giudaica, se non con la conversione di tutto Israele al Cristianesimo. Il che, secondo la profezia di S. Paolo, avverrà negli ultimi tempi. Ma intanto la questione giudaica rimarrà insoluta, perché, come tutti consentono, anche i più benevoli ai Giudei, il messianismo corrotto, e cioè la fatale smania di dominio finanziario e temporalistico nel mondo, è la vera e profonda causa che rende il Giudaismo un fomite di disordini ed un pericolo permanente per il mondo. Non si può dare perciò se non una soluzione relativa e provvisoria, e questa non altra da quella tradizionale, adoperata dai Papi: la carità, senza persecuzioni, e insieme la prudenza con opportuni provvedimenti [...]”.
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