Non ci rassegneremo mai a questo stato di cose
Il giornalista Paolo Curtaz, un ex prete che ha lasciato la veste per sposarsi, ma che continua a scrivere e parlare con estrema sicumera di Cristo e della Chiesa, come uomo di fiducia della C.E.I., quasi che l’esser venuto meno a una promessa sacramentale fosse un motivo di speciale merito, ha affermato testualmente, nel sito Papale papale, a proposito di papa Francesco e delle perplessità che il suo modo di fare provoca in una parte dei fedeli cattolici (alla data del 21 gennaio 2017), che il Papa, ogni Papa, ha il diritto di essere se stesso, di avere una propria sensibilità, un proprio carattere, una propria storia. E questa diversità di stile, non di essenza, è segno della vitalità della Chiesa, eccetera. Per concludere, alla fine del suoi ragionamento, e sempre con intento polemico nei confronti dei critici del papa Francesco, con un sorprendente: Lasciamo al mondo di vederla in altro modo!
Eh, sì: perché è proprio il mondo, e specialmente il mondo moderno, impregnato dell’ideologia del liberalismo, che mette il soggetto al centro di tutto e i diritti dell’individuo al di sopra di ogni altra cosa, a pensarla così: che bisogna lasciare in pace il singolo individuo, che bisogna lasciarlo libero di essere se stesso, di avere un proprio carattere, e così via. Ma stiamo scherzando? Questa non è affatto la dottrina cattolica; questa è un’altra cosa! (E sappiano bene che il papa Francesco ci ha già battuti in breccia, dichiarando, nella omelia del 19 maggio scorso, che quanti si tengono fermi alla dottrina sono dei “fanatici”, dei fautori della divisione e quindi, implicitamente, dei nemici della.. sua chiesa, o neochiesa, o contro-chiesa che dir si voglia).