SONO LEGATO DAL SEGRETO. E QUESTO SEGRETO E’ ORRIBILE. COSI’ DISSE IL CARDINALE SIRI NELLA SUA ULTIMA INTERVISTA NEL 1985…..DOCUMENTI DA OLTREOCEANO E L’FBI RIVELANO….. “Quando Siri nel 1958 divenne Papa Gregorio XVII. E nel 1963 ci fu un altro tentativo…”
Il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, nel conclave del 26 Ottobre 1958 venne eletto papa con il nome di Gregorio XVII ma due giorni dopo, su pressione dei cardinali francesi, fu costretto a dare le dimissioni in quanto, secondo i servizi di sicurezza del Vaticano, la sua elezione avrebbe determinato l’assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro comunista. La notizia, ampiamente documentata, fa parte del dossier segreto “Cardinal Siri” compilato dal Federal Bureau of Investigation (FBI) in data 10 aprile 1961 per il Dipartimento di Stato americano.
Il dossier è rimasto secretato fino al 28 Febbraio 1994 quando, scaduti i
termini della classificazione grazie alla legge Freedom of Information
Act, è stato possibile accedere al documento. Il primo a leggere quel
dossier segreto fu Paul L. Williams, consulente dell’FBI e giornalista
investigativo, che nel 2003 diede alle stampe il libro “The Vatican
Exposed: Money, Murder, and the Mafia”, pubblicato negli Stati Uniti
dalla Prometheus Books.
Secondo il resoconto di Wililams, tutto cominciò nel 1954 quando il conte Della Torre, editore dell’ “Osservatore Romano”, informò l’allora pontefice Pio XII delle simpatie che il cardinale Angelo Roncalli (che più tardi diventerà Papa Giovanni XXIII) nutriva per i comunisti. A quanto pare anche altri esponenti della cosiddetta «Nobiltà Nera’, cioè l’aristocrazia vaticana, espressero Io stesso tipo di timori al Papa.
La notizia giunse ben presto nell’ambasciata americana di via Veneto dove agenti della Cia e dell’FBI vennero immediatamente attivati per scoprire le eventuali simpatie del cardinale Roncalli. Le indagini, inoltre, vennero estese anche a Monsignor Giovanni Battista Montini, che più tardi salirà al trono di Pietro col nome di Papa Paolo VI.
Williams a questo punto racconta che Papa Pio XII, proprio per evitare che la Chiesa potesse uscire dai suoi canoni tradizionali, indicò il cardinale Giuseppe Siri come suo successore. Siri, come ben sanno i genovesi, era fortemente anticomunista e un intransigente tradizionalista in materia di dottrina della Chiesa. Inoltre era conosciuto anche come un ottimo organizzatore.
Dopo la morte di Pio XII venne dunque il giorno del conclave. Era il 26 Ottobre del 1958 e i cardinali si riunirono in assise nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa. Ciò che avvenne in quelle ore è rimasto nella più assoluta riservatezza e lo stesso Siri preferirà tacere per tutta la vita sul suo segreto piuttosto di rivelare quanto accadde.
Secondo gli agenti dell’FBI, che quindi in qualche modo raccolsero le informazioni riservate di alcuni cardinali presenti nel conclave, al terzo ballottaggio Siri raggiunse i voti necessari e venne eletto Papa col nome di Gregorio XVII. La notizia venne subito ufficializzata con la tradizionale fumata bianca che annunciò al mondo l’ “Habemus Papam”. Non solo. Quello stesso giorno alle 18 la notizia venne annunciata con gioia dalla Radio Vaticana. L’annunciatore disse: “Il fumo è bianco…non c’è alcun dubbio. Un Papa è stato eletto”.
Ma il nuovo Papa non fece alcuna uscita in pubblico. La gente in piazza San Pietro aspettava trepidante, ma la finestra non si apriva. Ad un certo punto a qualcuno vennero dei dubbi. Vuoi vedere che quel fumo non era poi così bianco? Forse era un po’ grigio… A quel punto, per dissipare qualsiasi dubbio, Monsignor Santaro, segretario del conclave dei cardinali, annunciò che il fumo in effetti era bianco e che un nuovo Papa era stato eletto.
Ma l’attesa continuava senza alcun esito. Quella sera la Radio Vaticana annunciò che il risultato era incerto. L’indomani, il 27 Ottobre 1958, un quotidiano del Texas, “The Houston Post” pubblicò un articolo il cui titolo diceva “I cardinali hanno fallito a eleggere il Papa in 4 ballottaggi: confusione nei segnali di fumo ha causato un falso responso”.
Ma, a quanto pare, quel responso era stato invece valido. Anche al quarto ballottaggio, secondo le fonti dell’FBI, Siri ottenne i voti necessari per essere eletto pontefice. Ma i cardinali francesi, mostrando i rapporti confidenziali dei servizi di sicurezza del Vaticano, chiesero a Siri di rinunciare al papato in quanto la sua elezione “avrebbe causato disordini e l’assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro”.
Secondo il resoconto di Wililams, tutto cominciò nel 1954 quando il conte Della Torre, editore dell’ “Osservatore Romano”, informò l’allora pontefice Pio XII delle simpatie che il cardinale Angelo Roncalli (che più tardi diventerà Papa Giovanni XXIII) nutriva per i comunisti. A quanto pare anche altri esponenti della cosiddetta «Nobiltà Nera’, cioè l’aristocrazia vaticana, espressero Io stesso tipo di timori al Papa.
La notizia giunse ben presto nell’ambasciata americana di via Veneto dove agenti della Cia e dell’FBI vennero immediatamente attivati per scoprire le eventuali simpatie del cardinale Roncalli. Le indagini, inoltre, vennero estese anche a Monsignor Giovanni Battista Montini, che più tardi salirà al trono di Pietro col nome di Papa Paolo VI.
Williams a questo punto racconta che Papa Pio XII, proprio per evitare che la Chiesa potesse uscire dai suoi canoni tradizionali, indicò il cardinale Giuseppe Siri come suo successore. Siri, come ben sanno i genovesi, era fortemente anticomunista e un intransigente tradizionalista in materia di dottrina della Chiesa. Inoltre era conosciuto anche come un ottimo organizzatore.
Dopo la morte di Pio XII venne dunque il giorno del conclave. Era il 26 Ottobre del 1958 e i cardinali si riunirono in assise nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa. Ciò che avvenne in quelle ore è rimasto nella più assoluta riservatezza e lo stesso Siri preferirà tacere per tutta la vita sul suo segreto piuttosto di rivelare quanto accadde.
Secondo gli agenti dell’FBI, che quindi in qualche modo raccolsero le informazioni riservate di alcuni cardinali presenti nel conclave, al terzo ballottaggio Siri raggiunse i voti necessari e venne eletto Papa col nome di Gregorio XVII. La notizia venne subito ufficializzata con la tradizionale fumata bianca che annunciò al mondo l’ “Habemus Papam”. Non solo. Quello stesso giorno alle 18 la notizia venne annunciata con gioia dalla Radio Vaticana. L’annunciatore disse: “Il fumo è bianco…non c’è alcun dubbio. Un Papa è stato eletto”.
Ma il nuovo Papa non fece alcuna uscita in pubblico. La gente in piazza San Pietro aspettava trepidante, ma la finestra non si apriva. Ad un certo punto a qualcuno vennero dei dubbi. Vuoi vedere che quel fumo non era poi così bianco? Forse era un po’ grigio… A quel punto, per dissipare qualsiasi dubbio, Monsignor Santaro, segretario del conclave dei cardinali, annunciò che il fumo in effetti era bianco e che un nuovo Papa era stato eletto.
Ma l’attesa continuava senza alcun esito. Quella sera la Radio Vaticana annunciò che il risultato era incerto. L’indomani, il 27 Ottobre 1958, un quotidiano del Texas, “The Houston Post” pubblicò un articolo il cui titolo diceva “I cardinali hanno fallito a eleggere il Papa in 4 ballottaggi: confusione nei segnali di fumo ha causato un falso responso”.
Ma, a quanto pare, quel responso era stato invece valido. Anche al quarto ballottaggio, secondo le fonti dell’FBI, Siri ottenne i voti necessari per essere eletto pontefice. Ma i cardinali francesi, mostrando i rapporti confidenziali dei servizi di sicurezza del Vaticano, chiesero a Siri di rinunciare al papato in quanto la sua elezione “avrebbe causato disordini e l’assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro”.
I cardinali proposero quindi di eleggere un “Papa di transizione” nella persona del cardinale Federico Tedeschini, ma l’interessato era in condizioni di salute troppo precarie per poter accettare. Infine il terzo giorno, l’assemblea si mise d’accordo per eleggere il cardinale Roncalli, Papa Giovanni XXIII.
Fin qui il racconto di Paul L. Wililams. Secondo un altro giornalista e scrittore francese, Louis Hubert Remy, nel conclave del 21 giugno 1963 un’altra volta Giuseppe Siri stava per essere “rieletto” Papa. Ma ancora una volta qualcuno fece osservare che la Chiesa sarebbe stata perseguitata se un personaggio come il cardinale genovese fosse mai stato eletto Pontefice. E ancora una volta Siri calò il capo lasciando il posto a Paolo VI.
Il 18 maggio 1985 Louis Hubert Remy, l’amico Francois Dallas e il Marchese de la Franquerie, personaggio molto conosciuto nella Curia romana, vennero ricevuti dal cardinale Siri nel suo studio di via San Lorenzo, a Genova. Ad un certo punto Remy domandò a Siri se era vero quanto si diceva circa la sua elezione a Papa. “Egli stette per lunghi attimi in silenzio, quindì alzò gli occhi al cielo con un senso di sofferenza e dolore, unì le mani e, pesando le parole con gravità, disse: ‘Sono legato dal segreto’ – racconta Remy – Quindi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, disse ancora: ‘Potrei scrivere libri sui diversi conclavi. Cose molto serie sono accadute in quelle occasioni. Ma non posso dire nulla”.
E il suo segreto, sempre che siano vere le fonti che rivelarono quelle indiscrezioni, se lo portò nella tomba.
Fin qui il racconto di Paul L. Wililams. Secondo un altro giornalista e scrittore francese, Louis Hubert Remy, nel conclave del 21 giugno 1963 un’altra volta Giuseppe Siri stava per essere “rieletto” Papa. Ma ancora una volta qualcuno fece osservare che la Chiesa sarebbe stata perseguitata se un personaggio come il cardinale genovese fosse mai stato eletto Pontefice. E ancora una volta Siri calò il capo lasciando il posto a Paolo VI.
Il 18 maggio 1985 Louis Hubert Remy, l’amico Francois Dallas e il Marchese de la Franquerie, personaggio molto conosciuto nella Curia romana, vennero ricevuti dal cardinale Siri nel suo studio di via San Lorenzo, a Genova. Ad un certo punto Remy domandò a Siri se era vero quanto si diceva circa la sua elezione a Papa. “Egli stette per lunghi attimi in silenzio, quindì alzò gli occhi al cielo con un senso di sofferenza e dolore, unì le mani e, pesando le parole con gravità, disse: ‘Sono legato dal segreto’ – racconta Remy – Quindi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, disse ancora: ‘Potrei scrivere libri sui diversi conclavi. Cose molto serie sono accadute in quelle occasioni. Ma non posso dire nulla”.
E il suo segreto, sempre che siano vere le fonti che rivelarono quelle indiscrezioni, se lo portò nella tomba.
Il suo modello: Papa Gregorio XVI
Ma perché il cardinale Siri avrebbe deciso di chiamarsi Gregorio XVII, riferendosi così al pontefice Gregorio XVI? Basta dare un’occhiata alla biografia di quest’ultimo per capire la vicinanza che Siri doveva sentire nei riguardi di Bartolomeo Alberto, diventato sacerdote con il nome di fra Mauro Cappellari e quindi papa Gregorio XVI dal 2 Febbraio 1831 all’1 Giugno 1846. Gregorio XVI passò infatti alla storia come uno dei pontefici più conservatori e antiliberali che la Chiesa abbia mai avuto. E Siri, come chi lo conosceva sapeva bene, era assolutamente conservatore e ostile ad ogni innovazione nell’ambito della dottrina cattolica. Sua, tra l’altro, è la frase che “l’Aids è un castigo di Dio”.
Ma vediamo di sapere qualcosa di più intorno a Gregorio XVI. Bartolomeo Alberto nacque a Belluno nel 1765 e nel 1783 entrò nel convento dei Camaldolesi di San Michele di Murano dove fu ordinato sacerdote nel 1787 col nome di fra Mauro Cappellari. Già nel 1799 si fece un certo nome pubblicando un volume nel quale esaltava il trionfo della Santa Sede e della Chiesa contro gli assalti degli innovatori, a difesa del potere temporale e dell’infallibilità papale, attaccando le tesi dei febroniani e dei giansenisti.
Fu proprio per questo che nel 1814 venne chiamato a Roma dove nel 1823 divenne vicario generale dei camaldolesi. Fu Leone XII nel 1826 a nominarlo cardinale con il titolo di San Callisto e prefetto di Propaganda Fide. Nel 1829 fu quindi candidato al conclave e, subito dopo la morte di Pio VIII, uno dei più lunghi conclave della storia vaticana (14 Dicembre 1830-2 Febbraio 1831) lo elesse papa col nome di Gregorio XVI.
Erano tempi molto caldi. Nel luglio di quello stesso anno scoppiò una rivoluzione in Francia le cui idee immediatamente si propagarono in Italia provocando le insurrezioni di Bologna, Pesaro, Urbino, Fano, Fossombrone, Sinigaglia e Osimo che decretarono la fine del potere temporale dei papi e proclamarono, a Bologna, lo Statuto costituzionale provvisorio delle province italiane.
La risposta di Gregorio XVI non si fece attendere. Il papa si rivolse all’imperatore austriaco che immediatamente inviò un esercito in Italia per sedare la ribellione. Per cui gli austriaci, aiutati dalle truppe dei Sanfedisti, i militari fedeli al papa, ristabilirono in poco tempo il potere pontificio.
Culturalmente parlando Gregorio XVI era quello che si dice un uomo colto, visto che era un noto orientalista e un fine teologo. Tuttavia la sua intransigenza e ostilità verso qualunque riammodernamento dello stato pontificio, le cui strutture accusavano il segno degli anni e dei tempi, provocarono una serie di ribellioni che ogni volta finivano in un bagno di sangue. Un esempio sono i moti di Romagna del 1843 e 1845.
Come si può leggere su “Riassunti di Storia d’Italia”, “il suo pontificato fu caratterizzato dalla condanna del cattolicesimo liberale del Lamennais (enciclica Mirari vos, 1832) e delle dottrine del tedesco G. Hermes, sostenitore di un indirizzo teologico a base razionalista (breve del 26 Settembre 1835) e da aspri contrasti con alcuni Paesi europei (rottura delle relazioni diplomatiche con Spagna e Portogallo per la legislazione anticlericale dei governi di Maria Cristina e Maria da Gloria, 1835-1840; frizione con la Prussia per la questione dei matrimoni misti; scontro con il governo russo, che mirava a riportare all’ortodossia la chiesa rutena greco-uniate)”.
Per quanto riguarda i pochi aspetti positivi di questo pontefice, di lui si può dire che incentivò l’azione dei missionari cattolici in particolare in Inghilterra e nell’America del Nord. A Roma, invece, ricostruì la basilica di S. Paolo fuori le Mura, fondò l’Orto botanico, il Museo Etrusco e una Scuola di Agricoltura. Morì infine a Roma il primo Giugno del 1846, assai poco rimpianto. Il suo successore Pio IX, salito al soglio pontificio lo stesso mese, il 20 Settembre del 1870 vedrà i bersaglieri di La Marmora entrare in Roma dalla breccia di Porta Pia.
Ma vediamo di sapere qualcosa di più intorno a Gregorio XVI. Bartolomeo Alberto nacque a Belluno nel 1765 e nel 1783 entrò nel convento dei Camaldolesi di San Michele di Murano dove fu ordinato sacerdote nel 1787 col nome di fra Mauro Cappellari. Già nel 1799 si fece un certo nome pubblicando un volume nel quale esaltava il trionfo della Santa Sede e della Chiesa contro gli assalti degli innovatori, a difesa del potere temporale e dell’infallibilità papale, attaccando le tesi dei febroniani e dei giansenisti.
Fu proprio per questo che nel 1814 venne chiamato a Roma dove nel 1823 divenne vicario generale dei camaldolesi. Fu Leone XII nel 1826 a nominarlo cardinale con il titolo di San Callisto e prefetto di Propaganda Fide. Nel 1829 fu quindi candidato al conclave e, subito dopo la morte di Pio VIII, uno dei più lunghi conclave della storia vaticana (14 Dicembre 1830-2 Febbraio 1831) lo elesse papa col nome di Gregorio XVI.
Erano tempi molto caldi. Nel luglio di quello stesso anno scoppiò una rivoluzione in Francia le cui idee immediatamente si propagarono in Italia provocando le insurrezioni di Bologna, Pesaro, Urbino, Fano, Fossombrone, Sinigaglia e Osimo che decretarono la fine del potere temporale dei papi e proclamarono, a Bologna, lo Statuto costituzionale provvisorio delle province italiane.
La risposta di Gregorio XVI non si fece attendere. Il papa si rivolse all’imperatore austriaco che immediatamente inviò un esercito in Italia per sedare la ribellione. Per cui gli austriaci, aiutati dalle truppe dei Sanfedisti, i militari fedeli al papa, ristabilirono in poco tempo il potere pontificio.
Culturalmente parlando Gregorio XVI era quello che si dice un uomo colto, visto che era un noto orientalista e un fine teologo. Tuttavia la sua intransigenza e ostilità verso qualunque riammodernamento dello stato pontificio, le cui strutture accusavano il segno degli anni e dei tempi, provocarono una serie di ribellioni che ogni volta finivano in un bagno di sangue. Un esempio sono i moti di Romagna del 1843 e 1845.
Come si può leggere su “Riassunti di Storia d’Italia”, “il suo pontificato fu caratterizzato dalla condanna del cattolicesimo liberale del Lamennais (enciclica Mirari vos, 1832) e delle dottrine del tedesco G. Hermes, sostenitore di un indirizzo teologico a base razionalista (breve del 26 Settembre 1835) e da aspri contrasti con alcuni Paesi europei (rottura delle relazioni diplomatiche con Spagna e Portogallo per la legislazione anticlericale dei governi di Maria Cristina e Maria da Gloria, 1835-1840; frizione con la Prussia per la questione dei matrimoni misti; scontro con il governo russo, che mirava a riportare all’ortodossia la chiesa rutena greco-uniate)”.
Per quanto riguarda i pochi aspetti positivi di questo pontefice, di lui si può dire che incentivò l’azione dei missionari cattolici in particolare in Inghilterra e nell’America del Nord. A Roma, invece, ricostruì la basilica di S. Paolo fuori le Mura, fondò l’Orto botanico, il Museo Etrusco e una Scuola di Agricoltura. Morì infine a Roma il primo Giugno del 1846, assai poco rimpianto. Il suo successore Pio IX, salito al soglio pontificio lo stesso mese, il 20 Settembre del 1870 vedrà i bersaglieri di La Marmora entrare in Roma dalla breccia di Porta Pia.
da Il Giornale, 6 aprile 2005
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