di Giovanni Lugaresi
“Ti adoro, mio Dio, e Ti amo con tutto il cuore, Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…”.
Così, in altri tempi, fin da bambini, ci insegnavano a pregare, mattina e sera, con la variante (ovvia), che al mattino si offrivano al Signore le azioni della giornata chiedendogli che venissero fatte tutte secondo “la Tua santa volontà, per la maggior Tua gloria…”, mentre alla sera si chiedeva “perdono del male oggi commesso…”.
Non sappiamo se, in famiglia questa preghiera ai bambini venga insegnata e fatta recitare, o se i sacerdoti, i parroci (certi sacerdoti, certi parroci!), a loro volta se ne ricordino – gente che quando vai a confessarti non ti rivolgono più nemmeno il “classico”
Sia lodato Gesù Cristo!
Chi scrive, questa preghiera appresa nell’infanzia ancora la recita quotidianamente: sera e mattina, e trova che è stupendamente articolata, per così dire, fin dall’inizio, laddove cioè, rivolgendoci a Nostro Signore, si parla di
adorazione,
amore e
ringraziamento.
Ecco, tre parole (tre atteggiamenti) importantissime, ma due delle quali poco citate (e applicate), se non ignorate, nelle liturgie domenicali nelle nostre chiese.