Martedì sarà il giorno del giudizio per le suore americane, messe sotto inchiesta nel 2008 dalla congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Il cardinale prefetto della congregazione per gli Istituti di vita consacrata, il focolarino brasiliano João Braz de Aviz, il segretario francescano José Rodríguez Carballo e la responsabile della visita apostolica, suor Clare Millea, presenteranno i risultati dell’indagine voluta dall’allora responsabile del dicastero per i religiosi, il cardinale Franc Rodé.
Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
sabato 13 dicembre 2014
João el focolarìnão meraviglião
Rogate Ergo intervista Braz de Aviz, un commento
Sembra un’interminabile storia di
persecuzione mediatica quella delle Suore, dei Frati Francescani
dell’Immacolata e dei laici ad essi legati.
Non vorremmo replicare, ma il dovere morale di spendersi per
testimoniare la Verità è un preciso compito di ogni cristiano a cui,
anche noi, non possiamo sottrarci.
In umiltà e forti della disponibilità all’ascolto, “tratto
caratteristico dell’attuale pontificato”, vorremmo permetterci di far
notare alcune informazioni non corrette pubblicate nel N. 11/2014 della rivista “Rogate Ergo”,
un periodico dei Rogazionisti, nell’ambito dell’intervista rilasciata
dal Cardinale Prefetto della Congregazione degli Istituti di Vita
Consacrata e Società di Vita Apostolica.
Beyond Christ ? no problem: aquì estàn Jorge y João la par mejor do mundo..
Alle prese con le suore americane che vanno “oltre Cristo”
Martedì il giudizio dopo la visita apostolica. Clima bonariao ma con forti problemi. La fede in discussione
Rappresentanti delle suore ribelli americane rivendicano l'ordinazione femminile
No al presepe = no a Cristo
Allora scuole aperte a Natale e Befana. La proposta che sbanca La proposta è nata per gioco sui social network e pare stia avendo grandi adesioni.
Ai presidi che in nome del pluralismo religioso e della tolleranza verso le altre fedi hanno vietato l’allestimento dei presepi, è stato chiesto di tenere le scuole aperte durante le festività natalizie, compreso il 25 dicembre ed il sei gennaio. Se è vero che la scuola non deve caratterizzarsi come cristiana e dunque deve rifiutare le tradizioni, ad iniziare dai presepi, per quale motivo il Natale dovrebbe essere occasione di festa anche per i non cristiani? Perché turbare la sensibilità dei bimbi musulmani obbligandoli a non andare a scuola il giorno di Natale, a Santo Stefano e l’Epifania?
I presidi e gli insegnanti che promuovono l’abolizione dei presepi dovrebbero essere altrettanto coerenti con il loro laicismo duro e puro e presidiare la scuola, svolgendo regolarmente le ore di lezioni.
I presidi e gli insegnanti che promuovono l’abolizione dei presepi dovrebbero essere altrettanto coerenti con il loro laicismo duro e puro e presidiare la scuola, svolgendo regolarmente le ore di lezioni.
Dove nasce il kommissariato
Effetto Francesco: “tirannia democratica” contro i dissenzienti
Ricevo e pubblico. L’autore è professore emerito di sociologia della religione all’università di Firenze e alla facoltà teologica dell’Italia centrale.
*
IL CLIMA DEL PONTIFICATO E UNA NUOVA VOGLIA DI BASTONE
di Pietro De Marco
Mi raccontano questo caso recente, sintomatico del clima cattolico che sta affiorando: da una storica associazione fiorentina di volontariato, mesi fa sono stati espulsi dei membri perché accusati di criticare papa Bergoglio.
Sembra che le prove siano state ottenute penetrando nel social network ove essi dicevano, magari gridavano, il proprio dissenso. Un’espulsione senza processo né confronto, invocando articoli statutari inaccessibili agli accusati.
Anche da altri ambienti toscani arrivano segnali di una disponibilità ad atti sanzionatorii contro atteggiamenti “tradizionali”, atti mai rivolti, in passato, contro idee e comportamenti realmente antistituzionali quando non eversivi del rito e del dogma.
PRUDENZA: VIRTÙ O VILTÀ ?
Ovvero: Papa Bergoglio – Papa Pacelli
Caro direttore, cari lettori:
le recentissime cronache hanno riferito che Papa Bergoglio “non ha voluto” – diverso da “non ha potuto” –ricevere, in udienza privata, il Dalai Lama tibetano, il signor Tenzin Gyatso, presente a Roma in occasione dell’incontro mondiale dei Nobel per la Pace. Le stesse cronache, e la nostra memoria, ci permettono di ricordare che, invece, l’emerito papa cardinal J. Ratzinger, già Benedetto XVI - correva il 12 ottobre 2006 - gli concesse pubblica e solenne “accoglienza” – si dice così? – per “un incontro di contenuti religiosi”.
L’udienza concessa, allora, da Benedetto XVI, fu salutata come un encomiabile esempio di dialogo interreligioso, appendice e propaggine di Assisi 1986/2011, come coraggiosa capacità della “nuova” Chiesa conciliare di aprirsi anche ai non cristiani. Naturalmente, osserviamo noi, non come intenzione evangelizzatrice ma come gesto di resa ai sensi del documento conciliare “Nostra Aetate”. Un evento che il mondo laico, stampa e financo la massoneria salutarono con soddisfazione.
Figuriamoci!
venerdì 12 dicembre 2014
Ognuno dà quel che ha..!
" Figlia mia carissima, ti scrivo questa lettera per dirti che ti vogliamo tanto bene.
Sono ormai più di 10 anni che tu sei stata chiamata da Gesù per essere sua sposa, io e il papà siamo quasi vecchi, i tuoi fratelli ormai sono degli uomini.
Tanta acqua è passata sotto i ponti, ma l'amore per te non è diminuito anzi, ogni giorno va aumentando, i nostri pensieri vanno spesso a te, e ci chiediamo: come starà, avrà freddo, mangerà, si vorranno bene tra sorelline?
Tanti pensieri affollano la nostra mente, ma uno solo prende il sopravvento su tutti: fatti santa figlia mia, sii degna sposa del tuo Signore, abbraccia la croce come Lui l'abbracciò, non scansarla, non sfuggirla, ma amala come l'hanno amata i bambini di Fatima, ricordi?
Animalogia vaticanseconda
Gli animali hanno un’anima e vanno in Paradiso? Cosa dicevano santi e Papi
Gli animali hanno un’anima (dal latino anima, connesso col greco ànemos, “soffio”, “vento”)? E, se ne sono provvisti, vanno in Paradiso?
Gli animali sono esseri senzienti, questo è ormai appurato, alcuni studi scientifici ne confermano le attitudini all’apprendimento, altri affermano che sono in grado di provare emozioni e sentimenti, le persone che vivono accanto ai propri animali domestici ne sono certi e non hanno bisogno di prove per sapere di quanti e quali sentimenti siano capaci.
La separazione, al momento della morte, è quindi un dolore grande e sentito per chi li ama e, se il Paradiso è concesso a noi, sarà possibile condividerlo con gli animali che abbiamo amato?
Consolazione e sollievo
Selezione biografiche:
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Vitalismo mortale
Il sinodo sulla “famiglia” di Francesco I
La rivincita di Bergson, Blondel e Teilhard
Il vitalismo
La filosofia postmoderna del Novecento è caratterizzata dal vitalismo che si divide sostanzialmente in due rami: 1°) il vitalismo neopagano, naturalistico, nichilistico e super-omistico di Nietzsche; 2°) il vitalismo meta-cristiano[1], spiritualistico, e panteistico di Bergson-Blondel-Teilhard.
Il vitalismo è quella corrente filosofica che prende come punto di partenza della ricerca filosofica la vita, in cui si ritrova una “forza vitale” ben distinta dalla materia passiva.
La vita è intesa come mutamento incessante, divenire perenne, ascendente, auto-trascendente, come creatività infinita e quindi naturalisticamente panteistica: vivendo intensamente l’uomo si auto-divinizza con le sue forze naturali, senza bisogno della grazia divina.
Leggende nere?
Ior, sotto inchiesta tutta la gestione dell’era Wojtyla
Banco Ambrosiano, Sindona, Calvi, Marcinkus e adesso Caloia che doveva essere “il risanatore”
PHILIPPE HUGUEN AFP |
L’indagine per peculato aperta dalla giustizia vaticana contro l’ex presidente dello Ior Angelo Caloia e l’ex direttore generale, Lelio Scaletti, è destinata a far riscrivere - questa volta senza illazioni ma con dati di fatto – la leggenda nera dell’istituto finanziario vaticano. L’inchiesta condotta dalla magistratura vaticana è a suo modo un fatto storico in quanto ha fatto emergere prove dirette – raccolte dallo stesso Ior - del coinvolgimento dei massimi vertici dell’istituto in attività finanziarie illecite e fraudolente attraverso movimentazioni di denaro in paradisi fiscali e con trafugamento di risorse.
Perché ricordare questa massima?
Quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est
Ciò che è stato creduto dovunque, da sempre, da tutti: questa massima di San Vincenzo di Lerino (Commonitorium, 2) indica quello a cui deve attenersi, comunque e soprattutto nelle situazioni difficili, un vero cattolico; massima che si trova richiamata in innumerevoli documenti ufficiali della Chiesa e in tutti i testi di teologia, e che esprime in maniera lapidaria la “cattolicità” della Chiesa.
Perché ricordare questa massima?
Perché ai giorni nostri si diffonde sempre più l’idea che l’insegnamento e il credo cattolici debbano attingere prevalentemente e attualmente a ciò che dice e fa il Papa, a ciò che dicono e fanno i Vescovi. Idea questa che trova riscontro nella elementare logica che deve informare un cattolico, logica valida peraltro per qualunque persona di buon senso, religiosa o laica che sia: se c’è qualcuno che comanda e qualcun altro che ubbidisce… se c’è qualcuno che parla e qualcun altro che ascolta… se c’è qualcuno che insegna e qualcun’altro che apprende, non v’è dubbio che il minimo che si possa dire è che disconoscere questo rapporto elementare significa essere fuori di senno.
Ne consegue che se il Papa o il vescovo comanda, parla, insegna, il cattolico deve ubbidire, ascoltare e apprendere.
Ciò che è stato creduto dovunque, da sempre, da tutti: questa massima di San Vincenzo di Lerino (Commonitorium, 2) indica quello a cui deve attenersi, comunque e soprattutto nelle situazioni difficili, un vero cattolico; massima che si trova richiamata in innumerevoli documenti ufficiali della Chiesa e in tutti i testi di teologia, e che esprime in maniera lapidaria la “cattolicità” della Chiesa.
Perché ricordare questa massima?
Perché ai giorni nostri si diffonde sempre più l’idea che l’insegnamento e il credo cattolici debbano attingere prevalentemente e attualmente a ciò che dice e fa il Papa, a ciò che dicono e fanno i Vescovi. Idea questa che trova riscontro nella elementare logica che deve informare un cattolico, logica valida peraltro per qualunque persona di buon senso, religiosa o laica che sia: se c’è qualcuno che comanda e qualcun altro che ubbidisce… se c’è qualcuno che parla e qualcun altro che ascolta… se c’è qualcuno che insegna e qualcun’altro che apprende, non v’è dubbio che il minimo che si possa dire è che disconoscere questo rapporto elementare significa essere fuori di senno.
Ne consegue che se il Papa o il vescovo comanda, parla, insegna, il cattolico deve ubbidire, ascoltare e apprendere.
Caccia grossa
In Francia è caccia grossa ai pastori “conservatori”
Che
nella Chiesa vi sia ed agisca un’ala «progressista» non è un’etichetta,
un modo di dire, ma una realtà: a codificarne la presenza è stato lo
stesso papa Francesco, dopo l’ultimo Sinodo. Ed è esattamente quella
parte del popolo di Dio, che oggi maggiormente alza la voce, anche sui
social network, sentendosi più compresa, tutelata, protetta, finanche
incoraggiata dalle gerarchie e dalle alte sfere.
Così, in Francia, pare essersi aperta la caccia ai nemici del modernismo, specie se Episcopi: mons. Le Vert, costretto a ritirarsi per il tiro incrociato dei fondamentalisti post-conciliari; mons. Castet, di cui in molti vorrebbero la testa; ed ora il Vescovo di Lescar-Oloron-Bayonne, mons. Marc Aillet (nella foto, al centro), contro cui si è scatenata la frangia più “liberal” della Diocesi, come dichiarato dal periodico Sud Ouest. Sin dalla scorsa estate, quando si costituì il gruppo «Prendiamo la parola nella Chiesa», con circa 150 aderenti, riunitisi per mettere a punto un “manifesto”, fatto di 21 punti o rimostranze, presentate poi all’interessato.
Così, in Francia, pare essersi aperta la caccia ai nemici del modernismo, specie se Episcopi: mons. Le Vert, costretto a ritirarsi per il tiro incrociato dei fondamentalisti post-conciliari; mons. Castet, di cui in molti vorrebbero la testa; ed ora il Vescovo di Lescar-Oloron-Bayonne, mons. Marc Aillet (nella foto, al centro), contro cui si è scatenata la frangia più “liberal” della Diocesi, come dichiarato dal periodico Sud Ouest. Sin dalla scorsa estate, quando si costituì il gruppo «Prendiamo la parola nella Chiesa», con circa 150 aderenti, riunitisi per mettere a punto un “manifesto”, fatto di 21 punti o rimostranze, presentate poi all’interessato.
giovedì 11 dicembre 2014
Twitta che vai bene..!
CHI È GESÙ? IL NUOVO ATTACCANTE DEL CHELSEA! - CHE SI FESTEGGIA IL 25 DICEMBRE? IL COMPLEANNO DI BABBO NATALE! - UNO STUDIO SU MILLE BAMBINI INGLESI DIMOSTRA CHE LA TRADIZIONE DEL NATALE STA PER SCOMPARIRE
Il 35 % dei bimbi intervistati crede che Gesù sia nato al Polo Sud, il 27 % che Maria l’abbia partorito in una chiesa. Un altro 10% insiste che la renna Rudolph si trovava nella stalla al momento del parto. Il 25% crede che i pastori trovarono Gesù utilizzando Google Maps. I risultati su un campione di 1.000 giovani in un centro
La crisi della famiglia e il caso dei Francescani dell’Immacolata
A Roma, sabato 13 dicembre, convegno su “LA CRISI DELLA FAMIGLIA E IL CASO DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA: UNA LETTURA A PIU’ VOCI ALLA LUCE DEI RECENTI AVVENIMENTI ”
IL COMITATO DELL’IMMACOLATA
organizza
CONVEGNO SU
“LA CRISI DELLA FAMIGLIA E IL CASO DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA:
UNA LETTURA A PIU’ VOCI ALLA LUCE DEI RECENTI AVVENIMENTI ”
Roma, sabato 13 dicembre 2014, ore 16,00
Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia
Sala Alessandrina
(ingresso da Lungotevere in Sassia, 3 – rampa di fianco all’Ospedale di Santo Spirito)
.
Roma, 13 dicembre 2014 – Il Comitato dell’Immacolata, prosegue con le iniziative in favore dei Fondatori dei Francescani dell’Immacolata, padre Stefano Maria Manelli e padre Gabriele Maria Pellettieri.
La Sala Alessandrina del Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia ospiterà il convegno, tenuto da laici, sulla tematica della crisi della famiglia nel contesto del Sinodo dei Vescovi e del caso dei Francescani dell’Immacolata.
Amici suoi
“AMICI DI FRANCESCO”: BERGOGLIO, IL PAPA PIU’ EUROPEISTA - di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 11 dicembre 2014
Nel secondo incontro del ‘Cenacolo degli amici di papa Francesco” l’arcivescovo Mario Toso illustra i modi di rivitalizzare la democrazia secondo il papa argentino, evidenziando i suoi discorsi per i movimenti popolari e a Strasburgo – Il card. Kasper: Francesco è il Papa più europeista – Presenti anche il card. Coccopalmerio, il direttore di ‘Civiltà cattolica’ padre Spadaro, il prof. Raniero La Valle.
Mercoledì 10 dicembre il Centro Russia Ecumenica a Borgo Pio ha ospitato il secondo incontro organizzato dal ‘Cenacolo degli amici di papa Francesco’ (il primo, di cui abbiamo dato ampia notizia, si era svolto l’11 novembre su argomenti sinodali). Stavolta il tema annunciato era quello relativo al discorso di papa Francesco ai movimenti popolari; in realtà la serata si è piuttosto concentrata sulla necessità di rivitalizzare un sistema democratico gravemente degradato a livello europeo e mondiale.
L’inquisitore collettivo
Guai a dire asino all’asino, perché le bestie non sono più bestie ma “esseri senzienti”. E chi non si adegua sarà o ridicolizzato o criminalizzato. Dizionario a uso dei nuovi Torquemada
E’ l’ossessione egualitaria che ha portato uno come Luciano Ligabue, un cantante, a giustificarsi davanti alla pubblica opinione per aver indossato un “pellicciotto” durante il backstage di promozione del suo nuovo album
Solo chi non ha mai provato l’ebbrezza di attraversare una pelliccia per scovare la carne di una femmina può odiare questo capo d’abbigliamento – cruento e lussuoso, sfacciato, perché la vita è un rimando segreto di crudezza e sopraffazione – e se proprio non si vuole buttarla sul pesante, sull’erotico, su quella meravigliosa ossessione che è l’Eros, si può qui dare una versione romantica e struggente: solo chi non l’ha sentita sulle ginocchia, una coperta ricavata dalla pelliccia di un animale, sfrecciando a bordo di una slitta tra le nevi di Russia, non può capire l’urgenza di quell’ammasso elegante di morbidezza, buona salute e voluttà.
L'"enciclica ecologica" parlerà degli inquinatori?
Protestantesimo liberale e scientismo hanno profondamente inquinato la teologia cattolica
Si nota una differenza evidente, confrontando un testo di teologia cattolica anteriore agli anni ’60 del Novecento con uno posteriore al Concilio Vaticano II: una differenza non solo e non tanto di contenuti, ma di stile, di atmosfera, di impostazione generale, quasi come se appartenessero a due sistemi di pensiero differenti.
La cosa che balza più all’occhio è, nel secondo, la parsimonia, la cautela, e quasi – si direbbe – l’imbarazzo, se non proprio la ritrosia, a parlare della vita soprannaturale: il discorso si concentra sull’etica, ma in termini, a volte, così vaghi e generici, che potrebbero adattarsi a qualsiasi altra filosofia o religione; e, soprattutto, si nota una costante tendenza antropocentrica, come se l’essenza del messaggio cristiano ruotasse intorno all’uomo e fosse, per dirla come oggi si usa, un messaggio di liberazione, magari confondendo e mescolando il piano terreno, storico, per lo più in chiave economica e politica, ed il piano della realtà soprannaturale.
Babele e la neolingua:
una Chiesa senza vocabolario da mezzo secolo
BABELE E LA NEOLINGUA: UNA CHIESA SENZA VOCABOLARIO DA MEZZO SECOLO
Quando la Chiesa rinuncia ad un linguaggio comune, universale e preciso, tale è il linguaggio dogmatico, fisso e senza tempo, giacché suo compito è percorrere i tempi, a quel punto nasce la incomunicabilità e si rinnova il dramma della superbia di Babele. Insomma, urge correre ai ripari e prendere atto del dato drammatico: abbiamo perduto il linguaggio per comunicare i misteri della fede, che richiedono un lessico proprio e preciso, che prescinde dalla società e dai tempi; e questo linguaggio è il linguaggio metafisico […]
In medio stat virtus !?
Perché non possiamo dirci tradizionalisti ma nemmeno progressisti
I cattolici che militano nelle diverse fazioni ideologiche ragionano e scrivono di argomenti ecclesiali con un linguaggio che ha senso solo nelle analisi sociologiche al servizio della dialettica politica, a cominciare dai termini più usati, come tradizione in opposizione e progresso,conservazione in opposizione a riforma, continuità in opposizione a rottura. Invece noi ragioniamo e scriviamo in termini unicamente teologici. Noi siamo convinti che, quando si tratta delle questioni di fondo riguardanti la vita della Chiesa, nessuno può fare un discorso serio e costruttivo che sia utile al popolo di Dio, se non ricorrendo alle categorie e ai principi della scienza teologica.
Le note e i commenti sull’attualità ecclesiale che noi dell’Isola di Patmos andiamo pubblicando in questi mesi potrebbero
sembrare, per un lettore che fosse in qualche modo prevenuto, un ennesimo contributo all’annosa polemica tra cattolici “conservatori”, o “tradizionalisti”, sia moderati che estremisti; e cattolici “progressisti”, o “riformatori”, sia moderati che estremisti.
Un delirio chiamato libertà religiosa
Editoriale del calendario Sodalitium 2015
Otto settembre 1907: Papa San Pio X promulga l’enciclica Pascendi dominici gregis per condannare il modernismo, “sintesi di tutte le eresie, strada aperta all’ateismo”. Nel paragrafo VI dell’enciclica, Papa Sarto elenca i punti principali del programma riformatore dei modernisti: tra essi lo svecchiamento delle Congregazioni romane, e in capo a tutte “quella del Sant’Uffizio e dell’Indice”.
Sette dicembre 1965: ultima sessione pubblica del Concilio Vaticano II, nella quale Paolo VI proclama il culto dell’uomo (allocuzione Noi concludiamo). Lo stesso giorno, furono votati e promulgati gli ultimi quattro documenti conciliari, tra i quali la dichiarazione Dignitatishumanæ personæ sulla libertà religiosa, mentre Paolo VI ed il “patriarca” scismatico Atenagora dichiaravano la reciproca remissione delle scomuniche del 1054.
Porta la data del 7 dicembre 1965 anche il motu proprio Integræ servandæ con il quale era soppressa la Suprema Congregazione del Sant’Uffizio, da allora sostituita dalla congregazione per la dottrina della Fede. Non si trattava solo di un cambiamento di nome o di regolamento, ma di spirito e finalità, in accordo appunto con la dichiarazione Dignitatis humanæ che, proclamando il diritto alla libertà religiosa, condannava implicitamente la dottrina e la prassi contraria della Chiesa.
Sette dicembre 1965: ultima sessione pubblica del Concilio Vaticano II, nella quale Paolo VI proclama il culto dell’uomo (allocuzione Noi concludiamo). Lo stesso giorno, furono votati e promulgati gli ultimi quattro documenti conciliari, tra i quali la dichiarazione Dignitatishumanæ personæ sulla libertà religiosa, mentre Paolo VI ed il “patriarca” scismatico Atenagora dichiaravano la reciproca remissione delle scomuniche del 1054.
Porta la data del 7 dicembre 1965 anche il motu proprio Integræ servandæ con il quale era soppressa la Suprema Congregazione del Sant’Uffizio, da allora sostituita dalla congregazione per la dottrina della Fede. Non si trattava solo di un cambiamento di nome o di regolamento, ma di spirito e finalità, in accordo appunto con la dichiarazione Dignitatis humanæ che, proclamando il diritto alla libertà religiosa, condannava implicitamente la dottrina e la prassi contraria della Chiesa.
mercoledì 10 dicembre 2014
In cerca di fulmini?
Roberto De Mattei: “Divorziati risposati in peccato grave. Ratzinger avrebbe dovuto ritirarsi nell’ombra”
Lo spunto per riparlarne è stata un’intervista esclusiva rilasciata dal Papa emerito al quotidiano tedesco ‘Frankfurter Allgemeine’. E Roberto De Mattei, già vicepresidente del Cnr e direttore della rivista“Radici Cristiane” e dell’agenzia di informazione “Corrispondenza Romana”, interviene su IntelligoNews nel dibattito sull’ammissione alla Comunione dei divorziati risposati, che tra l’altro ha acceso il confronto tra i porporati già nell’ultimo Sinodo. Per De Mattei queste persone “si trovano in una situazione di peccato grave e non possono accedere al sacramento dell’Eucarestia”. Poi spiega perché Benedetto XVI “avrebbe dovuto ritirarsi nell’ombra” e quanto è sbagliato “contrapporre Papa a Papa”. Un dialogo quello con il professore che racchiude il Vangelo e la Tradizione della Chiesa…
Brosieide
SPUNTI,APPUNTI E DISAPPUNTI
Ricevo e pubblico:
E' vero, eccellenza, che Ella, a proposito di certe ormai troppo famose apparizioni Mariane, ha cambiato opinione? E, se è vero, potrebbe suggerircene i motivi?
Non è vero affatto anche perchè non c'è nessun motivo per farlo, soprattutto tenendo fermo il giudizio abbondantemente negativo dato reiteratamente dall'Autorità ecclesiastica competente.
Ricevo e pubblico:
E' vero, eccellenza, che Ella, a proposito di certe ormai troppo famose apparizioni Mariane, ha cambiato opinione? E, se è vero, potrebbe suggerircene i motivi?
Non è vero affatto anche perchè non c'è nessun motivo per farlo, soprattutto tenendo fermo il giudizio abbondantemente negativo dato reiteratamente dall'Autorità ecclesiastica competente.
Introíbo in domum tuam,
"Introíbo in domum tuam, adorábo ad templum sanctum tuum, et confitébor nómini tuo" (Ps. 5, 8 - Offert.) IN TRANSLATIONE ALMÆ DOMUS BEATÆ MARIÆ VIRGINIS
Nel calendario tradizionale, oggi si celebra non la "Madonna di Loreto" come volgarmente è invalso da alcuni decenni a questa parte, ma si celebra uno dei più grandi prodigi compiuti da Dio, cioè la transvolazione o traslazione della Santa Casa della Vergine da Nazaret nella penisola balcanica e, quindi, sulle coste delle Marche in località Loreto.
Tale miracolo è celebrato dalle genti marchigiane col suono delle campane alle 2,30-3,00 nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre ed illuminato da fuochi (c.d. focaracci).
Sinodo e Mah(?)gistero
Il Sinodo e il Magistero ordinario della Chiesa
(di Roberto de Mattei) Mentre il Sinodo del 2015 si avvicina carico di incognite e di problemi, una questione di fondo è sul tappeto. Qual è l’autorità dei documenti ecclesiastici che possono essere prodotti dal magistero ordinario di un Papa o di un Sinodo? I progressisti, o forse meglio i neo-modernisti, attribuiscono un carattere infallibile a tutti gli atti dell’attuale Pontefice e ai risultati del prossimo Sinodo, quali che essi siano.
A questi atti – dicono – bisogna obbedire perché, come nel caso del Concilio Vaticano II, il Papa o i vescovi a lui uniti, non possono sbagliare. D’altra parte gli stessi progressisti negano valore infallibile agli insegnamenti dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI e affermano che la morale tradizionale in campo coniugale deve essere aggiornata, adeguandosi alle “convinzioni vissute” di quei cattolici che praticano la contraccezione, la fecondazione artificiale, le convivenze extra coniugali.
Notti in bianco dalla fine del mondo..
Cereti, il prete genovese che ha convinto Papa Francesco ad aprire ai divorziati
ROMA – Cereti, il prete genovese che ha convinto Francesco ad aprire ai divorziati. Il tema lo ha rilanciato in dicembre Papa Francesco in persona con una grande intervista a La Nacion di Buenos Aires, pubblicata in Italia da Repubblica: “La Chiesa apre le porte ai divorziati”. Ma il tema bolle da quando è incominciato il Sinodo, tutt’ora in corso, che si concluderà nell’ottobre del 2015. Cambierà o no la Chiesa la sua linea dura, seguirà Francesco fino in fondo, discutendo collegialmente?
Commissario in vista?
Fr. Reto Nay è andato dal novus
ordo al vetus: dovrebbe essere giustiziato - Dicembre 2014
ordo al vetus: dovrebbe essere giustiziato - Dicembre 2014
L'abominio della desolazione nella Chiesa - Discorso Fr. Reto Nay 23 novembre 2014
Disclaimer : Questo articolo non è in alcun Blang mano libera dato a don Nay so solo che
non anche il contenuto dell'insegnamento che elargisce e cosa pensa il Concilio Vaticano II. |
Anche cinque anni fa e, come potete vedere in questo video , il signor Fr. Reto Nay (1) ha celebrato la Messa di Paolo VI nella sua parrocchia-Sedrun Sedrun, Grigioni, Svizzera.
Egli è stato molto apprezzato dal vescovo Vitus Huonder , vescovo di Coira, etichettato come "neo-conservatori" (2) e talvolta come "pro-tradizionalista" (3), che gli ha portato il suo sostegno (4) al momento del lancio e l'aumento del portale Internet Gloria.TV che agisce senza Chiesa warrant, con sede in Moldavia e lavorare in più lingue.
Fin dall'inizio Gloria.TV è catalogato sensibilità tradizionalista perché ha accettato sul suo sito per trasmettere le notizie del variegato mondo della "tradizione".
Consonanze
Rahner I Papa?
Da sempre più parti si segnala negli atti di Papa Bergoglio l’influsso di Karl Rahner, il gesuita teologo e perito del Concilio; anzi c’è chi descrive l’elezione di Francesco come un colpo di Stato dei gesuiti ormai ridotti ad una setta rahneriana: «È la loro scuola che domina tutte le cattedre negli atenei cattolici, dove si è sostituito l’insegnamento del cristianesimo con il rahnerismo, e, in America latina». La brutale soppressione dei Francescani dell’Immacolata sarebbe una vendetta contro un ordine dal quale «si sono visti per la prima volta fare a pezzi, con un rigore stringente, i loro idoli di carta, i Rahner e compagni».
Non so cosa pensare, non ho abbastanza informazioni interne, né letture teologiche per giudicare. So di un alto prelato, uno degli epurati da papa Francesco, che sta rileggendo con rinnovata attenzione le profezie della beata Caterina Emmerich («Vedo due papi…»), so che qualcosa di inqueto e minaccioso ribolle nella curia, e sono angosciato come credente.
Per quel poco che so, intravvedo inquietanti consonanze rahneriste nell’impazienza del Papa attuale verso quei cristiani preoccupati della Tradizione, dei dogmi e delle eresie pullulanti con evidenza nella Chiesa, che lui chiama «cristiani ideologici». Karl Rahner, durante tutto il Concilio di cui era ascoltatissimo «perito», esprimeva la seguente sardonica preghiera: «Che lo Spirito Santo guidi la Chiesa in modo che rinunci ai dogmi e alle condanne; allora i teologi potrebbero, col tempo, trovare ciò che è giusto». Per Rahner «gli enunciati della fede tradizionale [i dogmi] sono inadeguati, in buona parte, per lo meno per quanto concerne ciò che è necessario prima di ogni altra cosa: l’annuncio della fede (…)».
Sinodo, verso il secondo round.
La requisitoria del canonista
Il cardinale Velasio De Paolis riapre il fuoco contro la comunione ai divorziati risposati: "Se approvata, le conseguenze sarebbero di una gravità inaudita". Il rebus di papa Francesco
ROMA, 9 dicembre 2014 – Da oggi è di dominio pubblico la traccia preparatoria del prossimo sinodo dei vescovi, dedicato, come il precedente, al tema della famiglia:
> Sinodo dei vescovi. "Lineamenta" per la XIV assemblea generale ordinaria, 4-25 ottobre 2015
La traccia – in latino "lineamenta" – ha come base di partenza la "Relatio" finale del sinodo dello scorso ottobre, ma poi prosegue riformulandone i vari punti in forma di domande. Il questionario, per ora diffuso soltanto in italiano, sarà inviato nei prossimi giorni in più lingue alle conferenze episcopali di tutto il mondo, che potranno sottoporlo a una cerchia anche amplissima di persone.
A detta del cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del sinodo, la finalità del sondaggio sarà "l'approfondimento delle questioni affrontate nel dibattito, di tutte, ma soprattutto di quelle che hanno bisogno di essere discusse in modo più accurato".
Con ciò, il cardinale ha alluso alle due questioni che in effetti sono state quelle più controverse, nel sinodo dello scorso ottobre. Talmente controverse da non aver ottenuto, nella loro formulazione finale, i due terzi dei voti necessari per l'approvazione.
Sono le questioni che riguardano la comunione ai divorziati risposati e l'omosessualità.
Dei 62 paragrafi che componevano la "Relatio", infatti, i tre dedicati a tali questioni sono i soli che non sono stati approvati, anche se – per volontà di papa Francesco – sono stati ugualmente mantenuti nel testo reso pubblico, assieme all'esito delle rispettive votazioni.
Nel questionario diffuso oggi, la domanda riguardante la comunione ai divorziati risposati è la n. 38:
"La pastorale sacramentale nei riguardi dei divorziati risposati necessita di un ulteriore approfondimento, valutando anche la prassi ortodossa e tenendo presente 'la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti'. Quali le prospettive in cui muoversi? Quali i passi possibili? Quali suggerimenti per ovviare a forme di impedimenti non dovute o non necessarie?".
Mentre quella riguardante l'omosessualità è la n. 40:
"Come la comunità cristiana rivolge la sua attenzione pastorale alle famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale? Evitando ogni ingiusta discriminazione, in che modo prendersi cura delle persone in tali situazioni alla luce del Vangelo? Come proporre loro le esigenze della volontà di Dio sulla loro situazione?".
Il tema del sinodo, naturalmente, non si esaurisce in queste due questioni, ma riguarda piuttosto il destino presente e futuro del matrimonio cristiano in quanto tale. Basti pensare al generale declino numerico dei matrimoni sia civili che sacramentali, i quali ultimi stanno calando a picco anche in un paese cattolico come l'Italia, dove nell'ultimo mezzo secolo sono precipitati da 414.652 (nel 1963) a 111.545 (nel 2013), con un ritmo di decrescita che prelude alla loro scomparsa tra meno di vent'anni.
Sta di fatto, però, che la comunione ai divorziati risposati continua ad essere la questione più dibattuta, perché a dispetto della sua applicazione numericamente molto ristretta mette comunque in gioco il senso ultimo sia del matrimonio cristiano sia del sacramento dell'eucaristia, cioè di due colonne portanti del cristianesimo.
Il testo che segue è una prova di quanto vivacemente questo dibattito prosegua. Ne è autore il cardinale Velasio De Paolis, 79 anni, missionario scalabriniano, canonista illustre, presidente emerito della prefettura degli affari economici della Santa Sede.
Già prima del sinodo dello scorso ottobre De Paolis aveva pubblicamente preso posizione contro le tesi a favore della comunione ai divorziati risposati, sostenute più di tutti dal cardinale Walter Kasper.
L'aveva fatto in una conferenza tenuta il 27 marzo a Perugia, come prolusione inaugurale del nuovo anno giudiziario del tribunale ecclesiastico dell'Umbria:
> I divorziati risposati e i sacramenti dell'eucaristia e della penitenza
La conferenza era stata poi ripubblicata in Spagna nella rivista "Ius Communionis" (2, 2014, pp. 203-248) e in Italia e negli Stati Uniti nel volume a più voci uscito alla vigilia del sinodo con gli interventi di altri quattro cardinali anch'essi critici delle posizioni di Kasper:
"Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e Comunione nella Chiesa cattolica", Cantagalli, Siena, 2014.
"Remaining in the Truth of Christ. Marriage and Communion in the Catholic Church", Ignatius Press, San Francisco, 2014.
Ma ora De Paolis è tornato sull'argomento prendendo ad oggetto delle sue critiche proprio quel paragrafo 52 della "Relatio" finale del sinodo dello scorso ottobre riguardante i pro e i contro la comunione ai divorziati risposati.
A giudizio del cardinale De Paolis, questo paragrafo non solo è in sé incoerente e contraddittorio, ma "le novità che si introdurrebbero se fosse approvato sarebbero di una gravità inaudita", perché minerebbero le stesse fondamenta del dogma e della morale cattolica.
Questo è il rimando al testo integrale della conferenza, tenuta il 26 novembre alla facoltà di diritto canonico dell'Università San Dámaso di Madrid:
> Caminos adecuados para la pastoral de los divorciados vueltos a casar
Mentre qui di seguito è riprodotta la sua sezione finale.
Con l'avvertenza che le considerazioni di De Paolis contro la comunione ai divorziati risposati egli le applica anche a tutte le altre situazioni irregolari di convivenza, come spiega nella prima parte della sua conferenza.
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LA PROPOSIZIONE N. 52 DEL SINODO STRAORDINARIO SULLA FAMIGLIA
di Velasio De Paolis
Il tema dell'accesso ai sacramenti, specialmente all'eucarestia, da parte dei divorziati risposati é stato oggetto di riflessione nel sinodo straordinario dei vescovi dello scorso mese di ottobre. A questo fa riferimento la proposizione n. 52 della "Relatio" finale, che dice:
"Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia. Diversi padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che 'l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate' da diversi 'fattori psichici oppure sociali' (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735)".
1. Il senso della proposizione sinodale
Il testo non ha raccolto un numero sufficiente di adesioni, cioè i due terzi dei voti, ragione per cui non è stato approvato dal sinodo; pertanto, non dovrebbe considerarsi un testo sinodale. Ma bisogna dire subito che è difficile valutare il significato della votazione. Il testo si compone di varie parti non omogenee, persino contrapposte, anche con motivazioni inadeguate o non totalmente appropriate o, perlomeno, incomplete, nel raccordarsi con le fonti dottrinali.
In effetti la proposta comincia con un dato di cronaca: si è riflettuto sul tema. Poi fa riferimento a una corrente di padri che sono favorevoli alla disciplina attuale e ad altri che sono favorevoli a un cambio nella disciplina. Il testo prosegue spiegando in quali punti dovrebbe cambiare la disciplina attuale, segnalando anche quale sarebbe la responsabilità che dovrebbe competere al vescovo. Infine conclude con un avvertimento e un invito a un maggiore approfondimento, suggerendo anche alcuni elementi per farlo. Pertanto, un eventuale voto contrario o di approvazione del testo non si sa bene a cosa riferirlo.
2. Limiti della proposizione
La proposizione si presenta con una formulazione limitata. Si riferisce a una categoria limitata di persone che vivono in una situazione di unione irregolare: i divorziati risposati. Si tratta di una categoria che meriterebbe, secondo la proposizione, un'attenzione particolare ed eccezionale, motivata dalle situazioni particolari degne di considerazione che questa categoria potrebbe presentare, come effettivamente il testo spiega subito dopo.
Non è difficile trovare in queste parole alcuni elementi significativi della proposta del cardinale Kasper. Ma abbiamo già avuto occasione di studiare questa proposta e di verificare che non è stata sostenuta da alcun argomento valido. Del resto quella proposta era già stata a conoscenza dell'autorità competente, che l'aveva studiata e respinta, non trovando in essa elementi che la potessero sottrarre a una valutazione secondo i principi dottrinali dei documenti della Chiesa. Pertanto, l'ipotesi avanzata nella proposizione sinodale era già stata studiata e valutata in maniera esplicita e si era arrivati alla conclusione che non implicava principi eccezionali ma rientrava nella categoria dei principi generali, dato che, dal punto di vista della gravità morale e in ordine all'accesso all'eucarestia, l'ipotesi avanzata nella proposta costituisce in tutti i casi una violazione grave della morale coniugale e della disciplina della Chiesa, che non può permettere l'accesso all'eucarestia. Per questo motivo i documenti della Chiesa non fanno mai una distinzione tra le diverse categorie di persone che convivono in unioni irregolari: le varie tipologie di persone che convivono irregolarmente non si distinguono per quanto si riferisce alla convivenza coniugale e all'accesso all'eucarestia.
Inoltre, le condizioni in virtù delle quali si pretenderebbe una considerazione speciale per i divorziati risposati possono verificarsi in tutti quelli che si trovano in situazioni irregolari. E, in alcuni casi, la situazione potrebbe persino aggravarsi: potrebbe sembrare un premio e un invito a stabilire nuovi vincoli.
Possiamo ancora fare un'ulteriore considerazione. La proposizione, nel restringere l'ipotesi a una categoria specifica, riconosce il valore dottrinale e normativo dei documenti della Chiesa che regolano la materia. E, visto che la proposizione invita a un approfondimento, si evidenzia una certa perplessità sulla proposta stessa. Su che cosa può consistere questo approfondimento? Non sul valore dottrinale e normativo dei documenti, ma sulla possibile eccezione contenuta nella proposizione. E da dove può sorgere il dubbio se non dal fatto che la proposizione contiene in sé un'eccezione alle due condizioni essenziali per l'accesso all'eucarestia, dal momento che si verifica una violazione grave della legge morale naturale e una situazione personale non idonea per accedere all'eucarestia?
In effetti, anche in questa categoria dei divorziati risposati si trovano presenti le due condizioni che impediscono l'accesso all'eucarestia, il che porta l'autorità ecclesiastica a non poter agire in un altro modo, poiché l'autorità ecclesiastica non può disporre della legge naturale e divina: il rispetto della legge naturale del matrimonio e la necessità della grazia santificante.
Le situazioni descritte potrebbero non consentire la separazione delle due persone che stanno convivendo in un'unione irregolare, però non richiedono necessariamente la vita in comune "more uxorio" e la situazione permanente di peccato.
3. Disciplina, dottrina o magistero?
Osserviamo che la stesura del testo della proposizione genera equivoci. Si parla di "disciplina attuale" e di una possibile modifica alla stessa, ma questo suscita qualche dubbio, che esige un approfondimento. In realtà, la normativa vigente non è soltanto una "disciplina attuale", come se si trattasse di una norma meramente ecclesiastica e non di norme divine, sancite dal magistero, con motivazioni dottrinali e magisteriali che riguardano i fondamenti stessi della vita cristiana, della morale coniugale, del senso e rispetto dell'eucarestia e della validità del sacramento della penitenza. Ci troviamo dinanzi a una disciplina fondata sul diritto divino. Non si sottolinea abbastanza che i documenti della Chiesa in questa materia non impongono obblighi da parte dell'autorità, bensì affermano che l'autorità ecclesiastica non può agire diversamente, perché questa "disciplina" non può essere modificata nei suoi elementi essenziali. La Chiesa non può agire diversamente. Non può modificare né la legge naturale né il rispetto della natura dell'eucarestia, perché è in questione la volontà divina.
La proposizione, nella misura nella quale prevede la possibilità di ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati costituisce, di fatto, un cambio dottrinale. E questo contrariamente al fatto che si afferma che non si vuole modificare la dottrina. D'altra parte, la dottrina, per sua propria natura, non è modificabile se è oggetto del magistero autentico della Chiesa. Prima di parlare e di trattare di un'eventuale modifica della disciplina vigente, è necessario riflettere sulla natura di questa disciplina. Nell'affrontare questa materia si dovrebbe, in primo luogo, riflettere su questa dottrina e sul suo grado di fermezza; bisogna studiare bene ciò che può essere modificato e ciò che non si può modificare. Il dubbio è stato insinuato nella stessa proposizione quando chiede un'approfondimento, che deve essere dottrinale e previo a qualsiasi decisione.
Possiamo chiederci anche se è competenza di un sinodo dei vescovi trattare una questione come questa: il valore della dottrina e della disciplina vigente nella Chiesa, che si sono formate nel corso dei secoli e sono sancite con interventi del magistero supremo della Chiesa. Inoltre, chi è competente per modificare il magistero di altri papi? Questo costituirebbe un precedente pericoloso. D'altra parte, le novità che si introdurrebbero se fosse approvato il testo della proposizione sarebbero di una gravità inaudita:
a) la possibilità di ammettere alla comunione eucaristica con approvazione esplicita della Chiesa una persona in stato di peccato mortale, con pericolo di sacrilegio e di profanazione dell'eucarestia;
b) facendo così si mette in discussione il principio generale della necessità dello stato di grazia santificante per poter accedere alla comunione eucaristica, specialmente ora che si è introdotta o si sta introducendo nella Chiesa una prassi generalizzata di accedere all'eucarestia senza una previa confessione sacramentale, anche se si ha coscienza di trovarsi in peccato grave, con tutte le deleterie conseguenze che questa prassi comporta;
c) l'ammissione alla comunione eucaristica di un fedele che convive "more uxorio" significherebbe mettere in discussione anche la morale sessuale, fondata particolarmente sul sesto comandamento;
d) inoltre, in questo modo si darebbe rilevanza alla convivenza o ad altri vincoli, indebolendo di fatto il principio della indissolubilità del matrimonio.
4. Le motivazioni addotte per conservare la disciplina vigente
Riguardo a questo, la proposizione afferma quanto segue: "Diversi padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile".
Il testo non è molto chiaro e, in ogni caso, è insufficiente perché non pone l'accento sulla problematica coinvolta. Non si tratta solo di ragioni disciplinari da decidere d'accordo con la maggioranza, ma di una dottrina e di un magistero indisponibile, che certamente va oltre le competenze di un sinodo straordinario dei vescovi. In realtà, in questo problema sono implicate questioni dottrinali di estrema importanza, alle quali abbiamo fatto riferimento. Si deve specificare che la ragione prima del divieto di accedere all'eucarestia è, semplicemente, la condizione nella quale si trova il divorziato che convive maritalmente con un'altra persona: una condizione di peccato grave oggettivo. Il fatto che questa condizione sia causata dal divorzio o dall'eventuale nuovo vincolo civile non ha rilevanza sulla condizione morale che esclude l'eucarestia: trovarsi in uno stato permanente di violazione della norma morale della Chiesa.
5. Approfondimenti
La proposizione sostiene quanto segue: "Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che 'l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate' da diversi 'fattori psichici oppure sociali' (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735)".
Il testo afferma la necessità di un approfondimento da un solo punto di vista, abbastanza debole. Di fatto, si cita il Catechismo della Chiesa Cattolica, con il quale non è possibile non essere d'accordo. Il problema sta nel fatto di sapere quanto incide questo paragrafo del Catechismo della Chiesa Cattolica nella problematica qui trattata. La prima fonte della moralità è quella oggettiva. Ed è della moralità oggettiva che stiamo qui trattando.
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E COSA NE DICE IL PAPA?
A proposito della comunione ai divorziati risposati, papa Francesco ha espresso un'ultima volta il suo pensiero nell'intervista che ha dato a Elisabetta Piqué sul quotidiano argentino "La Nación" del 7 dicembre (vedi foto):
"Nel caso dei divorziati risposati, che facciamo con loro, che porta si può aprire? C'è un'inquietudine pastorale: allora andiamo a dare loro la comunione? Non è una soluzione dare loro la comunione. Questo solo non è la soluzione, la soluzione è l'integrazione. Non sono scomunicati, certo. Però non possono essere padrini di battesimo, non possono leggere le letture a messa, non possono distribuire la comunione, non possono insegnare il catechismo, non possono fare sette cose, ho l'elenco qui. Basta! Se racconto questo, sembrerebbero scomunicati di fatto! Allora, aprire un po' di più le porte".
Nella stessa intervista, Francesco ha rivendicato la chiarezza delle proprie formulazioni:
"Uno mi ha detto una volta: 'Sì, certo, il discernimento va bene, ma abbiamo bisogno di cose più chiare'. Gli ho detto: 'Guardi, ho scritto un'enciclica e un'esortazione apostolica, di continuo faccio dichiarazioni e tengo omelie, e questo è magistero. Ciò che sta lì è ciò che penso, non ciò che i media dicono che io pensi. Vada lì e lo trova ed è ben chiaro'".
Resta tuttavia il fatto che quanto detto dal papa in questa intervista a proposito della comunione ai divorziati risposati si presta ancora una volta a dubbi interpretativi. Vi si può leggere, infatti, sia un rifiuto della "soluzione" di dare loro la comunione, sia un assenso a questa stessa soluzione, come parte di una più complessiva "integrazione" degli stessi soggetti.
di Sandro Magister
Il testo completo, in più sezioni, dell'intervista a "La Nación":
> Francisco: "Dios me da una sana dosis de inconsciencia"
> El sínodo: "Los divorciados vueltos a casar parecen excomulgados"
> Sobre la Argentina: "El país tiene que llegar al término del mandato en paz"
> Cambio en la Guardia Suiza: "Fue una mera renovación…"
> La intimidad de la entrevista: humor y anécdotas
Mentre questa è la sua traduzione in italiano, uscita su "L'Osservatore Romano" in data 10 dicembre:
> Coraggio di parlare, umiltà di ascoltare
__________http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350935
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