ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 17 marzo 2012

L’ERMENEUTICA DELLA RIFORMA

 : DISCONTINUITÀ DEL CONCILIO NELLA CONTINUITÀ? - di Paolo Pasqualucci
Per gentile concessione del direttore della rivista, Prof. Mons. Brunero Gherardini, pubblichiamo in versione integrale l’articolo di Paolo Pasqualucci, L’ermeneutica della Riforma: discontinuità del Concilio nella continuità?, apparso su ‘Divinitas’, Nova Series, LIV, 2011, n. 3, pp. 284-312.


di Paolo Pasqualucci
(primo capitolo)


Recentemente è apparsa in rete la traduzione italiana di un articolo pubblicato nel 2010 su ‘Nova et Vetera’ da Martin Rhonheimer, professore di etica e filosofia politica all’Università Pontificia della S. Croce, dedicato all’ “ermeneutica della riforma”, in sé stessa ed esemplificata nella nozione di “libertà religiosa”. L’articolo fa ben comprendere che cosa intenda dire il Pontefice attualmente regnante con l’espressione “ermeneutica della riforma”, come tale non immediatamente accessibile(1). Tuttavia, esso sembra creare più problemi di quanti non ne risolva e ha già suscitato pertinenti repliche. Anche dal punto di vista non specialistico del semplice credente, penso si possa sollevare qualche interrogativo concernente: la definizione stessa di questa “ermeneutica”; la rappresentazione dei primi Martiri cristiani quali sostenitori della “libertà religiosa” in senso moderno; il modo in cui viene esposta la dottrina preconciliare, che condannava la “libertà religiosa” quale frutto dell’individualismo agnostico e miscredente del Secolo; la coerenza della nuova dottrina con la Tradizione della Chiesa.

Ma chi ha detto che i corvi sono sleali?


Monsignor Becciu: "Indagine a tutto campo contro "corvi" sleali"

Ill sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu

In un'intervista all'Osservatore Romano a cura del direttore Vian, il sostituto della Segreteria di Stato afferma che l’indagine sulla fuga di documenti riguarda «tutti gli organismi della Santa Sede».

Redazione Roma 
La Segreteria di Stato ha disposto un'accurata indagine che riguarda tutti, nessuno escluso, gli organismi della Santa Sede, condotta a livello penale dal Promotore di giustizia del Tribunale vaticano e a livello amministrativo svolta dalla stessa Segreteria di Stato, mentre una commissione ad hoc è stata incaricata da papa Benedetto XVI di fare luce sull'intera vicenda: lo annuncia il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, in un'intervista raccolta dell'"Osservatore Romano", dal direttore Giovanni Maria Vian.

 Il Papa è «sempre al corrente», è «addolorato», ma «sereno» e dà testimonianza di «determinatezza». La slealtà verrà punita, per fare giustizia anche degli «stereotipi» sulla Curia, che non è un luogo di «complotti e carrierismi», ma una realtà al servizio della Chiesa. Obiettivo: ricomporre una
«atmosfera di fiducia», base per poter lavorare.

Vergogna vaticana! Al soldo di satana premio nobel della pace *

Siria: Vaticano, missione umanitaria e’ iniziativa ‘benedetta’
16 Marzo 2012 – 14:27
(ASCA) – Citta’ del Vaticano, 16 mar – ”La missione umanitaria (Invasione dell’ONU ndr) e’ una iniziativa benedetta, che incoraggiamo con forza. C’e’ bisogno di uno sforzo urgente: anche se non abbiamo ancora i particolari sul suo svolgimento, e’ un intervento apprezzabile e tanto atteso. Speriamo che, nel campo dell’assistenza umanitaria, si attivino sforzi e interventi sempre maggiori”: e’ quanto dichiara all’Agenzia vaticana Fides mons. Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, commentando l’annuncio di una imminente missione umanitaria in Siria, iniziativa congiunta fra Onu, governo siriano, Organizzazione per la Cooperazione Islamica.
Sull’esodo di profughi, che continua verso il Libano e la Turchia, il Nunzio afferma: ”L’esodo preoccupa noi tutti in Siria. L’uscita forzata dalla propria patria, in queste condizioni di sofferenza, muove a compassione: soffriamo insieme con loro. (Ma non li sosteniamo affatto!) Sono povere famiglie che lasciano in fretta e furia la propria vita, la casa, gli affetti, verso un futuro ignoto di precarieta’. Nell’insieme, la gente soffre ed e’ stanca per il lungo conflitto (Quasi quasi partiamo con una bella esportazione di democrazia all’uranio impoverito e fosforo!): ieri erano 12 mesi ed stato un momento di riflessione, triste e doloroso, in questa primavera che tarda ad arrivare, mentre le speranze della gente si affievoliscono”, dice Mons. Zenari. ”La situazione e’ davvero complicata, ma la questione piu’ grave e’ che non si vede la fine del tunnel”, precisa il Nunzio.

*http://www.stampalibera.com/?p=42518


Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza

Comunicato n. 27/12 del 12 marzo 2012, San Gregorio Magno
Una testimonianza da incorniciare: cristiani d’Oriente e farisei d’Occidente
Sacerdote giordano risponde ad Alain Juppé: In Iraq, come in Siria, gli eserciti stranieri creano solo guai
di Rif’at Bader
Al ministro francese degli esteri, che si è vantato per l’impegno del suo Paese a favore dei cristiani d’oriente, padre Rif’at Bader ribatte che la fuga dei cristiani dall’Iraq sta a testimoniare il contrario. La follia di esportare la democrazia con le armi anche in Siria. Se l’occidente vuole fare davvero qualcosa per il Medio oriente (non solo per i cristiani) occorre potenziare l’educazione, i media, la sanità, ma soprattutto collaborare a risolvere il problema israelo-palestinese.
Amman (AsiaNews) – Il p. Rif’at Bader, direttore del Centro di studi e comunicazione nella capitale giordana, ha risposto in questi giorni a un articolo del ministro francese degli esteri, Alain Juppé, apparso su diversi giornali mondiali. Nell’articolo, Juppé rivendicava un ruolo di difesa dei cristiani svolto dalla Francia e invitava i cristiani di Siria a combattere con più decisione contro Bashar Assad. Ecco la risposta che padre Bader ci ha inviato (traduzione dal francese a cura di AsiaNews).
Eccellenza, Sig. Ministro,
Ho letto, come altri, il suo articolo «I cristiani d’oriente e le primavere arabe» (nel giornale La Croix del 28/2/2012), tradotto in diversi giornali, anche i nostri giornali locali in Giordania, fra cui El Rai del 1/3/2012.
Le scrivo oggi dalla Giordania, sebbene El Rai dice che voi non parlate dei cristiani di Giordania e che ciò che lei ha scritto è solo una sottolineatura personale. Vorrei farle notare, signor ministro, che per i cristiani d’oriente, l’identità cristiana è ovunque la stessa, anche se vi sono differenze nel livello di sicurezza e di libertà che permette a ogni cittadino di dedicarsi in tutta tranquillità al proprio lavoro per lo sviluppo del Paese. Ma il suo articolo, firmato da lei come ministro degli esteri e come ministro europeo, ha senza dubbio un peso di ufficialità.
In ogni caso desidero ringraziarla per aver parlato nel suo articolo della « presenza » dei cristiani. Purtroppo, il nostro giornale locale ha tradotto in arabo [questo termine] con «esistenza». Ho consultato il giornale in francese e ho notato che lei parla di «presenza» e non di «esistenza». Forse i giornali arabi si sono sbagliati traducendo e sostituendo presenza con esistenza? Oppure non rimane altro che la semplice idea dell’esistenza geografica e demografica, mettendo da parte una presenza efficace e cooperante, che lavora in positivo, come è stato nel passato, nel presente e nel futuro? Eccellenza, la differenza fra esistenza e presenza è grande.
Nel suo articolo lei ha parlato dei nostri fratelli cristiani in Iraq. Essi sono stati massacrati e il loro numero è diminuito. In effetti, per loro, vi è un problema di esistenza, più forte ancora di quello della presenza, e non si troverà soluzione a questo problema se non con un periodo di pace.
Ma lei eccellenza, non ha parlato delle cause che hanno portato al problema dell’esistenza per i cristiani d’oriente. Ciò che succede in Palestina-Terra Santa da decine di anni, si ripercuote in Iraq e i due casi sono simili per cause e risultati : voglio dire l’intromissione militare di Stati stranieri nei Paesi e nei popoli. Ciò ha strappato il mondo arabo in piccoli Paesi e ha senz’altro influenzato i cristiani.
I cristiani, come i musulmani, hanno dovuto abbandonare Gerusalemme, la Città Santa, e altre città e villaggi e la causa essenziale è stata l’occupazione israeliana. Allo stesso modo, i cristiani dell’Iraq sono stati dispersi senza possibilità di ritorno, a causa dell’occupazione militare americana, sostenuta da molti Paesi occidentali.
Per caso, scrivo questo articolo proprio dopo aver salutato una famiglia irakena (la famiglia Rassam), che è rimasta per più di otto anni nella nostra parrocchia in Giordania. Essi hanno bussato a tutte le porte delle ambasciate e alla fine l’ambasciata della Nuova Zelanda ha avuto pietà di loro ed essi dovranno partire entro due giorni.
Le dico la verità, ho il cuore grosso per la loro partenza, pensando che essi non torneranno più. Ma chi ha causato loro queste sfortune e queste sofferenze? Chi è stata la causa della loro partenza, senza poter vedere il loro amato Paese? Non avrebbero potuto i Paesi occidentali mettere tutta la loro influenza per instaurare la pace e il benessere invece di inondarci di parole belle ma vuote? Tutti gli sforzi del Consiglio di sicurezza Onu e tutti i Paesi civilizzati hanno spinto il mondo a guardare le immagini lugubri di un ex presidente giudicato, condannato e impiccato, e che ha lasciato dietro di sè un sacco di mali. E soprattutto lo stato miserabile dei cristiani che bussano alle porte delle vostre ambasciate in una maniera degna di pietà.
Nel suo articolo lei dice di aver ricevuto i feriti di “Sayidat Annajat”, della chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, e avete fatto bene, ma il re Abdallah ben Hussein di Giordania vi ha preceduto, aprendo una porta grande per ricevere i nostri fratelli dell’Iraq in un numero molto superiore a quello che lei cita. E sono le Nazioni unite, le istituzioni cristiane, come la Caritas Giordania, ad aver offerto aiuti sanitari e cibo, e continuano a farlo fino ad ora. Perciò, la questione supera l’accettazione di qualche ferito e di qualche famiglia. É tempo di fermare simili crimini, non solo quelli contro i cristiani e coloro che pregano nei luoghi di culto, ma i crimini contro l’umanità.
Chi ha preparato il terreno per questo « lavoro » nei luoghi di preghiera? Non sono stati i governi occidentali che hanno fato credere al mondo la presenza e il pericolo delle armi chimiche e la necessità di detronizzare il dittatore? Non avrebbero fatto meglio a cercare mezzi educativi e umani, invece di tentare [di applicare] una democrazia illusoria con la forza dei carri armati?
E non è forse l’occupazione straniera la causa essenziale di quanto vediamo oggi? Da generazioni non sentivamo di chiese bruciate o distrutte, mentre la gente prega ; bisognava attendere il 21mo secolo per vedere questi orrori in diretta sulle catene televisive? E la causa, signor Ministro, non è chiara esteriormente; essa è nascosta, dopo l’arrivo di gruppi estremisti e di slogan che gridano il bisogno di eliminare l’altro. Ma nonostante tutto, la vera causa viene dall’esterno.
I cristiani d’oriente sono una parte integrante del loro popolo, sono stati fedeli nel loro lavoro e in una maniera esemplare hanno servito la loro società e le loro Chiese, nella misura in cui i differenti governi hanno dato loro la libertà di farlo. La Primavera araba non è una catastrofe per i cristiani, anche se è vero che alcuni Paesi dovrebbero fare più sforzi per la democratizzazione. Ad ogni modo il problema non sono i cristiani, i cristiani fanno parte del loro popolo e quel che succede agli altri succede anche a loro, nel bene e nel male. La vera Primavera araba è di lasciare che i popoli scelgano da sé i loro capi e non decidere voi per loro.
Ora, dopo aver accolto tanti rifugiati siriani in Giordania, dobbiamo riflettere: siamo sul punto di un nuovo esodo, un esodo dei cristiani che vanno a mettersi davanti alle vostre ambasciate e a bussare le vostre porte? Spero di no. Spero piuttosto che le promesse che lei cita nel suo articolo si realizzeranno.
Se migliaia di cristiani se ne partono dalla Siria, essi saranno accompagnati da altri non cristiani. La catastrofe non è solo per i cristiani, ma umana e nazionale. A ciò aggiunga: dove andranno i cristiani irakeni che si erano rifugiati in Siria da diversi anni? Eccoli di nuovo profughi. Che cosa può fare di più se non promesse, che non nutrono, né arricchiscono nessuno?
In passato la Francia ha contribuito al programma di tutela straniera, e ogni grande nazione ha scelto una Chiesa particolare verso la fine del periodo ottomano. Ma oggi i cristiani d’oriente non hanno più fiducia nella tutela straniera. Ciò che oggi essi ricercano è un lavoro sincero ed efficace, pulito e senza sordidi guadagni, per continuare il piano di pace nel Medio oriente. Il problema maggiore è la questione palestinese e la possibilità per i fedeli di giungere ai Luoghi santi.
Cosa fa l’Europa quando a una persona di Betlemme si impedisce di arrivare al Santo Sepolcro, a meno di 10 km da casa sua? Il Patriarca latino ha costruito diverse case per alloggiare le famiglie a Gerusalemme e nelle vicinanze, e non abbiamo mai sentito di un governo straniero che abbia aiutato in questo progetto. Non è forse vero che i governi stranieri non aiutano che a parole?
I cristiani che hanno assistito al Sinodo della Chiesa cattolica [delle Chiese in Medio oriente - ndr] in Vaticano, hanno trovato l’aiuto e l’incoraggiamento delle Chiese europee, attraverso un contributo reale, giunto da organismi ecclesiali come la Caritas che sostengono le scuole, le università, gli ospedali, le associazioni locali. Oggi è necessario anche sostenere i mezzi di comunicazione e i centri di studio perchè i cristiani d’oriente abbiano una parola da dire e il mondo li ascolti. Lei ha detto che ascolta la voce dei cristiani d’oriente e questi non parlano dei loro governi ; ciò che essi richiedono è che lei continui a lavorare per la pace e ciò contribuirà alla sicurezza, alla giustizia, all’uguaglianza e alla cittadinanza per tutti, non solo per una parte.
Signor ministro, noi la ringraziamo per la sua sollecitudine, ma gli abitanti di questi Paesi – e i cristiani fra loro – attendono qualcosa di più delle sue parole.
Padre Rif’at Bader
Sacerdote del Patriarcato Latino- Giordania
Direttore del Centro cattolico di studi e comunicazioni
Fonte: Asia News


Pastori senza gregge


DonLeonardoMariaPompei
: Le Iene: preti che ignorano i 10 comandamenti
 Media qualità 
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  Modem

Agghiacciante trasmissione di "Le iene" che testimonia come alcuni ministri di Dio soffrano di ignoranza "crassa". Da vedere solo per comprendere la drammatica situazione che la Chiesa sta vivendo e per pregare per la santificazione dei ministri, da cui dipende la santificazione nostra...

Falsi profeti

di Antonio Livi
17-03-2012

Enzo Bianchi si presenta come il priore della Comunità di Bose, che i cattolici ritengono essere un nuovo ordine monastico, mentre canonicamente non lo è, perché non rispetta le leggi della Chiesa sulla vita comune religiosa. I cattolici lo ritengono un maestro di spiritualità, un novello san Francesco d’Assisi capace di riproporre ai cristiani di oggi il Vangelo sine glossa, ma nei suoi discorsi la Scrittura non è la Parola di Dio custodita e interpretata dalla Chiesa ma solo un espediente retorico per la sua propaganda a favore di un umanesimo che nominalmente è cristiano ma sostanzialmente è ateo...

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Semina verbi


La cristianizzazione della IV ecloga giunge a Dante passando per Costantino


di Francesco Lamendola - 14/03/2012

 



«È giunta ormai l’ultima età dell’oracolo cumano
E ricomincia il gran ciclo dei secoli.
Torna la Vergine, tornano i regni di Saturno;
e una nuova progenie scende dall’alto del cielo.
E il bambino che nascerà, con cui avrà fine per la prima volta
La stirpe del ferro e quella d’oro sorgerà nel mondo intero,
tu, casta Lucinia, proteggilo: già regna il tuo Apollo.
Sotto il tuo consolato, Pollione,
proprio il tuo,
avrà inizio quest’epoca gloriosa. Con la tua guida
i grandi mesi prenderanno a scorrere.
Se dei nostri delitti resta traccia,
svanirà, sciogliendo il mondo dal terrore senza fine.
Egli riceverà la vita dagli dèi, e agli dèi vedrà
Uniti gli eroi, e anche lui sarà con loro
E reggerà il mondo pacificato con la virtù paterna.
Ma per te, fanciullo, i primi piccoli dono darà la terra
Senz’essere coltivata: l’edera serpeggiante  e l’elicriso
E colocasia tra ridente acanto.
Da sole le caprette torneranno a casa gonfie
Di latte, né la mandria avrà paura del leone;
da sola la tua culla effonderà soavi fiori.
Morirà il serpente, e l’erba insidiosa del veleno
Morirà…»
(Virgilio, «Bucoliche», IV, 1-26; traduzione di M. Cavalli.)

venerdì 16 marzo 2012

Quale fede?

Mueller, il teologo “liberal” nuovo custode della fede


Gerhard Ludwig Mueller
GERHARD LUDWIG MUELLER

L’arcivescovo di Ratisbona è in pole position nella successione di Levada a Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. La scelta di Benedetto XVI dopo Pasqua

MARCO TOSATTICITTÀ DEL VATICANO
Dopo Pasqua, e dopo il viaggio a Cuba, Benedetto XVI affronterà uno dei problemi che gli stanno più a cuore: e cioè la successione di William Levada a Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E’uno degli incarichi più importanti nell’organigramma della Curia e della Chiesa e ben lo sa Benedetto XVI che ha retto il timone della Congregazione per un quarto di secolo. A sentire alcune campane in Vaticano, sembra quasi fatta, la scelta: successore di Levada dovrebbe essere Gerhard Ludwig Mueller, arcivescovo di Ratisbona. Se così fosse assisteremmo a una vera e propria rivincita al vertice della Chiesa di quella forma di teologia che ha costituito per decenni per la Chiesa un quesito e forse un problema, più che una risorsa: la Teologia della Liberazione. Dopo anni di battaglie, mezze vittorie e sconfitte la TdL, che già ha al vertice delle Congregazioni curiali un sostenitore aperto e appassionato in Joao Braz de Aviz, Prefetto dell’importante Congregazione per i religiosi, arriverebbe proprio a capo della Congregazione che con Ratzinger ha “processato” Boff, ed emanato documenti di severa critica di alcune forme di TdL.