Non è neanche una chiesa parallela. Perché la neochiesa è una contro-chiesa?La sua finalità è antitetica a quella della vera Chiesa. Todos caballeros tutti santi tutti in paradiso le parole"chiave" del vocabolario bergogliano
di Francesco Lamendola
Il
vocabolo neochiesa è un neologismo con il quale si designa, da parte di
quei cattolici che vengono di solito identificato come
“tradizionalisti”, mentre sono cattolici e basta, l’odierna deriva della
Chiesa cattolica, o di settori importanti di essa, verso qualcosa che
non è più cattolico: alterando, rimuovendo, sostituendo, pezzo a pezzo,
il vecchio edificio per erigerne uno nuovo e diverso, ma senza che la
maggior parte dei fedeli se ne renda conto, così da realizzare una
apostasia generalizzata, però silenziosa e quasi indolore, finché, un
bel giorno – anzi, un brutto, un bruttissimo giorno – i cattolici si
alzeranno il mattino e vedranno che la Chiesa non c’è più: niente più
santa Messa, niente Presenza Reale, niente santa Eucarestia, niente
Incarnazione, niente Resurrezione, niente Redenzione, niente divinità di
Cristo, niente Santissima Trinità, niente comunione dei Santi, niente
peccato né grazia, niente Giudizio finale, niente inferno e paradiso,
niente immortalità dell’anima, insomma niente di niente. Solo l’Uomo.
L’Uomo al centro di tutto, l’Uomo signore dell’universo, l’Uomo padrone
della vita e della morte.
Uno dei segni distintivi della neochiesa
è il fatto che i suoi membri provano una sorta d’imbarazzo,
d’insofferenza, diciamo pure di ripugnanza, all’idea di essere
considerati dei cattolici. La Chiesa cattolica, di cui nominalmente
fanno parte, a loro va stretta; le rimproverano di essere chiusa,
egoista, venale, e, soprattutto, poco sensibile ai problemi concreti
dell’Uomo e troppo interessata a questioni teoriche e, in fondo, poco
interessanti, come la trascendenza di Dio, il bene e il male, l’Aldilà,
il mistero della salvezza, e altre astruserie metafisiche. Soprattutto,
le rimproverano di essere auto-centrata e autoreferenziale, e pochissimo
misericordiosa, pochissimo solidale; di non essere prontamente e
incondizionatamente favorevole all’auto-invasione islamista dell’Europa,
alla concessione della cittadinanza a qualsiasi straniero ne faccia
richiesta, o semplicemente che nasca in territorio europeo; di non
capire e di non amare gli omosessuali, anzi i gay, come li chiama, e di
escluderli ingiustamente dal Sacramento del matrimonio, perché, in
effetti, anche il loro è amore, anzi Amore con la maiuscola, e quindi
perché no alle nozze sull’altare di due uomini o due donne, e perché no
all’adozione di figli, o al procurarsi comunque dei bambini, con le
svariate tecniche offerte dalla medicina odierna, nonché dalle
disponibilità finanziarie, che rendono possibile la pratica dell’utero
in affitto. E se, per caso, salta fuori che un capo scout di
una parrocchia si sposa in municipio con un altro uomo, e non vuol
saperne di mollare l’incarico, nonostante il parroco glielo domandi
chiaro e tondo, il neoclero si mobilita in sua difesa (come ha fatto il
vice-parroco, corso in municipio a festeggiare l’unione dei due), e così
i neofedeli; e la neostampa, L’Avvenire in testa, e i
neovescovi, come quello di Gorizia, direttamente interessato, si
affrettano a far sentire la loro voce, belando e borbottando concetti
confusi e arzigogolati, nei quali si riconoscono tuttavia le infallibili
e ricorrenti parole-chiave create dal vocabolario bergogliano: “discernimento”, “accoglienza”, “accompagnamento”, “misericordia”, “inclusione”,
e via di questo passo. E se due donne si sposano in municipio, e dicono
al parroco quanto vorrebbero potersi sposare pure in chiesa, costui che
fa?, le invita a salire sull’altare, in piena santa Messa, le presenta
festosamente ai fedeli, le porta ad esempio di vero e santo amore e si
duole di non poterle unire nel sacro vincolo davanti a Gesù Cristo: il
tutto nel silenzio assordante del suo vescovo – quello di Palermo – per
il quale, evidentemente, tutto ciò è normale. E forse lo è anche per una
parte di quei fedeli, ma, crediamo, non per tutti; come è normale, per
una parte dei fedeli del duomo di Terni, ammirare, ogni volta che vanno
in chiesa a pregare, vedersi davanti l’enorme affresco blasfemo di un
pittore, gay miltante, che esalta la resurrezione di Gesù e delle altre
anime in chiave, appunto, gay, profanando sia la figura di Cristo, sia
il concetto cattolico della resurrezione (quella di Cristo e quella
finale dell’umanità), e dando a intendere che i peccatori andranno tutti
in paradiso, senz’altra formalità e senza bisogno di ridicole minuzie e
di stupidaggini come quella di pentirsi e convertirsi. Del resto, il papa Francesco
lo ha pur detto, nella udienza generale del 23 agosto 2017: che, alla
fine dei tempi, Dio chiamerà tutti gli uomini accanto a sé, sotto la sua
tenda, per abitare con Lui per sempre. E se i chiamerà tutti,
allora è chiaro che non ci sarà alcun Giudizio finale, alcuna
distinzione fra buoni e malvagi, fra peccatori e santi, nonché fra
cristiani e anticristiani. Todos caballeros, tutti santi, tutti in paradiso!
Ecco: questo è un tipico esempio di cosa s’intende per “neochiesa”. Non
tutte queste cose, peraltro, i membri della neochiesa le dicono
apertamente: molte si limitano a suggerirle, oppure le dicono e poi le
smentiscono, secondo la ben nota tattica del tirare il sasso e poi
nascondere la mano; altre ancora le lasciano capire, ma non le affermano
né le smentiscono, perché costoro sono dei veri artisti dell’ambiguità, su quel terreno nessuno li batte e il papa Francesco è il loro modello supremo e inarrivabile.
Contro-chiesa: una contraffazione demoniaca della vera Chiesa di Gesù Cristo.
Dove la parola di Dio viene sistematicamente stravolta.
In
effetti, i membri della neochiesa si riconoscono quasi più da ciò che
non vogliono, che da quel che vogliono; e, in particolare, dalle loro
idiosincrasie. Volete vederli diventare verdi dalla bile, schiumanti di
rabbia, scintillanti di odio, nei loro sguardi di solito così benevoli e
misericordiosi verso gli eretici, gl’infedeli, gli ebrei, gli
scismatici, gli apostati e tutti i nemici, palesi e occulti, del Vangelo
di Gesù Cristo? Basta che nominiate loro la sacra Tradizione,
o che affermiate che il luteranesimo è un’eresia, o che lodiate la
battaglia antimodernista di san Pio X, o che avanziate la più piccola
riserva sulla meravigliosa stagione inaugurata dal Concilio Vaticano II;
basta che vi asteniate dal tessere le lodi di Karl Rahner, o di
Teilhard de Chardin, o di don Lorenzo Milani, o di Carlo Maria Martini, o
di David Maria Turoldo, i quali tutti, per ragioni diverse, hanno
contribuito alla fondazione della neochiesa; e basta che avanziate la
sia pur minima riserva sulle ”teologia” di Enzo Bianchi, o sulla
competenza e onestà morale e intellettuale di Nunzio Galantino o di
Vincenzo Paglia; o che sussurriate come lo sperticato elogio di Marco
Pannella, da parte di quest’ultimo, sia stato, forse, un tantino
inopportuno. Allora li vedrete, questi inossidabili buonisti, talmente buonisti da negare recisamente che il terrorismo islamico esista, o che l’aborto sia una forma di omicidio, o che sospendere l’alimentazione (l’alimentazione!)
di Luana Englaro sia stato un caso patente di eutanasia, li vedrete,
dico, arrotare i denti e digrignare le mascelle; li vedrete sprizzare
sacra indignazione, il loro sguardo mansueto caricarsi di livore, il
loro eloquio, di solito mellifluo come una caramella, farsi duro,
spezzato, fremente; li vedrete rivelarsi per quello che sono: degli ossessi anticattolici
i quali pretendono, però, di conservare l’etichetta di cattolici per
poter infliggere danni più gravi alla Chiesa e al Vangelo di Gesù
Cristo, per poter ingannare meglio le anime candide e le menti
sprovvedute, per poter proseguire indisturbati la loro subdola e nefasta
opera di distruzione sistematica di tutte le verità della fede
cattolica.
Ci piacerebbe, pertanto, che un concetto fosse posto bene in chiaro, fuori da ogni possibile ambiguità: la neochiesa non è una specie di chiesa parallela,
ma tutto sommato buona, perché proiettata in avanti, dunque
progressista, ma sostanzialmente fedele al Vangelo; forse un po’
impaziente di vederlo realizzato, forse un po’ impulsiva, un po’
irruente in alcuni suoi membri e in alcune sue manifestazioni, nondimeno
ardente di zelo cristiano e quindi benedetta da Dio, la cui Provvidenza
ce l’ha mandata: no, essa è, puramente e semplicemente, una contro-chiesa.
Una neochiesa i cui esponenti affermano che Martin Lutero è stato
inviato dallo Spirito Santo, è una anti-chiesa; e una neochiesa che
afferma che Dio non distrusse, ma risparmiò, Sodoma e Gomorra, non è
altro che una contro-chiesa. E una neochiesa che invita alla santa Messa
gli islamici, per di più all’indomani del barbaro assassinio di un
sacerdote cattolico, sull’altare, mentre celebrava il Sacrificio
eucaristico, da parte di due criminali islamici, è una
antichiesa, come lo è una neochiesa dove si invita nella casa di Dio una
processione di fedeli induisti, con il dio Ganesha in testa; o
dove si vede un alto personaggio del più importante ordine religioso
cattolico unirsi ai sacerdoti buddisti nella loro preghiera, seduto alla
loro maniera, gli occhi rivolti al cielo per pregare non si sa chi o
che cosa (visto che i buddisti non credono nemmeno a un dio personale
come noi lo intendiamo, non diciamo neppure al vero Dio). Una
contro-chiesa è una macchina diabolica per trascinare le anime
nell’errore, e quindi nel peccato e nella eterna dannazione. Ora, se non
si deve chiamare “diabolica” una cosa del genere, non sapremmo a chi o a
cosa si attaglia una simile espressione. Ah, già: ma la neochiesa non
crede all’esistenza del diavolo; dunque, fate voi...
Un nuovo "vitello d'oro" della contro-chiesa: in una chiesa cattolica fedeli induisti, con il dio Ganesha
Ma quel che più contraddistingue la neochiesa, e permette di riconoscerla, è la sua finalità, antitetica a quella della vera Chiesa. La ragion d’essere della Chiesa cattolica è la salvezza delle anime: Andate
in tutto il mondo e predicate ad ogni creatura. Chi crederà e sarà
battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato (Marco,
16, 15-16), dice Gesù ai suoi Apostoli, prima della sua Ascensione al
cielo. Per questo Gesù ha voluto e fondato la sua Chiesa: per annunciare
il Vangelo e battezzare i credenti con il suo battesimo. E cosa dice la
neochiesa, per bocca del papa Francesco, nella famosa intervista al
gran papa della massoneria, Eugenio Scalfari? Che l’apostolato è una solenne sciocchezza. Ecco
la differenza: la vera Chiesa vuol salvare le anime; la neochiesa è
indifferente alla loro salvezza, anzi, predicando dottrine false e
moralmente contrarie al Vangelo, le spinge verso la rovina e la
dannazione eterna. Non è una differenza da poco: sono l’una il
contrario dell’altra. Chi sta nella neochiesa non sta nella Chiesa
cattolica, ma contro di essa; e non è un servitore della Verità, ma
della menzogna. Di fatto, la neochiesa è il modernismo divenuto, da
eresia, condannata e scomunicata come tale, struttura permanente della
Chiesa stessa: ma sempre una eresia rimane; e le eresie non vengono da Dio, ma dal diavolo,
che sempre fa leva sull’orgoglio umano. Una “chiesa” che non si
preoccupa della salvezza delle anime, ma che anzi le trascina
nell’errore, e che è ad esse di scandalo, una simile “chiesa” altro non è
che una contraffazione demoniaca della vera Chiesa di Gesù Cristo.
Perché la neochiesa è una contro-chiesa
diFrancesco Lamendola
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