Chiesa e massoneria, storia di un mistero
Dal sodalizio tra la P2 e monsignor Marcinkus all'apertura del Goi a papa Francesco. Gli incroci, passati e presenti, tra le logge segrete e il Vaticano.
Tanti sospetti, poche certezze. Sulla lobby gay, come sulla massoneria. Dei legami tra le logge e la Santa sede si parla da tempo. L'ultimo episodio è legato alla guerra che, prima delle dimissioni di Benedetto XVI, ha spaccato la Curia romana.
Uno dei corvi ha raccontato agli investigatori della gendarmeria vaticana di essersi messo nelle mani di una «loggia massonica formata anche da cardinali», per far fuori il segretario di Stato Tarcisio Bertone e porre fine «all'anarchia» nella Santa sede, salvando così il papa.
Si è detto che Bertone coltivava relazioni mondane con «ambienti massonici» esterni. E che la perizia psichiatrica per cacciare Ettore Gotti Tedeschi, uomo dell'Opus dei, dalla presidenza dello Ior era stata vergata dal massone Pietro La Salvia, esponente della Loggia del Monte Sion.
IL SODALIZIO MARCINKUS-P2. Formalmente la Chiesa cattolica si considera inconciliabile con la massoneria. Ma le commistioni d'interessi e le frequentazioni occulte con le logge segrete esistono almeno dagli anni del sodalizio finanziario tra monsignor Paul Casimir Markincus, patron dello Ior, e i piduisti Roberto Calvi e Michele Sindona.
Altra cosa è appurare se realmente esistano porporati che di sera svestono l'abito talare per indossare il grembiulino di un'ineffabile loggia vaticana. Di liste e pizzini - smentiti sia dalla Chiesa sia dalla massoneria - ne sono circolati a bizzeffe. Ma prove certe non ce ne sono. Anzi.
IL RIFIUTO DELLA SANTA SEDE. Al di là del dialogo aperto durante il Concilio vaticano II e di qualche prete eretico, folgorato dal culto della squadra e del compasso, la replica delle Santa sede alla mano tesa dal Grande oriente d'Italia (Goi) è sempre stata un no irremovibile.
«Nella dottrina bisogna essere durissimi. La Chiesa crea una società di cristiani, la massoneria di disperati», ha raccontato a Lettera43.it una fonte cattolica esperta in materia, ben addentro ai sacri palazzi romani, che chiede di restare anonima. Ma se la teoria è chiara, la pratica è un'altra cosa. «Ne conosco tanti di liberi muratori», ha continuato, «esistono buoni massoni e cattivi cristiani...».
Papi massoni e chiese piramidali: infiltrati o infiltranti?
Libera Chiesa in libero Stato è la regola che, da separati in casa, vige tra gli esponenti più tolleranti delle due comunità.
L'ala tradizionalista del clero, tuttavia, non transige. E a ogni aleggiare sospetto del «fumo di Satana» sopra le mura leonine, non perde occasione per denunciarne le infiltrazioni.
A volte l'associazione di prelati e addirittura papi - in genere vicini all'ala progressista della riforma liturgica - a simbologie massoniche è talmente forzata da apparire un'ossessione anti-modernista di chi teme una nuova breccia di Porta Pia.
Vale, per esempio, per papa Paolo VI: a detta del padre comboniano Luigi Villa, il pontefice era un «omosessuale», lupo tra i «lupi adoratori di Lucifero» che, dopo aver arruolato Sindona come consulente per lo Ior, avrebbe reso il Concilio vaticano II ostaggio dei complotti massonici e della P2.
PAOLO VI E IL PENTALFA. Fatte le dovute tare, non tutte le segnalazioni dei rigoristi sono da scartare.
Durante la crociata contro Giovanni Battista Montini don Villa scoprì che, sulla porta di bronzo della Basilica di San Pietro raffigurante lo stesso pontefice, Paolo VI era rappresentato con una stella a cinque punte sulla mano: nientemeno che un pentalfa massonico, prontamente rimosso.
Con la massoneria, secondo le malelingue, avrebbe flirtato anche il pontefice precedente, Giovanni XXIII, il papa buono che, da nunzio apostolico a Parigi, prima di inaugurare l'era delle riforme avrebbe coltivato assidue frequentazioni con l'ordine segreto dei Rosacrociani.
Si mormora di un legame con le logge persino per Benedetto XIV, autore nel 1751 di una delle prime bolle di scomunica contro i liberi muratori (600 atti in oltre 200 anni di storia). Di lui si dice che fosse un affiliato. Addirittura con l'altissimo grado di cavaliere.
LA CHIESA COL COMPASSO. Che da secoli gli ambienti clericali fossero talvolta contigui alle altolocate consorterie massoniche lo dimostrano anche reperti architettonici. Come la chiesa neoclassica (mai sconsacrata) di Maria Maddalena di Venezia, edificata dal confratello Tommaso Temanza per ordine della famiglia Baffo, membro di una potente loggia frequentata anche da Giacomo Casanova.
Sull'architrave della porta d'ingresso dell'edificio, sotto una piccola croce, spicca tutt'ora un grande occhio massonico, iscritto in un cerchio dentro a un'enorme piramide.
«Gli intrecci tra Chiesa e massoneria sono sempre esistiti e a livello locale ci sarà stato pure qualche vescovo massone», ha spiegato a Lettera43.it lo storico Aldo Giannuli, esperto d'eversione ed ex consulente della Commissione parlamentare sulle stragi. «Ma personalmente non credo alla storia della Loggia vaticana conciliare. In Curia l'attenzione è altissima, i servizi segreti della Chiesa sono fin troppo potenti per farsi infiltrare. Casomai è vero il contrario. Doppi e tripli giochi sono possibili, ma è sempre difficile capire chi infiltra chi».
L'ala tradizionalista del clero, tuttavia, non transige. E a ogni aleggiare sospetto del «fumo di Satana» sopra le mura leonine, non perde occasione per denunciarne le infiltrazioni.
A volte l'associazione di prelati e addirittura papi - in genere vicini all'ala progressista della riforma liturgica - a simbologie massoniche è talmente forzata da apparire un'ossessione anti-modernista di chi teme una nuova breccia di Porta Pia.
Vale, per esempio, per papa Paolo VI: a detta del padre comboniano Luigi Villa, il pontefice era un «omosessuale», lupo tra i «lupi adoratori di Lucifero» che, dopo aver arruolato Sindona come consulente per lo Ior, avrebbe reso il Concilio vaticano II ostaggio dei complotti massonici e della P2.
PAOLO VI E IL PENTALFA. Fatte le dovute tare, non tutte le segnalazioni dei rigoristi sono da scartare.
Durante la crociata contro Giovanni Battista Montini don Villa scoprì che, sulla porta di bronzo della Basilica di San Pietro raffigurante lo stesso pontefice, Paolo VI era rappresentato con una stella a cinque punte sulla mano: nientemeno che un pentalfa massonico, prontamente rimosso.
Con la massoneria, secondo le malelingue, avrebbe flirtato anche il pontefice precedente, Giovanni XXIII, il papa buono che, da nunzio apostolico a Parigi, prima di inaugurare l'era delle riforme avrebbe coltivato assidue frequentazioni con l'ordine segreto dei Rosacrociani.
Si mormora di un legame con le logge persino per Benedetto XIV, autore nel 1751 di una delle prime bolle di scomunica contro i liberi muratori (600 atti in oltre 200 anni di storia). Di lui si dice che fosse un affiliato. Addirittura con l'altissimo grado di cavaliere.
LA CHIESA COL COMPASSO. Che da secoli gli ambienti clericali fossero talvolta contigui alle altolocate consorterie massoniche lo dimostrano anche reperti architettonici. Come la chiesa neoclassica (mai sconsacrata) di Maria Maddalena di Venezia, edificata dal confratello Tommaso Temanza per ordine della famiglia Baffo, membro di una potente loggia frequentata anche da Giacomo Casanova.
Sull'architrave della porta d'ingresso dell'edificio, sotto una piccola croce, spicca tutt'ora un grande occhio massonico, iscritto in un cerchio dentro a un'enorme piramide.
«Gli intrecci tra Chiesa e massoneria sono sempre esistiti e a livello locale ci sarà stato pure qualche vescovo massone», ha spiegato a Lettera43.it lo storico Aldo Giannuli, esperto d'eversione ed ex consulente della Commissione parlamentare sulle stragi. «Ma personalmente non credo alla storia della Loggia vaticana conciliare. In Curia l'attenzione è altissima, i servizi segreti della Chiesa sono fin troppo potenti per farsi infiltrare. Casomai è vero il contrario. Doppi e tripli giochi sono possibili, ma è sempre difficile capire chi infiltra chi».
Dal dialogo degli Anni 70 al gelo di Woytjla e Ratzinger
In passato, intimi del Venerabile Licio Gelli hanno fatto i nomi e i numeri delle tessere della sempiterna Loggia Ecclesia.
Per uno degli affiliati alla P2, la massoneria vaticana era nientemeno che un distaccamento della Gran Loggia inglese del duca di Kent: la madre di tutte le massonerie, che Gelli in persona osò definire «potentissima e composta solo da cardinali e alti prelati».
Nel 1978, su Op (Osservatorio Politico), il giornalista della P2 Mino Pecorelli pubblicò la famosa lista dei 121 ecclesiastici massoni, tra i quali spiccavano monsignor Marcinkus ed eminenti papabili quali l'arcivescovo di Roma Ugo Poletti, il segretario di Stato vaticano Jean Villot e il cardinale Agostino Casaroli che, dal 1979, sarebbe diventato il segretario di Stato di Karol Wojtyla.
La bomba dell'elenco - da anni in circolazione in Vaticano e all'estero - deflagrò alla vigilia della morte di Giovanni Paolo I (il papa anti-massoni dei 33 giorni), e del conclave che avrebbe poi eletto al soglio pontificio il polacco Woytjla.
IL DIALOGO DEL CONCILIO. I tempi erano turbolenti. Per anni, sull'attendibilità della lista si indagò fuori e dentro la Santa Sede, per ordine di diversi cardinali. Ma nessun prelato fu mai scomunicato. E nel 1981, dalle liste della P2 non saltò fuori alcun religioso.
Fu «un periodo di grande fragilità», ammettono oggi dai palazzi sacri. Perché, come nei peggiori incubi dei tradizionalisti, sull'onda del Concilio vaticano II negli Anni 70 fu davvero aperto un tavolo ufficiale di dialogo tra massoni e prelati progressisti.
Il dialogante più entusiasta, padre Rosario Esposito («massone fino al profondo dello spirito», si definì) in vecchiaia arrivò persino ad affiliarsi alla Gran Loggia d'Italia, prima di morire nel 2009.
Durante le trattative con il governo di Bettino Craxi per la revisione del concordato tra Stato e Chiesa, nel 1983, per chiudere la pagina nera della P2 sparì dal nuovo Codice di diritto canonico la parola «scomunica» contro i massoni. Più genericamente, l'indicazione di eventuali punizioni venne segnalata contro «chi dà il nome a un'associazione che complotta contro la Chiesa».
SCOMUNICA BLOCCATA. Per mettere a tacere le voci insistenti di una grande svolta, però, l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger - unico cardinale, si insinuò, a votare no alla revoca della scomunica - fece subito controfirmare una sua nota a Woytjla, ribadendo: «Chi si iscrive alla massoneria fa peccato mortale e non può accedere alla comunione. Il giudizio della Chiesa resta pertanto immutato».
Uscita dalla porta, la scomunica era rientrata dalla finestra, in un lungo inverno che sarebbe durato (almeno) fino al 2013.
«A Prato invitiamo i religiosi ai nostri dibattiti, ma loro ci ignorano regolarmente», ha stretto le spalle Giancarlo Calamai, presidente della Camera rituale dei maestri discreti, associata al Goi, parlando con Lettera43.it. «Rivalità e anticlericalismo sono ormai divisioni superate. Il vero scontro con il Vaticano resta dottrinale. Volendo essere davvero coerenti, dovrei essere io a passare alla Chiesa anglicana», ha raccontato dal suo studio in municipio a Prato, dove lavora.
Per uno degli affiliati alla P2, la massoneria vaticana era nientemeno che un distaccamento della Gran Loggia inglese del duca di Kent: la madre di tutte le massonerie, che Gelli in persona osò definire «potentissima e composta solo da cardinali e alti prelati».
Nel 1978, su Op (Osservatorio Politico), il giornalista della P2 Mino Pecorelli pubblicò la famosa lista dei 121 ecclesiastici massoni, tra i quali spiccavano monsignor Marcinkus ed eminenti papabili quali l'arcivescovo di Roma Ugo Poletti, il segretario di Stato vaticano Jean Villot e il cardinale Agostino Casaroli che, dal 1979, sarebbe diventato il segretario di Stato di Karol Wojtyla.
La bomba dell'elenco - da anni in circolazione in Vaticano e all'estero - deflagrò alla vigilia della morte di Giovanni Paolo I (il papa anti-massoni dei 33 giorni), e del conclave che avrebbe poi eletto al soglio pontificio il polacco Woytjla.
IL DIALOGO DEL CONCILIO. I tempi erano turbolenti. Per anni, sull'attendibilità della lista si indagò fuori e dentro la Santa Sede, per ordine di diversi cardinali. Ma nessun prelato fu mai scomunicato. E nel 1981, dalle liste della P2 non saltò fuori alcun religioso.
Fu «un periodo di grande fragilità», ammettono oggi dai palazzi sacri. Perché, come nei peggiori incubi dei tradizionalisti, sull'onda del Concilio vaticano II negli Anni 70 fu davvero aperto un tavolo ufficiale di dialogo tra massoni e prelati progressisti.
Il dialogante più entusiasta, padre Rosario Esposito («massone fino al profondo dello spirito», si definì) in vecchiaia arrivò persino ad affiliarsi alla Gran Loggia d'Italia, prima di morire nel 2009.
Durante le trattative con il governo di Bettino Craxi per la revisione del concordato tra Stato e Chiesa, nel 1983, per chiudere la pagina nera della P2 sparì dal nuovo Codice di diritto canonico la parola «scomunica» contro i massoni. Più genericamente, l'indicazione di eventuali punizioni venne segnalata contro «chi dà il nome a un'associazione che complotta contro la Chiesa».
SCOMUNICA BLOCCATA. Per mettere a tacere le voci insistenti di una grande svolta, però, l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger - unico cardinale, si insinuò, a votare no alla revoca della scomunica - fece subito controfirmare una sua nota a Woytjla, ribadendo: «Chi si iscrive alla massoneria fa peccato mortale e non può accedere alla comunione. Il giudizio della Chiesa resta pertanto immutato».
Uscita dalla porta, la scomunica era rientrata dalla finestra, in un lungo inverno che sarebbe durato (almeno) fino al 2013.
«A Prato invitiamo i religiosi ai nostri dibattiti, ma loro ci ignorano regolarmente», ha stretto le spalle Giancarlo Calamai, presidente della Camera rituale dei maestri discreti, associata al Goi, parlando con Lettera43.it. «Rivalità e anticlericalismo sono ormai divisioni superate. Il vero scontro con il Vaticano resta dottrinale. Volendo essere davvero coerenti, dovrei essere io a passare alla Chiesa anglicana», ha raccontato dal suo studio in municipio a Prato, dove lavora.
Tra razionalismo e ritualità: il culto terreno dei frammassoni
Calamai, massone dichiarato e comunista ai tempi del Pci, per l'ortodossia cattolica incarna l'Anticristo.
Eppure è un cattolico fervente, come molti affiliati nella Toscana rossa delle logge. E di buon grado, «per non creare problemi a nessuno», la domenica accetta di «non fare la comunione».
In Comune fa il cerimoniere e i suoi rapporti di lavoro con la Curia sono ottimi. Con il prete che, casualmente, arriva a trovarlo in municipio durante suo incontro con Lettera43.it, il massone scambia pacche sulle spalle e abbracci. Ma, ai piani alti, il dialogo resta tra sordi.
Per la Chiesa di Roma, la massoneria ha troppe bislacche contraddizioni: rifiuta gli atei, ma poi non crede nello Spirito santo e nella resurrezione. Accetta credenti di tutte le fedi, ma dice di non avere dogmi e nega di essere una religione. Però si ritrova nei templi e pratica rituali esoterici, professando valori cristiani e predicando la fratellanza terrena.
LA SETTA DEGLI ANTI-CRISTO. «Crediamo nell'essere supremo, il grande architetto dell'universo. I nostri rituali sono semplici regole di comportamento. Anche la Chiesa, tra l'altro, ha fatto suoi ed elaborato antichi riti pagani», ha puntualizzato Calamai. «I nostri risalgono ben prima che al 1700. Al Medioevo, persino all'antico Egitto».
Tra gli storici, c'è addirittura chi riconduce le radici della massoneria alla setta razionalista dei sadducei, i sacerdoti illuminati del Tempio ebraico di Salomone (833 a.C.) che non credevano all'anima e agli angeli. E che, nell'anno zero di Gerusalemme, fecero arrestare e crocifiggere Gesù Cristo.
Insomma, resta da chiedersi: può un massone varcare la porta santa di una Chiesa? Il gran maestro del Goi Gustavo Raffi non smette mai di bussare.
In fondo, i gesuiti di Jorge Mario Bergoglio sono l'ordine illuminato per eccellenza, tra i più disponibili all'incontro. «Con Francesco nulla sarà più come prima. Chiara la scelta di fraternità per una Chiesa del dialogo», ha salutato il Grande Oriente d'Italia l'elezione del nuovo papa.
Eppure è un cattolico fervente, come molti affiliati nella Toscana rossa delle logge. E di buon grado, «per non creare problemi a nessuno», la domenica accetta di «non fare la comunione».
In Comune fa il cerimoniere e i suoi rapporti di lavoro con la Curia sono ottimi. Con il prete che, casualmente, arriva a trovarlo in municipio durante suo incontro con Lettera43.it, il massone scambia pacche sulle spalle e abbracci. Ma, ai piani alti, il dialogo resta tra sordi.
Per la Chiesa di Roma, la massoneria ha troppe bislacche contraddizioni: rifiuta gli atei, ma poi non crede nello Spirito santo e nella resurrezione. Accetta credenti di tutte le fedi, ma dice di non avere dogmi e nega di essere una religione. Però si ritrova nei templi e pratica rituali esoterici, professando valori cristiani e predicando la fratellanza terrena.
LA SETTA DEGLI ANTI-CRISTO. «Crediamo nell'essere supremo, il grande architetto dell'universo. I nostri rituali sono semplici regole di comportamento. Anche la Chiesa, tra l'altro, ha fatto suoi ed elaborato antichi riti pagani», ha puntualizzato Calamai. «I nostri risalgono ben prima che al 1700. Al Medioevo, persino all'antico Egitto».
Tra gli storici, c'è addirittura chi riconduce le radici della massoneria alla setta razionalista dei sadducei, i sacerdoti illuminati del Tempio ebraico di Salomone (833 a.C.) che non credevano all'anima e agli angeli. E che, nell'anno zero di Gerusalemme, fecero arrestare e crocifiggere Gesù Cristo.
Insomma, resta da chiedersi: può un massone varcare la porta santa di una Chiesa? Il gran maestro del Goi Gustavo Raffi non smette mai di bussare.
In fondo, i gesuiti di Jorge Mario Bergoglio sono l'ordine illuminato per eccellenza, tra i più disponibili all'incontro. «Con Francesco nulla sarà più come prima. Chiara la scelta di fraternità per una Chiesa del dialogo», ha salutato il Grande Oriente d'Italia l'elezione del nuovo papa.
Il Goi apre a Bergoglio. Sodano contro la Loggia Ecclesia
In Argentina, il cardinal Bergoglio era aperto verso le altre Chiese. Da papa potrebbe riavvicinarsi agli anglicani e anche alla massoneria.
«Chiesa e massoni, è un po' come mischiare immanente a trascendente, sacralità e logiche di potere», ha commentato aLettera43.it lo storico medievale e moderno Franco Cardini, esperto di Chiesa e di terre sante. «E poi, oltra alla dottrina, c'è in comune il nodo della segretezza».
Anche l'Opus dei, prelatura della Chiesa, per i profani è una paramassoneria con regole chiuse e cooptazioni.
Ma dentro le mura leonine, i tradizionalisti scalpitano nel timore che, dopo l'addio di Ratzinger, la Loggia vaticana dei prelati col grembiule e compasso si materializzi e si stringa in un abbraccio mortale con la massoneria. Secondo indiscrezioni riferite da i bene introdotti, il nuovo capo della loggia sarebbe il bresciano Giovanni Battista Re, cardinale decano dei vescovi e vice di Angelo Sodano ai tempi del suo incarico alla segreteria di Stato.
SODANO CONTRO I MASSONI. Della massoneria che attacca il cuore della Chiesa si è discusso animatamente anche nelle segrete stanze del pre-conclave.
«L'affaire massoni sta diventando troppo grande», sarebbe risuonato durante una congregazione presieduta dal cardinal Sodano. Vicino all'Opus dei, per l'ala bertoniana Sodano è nientemeno che l'istigatore dei corvi che rubarono gli 82 scatoloni di documenti dall'appartamento di Benedetto XVI e dalla segreteria di Stato.
Nuovi complotti, vecchie accuse: anche dopo la pubblicazione del libro scandalo Via col vento in Vaticano, si disse, rimase in piedi solo Sodano. Mai in odore di massoneria, comunque. E - suo malgrado - mai diventato papa.
«Chiesa e massoni, è un po' come mischiare immanente a trascendente, sacralità e logiche di potere», ha commentato aLettera43.it lo storico medievale e moderno Franco Cardini, esperto di Chiesa e di terre sante. «E poi, oltra alla dottrina, c'è in comune il nodo della segretezza».
Anche l'Opus dei, prelatura della Chiesa, per i profani è una paramassoneria con regole chiuse e cooptazioni.
Ma dentro le mura leonine, i tradizionalisti scalpitano nel timore che, dopo l'addio di Ratzinger, la Loggia vaticana dei prelati col grembiule e compasso si materializzi e si stringa in un abbraccio mortale con la massoneria. Secondo indiscrezioni riferite da i bene introdotti, il nuovo capo della loggia sarebbe il bresciano Giovanni Battista Re, cardinale decano dei vescovi e vice di Angelo Sodano ai tempi del suo incarico alla segreteria di Stato.
SODANO CONTRO I MASSONI. Della massoneria che attacca il cuore della Chiesa si è discusso animatamente anche nelle segrete stanze del pre-conclave.
«L'affaire massoni sta diventando troppo grande», sarebbe risuonato durante una congregazione presieduta dal cardinal Sodano. Vicino all'Opus dei, per l'ala bertoniana Sodano è nientemeno che l'istigatore dei corvi che rubarono gli 82 scatoloni di documenti dall'appartamento di Benedetto XVI e dalla segreteria di Stato.
Nuovi complotti, vecchie accuse: anche dopo la pubblicazione del libro scandalo Via col vento in Vaticano, si disse, rimase in piedi solo Sodano. Mai in odore di massoneria, comunque. E - suo malgrado - mai diventato papa.
di Barbara Ciolli
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