Stat Crux
Stat Crux dum volvitur orbis.
Mentre il mondo gira, la Croce resta ferma… e con essa la Chiesa, la vera Chiesa di Cristo: quella fondata sulla Sua immutabile dottrina, trasmessa una volta per sempre dagli Apostoli; formata dalla grazia dei Sacramenti, che dalla Croce promana; guidata dai legittimi Pastori, autentici successori degli Apostoli e garanti della retta fede, della continuità sacramentale del Corpo mistico e della comunione soprannaturale di tutte le sue membra vive. Queste caratteristiche comportano forse fissità o immobilismo? Solo per chi è cieco di fronte al meraviglioso sviluppo della Chiesa nel tempo e nello spazio: un inesauribile germogliare di nuovi rami e prodigioso comparire di nuovi fiori e frutti, ma sempre dello stesso albero e dalla stessa radice. Il corpo di un essere umano, quanto all’aspetto esterno, cambia considerevolmente dall’infanzia alla vecchiaia, ma è sempre lo stesso individuo, che dispiega ciò che è presente nel suo patrimonio cromosomico.
Diverso è il risultato delle manipolazioni genetiche, che se ne parli in senso proprio o in senso traslato; in ogni caso, sono pratiche moralmente illecite che traducono in atto un atteggiamento di suprema superbia: voler modificare ciò che ha fatto il Creatore e Redentore, come se andasse perfezionato o non fosse al passo con i tempi… o come se l’uomo fosse l’artefice e il salvatore di se stesso. Ma la Croce – non a caso attualmente così ignorata, se non da chi la profana o vilipende – resta saldamente piantata sul mondo, che, pur di svellerla, sussulta e si distrugge. È la natura che vorrebbe scuotersi di dosso la malvagità e le nefandezze umane o qualche nuovo esperimento tra Ginevra e il Gran Sasso? Comunque sia, il dolore per le distruzioni materiali e per la perdita di vite umane ci rimanda a quello, ancor più acuto, per la devastazione delle anime, che a causa di essa sono spesso del tutto impreparate a presentarsi al giudizio divino.
Quanti avvertono il terremoto in corso nella società civile e nella Chiesa militante? Quanti sono in grado di identificare i suoi avversari, che sono in definitiva i nemici di Cristo e del genere umano? E quanti, fra quelli che hanno occhi per vedere, hanno anche le armi per combatterli? Dove sono gli ardenti apostoli preconizzati dal Montfort, con la croce in una mano e il rosario nell’altra, sospinti come nubi tonanti dal soffio dello Spirito Santo ovunque li voglia il Signore? Il mondo è in fiamme – lamentava santa Teresa d’Avila all’epoca della rivolta protestante – e ci si perde in quisquilie… Ora il mondo sta crollando: la civiltà occidentale è minata alle fondamenta e nulla resiste più alle formidabili scosse, nemmeno l’identità dell’uomo e della donna; non parliamo poi della sacralità della vita umana e delle esigenze più elementari della giustizia, della veracità, dell’onestà, della lealtà e della rettitudine morale e intellettuale.
Provocare cataclismi naturali, sconvolgimenti climatici, rivoluzioni pilotate, migrazioni artificiali, sovvertimenti sociali e guerre disumane è lo sport preferito dei signori che, in modo velato ma ancora per poco, stanno impiantando la sinarchia, ovvero il potere unico che deve instaurare il nuovo ordine mondiale. Il governo-ombra gestisce e finanzia tutti i movimenti e le organizzazioni votatisi alla dissoluzione politica e culturale dei singoli Paesi o raggruppamenti di Paesi, come l’Unione Europea. Ciò che può apparire più sorprendente è che esso abbia legami con un altro governo-ombra, quello della Chiesa Cattolica, ossia il consiglio di nove cardinali e la ristretta cerchia di fidatissimi collaboratori con cui l’occupante del soglio pontificio ha di fatto esautorato la Curia Romana e procede come un caterpillar alla demolizione della Chiesa stessa dall’interno.
È di questi giorni la notizia che il banchiere ebreo George Soros, per favorire l’elezione della Clinton, in vista del viaggio papale negli Stati Uniti del settembre del 2015 ha cospicuamente foraggiato associazioni “cattoliche” di sinistro orientamento per spingere i Vescovi americani, in maggioranza conservatori, su posizioni bergogliane. Quella che è stata chiamata unholy alliance of Soros and the Vatican ha già prodotto notevoli successi, come l’enciclica ecologista e l’allineamento della dottrina sociale cattolica sugli obiettivi delle Nazioni Unite (il cosiddetto sviluppo sostenibile); uno dei referenti di spicco in materia è il cardinale honduregno Rodríguez Maradiaga, una specie di senior advisor dell’amministratore delegato della Neochiesa s.p.a.
Come mai un eminente rappresentante del più sfacciato capitalismo appoggia a suon di dollari chi, in teoria, si batte a favore dei poveri e degli svantaggiati, cioè delle sue vittime? Per la semplice ragione che egli – con i suoi degni compari – sostiene chiunque operi in vista di quella sovversione generale che è necessaria premessa all’imposizione di un potere totalitario universale, che già ci controlla capillarmente in molti aspetti della nostra esistenza, ci influenza pesantemente con idee aberranti che non si possono più nemmeno discutere e sta distruggendo il tessuto socio-culturale dei nostri Paesi con l’invasione islamica e la crisi economica. È più di un secolo che quei signori procedono in modo analogo e che le vedette più acute del mondo cattolico lo denunciano. Vox clamantis in deserto… Sarà pure ora di ascoltarla, visto che il tempo stringe e che gli avvenimenti precipitano, facendo crollare tutto in modo apparentemente inesorabile.
Che cosa resterà intatto nel terremoto della Chiesa? Indubbiamente, i suoi elementi essenziali e indistruttibili, in quanto di ordine soprannaturale. Ma chi rimarrà in piedi al suo interno? Soltanto quelli che si terranno abbracciati alla Croce. Facile a dirsi a parole; ma nei fatti che cosa significa? Che bisogna esser pronti a lottare, soffrire e pagare, se necessario, anche col sangue. Come allenarsi a questo? Con la penitenza e la mortificazione, le armi sempre usate dai cristiani per combattere l’io, il diavolo e il mondo. Occorre riscoprirle e reimparare ad usarle, come un guerriero sopito che, ridestandosi dal suo torpore, ritrovi al proprio fianco la spada, la affili e brandisca con rinnovato vigore; come un cavaliere disarcionato che si rialzi coraggiosamente, rivesta di nuovo l’armatura e si lanci con maggior ardore nella mischia. Tutto può crollare, ma non la Croce né coloro che la portano, con mitezza e candore, quale arma che trafigge per guarire e salvare.
«Santa Teresa propose un nuovo modo di essere carmelitana in un mondo a sua volta nuovo. Quelli furono “tempi duri” (Libro della Vita, 33, 5). E in essi, secondo questa Maestra dello spirito, “sono necessari forti amici di Dio a sostegno dei deboli” (ibid.,15, 5). E insisteva con eloquenza: “Il mondo è in fiamme; vogliono nuovamente condannare Cristo, come si dice, raccogliendo contro di lui mille testimonianze; vogliono denigrare la sua Chiesa, e dobbiamo sprecare il tempo nel chiedere cose che, se per caso Dio ce le concedesse, ci farebbero avere un’anima di meno in cielo? No, sorelle mie, non è il momento di trattare con Dio d’interessi di poca importanza” (Cammino di perfezione, 1, 5). Non ci risulta familiare, nella congiuntura attuale, una riflessione che c’illumina tanto e c’interpella, fatta più di quattro secoli fa dalla Santa mistica?» (Benedetto XVI, Messaggio al Vescovo di Avila in occasione del CCCCL anniversario dell’inizio della Riforma del Carmelo, 16 luglio 2012).
Pubblicato da Elia
http://lascuredielia.blogspot.it/2016/08/statcrux-statcrux-dum-volvitur-orbis_27.html
No, cari lettori, non è un fotomontaggio. La persona qui fotografata è un uomo transgender: era donna, è diventata uomo ma prima di cambiare sesso aveva fatto congelare gli ovuli e dopo qualche anno se li è fatti reimpiantare, fecondati. Risultato: un uomo incinta. Sposato con una donna. Nel frattempo ha partorito ed è padre (o madre?) di tre bambini.
Siete confusi? Anch’io. Ma così va il mondo.
Il caso dell’americano Thomas Beatie rappresenta una rarità. Secondo gli esperti queste operazioni solo occasionalmente hanno successo ma per quanto episodiche sono emblematiche di una società dove tutto sembra diventato relativo. Troppo relativo. E senza possibilità di vero confronto.
Siamo passati da un’epoca in cui gli omosessuali erano emarginati e perseguitati a quella attuale dove, ed è una conquista di civiltà, gli orientamenti sessuali dell’individuo non rappresentano più un problema e vengono accettati socialmente. Ciò dovrebbe far scendere la tensione, che invece continua ad essere alta, per le pressioni di minoranze estreme le quali continuano a comportarsi come se i gay fossero ancora perseguitati avanzando pretese che non è sbagliato definire aberranti perché si spingono fino a negare una realtà incontestabile, dalla luce dei tempi, quella secondo cui la procreazione avviene tra un uomo e una donna. Viviamo l’era dell’irragionevolezza; che conduce al transgender incinta, domani allo sperma artificiale e già oggi all’utero in affitto ovvero alla maternità surrogata a pagamento, naturalmente lasciando intendere che si tratti non solo di un diritto ma di gesti d’amore, altruistici e che tali rivendicazioni siano condivise da tutti gli omosessuali.
Ma è davvero così? C’è da dubitarne. Il problema è che di questi temi non si può parlare serenamente, come ricorda con una certa amarezza Enrica Perrucchietti, nella prefazione del suo ultimo bel saggio “Utero in affitto” (Revoluzione Editore). La Perrucchietti è un’autrice seria, documentata e coraggiosa. Ma proprio perché coraggiosa viene attaccata dalla lobby LGBT (sigla per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) che sta imponendo un Pensiero Unico, assecondato da gran parte dei media, e caratterizzato dall’intimidazione delle voci dissenzienti, anche omosessuali. Chiedere a Dolce, il famoso stilista di Dolce e Gabbana, quando un paio di anni fa espresse opinioni pacatissime ma disallineate rispetto a quello che assume i tratti del pensiero unico. Venne massacrato pubblicamente per aver detto “non abbiamo mica inventato noi la famiglia: tu nasci se hai un padre e una madre. Sono gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere”. Massacrato per essersi espresso contro l’utero in affitto.
Lo strano mondo in cui viviamo esalta il diritto, degli etero e dei gay ,ad avere figli anche quando non è possibile. Dunque anche attraverso la maternità surrogata, che viene presentata come un’espressione di progresso. Per le coppie ma trascura i veri protagonisti ovvero le madri e i figli. Ignora i loro drammi, i loro traumi e il fatto che quando una donna accetta di “portare” una creatura non lo fa mai per amore, come sostiene certa propaganda, ma solo perché costretta dalla necessità economica, salvo rare eccezioni. E’ un’umiliazione, una forma moderna schiavitù, non una conquista sociale. Ignora i danni alla salute delle tecniche di iperstimolazione ovarica che possono provocare ictus, tumori e, amaro paradosso, infertilità.
Ascoltate gli psicologi, i medici, gli educatori, come ha fatto la Perrucchietti. Non potete immaginare cosa significhi per una partoriente staccarsi da un neonato cresciuto nel grembo per 9 mesi. E quali danni possa arrecare al bambino privarlo del contatto fisico e affettivo con la madre nelle prime settimane di vita. E poi: siamo sicuri che per i figli nascere da due papà, da due mamme (o da una coppia in cui uno dei due è un transgender) non abbia nessun effetto negativo? E che privarli della polarità maschio-femmina sia un’operazione innocua per una crescita equilibrata? E con quali conseguenze, come nel caso di Thomas Beatie, quando poi la coppia divorzia?
Gli choc psicologici inconsci possono essere devastanti e permanenti, meriterebbero di essere considerati con urgenza e grande tatto ma vengono taciuti o relativizzati da quella minoranza che non accetta il confronto e pretende di sfidare tutto. Anche il buon senso. Anche le leggi della natura.
L’uomo incinta. Oltre ogni limite, ogni oltre il buon senso
No, cari lettori, non è un fotomontaggio. La persona qui fotografata è un uomo transgender: era donna, è diventata uomo ma prima di cambiare sesso aveva fatto congelare gli ovuli e dopo qualche anno se li è fatti reimpiantare, fecondati. Risultato: un uomo incinta. Sposato con una donna. Nel frattempo ha partorito ed è padre (o madre?) di tre bambini.
Siete confusi? Anch’io. Ma così va il mondo.
Il caso dell’americano Thomas Beatie rappresenta una rarità. Secondo gli esperti queste operazioni solo occasionalmente hanno successo ma per quanto episodiche sono emblematiche di una società dove tutto sembra diventato relativo. Troppo relativo. E senza possibilità di vero confronto.
Siamo passati da un’epoca in cui gli omosessuali erano emarginati e perseguitati a quella attuale dove, ed è una conquista di civiltà, gli orientamenti sessuali dell’individuo non rappresentano più un problema e vengono accettati socialmente. Ciò dovrebbe far scendere la tensione, che invece continua ad essere alta, per le pressioni di minoranze estreme le quali continuano a comportarsi come se i gay fossero ancora perseguitati avanzando pretese che non è sbagliato definire aberranti perché si spingono fino a negare una realtà incontestabile, dalla luce dei tempi, quella secondo cui la procreazione avviene tra un uomo e una donna. Viviamo l’era dell’irragionevolezza; che conduce al transgender incinta, domani allo sperma artificiale e già oggi all’utero in affitto ovvero alla maternità surrogata a pagamento, naturalmente lasciando intendere che si tratti non solo di un diritto ma di gesti d’amore, altruistici e che tali rivendicazioni siano condivise da tutti gli omosessuali.
Ma è davvero così? C’è da dubitarne. Il problema è che di questi temi non si può parlare serenamente, come ricorda con una certa amarezza Enrica Perrucchietti, nella prefazione del suo ultimo bel saggio “Utero in affitto” (Revoluzione Editore). La Perrucchietti è un’autrice seria, documentata e coraggiosa. Ma proprio perché coraggiosa viene attaccata dalla lobby LGBT (sigla per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) che sta imponendo un Pensiero Unico, assecondato da gran parte dei media, e caratterizzato dall’intimidazione delle voci dissenzienti, anche omosessuali. Chiedere a Dolce, il famoso stilista di Dolce e Gabbana, quando un paio di anni fa espresse opinioni pacatissime ma disallineate rispetto a quello che assume i tratti del pensiero unico. Venne massacrato pubblicamente per aver detto “non abbiamo mica inventato noi la famiglia: tu nasci se hai un padre e una madre. Sono gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere”. Massacrato per essersi espresso contro l’utero in affitto.
Lo strano mondo in cui viviamo esalta il diritto, degli etero e dei gay ,ad avere figli anche quando non è possibile. Dunque anche attraverso la maternità surrogata, che viene presentata come un’espressione di progresso. Per le coppie ma trascura i veri protagonisti ovvero le madri e i figli. Ignora i loro drammi, i loro traumi e il fatto che quando una donna accetta di “portare” una creatura non lo fa mai per amore, come sostiene certa propaganda, ma solo perché costretta dalla necessità economica, salvo rare eccezioni. E’ un’umiliazione, una forma moderna schiavitù, non una conquista sociale. Ignora i danni alla salute delle tecniche di iperstimolazione ovarica che possono provocare ictus, tumori e, amaro paradosso, infertilità.
Ascoltate gli psicologi, i medici, gli educatori, come ha fatto la Perrucchietti. Non potete immaginare cosa significhi per una partoriente staccarsi da un neonato cresciuto nel grembo per 9 mesi. E quali danni possa arrecare al bambino privarlo del contatto fisico e affettivo con la madre nelle prime settimane di vita. E poi: siamo sicuri che per i figli nascere da due papà, da due mamme (o da una coppia in cui uno dei due è un transgender) non abbia nessun effetto negativo? E che privarli della polarità maschio-femmina sia un’operazione innocua per una crescita equilibrata? E con quali conseguenze, come nel caso di Thomas Beatie, quando poi la coppia divorzia?
Gli choc psicologici inconsci possono essere devastanti e permanenti, meriterebbero di essere considerati con urgenza e grande tatto ma vengono taciuti o relativizzati da quella minoranza che non accetta il confronto e pretende di sfidare tutto. Anche il buon senso. Anche le leggi della natura.
Dopo l’eroina transgender arriva il supereroe gay
Negli Stati Uniti, dopo Chalice, il primo supereroe transgender, arriva anche il supereroe gay. L’emittente televisiva statunitense, The CW Television Network (CW), ha annunciato infatti la prossima programmazione di una nuova miniserie che avrà come protagonista un supereroe dichiaratamente gay.
La serie, intitolata The Ray, prende spunto dal progetto Multiversity diGrant Morrisson, che presenta personaggi provenienti da tutte le 52 terre alternative del DC Universe.
Come si legge su Cartoonmag.it:
“Greg Berlanti e Marc Guggenheim hanno annunciato di essere al lavoro su una nuova miniserie animata con protagonista Ray, uno degli eroi minori della DC. La serie si intitolerà Freedom Fighters: The Ray, e andrà in onda su CW Seed.Ispirato alla nuova incarnazione ideata da Grant Morrison, Raymond ‘Ray’ Terrill sarà il primo supereroe gay della DC a debuttare sul piccolo schermo.Il primo artwork diffuso da The CW mostra sullo sfondo anche The Phantom Lady e Black Condor, principali comprimari delle avventure di Ray”.
L’annuncio da parte di CW del supereroe gay rientra nell’oramai monotono piano globale di “normalizzazione” dell’omosessualità. Tutti i media, in special modo quelli rivolti ai giovani e ai giovanissimi, sono “precettati” a creare un clima favorevole a tale processo.
https://www.osservatoriogender.it/leroina-transgender-arriva-supereroe-gay/
Pressione e ricatto: le catastrofi indotte sono una versione aggiornata della strategia della tensione. Destabilizzare per stabilizzare?
A che serve realmente il Muos imposto all'Italia in Sicilia? Washington dice testualmente: "a fare la guerra in tutto il mondo". A chi giova una strage sismica nella colonia tricolore? Il movente a volte non è subito evidente. La Francia il suo terremoto di sangue lo ha già avuto a più riprese, noi lo subiamo adesso con 278 e più vittime. E se il prossimo sarà in Germania, il cerchio si chiude, o hanno già dato con lo scandalo Volkswagen? Il precedente avvertimento, mandato in onda dagli alleati il 6 aprile 2009, previo sgombero segreto della prefettura e della protezione civile a L'Aquila, non era stato recepito da Berlusconi, poi disarcionato nel 2011.
Nel nostro caso tre fatti sono certi: la natura non c'entra ma viene utilizzata come paravento (la fragilità sismica è un utile copertura, così si può sempre addossare la responsabilità a Gaia); i terremoti possono essere indotti dalla mano dall’uomo; l’arma ambientale è vietata dalla convenzione internazionale Enmod dell’Onu, entrata in vigore nel 1978, ratificata dalla legge italiana numero 962 del 1980, a firma del presidente Sandro Pertini.
Fantapolitica? Attenzione: questo sisma calibrato a 4 chilometri di profondità con magnitudo 6.2 (scala Richter) viene subito dopo il vertice di Ventotene. Forse a qualcuno questo triangolo - Hollande- Merkel-Renzi - non è piaciuto, ed allora hanno scatenato un assaggio della potenza. Per l'ennesima volta potrebbe averci fatto vedere che è qualcuno che non scherza affatto, e se deve impartire una lezione severa, morti compresi, la infligge e basta senza tanti pudori; e se non la si apprende al volo, ne dà una ancora più severa. L'ineletto Renzi a metà giugno 2016 aveva fatto per la prima volta, affermazioni non allineate al "programma USA" e inoltre con i complimenti di Putin. Riporta il quotidiano la repubblica:
Liberalizzazione della droga. L’ultima “battaglia” per la completa sovversione sociale. Il lavaggio di cervello è iniziato
1° Dopo le unioni civili la propaganda di sovversione sociale continua- 2° Paolo Borsellino La legalizzazione della droga non colpirà affatto la mafia, ma distruggerà la società- 3° CIA e NATO dietro il commercio di droga- 4° E sulle presunte proprietà terapeutiche della marijuana? 5° I danni permanenti dell’uso di cannabis sul cervello- 6° Il consumo di droga cresce di pari passo con la crisi economica. In Italia come in Grecia
1° DOPO LE UNIONI CIVILI LA PROPAGANDA DI SOVVERSIONE SOCIALE CONTINUA
L’11 maggio del 2016 venivano approvate in Italia le unioni civili, anche per coppie formate da individui dello stesso sesso. Fratelli e compagni non hanno avuto il tempo di festeggiare: all’orizzonte c’è già un’altra battaglia che bisogna vincere a tutti i costi, ossia quella della legalizzazione della cannabis. Come avvenne per le unioni civili, il dibattito sta già occupando, (e occuperà sempre con maggiore densità) grandi spazi nei talk show, nei notiziari e nei programmi di approfondimento. Come ben sappiamo, all’inizio il numero dei cittadini favorevoli alle unioni tra omosessuali era piuttosto esiguo, tuttavia è stato possibile per lorsignori – con l’aiuto dei media indispensabili come sempre ai loro scopi- innalzare l’indice dei favorevoli attraverso un intensivo lavaggio di cervello. Ad esempio, per le unioni civili le grandi centrali di think tank del pensiero unico optarono per pretesti ridicoli, ma risultati efficaci, per legittimare questo tipo di unione tra i più scettici, come ad esempio la reversibilità che spetterebbe di diritto al partner di una vita nel caso che l’altro morisse. Ora non è nostra intenzione approfondire qui le ridicole giustificazioni dei signori della sovversione per la legalizzazione di tali unioni, ma credo che tutti dovremmo renderci conto che il concetto di indissolubiltà di una relazione è sconosciuto dalle persone che scelgono questo tipo di vita di coppia. E’ assodato che meno del 7% delle coppie omosessuali che convivono sono interessate al matrimonio.
L’11 maggio del 2016 venivano approvate in Italia le unioni civili, anche per coppie formate da individui dello stesso sesso. Fratelli e compagni non hanno avuto il tempo di festeggiare: all’orizzonte c’è già un’altra battaglia che bisogna vincere a tutti i costi, ossia quella della legalizzazione della cannabis. Come avvenne per le unioni civili, il dibattito sta già occupando, (e occuperà sempre con maggiore densità) grandi spazi nei talk show, nei notiziari e nei programmi di approfondimento. Come ben sappiamo, all’inizio il numero dei cittadini favorevoli alle unioni tra omosessuali era piuttosto esiguo, tuttavia è stato possibile per lorsignori – con l’aiuto dei media indispensabili come sempre ai loro scopi- innalzare l’indice dei favorevoli attraverso un intensivo lavaggio di cervello. Ad esempio, per le unioni civili le grandi centrali di think tank del pensiero unico optarono per pretesti ridicoli, ma risultati efficaci, per legittimare questo tipo di unione tra i più scettici, come ad esempio la reversibilità che spetterebbe di diritto al partner di una vita nel caso che l’altro morisse. Ora non è nostra intenzione approfondire qui le ridicole giustificazioni dei signori della sovversione per la legalizzazione di tali unioni, ma credo che tutti dovremmo renderci conto che il concetto di indissolubiltà di una relazione è sconosciuto dalle persone che scelgono questo tipo di vita di coppia. E’ assodato che meno del 7% delle coppie omosessuali che convivono sono interessate al matrimonio.
2° PAOLO BORSELLINO: LA LEGALIZZAZIONE DELLA DROGA NON COLPIRA’ AFFATTO LA MAFIA MA DISTRUGGERA’ LA SOCIETA’
Lo stesso lavoro si sta compiendo oggi per la legalizzazione della cannabis. “La sua legalizzazione darà un colpo mortale alla mafia” sentiamo dire con sempre maggiore frequenza. Oppure ancora “La cannabis ha effetti terapeutici in grado di curare il cancro, l’asma, la schizofrenia, l’ansia, le crisi epilettiche e tutta una serie di malattie”. Ma le cose stanno veramente così, o ci troviamo per l’ennesima volta ad essere vittime dei grandi think thank mossi dai fili dei signori del male? Sembra l’unica risposta possibile. Ma andiamo con ordine. “Né la legalizzazione della cannabis, né la legalizzazione di tutta la droga andrebbe mai a scalfire gli interessi della mafia”. E’ ciò che ha sostenuto con veemenza un grandissimo esperto di criminalità, stiamo parlando del compianto giudice Paolo Borsellino: “La legalizzazione porterebbe danni enormi alla società. Mi sembra una soluzione di dilettanti di criminologia pensare che legalizzando il traffico di droga sparirebbe il traffico clandestino”. (VIDEO IN FONDO ALL’ARTICOLO) Il magistrato più famoso d’Italia spiegava:
“La mafia esisteva ancor prima del traffico di stupefacenti, e anche se scomparisse questo traffico la mafia continuerà ancora ad esistere, perchè l’essenza della mafia non è il traffico di stupefacenti. I primi trafficanti di stupefacenti in Italia non furono i mafiosi, bensì i contrabbandieri di tabacchi. La mafia intraprese in un secondo tempo questo che poteva essere un grande business”.
La mafia infatti dispone di numerosissimi altri interessi, dice Borsellino
“La legalizzazione della droga non elimina affatto il mercato clandestino. Anzi, avverrà che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino, anche perchè in Italia alla luce dei nostri principi costituzionali, sarebbe impossibile una legislazione che consenta al minore la possibilità di entrare in farmacia e acquistare la sua dose. E’ ovvio quindi che rimarrebbe una cospicua fascia di minori (i maggiori consumatori di cannabis NDR) che sarebbe investita dal residuo traffico clandestino”. Il famoso magistrato poi mette in evidenza il fatto che anche se le droghe cosiddette “leggere” venissero legalizzate, alla mafia rimarrebbe comunque il business delle droghe pesanti quali eroina, crack ecc, che per costituzione non potrebbero essere legalizzate. “Esisterebbe poi un ulteriore traffico clandestino, ossia, quello delle droghe micidiali, il quale lo stato, per la stessa ragione già citata non potrebbe liberalizzare. Pensiamo al crack, una droga capace di uccidere già dalla prima assunzione. Senza contare il fatto che rimarranno un gran numero di persone che non ricorreranno al mercato ufficiale, perchè si rifiuteranno di venire individuati per ragioni individuali, per ragioni sociali ecc”.
Una considerazione intuibile, chiara e lucida quella di Borsellino alla quale qualsiasi cittadino con ancora un minimo di senso critico potrebbe arrivare da solo. Si sta usando lo stesso trucco che si usò nel 1978 per legalizzare l’aborto. Il motivo dichiarato (anzi il pretesto) era quello di dare un colpo mortale agli aborti clandestini in difesa delle donne -dicevano- che vi ricorrevano incontrando la morte. Dopo il ’78 i rischi per le donne che abortiscono in clinica non sono affatto diminuiti, senza contare il fatto che a tutt’oggi il business degli aborti clandestini non conosce crisi. Infatti vi si continua a ricorrere per tanti motivi: perchè si superano i 90 giorni previsti per legge; per questioni di riservatezza ecc. A distanza di più di 35 anni i dati sono molto chiari: dal ’78 ad oggi gli aborti in Italia sono aumentati del 730%! Subito dopo la legalizzazione il tasso di aborti crebbe vertiginosamente perchè la legalizzazione creò la mentalita abortistica: spesso ciò che è legale viene ritenuto anche legittimo dalla maggioranza dei cittadini manipolati. Anche se un numero più esiguo continuerà a vedere un male per la società con la legalizzazione di omicidi (aborto) e di vizi (sodomia, droga..) la massa verrà comunque travolta da questa mentalità. La Legge influisce sulle coscienze, specialmente della massa del popolo, specialmente dei giovani. La Legge ha un alto scopo pedagogico. La Legge è una luce, è un punto di riferimento, è un modello di comportamento; è un invito, è un’esortazione ad agire con senso morale.Con la permissione legale insensibilmente e fatalmente, si passa al permissivismo morale e il costume decade.
Lo stesso lavoro si sta compiendo oggi per la legalizzazione della cannabis. “La sua legalizzazione darà un colpo mortale alla mafia” sentiamo dire con sempre maggiore frequenza. Oppure ancora “La cannabis ha effetti terapeutici in grado di curare il cancro, l’asma, la schizofrenia, l’ansia, le crisi epilettiche e tutta una serie di malattie”. Ma le cose stanno veramente così, o ci troviamo per l’ennesima volta ad essere vittime dei grandi think thank mossi dai fili dei signori del male? Sembra l’unica risposta possibile. Ma andiamo con ordine. “Né la legalizzazione della cannabis, né la legalizzazione di tutta la droga andrebbe mai a scalfire gli interessi della mafia”. E’ ciò che ha sostenuto con veemenza un grandissimo esperto di criminalità, stiamo parlando del compianto giudice Paolo Borsellino: “La legalizzazione porterebbe danni enormi alla società. Mi sembra una soluzione di dilettanti di criminologia pensare che legalizzando il traffico di droga sparirebbe il traffico clandestino”. (VIDEO IN FONDO ALL’ARTICOLO) Il magistrato più famoso d’Italia spiegava:
“La mafia esisteva ancor prima del traffico di stupefacenti, e anche se scomparisse questo traffico la mafia continuerà ancora ad esistere, perchè l’essenza della mafia non è il traffico di stupefacenti. I primi trafficanti di stupefacenti in Italia non furono i mafiosi, bensì i contrabbandieri di tabacchi. La mafia intraprese in un secondo tempo questo che poteva essere un grande business”.
La mafia infatti dispone di numerosissimi altri interessi, dice Borsellino
“La legalizzazione della droga non elimina affatto il mercato clandestino. Anzi, avverrà che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino, anche perchè in Italia alla luce dei nostri principi costituzionali, sarebbe impossibile una legislazione che consenta al minore la possibilità di entrare in farmacia e acquistare la sua dose. E’ ovvio quindi che rimarrebbe una cospicua fascia di minori (i maggiori consumatori di cannabis NDR) che sarebbe investita dal residuo traffico clandestino”. Il famoso magistrato poi mette in evidenza il fatto che anche se le droghe cosiddette “leggere” venissero legalizzate, alla mafia rimarrebbe comunque il business delle droghe pesanti quali eroina, crack ecc, che per costituzione non potrebbero essere legalizzate. “Esisterebbe poi un ulteriore traffico clandestino, ossia, quello delle droghe micidiali, il quale lo stato, per la stessa ragione già citata non potrebbe liberalizzare. Pensiamo al crack, una droga capace di uccidere già dalla prima assunzione. Senza contare il fatto che rimarranno un gran numero di persone che non ricorreranno al mercato ufficiale, perchè si rifiuteranno di venire individuati per ragioni individuali, per ragioni sociali ecc”.
Una considerazione intuibile, chiara e lucida quella di Borsellino alla quale qualsiasi cittadino con ancora un minimo di senso critico potrebbe arrivare da solo. Si sta usando lo stesso trucco che si usò nel 1978 per legalizzare l’aborto. Il motivo dichiarato (anzi il pretesto) era quello di dare un colpo mortale agli aborti clandestini in difesa delle donne -dicevano- che vi ricorrevano incontrando la morte. Dopo il ’78 i rischi per le donne che abortiscono in clinica non sono affatto diminuiti, senza contare il fatto che a tutt’oggi il business degli aborti clandestini non conosce crisi. Infatti vi si continua a ricorrere per tanti motivi: perchè si superano i 90 giorni previsti per legge; per questioni di riservatezza ecc. A distanza di più di 35 anni i dati sono molto chiari: dal ’78 ad oggi gli aborti in Italia sono aumentati del 730%! Subito dopo la legalizzazione il tasso di aborti crebbe vertiginosamente perchè la legalizzazione creò la mentalita abortistica: spesso ciò che è legale viene ritenuto anche legittimo dalla maggioranza dei cittadini manipolati. Anche se un numero più esiguo continuerà a vedere un male per la società con la legalizzazione di omicidi (aborto) e di vizi (sodomia, droga..) la massa verrà comunque travolta da questa mentalità. La Legge influisce sulle coscienze, specialmente della massa del popolo, specialmente dei giovani. La Legge ha un alto scopo pedagogico. La Legge è una luce, è un punto di riferimento, è un modello di comportamento; è un invito, è un’esortazione ad agire con senso morale.Con la permissione legale insensibilmente e fatalmente, si passa al permissivismo morale e il costume decade.
“La mafia esisteva ancor prima del traffico di stupefacenti, e anche se scomparisse questo traffico la mafia continuerà ancora ad esistere, perchè l’essenza della mafia non è il traffico di stupefacenti. I primi trafficanti di stupefacenti in Italia non furono i mafiosi, bensì i contrabbandieri di tabacchi. La mafia intraprese in un secondo tempo questo che poteva essere un grande business”.
La mafia infatti dispone di numerosissimi altri interessi, dice Borsellino
“La legalizzazione della droga non elimina affatto il mercato clandestino. Anzi, avverrà che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino, anche perchè in Italia alla luce dei nostri principi costituzionali, sarebbe impossibile una legislazione che consenta al minore la possibilità di entrare in farmacia e acquistare la sua dose. E’ ovvio quindi che rimarrebbe una cospicua fascia di minori (i maggiori consumatori di cannabis NDR) che sarebbe investita dal residuo traffico clandestino”. Il famoso magistrato poi mette in evidenza il fatto che anche se le droghe cosiddette “leggere” venissero legalizzate, alla mafia rimarrebbe comunque il business delle droghe pesanti quali eroina, crack ecc, che per costituzione non potrebbero essere legalizzate. “Esisterebbe poi un ulteriore traffico clandestino, ossia, quello delle droghe micidiali, il quale lo stato, per la stessa ragione già citata non potrebbe liberalizzare. Pensiamo al crack, una droga capace di uccidere già dalla prima assunzione. Senza contare il fatto che rimarranno un gran numero di persone che non ricorreranno al mercato ufficiale, perchè si rifiuteranno di venire individuati per ragioni individuali, per ragioni sociali ecc”.
Una considerazione intuibile, chiara e lucida quella di Borsellino alla quale qualsiasi cittadino con ancora un minimo di senso critico potrebbe arrivare da solo. Si sta usando lo stesso trucco che si usò nel 1978 per legalizzare l’aborto. Il motivo dichiarato (anzi il pretesto) era quello di dare un colpo mortale agli aborti clandestini in difesa delle donne -dicevano- che vi ricorrevano incontrando la morte. Dopo il ’78 i rischi per le donne che abortiscono in clinica non sono affatto diminuiti, senza contare il fatto che a tutt’oggi il business degli aborti clandestini non conosce crisi. Infatti vi si continua a ricorrere per tanti motivi: perchè si superano i 90 giorni previsti per legge; per questioni di riservatezza ecc. A distanza di più di 35 anni i dati sono molto chiari: dal ’78 ad oggi gli aborti in Italia sono aumentati del 730%! Subito dopo la legalizzazione il tasso di aborti crebbe vertiginosamente perchè la legalizzazione creò la mentalita abortistica: spesso ciò che è legale viene ritenuto anche legittimo dalla maggioranza dei cittadini manipolati. Anche se un numero più esiguo continuerà a vedere un male per la società con la legalizzazione di omicidi (aborto) e di vizi (sodomia, droga..) la massa verrà comunque travolta da questa mentalità. La Legge influisce sulle coscienze, specialmente della massa del popolo, specialmente dei giovani. La Legge ha un alto scopo pedagogico. La Legge è una luce, è un punto di riferimento, è un modello di comportamento; è un invito, è un’esortazione ad agire con senso morale.Con la permissione legale insensibilmente e fatalmente, si passa al permissivismo morale e il costume decade.
3° CIA E NATO DIETRO IL COMMERCIO DI DROGA
Quindi, la legalizzazione della cannabis non costituisce affatto un colpo alla mafia, ma come abbiamo visto rappresenta solo un mezzo per estenderne il consumo. Roberto Saviano, che ha affermato che la legalizzazione rappresenta “un atto di amore verso lo stato” (!!) si rassegni . Come se la mafia fosse una centrale avulsa dagli interessi dello stato... E proprio sugli interessi che hanno gli stati nei confronti della droga che bisognerebbe aprire una parentesi. E’ noto, che i nostri politici sono soliti farsi beccare a Montecitorio con cocaina e marijuana nei bagni, per superare lo “stress d’aula”(??) una frase di Ramon Mantovani, allora responsabile esteri di Rifondazione Comunista in un’intervista rilasciata a Panorama nel 2001. (1)
Il problema del traffico di droga e il relativo business della mafia non esisterebbe nemmeno se non fossero i governi a trarre grande giovamento da esso.
Ci sono storie che qualcuno preferisce dimenticare. Come quella dell’ex caporalmaggiore Alessandra Gabrieli: prima donna parà d’Italia, eroina nazionale divenuta eroinomane in caserma, finita in carcere due anni fa per spaccio dopo aver denunciato il giro di droga tra i soldati reduci dell’Afghanistan. Agli inquirenti della squadra investigativa del nucleo operativo dei Carabinieri di Sampierdarena, guidata dal tenente Simone Carlini, l’ex paracadutista racconta com’è entrata nel tunnel della tossicodipendenza. “Mi hanno iniziato all’eroina alcuni militari della missione Isaf di ritorno dall’Afghanistan. È successo nel 2007 ed eravamo nella caserma della Folgore a Livorno”. Una denuncia clamorosa cui le autorità militari italiane non hanno dato seguito, com’è accaduto per analoghe inchieste estere sul coinvolgimento di militari NATO nel traffico di eroina dall’Afghanistan. Le accuse dell’ex caporalmaggiore Alessandra Gabrieli non solo rivelano l’uso di droghe tra i militari italiani di ritorno dal fronte, ma adombrano addirittura il loro coinvolgimento nel traffico di eroina dall’Afghanistan. L’Afghanistan è un paese che in dodici anni di occupazione occidentale ha visto regolarmente aumentare le produzione di oppio. Negli ultimi anni è stato evidenziato l’aumento della coltivazione di oppio nelle regioni sotto controllo della guerriglia talebana (+34% in Helmand, +16% a Kandahar), ma nessuno nota che nella provincia di Kabul, sotto diretto controllo del governo centrale, la produzione è aumentata del 148%. E l’Afghanistan -il paese in cui da numerosi anni vige ancora il poco chiaro dispiegamento di forze USA e NATO- è tornato a essere il maggior produttore di droga del mondo. Ciò è dovuto a tale preziosa risorsa, vista la riluttanza di CIA e NATO a lasciare l’Afghanistan?
Ma questo muro di gomma non riguarda solo l’Italia. Nel settembre 2010 il ministero della Difesa del Regno Unito avvia un’indagine sul coinvolgimento di soldati britannici e canadesi nel traffico di eroina afgana attraverso la base della Royal Air Force di Brize Norton, nell’Oxfordshire: il principale aeroporto di sbarco delle truppe di ritorno dal fronte. Il quotidiano che dà notizia dell’inchiesta, il Sunday Times, cita anche la testimonianza di un narcotrafficante afgano:
“La maggior parte dei nostri clienti, esclusi i trafficanti all’estero, sono i militari stranieri: a fine missione ce la ordinano, noi gliela vendiamo e loro se la portano a casa sugli aerei militari dove tanto nessuno li controlla. Ne comprano tanta”.
L’inchiesta militare britannica, accompagnata da un irrigidimento dei controlli alla base Raf di Birze Norton, genera molto scalpore mediatico, ma sulla vicenda cala presto il silenzio più completo. Un anno dopo, però, il consigliere del Capo di stato maggiore delle forze armate canadesi, Sean Maloney, dichiara alla stampa:
“Non sono affatto sorpreso che soldati occidentali smercino eroina dalle basi aeree della Nato in Afghanistan, usate dai signori della droga locali per trafficare la droga direttamente in Occidente, tagliando fuori gli intermediari pachistani e realizzando così profitti molto più elevati”.
Numerose altre fonti confermano questi traffici, che vedono coinvolti non solo i militari occidentali ma anche, e soprattutto, le compagnie private di contractors, i cui velivoli operanti dagli aeroporti Nato sono esenti da controlli al pari dei voli militari. (2) Ovviamente, non abbiamo lo spazio per approfondire le prove di collusione tra il mondo della politica masso-mafiosa e quello del traffico di stupefacenti. Ma basti ricordare il rapporto di Bill Clinton con la droga. Secondo Cathy O’Brien, la famosa superstite dell’esperimento della CIA MK Ultra per il controllo della mente, anche l’ex presidente era un consumatore abituale di droghe in particolare di cocaina. (3) Ciò è confermato anche dall’ ex amante, Sally Miller con la quale Clinton ebbe una relazione nel 1983. (4)
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Verso la metà degli anni ’80, Clinton incontrò David Rockfeller in Arkansas sede del ramo meridionalse del Rito Scozzese della massoneria, dove Albert Pike (33°) ha creato i Cavalieri del Cerchio d’Oro, il famigerato Ku Klux Klan. Clinton divenne rapidamente governatore dell’Arkansas ed ha commesso una serie di gravi crimini legati alla sua connessione con gli Illuminati. Diventa capo di una gigantesca rete che si occupa di traffico di sostanze stupefacenti e del riciclaggio del denaro. Webb Hubbell, un personaggio colluso con Clinton in questi traffici illeciti, divenne ministro della giustizia nel governo USA. Numerose persone che in seguito cominciarono ad indagare e a parlare degli affari di Bill Clinton sono morte in modo misterioso come lo scrittore Danny Casolaro. La sua morte venne come al solito classificata come suicidio! (Danny Casolaro death)
Quindi, la legalizzazione della cannabis non costituisce affatto un colpo alla mafia, ma come abbiamo visto rappresenta solo un mezzo per estenderne il consumo. Roberto Saviano, che ha affermato che la legalizzazione rappresenta “un atto di amore verso lo stato” (!!) si rassegni . Come se la mafia fosse una centrale avulsa dagli interessi dello stato... E proprio sugli interessi che hanno gli stati nei confronti della droga che bisognerebbe aprire una parentesi. E’ noto, che i nostri politici sono soliti farsi beccare a Montecitorio con cocaina e marijuana nei bagni, per superare lo “stress d’aula”(??) una frase di Ramon Mantovani, allora responsabile esteri di Rifondazione Comunista in un’intervista rilasciata a Panorama nel 2001. (1)
Il problema del traffico di droga e il relativo business della mafia non esisterebbe nemmeno se non fossero i governi a trarre grande giovamento da esso.
Ci sono storie che qualcuno preferisce dimenticare. Come quella dell’ex caporalmaggiore Alessandra Gabrieli: prima donna parà d’Italia, eroina nazionale divenuta eroinomane in caserma, finita in carcere due anni fa per spaccio dopo aver denunciato il giro di droga tra i soldati reduci dell’Afghanistan. Agli inquirenti della squadra investigativa del nucleo operativo dei Carabinieri di Sampierdarena, guidata dal tenente Simone Carlini, l’ex paracadutista racconta com’è entrata nel tunnel della tossicodipendenza. “Mi hanno iniziato all’eroina alcuni militari della missione Isaf di ritorno dall’Afghanistan. È successo nel 2007 ed eravamo nella caserma della Folgore a Livorno”. Una denuncia clamorosa cui le autorità militari italiane non hanno dato seguito, com’è accaduto per analoghe inchieste estere sul coinvolgimento di militari NATO nel traffico di eroina dall’Afghanistan. Le accuse dell’ex caporalmaggiore Alessandra Gabrieli non solo rivelano l’uso di droghe tra i militari italiani di ritorno dal fronte, ma adombrano addirittura il loro coinvolgimento nel traffico di eroina dall’Afghanistan. L’Afghanistan è un paese che in dodici anni di occupazione occidentale ha visto regolarmente aumentare le produzione di oppio. Negli ultimi anni è stato evidenziato l’aumento della coltivazione di oppio nelle regioni sotto controllo della guerriglia talebana (+34% in Helmand, +16% a Kandahar), ma nessuno nota che nella provincia di Kabul, sotto diretto controllo del governo centrale, la produzione è aumentata del 148%. E l’Afghanistan -il paese in cui da numerosi anni vige ancora il poco chiaro dispiegamento di forze USA e NATO- è tornato a essere il maggior produttore di droga del mondo. Ciò è dovuto a tale preziosa risorsa, vista la riluttanza di CIA e NATO a lasciare l’Afghanistan?
Ma questo muro di gomma non riguarda solo l’Italia. Nel settembre 2010 il ministero della Difesa del Regno Unito avvia un’indagine sul coinvolgimento di soldati britannici e canadesi nel traffico di eroina afgana attraverso la base della Royal Air Force di Brize Norton, nell’Oxfordshire: il principale aeroporto di sbarco delle truppe di ritorno dal fronte. Il quotidiano che dà notizia dell’inchiesta, il Sunday Times, cita anche la testimonianza di un narcotrafficante afgano:
Il problema del traffico di droga e il relativo business della mafia non esisterebbe nemmeno se non fossero i governi a trarre grande giovamento da esso.
Ci sono storie che qualcuno preferisce dimenticare. Come quella dell’ex caporalmaggiore Alessandra Gabrieli: prima donna parà d’Italia, eroina nazionale divenuta eroinomane in caserma, finita in carcere due anni fa per spaccio dopo aver denunciato il giro di droga tra i soldati reduci dell’Afghanistan. Agli inquirenti della squadra investigativa del nucleo operativo dei Carabinieri di Sampierdarena, guidata dal tenente Simone Carlini, l’ex paracadutista racconta com’è entrata nel tunnel della tossicodipendenza. “Mi hanno iniziato all’eroina alcuni militari della missione Isaf di ritorno dall’Afghanistan. È successo nel 2007 ed eravamo nella caserma della Folgore a Livorno”. Una denuncia clamorosa cui le autorità militari italiane non hanno dato seguito, com’è accaduto per analoghe inchieste estere sul coinvolgimento di militari NATO nel traffico di eroina dall’Afghanistan. Le accuse dell’ex caporalmaggiore Alessandra Gabrieli non solo rivelano l’uso di droghe tra i militari italiani di ritorno dal fronte, ma adombrano addirittura il loro coinvolgimento nel traffico di eroina dall’Afghanistan. L’Afghanistan è un paese che in dodici anni di occupazione occidentale ha visto regolarmente aumentare le produzione di oppio. Negli ultimi anni è stato evidenziato l’aumento della coltivazione di oppio nelle regioni sotto controllo della guerriglia talebana (+34% in Helmand, +16% a Kandahar), ma nessuno nota che nella provincia di Kabul, sotto diretto controllo del governo centrale, la produzione è aumentata del 148%. E l’Afghanistan -il paese in cui da numerosi anni vige ancora il poco chiaro dispiegamento di forze USA e NATO- è tornato a essere il maggior produttore di droga del mondo. Ciò è dovuto a tale preziosa risorsa, vista la riluttanza di CIA e NATO a lasciare l’Afghanistan?
Ma questo muro di gomma non riguarda solo l’Italia. Nel settembre 2010 il ministero della Difesa del Regno Unito avvia un’indagine sul coinvolgimento di soldati britannici e canadesi nel traffico di eroina afgana attraverso la base della Royal Air Force di Brize Norton, nell’Oxfordshire: il principale aeroporto di sbarco delle truppe di ritorno dal fronte. Il quotidiano che dà notizia dell’inchiesta, il Sunday Times, cita anche la testimonianza di un narcotrafficante afgano:
“La maggior parte dei nostri clienti, esclusi i trafficanti all’estero, sono i militari stranieri: a fine missione ce la ordinano, noi gliela vendiamo e loro se la portano a casa sugli aerei militari dove tanto nessuno li controlla. Ne comprano tanta”.L’inchiesta militare britannica, accompagnata da un irrigidimento dei controlli alla base Raf di Birze Norton, genera molto scalpore mediatico, ma sulla vicenda cala presto il silenzio più completo. Un anno dopo, però, il consigliere del Capo di stato maggiore delle forze armate canadesi, Sean Maloney, dichiara alla stampa:
“Non sono affatto sorpreso che soldati occidentali smercino eroina dalle basi aeree della Nato in Afghanistan, usate dai signori della droga locali per trafficare la droga direttamente in Occidente, tagliando fuori gli intermediari pachistani e realizzando così profitti molto più elevati”.Numerose altre fonti confermano questi traffici, che vedono coinvolti non solo i militari occidentali ma anche, e soprattutto, le compagnie private di contractors, i cui velivoli operanti dagli aeroporti Nato sono esenti da controlli al pari dei voli militari. (2) Ovviamente, non abbiamo lo spazio per approfondire le prove di collusione tra il mondo della politica masso-mafiosa e quello del traffico di stupefacenti. Ma basti ricordare il rapporto di Bill Clinton con la droga. Secondo Cathy O’Brien, la famosa superstite dell’esperimento della CIA MK Ultra per il controllo della mente, anche l’ex presidente era un consumatore abituale di droghe in particolare di cocaina. (3) Ciò è confermato anche dall’ ex amante, Sally Miller con la quale Clinton ebbe una relazione nel 1983. (4)
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Verso la metà degli anni ’80, Clinton incontrò David Rockfeller in Arkansas sede del ramo meridionalse del Rito Scozzese della massoneria, dove Albert Pike (33°) ha creato i Cavalieri del Cerchio d’Oro, il famigerato Ku Klux Klan. Clinton divenne rapidamente governatore dell’Arkansas ed ha commesso una serie di gravi crimini legati alla sua connessione con gli Illuminati. Diventa capo di una gigantesca rete che si occupa di traffico di sostanze stupefacenti e del riciclaggio del denaro. Webb Hubbell, un personaggio colluso con Clinton in questi traffici illeciti, divenne ministro della giustizia nel governo USA. Numerose persone che in seguito cominciarono ad indagare e a parlare degli affari di Bill Clinton sono morte in modo misterioso come lo scrittore Danny Casolaro. La sua morte venne come al solito classificata come suicidio! (Danny Casolaro death)
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4° E SULLE PRESUNTE PROPRIETA TERAPEUTICHE DELLA MARIJUANA?
Ora vediamo i presunti effetti miracolosi della marijuana. Di recente, come avete modo di constatare su tv, riviste e giornali è iniziato un’esaltazione della capacità terapeutiche della marijuana capace di curare una lunghissima lista di mali incurabili. Ma è veramente così? Anche in questo caso la risposta è negativa. Sono gli stessi stratagemmi utilizzati dall’èlite per il completamento dell’opera di sovversione sociale, con il supporto di alcuni dei loro scienziati ufficiali, pagati appositamente per sostenere le teorie che si vogliono introdurre nella mentalità delle masse per il decadimento del costume. IlNCI (National Cancer Institute) uno dei maggiori centri che hanno diffuso la mitizzazione della marijuana come possibile rimedio anti-tumore, parla solo di tre studi di laboratorio su topi e ratti (quindi ancora ben lontani dalla sperimentazione clinica) che “sembrerebbero” indicare le capacità della marijuana di uccidere le cellule tumorali.Innanzitutto va ricordato che ai signori che dirigono i fili del mondo non interessa affatto la vostra salute, anzi! L’obiettivo principale dei governi (e soprattutto delle centrali che li dirigono da dietro le quinte) è quello di diminuire la popolazione mondiale, e non di poco: si parla di un ideale di tre miliardi di abitanti, ovvero l’eliminazione di più della metà degli abitanti di oggi. Ciò si trova documentato in fascicoli e dichiarazioni ufficiali degli stessi protagonisti. Un ideale da raggiungere attraverso l’invenzione di epidemie, pandemie, sterilizzazioni, aborto, avvelenamento dell’aria e dei cibi.Basti soltanto pensare al glifosato, un tossico diserbante dichiarato “probabile cancerogeno” dallo IARC, che troviamo ovunque: nella birra, nei cavolfiori, nelle lenticchie, nei fichi, nei pompelmi, nelle acque, persino negli assorbenti! (5) Ritornando alle presunte proprietà miracolose della marijuana, non ci sono studi – e quindi non esistono prove scientifiche – che dimostrino in modo incontrovertibile la capacità della marijuana di curare il cancro. Esistono invece studi clinici che sono stati condotti per studiare gli effetti dell’utilizzo di cannabinoidi per la cosiddetta “terapia del dolore” . Il professor Walter Fratta, ordinario di farmacologia dell’università di Cagliari, spiega:
“Il più noto principio attivo della cannabis è il Delta-9-tetraidrocannabinolo (detto Thc) A livello biomedico già da alcuni anni ci sono prove che indicano che il Thc è un ottimo analgesico e può essere sfruttato per alleviare alcune forme di dolore. In particolare viene utilizzato per pazienti terminali quando gli altri analgesici non hanno più effetto. Come potrebbe dar sollievo per la gestione e la riduzione degli effetti collaterali della chemioterapia come ad esempio la nausea o l’inappetenza”. (6)
Dagli studi svolti si evince quindi che la marijuana, in quanto droga, potrebbe soltanto avere la funzione di lenire il dolore, ma non di curare! In Italia un ruolo importante nella ricerca per la produzione di farmaci antidolorifici a base di marijuana e cannabidiolo lo svolge Giampaolo Grassi del CRA di Rovigo. (7)
La canna quindi non cura le cellule tumorali. Eppure ad alcuni di voi verranno adesso subito in mente dei casi visti in televisione di persone che dopo aver smesso la chemioterapia per curarsi passare alla cura cannabis sono guariti dal cancro. Ebbene la guarigione dal cancro in questo caso non è ascrivibile all’uso di cannabis, bensì all’interruzione della “cura” chemioterapica, i cui effetti, com’è noto, risultano più devastanti dello stesso tumore. Il cancro, alcune volte, può regredire anche attraverso l’alcalinizzazione del corpo, il passaggio ad una dieta sana ed equilibrata e soprattutto l’abbandono di cibi contenenti grassi idrogenati. Sulla cura chemioterapica ci numerose testimonianze di medici e studiosi quali Allen Levin e George Mathe dell’università di Parigi il quale ha pure affermato:
“Se un giorno contrarrò il cancro non mi sottoporrò mai a protocolli standard per la terapia di questo male. I pazienti tumorali che stanno alla larga da questi centri hanno qualche possibilità di cavarsela”.
E anche il Journal of the American Medical Association il 15 aprile del ’98 dichiara: “I noti e pericolosi effetti collaterali di questi farmaci (chemioterapici) sono diventati la quarta causa di morte dopo l’infarto, il cancro e il colpo apoplettico”.
Le industrie farmaceutiche con le loro lobby sono riuscite a redigere i loro protocolli e farli sostenere dai medici dagli specialisti arrivando a ai governi. Come nel caso relativo alla terapia dei tumori in Italia dove per decreto dell’ex ministro Rosy Bindi è vietato ad ogni medico curare i pazienti oncologici con metodi diversi dalla chemio. Ricorderete sicuramente nel 1995 le polemiche e le persecuzioni ai danni del professor Di Bella che proponeva una cura alternativa che aveva realmente lo scopo di curare il cancro alla quale moltissimi malati tutt’oggi fanno ricorso con risultati sorprendenti, ma gli effetti positivi vennero comprensibilmente taciuti. (8)
Ora vediamo i presunti effetti miracolosi della marijuana. Di recente, come avete modo di constatare su tv, riviste e giornali è iniziato un’esaltazione della capacità terapeutiche della marijuana capace di curare una lunghissima lista di mali incurabili. Ma è veramente così? Anche in questo caso la risposta è negativa. Sono gli stessi stratagemmi utilizzati dall’èlite per il completamento dell’opera di sovversione sociale, con il supporto di alcuni dei loro scienziati ufficiali, pagati appositamente per sostenere le teorie che si vogliono introdurre nella mentalità delle masse per il decadimento del costume. IlNCI (National Cancer Institute) uno dei maggiori centri che hanno diffuso la mitizzazione della marijuana come possibile rimedio anti-tumore, parla solo di tre studi di laboratorio su topi e ratti (quindi ancora ben lontani dalla sperimentazione clinica) che “sembrerebbero” indicare le capacità della marijuana di uccidere le cellule tumorali.Innanzitutto va ricordato che ai signori che dirigono i fili del mondo non interessa affatto la vostra salute, anzi! L’obiettivo principale dei governi (e soprattutto delle centrali che li dirigono da dietro le quinte) è quello di diminuire la popolazione mondiale, e non di poco: si parla di un ideale di tre miliardi di abitanti, ovvero l’eliminazione di più della metà degli abitanti di oggi. Ciò si trova documentato in fascicoli e dichiarazioni ufficiali degli stessi protagonisti. Un ideale da raggiungere attraverso l’invenzione di epidemie, pandemie, sterilizzazioni, aborto, avvelenamento dell’aria e dei cibi.Basti soltanto pensare al glifosato, un tossico diserbante dichiarato “probabile cancerogeno” dallo IARC, che troviamo ovunque: nella birra, nei cavolfiori, nelle lenticchie, nei fichi, nei pompelmi, nelle acque, persino negli assorbenti! (5) Ritornando alle presunte proprietà miracolose della marijuana, non ci sono studi – e quindi non esistono prove scientifiche – che dimostrino in modo incontrovertibile la capacità della marijuana di curare il cancro. Esistono invece studi clinici che sono stati condotti per studiare gli effetti dell’utilizzo di cannabinoidi per la cosiddetta “terapia del dolore” . Il professor Walter Fratta, ordinario di farmacologia dell’università di Cagliari, spiega:
La canna quindi non cura le cellule tumorali. Eppure ad alcuni di voi verranno adesso subito in mente dei casi visti in televisione di persone che dopo aver smesso la chemioterapia per curarsi passare alla cura cannabis sono guariti dal cancro. Ebbene la guarigione dal cancro in questo caso non è ascrivibile all’uso di cannabis, bensì all’interruzione della “cura” chemioterapica, i cui effetti, com’è noto, risultano più devastanti dello stesso tumore. Il cancro, alcune volte, può regredire anche attraverso l’alcalinizzazione del corpo, il passaggio ad una dieta sana ed equilibrata e soprattutto l’abbandono di cibi contenenti grassi idrogenati. Sulla cura chemioterapica ci numerose testimonianze di medici e studiosi quali Allen Levin e George Mathe dell’università di Parigi il quale ha pure affermato:
Le industrie farmaceutiche con le loro lobby sono riuscite a redigere i loro protocolli e farli sostenere dai medici dagli specialisti arrivando a ai governi. Come nel caso relativo alla terapia dei tumori in Italia dove per decreto dell’ex ministro Rosy Bindi è vietato ad ogni medico curare i pazienti oncologici con metodi diversi dalla chemio. Ricorderete sicuramente nel 1995 le polemiche e le persecuzioni ai danni del professor Di Bella che proponeva una cura alternativa che aveva realmente lo scopo di curare il cancro alla quale moltissimi malati tutt’oggi fanno ricorso con risultati sorprendenti, ma gli effetti positivi vennero comprensibilmente taciuti. (8)
“Il più noto principio attivo della cannabis è il Delta-9-tetraidrocannabinolo (detto Thc) A livello biomedico già da alcuni anni ci sono prove che indicano che il Thc è un ottimo analgesico e può essere sfruttato per alleviare alcune forme di dolore. In particolare viene utilizzato per pazienti terminali quando gli altri analgesici non hanno più effetto. Come potrebbe dar sollievo per la gestione e la riduzione degli effetti collaterali della chemioterapia come ad esempio la nausea o l’inappetenza”. (6)Dagli studi svolti si evince quindi che la marijuana, in quanto droga, potrebbe soltanto avere la funzione di lenire il dolore, ma non di curare! In Italia un ruolo importante nella ricerca per la produzione di farmaci antidolorifici a base di marijuana e cannabidiolo lo svolge Giampaolo Grassi del CRA di Rovigo. (7)
La canna quindi non cura le cellule tumorali. Eppure ad alcuni di voi verranno adesso subito in mente dei casi visti in televisione di persone che dopo aver smesso la chemioterapia per curarsi passare alla cura cannabis sono guariti dal cancro. Ebbene la guarigione dal cancro in questo caso non è ascrivibile all’uso di cannabis, bensì all’interruzione della “cura” chemioterapica, i cui effetti, com’è noto, risultano più devastanti dello stesso tumore. Il cancro, alcune volte, può regredire anche attraverso l’alcalinizzazione del corpo, il passaggio ad una dieta sana ed equilibrata e soprattutto l’abbandono di cibi contenenti grassi idrogenati. Sulla cura chemioterapica ci numerose testimonianze di medici e studiosi quali Allen Levin e George Mathe dell’università di Parigi il quale ha pure affermato:
“Se un giorno contrarrò il cancro non mi sottoporrò mai a protocolli standard per la terapia di questo male. I pazienti tumorali che stanno alla larga da questi centri hanno qualche possibilità di cavarsela”.E anche il Journal of the American Medical Association il 15 aprile del ’98 dichiara: “I noti e pericolosi effetti collaterali di questi farmaci (chemioterapici) sono diventati la quarta causa di morte dopo l’infarto, il cancro e il colpo apoplettico”.
Le industrie farmaceutiche con le loro lobby sono riuscite a redigere i loro protocolli e farli sostenere dai medici dagli specialisti arrivando a ai governi. Come nel caso relativo alla terapia dei tumori in Italia dove per decreto dell’ex ministro Rosy Bindi è vietato ad ogni medico curare i pazienti oncologici con metodi diversi dalla chemio. Ricorderete sicuramente nel 1995 le polemiche e le persecuzioni ai danni del professor Di Bella che proponeva una cura alternativa che aveva realmente lo scopo di curare il cancro alla quale moltissimi malati tutt’oggi fanno ricorso con risultati sorprendenti, ma gli effetti positivi vennero comprensibilmente taciuti. (8)
5° I DANNI PERMANENTI DELL’ USO DI CANNABIS SUL CERVELLO
Forse fino a soli vent’anni fa non ci sarebbe stato bisogno di dedicare un editoriale sulla dannosità dovuta all’assunzione di qualsiasi droga. Ma Chesterton aveva profeticamente avvertito che sarebbe arrivato un giorno in cui si sarebbe dovuto lottare per dimostrate che 2+2 fa 4. Quindi andiamo avanti. Uno studio condotto dai ricercatori del Center for Brain Health dell’università del Texas ha mostrato che fumare marijuana regolarmente può avere, a lungo termine, effetti sulla struttura del cervello e sul volume della materia grigia. In alcuni casi di consumatori cronici si è constatata anche una riduzione del quoziente intellettivo. La ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences ha messo in evidenza, che chi fuma cannabis almeno tre volte a settimana, per almeno dieci annie fin da quando era giovane (iniziando tra i 14 e i 30 anni), ha mediamente meno materia grigia nella zona della corteccia orbito-frontale, che è la parte associata ai processi decisionali, alle dipendenze, alla motivazione e all’apprendimento. Il consumo abituale di marijuana a lungo termine finisce anche per degradare la connettività del cervello. (9)
Il ricorso alle droghe porta alla compromissione delle strutture cerebrali con gravi implicazioni delle facoltà cognitive, del ragionamento, dell’apprendimento e della gratificazione dell’individuo, con conseguenti effetti sull’adattamento sociale (Cohen P., 2004). Uno studio dell’Harvard Medical School apparso sul Journal of Neuroscience, ha confermato che l’uso di cannabis, anche solo una volta a settimana, provoca l’alterazione di alcune aree cerebrali. Hashish e marijuana hanno effetti – a volte di tipo permanente – sul sistema dei recettori encefalici deputati al controllo delle emozioni e dell’ansia, quali la serotonina o l’adrenalina. Per tali ragioni la cannabis, al pari di altre sostanze psicotrope quali la cocaina e i derivati amfetaminici, gli allucinogeni ma anche l’alcol, può condizionare lo sviluppo psico-emozionale con distorsione della personalità, in taluni casi irreversibile, ovvero senza remissione una volta sospeso l’utilizzo. (10) Se è un dato di fatto che la droga, (anche quella leggera) causa danni permanenti al cervello, per quale ragione le battaglie di fratelli e compagni sono volte esclusivamente sulla legalizzazione di matrimoni contro natura e uso di droghe, tralasciando completamente l’emergenza immigrazione, la disoccupazione sempre più crescente? E che dire del debito pubblico destinato a pesare sempre più ulteriormente sulle spalle dei cittadini e delle imprese con non indifferenti tagli alla spesa pubblica che impediscono la ripresa del paese?
Forse fino a soli vent’anni fa non ci sarebbe stato bisogno di dedicare un editoriale sulla dannosità dovuta all’assunzione di qualsiasi droga. Ma Chesterton aveva profeticamente avvertito che sarebbe arrivato un giorno in cui si sarebbe dovuto lottare per dimostrate che 2+2 fa 4. Quindi andiamo avanti. Uno studio condotto dai ricercatori del Center for Brain Health dell’università del Texas ha mostrato che fumare marijuana regolarmente può avere, a lungo termine, effetti sulla struttura del cervello e sul volume della materia grigia. In alcuni casi di consumatori cronici si è constatata anche una riduzione del quoziente intellettivo. La ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences ha messo in evidenza, che chi fuma cannabis almeno tre volte a settimana, per almeno dieci annie fin da quando era giovane (iniziando tra i 14 e i 30 anni), ha mediamente meno materia grigia nella zona della corteccia orbito-frontale, che è la parte associata ai processi decisionali, alle dipendenze, alla motivazione e all’apprendimento. Il consumo abituale di marijuana a lungo termine finisce anche per degradare la connettività del cervello. (9)
Il ricorso alle droghe porta alla compromissione delle strutture cerebrali con gravi implicazioni delle facoltà cognitive, del ragionamento, dell’apprendimento e della gratificazione dell’individuo, con conseguenti effetti sull’adattamento sociale (Cohen P., 2004). Uno studio dell’Harvard Medical School apparso sul Journal of Neuroscience, ha confermato che l’uso di cannabis, anche solo una volta a settimana, provoca l’alterazione di alcune aree cerebrali. Hashish e marijuana hanno effetti – a volte di tipo permanente – sul sistema dei recettori encefalici deputati al controllo delle emozioni e dell’ansia, quali la serotonina o l’adrenalina. Per tali ragioni la cannabis, al pari di altre sostanze psicotrope quali la cocaina e i derivati amfetaminici, gli allucinogeni ma anche l’alcol, può condizionare lo sviluppo psico-emozionale con distorsione della personalità, in taluni casi irreversibile, ovvero senza remissione una volta sospeso l’utilizzo. (10) Se è un dato di fatto che la droga, (anche quella leggera) causa danni permanenti al cervello, per quale ragione le battaglie di fratelli e compagni sono volte esclusivamente sulla legalizzazione di matrimoni contro natura e uso di droghe, tralasciando completamente l’emergenza immigrazione, la disoccupazione sempre più crescente? E che dire del debito pubblico destinato a pesare sempre più ulteriormente sulle spalle dei cittadini e delle imprese con non indifferenti tagli alla spesa pubblica che impediscono la ripresa del paese?
Il ricorso alle droghe porta alla compromissione delle strutture cerebrali con gravi implicazioni delle facoltà cognitive, del ragionamento, dell’apprendimento e della gratificazione dell’individuo, con conseguenti effetti sull’adattamento sociale (Cohen P., 2004). Uno studio dell’Harvard Medical School apparso sul Journal of Neuroscience, ha confermato che l’uso di cannabis, anche solo una volta a settimana, provoca l’alterazione di alcune aree cerebrali. Hashish e marijuana hanno effetti – a volte di tipo permanente – sul sistema dei recettori encefalici deputati al controllo delle emozioni e dell’ansia, quali la serotonina o l’adrenalina. Per tali ragioni la cannabis, al pari di altre sostanze psicotrope quali la cocaina e i derivati amfetaminici, gli allucinogeni ma anche l’alcol, può condizionare lo sviluppo psico-emozionale con distorsione della personalità, in taluni casi irreversibile, ovvero senza remissione una volta sospeso l’utilizzo. (10) Se è un dato di fatto che la droga, (anche quella leggera) causa danni permanenti al cervello, per quale ragione le battaglie di fratelli e compagni sono volte esclusivamente sulla legalizzazione di matrimoni contro natura e uso di droghe, tralasciando completamente l’emergenza immigrazione, la disoccupazione sempre più crescente? E che dire del debito pubblico destinato a pesare sempre più ulteriormente sulle spalle dei cittadini e delle imprese con non indifferenti tagli alla spesa pubblica che impediscono la ripresa del paese?
6° IL CONSUMO DI DROGA CRESCE DI PARI PASSO CON LA CRISI ECONOMICA. IN ITALIA COME IN GRECIA
La gioventù (obiettivo principe dell’èlite) oggi si trova nelle condizioni di non potere avere una ragionevole previsione del suo futuro economico. I giovani, spesso annoiati, e depressi a causa dell’impossibilità di mettere radici vengono distratti da stili di vita sempre più frivoli e materialistici. Con la legalizzazione della droga non si da ai cittadini in mano un ideale o una speranza, ma dei mezzi per poterlo manipolare sempre di più. Del resto si sa che quando la speranza e gli ideali scarseggiano la droga imperversa. Come in Grecia, dove i cittadini (in particolare i giovani) stanno vivendo un incubo che cercano di affogare nell’uso sfrenato di droga. Anche in Italia si è registrato un esponenziale incremento di consumo di sostanze stupefacenti e di psicofarmaci, il cui utilizzo risulta non meno devastante delle droghe convenzionali. E’ interessante notare che questa impennata ha avuto inizio a partire dal 2008, con la crisi economica, procedendo inarrestabilmente e purtroppo non destinata a scemare nei prossimi anni, dato il totale disinteresse dei governi di ridare ideali, speranze e valori ai giovani, ma solo leggi per renderli sempre più schiavi e dipendenti dall’èlite. (11)
Delle stragi causate ad Atene dalle nuove droghe sintetiche definite dalla popolazione greca “le droghe della crisi” se ne è interessato Pablo Trincia uno degli inviati delle iene di Italia 1, che ha realizzato un reportage molto interessante sull’argomento, sorvolando, però, com’era prevedibile, sulle reali cause della crisi in Grecia. Disoccupazione e povertà, infatti, hanno portato al collasso il paese, e mentre i negozi chiudevano, i marciapiedi si affollavano di persone che improvvisamente si sono trovate senza lavoro e senza futuro. Dalla povertà alla disperazione e dalla disperazione alla droga: il passo è stato breve. E così che per colmare questa mancanza e questi sogni infranti, in città sono arrivate nuove droghe, più economiche perché prodotte in casa, che piano piano hanno aiutato la città a morire, socialmente parlando. Si chiamano Thai e Sisa e sono due droghe sintetiche, chimiche al 100%, dagli effetti opposti ma entrambi inquietanti e, soprattutto, devastanti. La Thai è un mix di eroina e prodotti vari che viene iniettata nelle vene. Per prodotti si intendono shampoo, calcestruzzo, detersivo e sostanze facilmente reperibili in casa. E se la Thai spegne le persone, a rianimarle c’è la Sisa, un mix di metanfetamina e prodotti chimici tra cui la polvere contenuta nelle lampadine al neon e, soprattutto, l’acido della batteria. Con la Thai si fa più fatica a parlare e il corpo piano piano si spegne mentre la Sisa, più letale, uccide prima l’anima, poi lentamente il corpo, creando delle piaghe nella pelle, causando la caduta dei denti e trasformando letteralmente il fisico di una persona. Psicologicamente, la Sisa rende una persona aggressiva e violenta, pericolosa non solo per se stessa ma anche per chi gli sta intorno. E se spesso i tossicodipendenti non sanno cosa si iniettano, gli effetti invece li conoscono bene. “
Diventi come uno zombie: non capisci più nulla, non sei umano.. ti toglie le emozioni. Tutti i ragazzi che l’hanno provata in due o tre mesi sono diventati matti”(12)
L’obiettivo che si persegue è l’isolamento e l’indebolimento dei singoli individui, privati delle loro radici, della loro fede, della loro idea di famiglia stabile, e di qualsiasi certezza. Il suddito perfetto del Nuovo Ordine Mondiale, infatti, è un uomo senza punti di riferimento: un uomo solo; privo di legami profondi; stordito dalle droghe; spaesato perchè apolide; iper- sessualizzato e sempre più bisognoso di nuovi stimoli; spaventato dal suo prossimo e da nemici inesistenti, e infine desideroso di essere “protetto” dal potere costituito, proprio quel potere che è invece la causa di tutti i suoi problemi. Le angosce vengono “alleviate” da falsi aiuti come droga e psicofarmaci. La spersonalizzazione favorita dalle droghe, il cui flusso viene favorito dalle èlite occulte con il sostegno dei governi, serve quindi allo scopo di controllare meglio la nostra vita e il nostro modo di agire. La prima fase di cambiamento, infatti, deve essere di tipo antropologico; serve a farci cambiare idea e a farci comprendere che la svolta sia necessaria. E’ uno schema sempre uguale che si ripete ad ogni proposta di sovversione sociale spacciata come “progresso” . Sull’interesse dei governi diretti dall’èlite occulta di rendere i popoli degli zombie privati della loro capacità di difendesi parleremo più specificatamente nel prossimo capitolo.
NOTE E FONTI Redazione Antimassoneria -antimassoneria.altevista.org Copyright © 2016
Paolo Borsellino sulla legalizzazione delle droghe. Video
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La gioventù (obiettivo principe dell’èlite) oggi si trova nelle condizioni di non potere avere una ragionevole previsione del suo futuro economico. I giovani, spesso annoiati, e depressi a causa dell’impossibilità di mettere radici vengono distratti da stili di vita sempre più frivoli e materialistici. Con la legalizzazione della droga non si da ai cittadini in mano un ideale o una speranza, ma dei mezzi per poterlo manipolare sempre di più. Del resto si sa che quando la speranza e gli ideali scarseggiano la droga imperversa. Come in Grecia, dove i cittadini (in particolare i giovani) stanno vivendo un incubo che cercano di affogare nell’uso sfrenato di droga. Anche in Italia si è registrato un esponenziale incremento di consumo di sostanze stupefacenti e di psicofarmaci, il cui utilizzo risulta non meno devastante delle droghe convenzionali. E’ interessante notare che questa impennata ha avuto inizio a partire dal 2008, con la crisi economica, procedendo inarrestabilmente e purtroppo non destinata a scemare nei prossimi anni, dato il totale disinteresse dei governi di ridare ideali, speranze e valori ai giovani, ma solo leggi per renderli sempre più schiavi e dipendenti dall’èlite. (11)
Delle stragi causate ad Atene dalle nuove droghe sintetiche definite dalla popolazione greca “le droghe della crisi” se ne è interessato Pablo Trincia uno degli inviati delle iene di Italia 1, che ha realizzato un reportage molto interessante sull’argomento, sorvolando, però, com’era prevedibile, sulle reali cause della crisi in Grecia. Disoccupazione e povertà, infatti, hanno portato al collasso il paese, e mentre i negozi chiudevano, i marciapiedi si affollavano di persone che improvvisamente si sono trovate senza lavoro e senza futuro. Dalla povertà alla disperazione e dalla disperazione alla droga: il passo è stato breve. E così che per colmare questa mancanza e questi sogni infranti, in città sono arrivate nuove droghe, più economiche perché prodotte in casa, che piano piano hanno aiutato la città a morire, socialmente parlando. Si chiamano Thai e Sisa e sono due droghe sintetiche, chimiche al 100%, dagli effetti opposti ma entrambi inquietanti e, soprattutto, devastanti. La Thai è un mix di eroina e prodotti vari che viene iniettata nelle vene. Per prodotti si intendono shampoo, calcestruzzo, detersivo e sostanze facilmente reperibili in casa. E se la Thai spegne le persone, a rianimarle c’è la Sisa, un mix di metanfetamina e prodotti chimici tra cui la polvere contenuta nelle lampadine al neon e, soprattutto, l’acido della batteria. Con la Thai si fa più fatica a parlare e il corpo piano piano si spegne mentre la Sisa, più letale, uccide prima l’anima, poi lentamente il corpo, creando delle piaghe nella pelle, causando la caduta dei denti e trasformando letteralmente il fisico di una persona. Psicologicamente, la Sisa rende una persona aggressiva e violenta, pericolosa non solo per se stessa ma anche per chi gli sta intorno. E se spesso i tossicodipendenti non sanno cosa si iniettano, gli effetti invece li conoscono bene. “
Diventi come uno zombie: non capisci più nulla, non sei umano.. ti toglie le emozioni. Tutti i ragazzi che l’hanno provata in due o tre mesi sono diventati matti”(12)
L’obiettivo che si persegue è l’isolamento e l’indebolimento dei singoli individui, privati delle loro radici, della loro fede, della loro idea di famiglia stabile, e di qualsiasi certezza. Il suddito perfetto del Nuovo Ordine Mondiale, infatti, è un uomo senza punti di riferimento: un uomo solo; privo di legami profondi; stordito dalle droghe; spaesato perchè apolide; iper- sessualizzato e sempre più bisognoso di nuovi stimoli; spaventato dal suo prossimo e da nemici inesistenti, e infine desideroso di essere “protetto” dal potere costituito, proprio quel potere che è invece la causa di tutti i suoi problemi. Le angosce vengono “alleviate” da falsi aiuti come droga e psicofarmaci. La spersonalizzazione favorita dalle droghe, il cui flusso viene favorito dalle èlite occulte con il sostegno dei governi, serve quindi allo scopo di controllare meglio la nostra vita e il nostro modo di agire. La prima fase di cambiamento, infatti, deve essere di tipo antropologico; serve a farci cambiare idea e a farci comprendere che la svolta sia necessaria. E’ uno schema sempre uguale che si ripete ad ogni proposta di sovversione sociale spacciata come “progresso” . Sull’interesse dei governi diretti dall’èlite occulta di rendere i popoli degli zombie privati della loro capacità di difendesi parleremo più specificatamente nel prossimo capitolo.
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Delle stragi causate ad Atene dalle nuove droghe sintetiche definite dalla popolazione greca “le droghe della crisi” se ne è interessato Pablo Trincia uno degli inviati delle iene di Italia 1, che ha realizzato un reportage molto interessante sull’argomento, sorvolando, però, com’era prevedibile, sulle reali cause della crisi in Grecia. Disoccupazione e povertà, infatti, hanno portato al collasso il paese, e mentre i negozi chiudevano, i marciapiedi si affollavano di persone che improvvisamente si sono trovate senza lavoro e senza futuro. Dalla povertà alla disperazione e dalla disperazione alla droga: il passo è stato breve. E così che per colmare questa mancanza e questi sogni infranti, in città sono arrivate nuove droghe, più economiche perché prodotte in casa, che piano piano hanno aiutato la città a morire, socialmente parlando. Si chiamano Thai e Sisa e sono due droghe sintetiche, chimiche al 100%, dagli effetti opposti ma entrambi inquietanti e, soprattutto, devastanti. La Thai è un mix di eroina e prodotti vari che viene iniettata nelle vene. Per prodotti si intendono shampoo, calcestruzzo, detersivo e sostanze facilmente reperibili in casa. E se la Thai spegne le persone, a rianimarle c’è la Sisa, un mix di metanfetamina e prodotti chimici tra cui la polvere contenuta nelle lampadine al neon e, soprattutto, l’acido della batteria. Con la Thai si fa più fatica a parlare e il corpo piano piano si spegne mentre la Sisa, più letale, uccide prima l’anima, poi lentamente il corpo, creando delle piaghe nella pelle, causando la caduta dei denti e trasformando letteralmente il fisico di una persona. Psicologicamente, la Sisa rende una persona aggressiva e violenta, pericolosa non solo per se stessa ma anche per chi gli sta intorno. E se spesso i tossicodipendenti non sanno cosa si iniettano, gli effetti invece li conoscono bene. “
Diventi come uno zombie: non capisci più nulla, non sei umano.. ti toglie le emozioni. Tutti i ragazzi che l’hanno provata in due o tre mesi sono diventati matti”(12)
L’obiettivo che si persegue è l’isolamento e l’indebolimento dei singoli individui, privati delle loro radici, della loro fede, della loro idea di famiglia stabile, e di qualsiasi certezza. Il suddito perfetto del Nuovo Ordine Mondiale, infatti, è un uomo senza punti di riferimento: un uomo solo; privo di legami profondi; stordito dalle droghe; spaesato perchè apolide; iper- sessualizzato e sempre più bisognoso di nuovi stimoli; spaventato dal suo prossimo e da nemici inesistenti, e infine desideroso di essere “protetto” dal potere costituito, proprio quel potere che è invece la causa di tutti i suoi problemi. Le angosce vengono “alleviate” da falsi aiuti come droga e psicofarmaci. La spersonalizzazione favorita dalle droghe, il cui flusso viene favorito dalle èlite occulte con il sostegno dei governi, serve quindi allo scopo di controllare meglio la nostra vita e il nostro modo di agire. La prima fase di cambiamento, infatti, deve essere di tipo antropologico; serve a farci cambiare idea e a farci comprendere che la svolta sia necessaria. E’ uno schema sempre uguale che si ripete ad ogni proposta di sovversione sociale spacciata come “progresso” . Sull’interesse dei governi diretti dall’èlite occulta di rendere i popoli degli zombie privati della loro capacità di difendesi parleremo più specificatamente nel prossimo capitolo.
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TERREMOTO: AVVERTIMENTO ALL’ITALIA!
tratto dal sito online dell'ambasciata USA a Roma |
di Gianni Lannes
Pressione e ricatto: le catastrofi indotte sono una versione aggiornata della strategia della tensione. Destabilizzare per stabilizzare?
Nel nostro caso tre fatti sono certi: la natura non c'entra ma viene utilizzata come paravento (la fragilità sismica è un utile copertura, così si può sempre addossare la responsabilità a Gaia); i terremoti possono essere indotti dalla mano dall’uomo; l’arma ambientale è vietata dalla convenzione internazionale Enmod dell’Onu, entrata in vigore nel 1978, ratificata dalla legge italiana numero 962 del 1980, a firma del presidente Sandro Pertini.
«Guerra fredda fuori dalla storia". Chiamato direttamente in causa, il presidente del Consiglio afferma: "Noi abbiamo bisogno di considerare che la parola guerra fredda non può stare nel vocabolario del terzo millenio. E' fuori dalla storia, fuori dalla realtà ed è inutile. Noi abbiamo bisogno che Ue e Russia tornino ad essere buoni vicini di casa. Russia ed Europa condividono gli stessi valori».
Lo vuole l'Italia, in particolare. "Il mio Paese - dice Renzi - vuole rafforzare la sua presenza economica in Russia. E sarebbe felice che le sue tecnologie per l'agricoltura fossero applicate in Russia per rafforzare quel legame finché persiste il bando di Mosca sui cibi della Ue". Quanto agli Usa, osserva Renzi, "sono un grande modello di democrazia da cui ho molto da imparare. Anche l'Italia - aggiunge il premier - lavorerà con chiunque sarà il prossimo presidente, personalmente preferirei dire chiunque sarà 'la' prossima presidente", auspicando la vittoria di Hillary Clinton.
Al che Putin interviene a sua volta per lodare pubblicamente il presidente del Consiglio: "Renzi è un grande oratore, mi complimento con lui per l'ultimo intervento. L'Italia può andare fiera di un premier del genere".
Mi scrive Giovanni Lopez: «Nella serata del 21 agosto scorso sono stato testimone di una tempesta potente elettrica: da casa mia (Firenze est), dalle ore 21.30 circa, ho visto eccezionali fulmini in un arco talmente vasto (da circa 15 a circa 60 gradi dal nord) che ho subito pensato che non poteva essere un fenomeno naturale, forse perché non avevo mai visto niente di simile in vita mia: per quanto potenti fossero quei fulmini (che non erano verdognoli o azzurrognoli come si vede nei normali temporali ma erano di luce bianco-rosacea) non ho sentito nemmeno il più piccolo tuono durante tutta la durata del fenomeno e cioè dalle 21.30 circa alle 00.30 circa del 22 agosto».
Nel mondo in cui sopravviviamo preannunciato da Orwell al termine della seconda guerra mondiale, modificare e adattare la storia e la scienza ai fenomeni innaturali creano una dilagante dissonanza cognitiva. Nel suo saggio La libertà di stampa (1945) Orwell ha scritto: «libertà significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuol sentire».
Stiamo facendo come sempre tutto quello che vogliono i padroni USA, non vedo il motivo di ricattarci con una mossa del genere. Chi lo sa. Forse, è per qualcosa che dovremo fare in futuro?
riferimenti:
www.repubblica.it/.../renzi_russia-142214463
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=parigi
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=nizza
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2016/08/terremoto-unarma-ambientale-vietata.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2016/08/il-grande-fratello.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=muos
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=parigi
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=nizza
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2016/08/terremoto-unarma-ambientale-vietata.html
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