ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 2 marzo 2018

Qualcosa per cui non c’è alcuna scusa

Sen. Dick Durbin, D-IL
https://www.lifesitenews.com/news/georgetown-honors-pro-abortion-senator-whose-bishop-just-barred-him-from-co

Se l’università dei gesuiti premia un campione della cultura abortista

Si chiama Dick Durbin ed è un senatore americano, cattolico, del Partito democratico. Tempo fa il vescovo di Springfield, Illinois, monsignor Thomas Paprocki, gli ha comunicato che, a meno di un esplicito ravvedimento e pentimento, non potrà più essere ammesso alla santa comunione perché ha sostenuto l’aborto.
La vicenda riguarda una normativa  destinata a rendere illegale la stragrande maggioranza degli aborti dopo la ventesima settimana, fatta eccezione per i casi di stupro o incesto. Posto in votazione al Senato, il testo è stato bocciato a causa di quattordici voti contrari arrivati da altrettanti senatori cattolici, tra i quali Durbin. «Un terribile fallimento», l’ha definito il cardinale Timothy Dolan, presidente del Comitato per le attività pro-life della Conferenza episcopale degli Stati Uniti.
Di qui la decisione del vescovo Paprocki, che nei confronti di Durbin ha applicato la misura prevista in questi casi, ovvero il canone 915 del Codice di diritto canonico: «Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena, e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto».
Il provvedimento si è reso necessario anche perché Durbin è un finanziatore dell’organizzazione abortista Planned Parenthood, il che fa di lui, appunto, un battezzato che persiste ostinatamente nel peccato grave.
Non si tratta tanto di una punizione, ha precisato il vescovo, quanto di un invito al ripensamento e alla conversione. Il senatore, infatti, un tempo era su posizioni pro-vita. «Per questo – ha detto il vescovo–  prego sinceramente che si converta».
Ma ecco che da Washington arriva una notizia che sembra sconfessare il provvedimento canonico e andare in una direzione esattamente opposta. Come riferisce il sito lifesitenews, la Georgetown University, la più antica università cattolica degli Stati Uniti, retta dalla Compagnia di Gesù,  ha infatti premiato il senatore Durbin con il Timothy S. Healy SJ Award, riconoscimento che l’ateneo dei gesuiti conferisce agli ex alunni che hanno svolto «un servizio pubblico esemplare» nella propria professione o nella propria comunità, «a sostegno di cause umanitarie».
Durbin, che alla Georgetown ha conseguito la laurea di primo e secondo grado, ha dichiarato: «Sono onorato di essere in compagnia di così tanti che hanno speso la loro vita al servizio degli altri. Padre Pedro Arrupe (il preposito generale della Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983, ndr) ha sfidato tutti gli alunni delle scuole gesuite a impegnarsi nella lotta per la giustizia, a nome dei più vulnerabili della nostra società. Durante il mio mandato ho cercato di affrontare la sfida e sono onorato di ricevere questo riconoscimento dai miei compagni alunni della Georgetown».
Ma promuovere l’aborto e le organizzazione che lo sostengono è qualcosa che ha che fare con la «lotta per la giustizia, a nome dei più vulnerabili»?
Questo riconoscimento, ha dichiarato Michael Khan, ex presidente della Georgetown Right to Life,  organizzazione studentesca dedicata alla difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale, «è uno schiaffo e un oltraggio per i valori cattolici». Definire il senatore Durbin esponente della cultura umanitaria «è un’assoluta vergogna».
«Tutto ciò non fa che allargare il divario tra i dirigenti della Georgetown e le fedeli famiglie cattoliche», dice Patrick Reilly, presidente della Cardinal Newman Society. «Com’è possibile che la più antica università cattolica americana onori pubblicamente un campione dell’abortismo al quale il vescovo ha appena negato l’eucaristia? Un riconoscimento del genere è in netta opposizione con l’opera a favore della vita che è propria della Chiesa e della missione della Georgetown ».
Occorre notare che Durbin, che è anche un deciso sostenitore del «matrimonio» omosessuale, durante il suo mandato ha votato a favore dell’aborto non in una sola occasione, ma più volte. E ha dichiarato che un esponente democratico può anche essere contro l’aborto, purché questa posizione resti a livello personale e non pubblico.
Né si può dimenticare che la Planned Parenthood, da lui sostenuta, contribuisce a rendere possibili almeno 321 mila aborti all’anno e prescrive la terapia ormonale per la contraccezione.
Durbin, dice la motivazione del premio assegnatogli dall’università dei gesuiti, ha contribuito a «un’innovativa legislazione in materia di assistenza sanitaria, immigrazione e controllo delle armi», così come a una «legislazione fondamentale» contro il fumo sui voli commerciali. Molto bene, ma la questione dell’aborto?
«La Georgetown – dice Khan – ancora una volta si mostra del tutto accecata dall’ideologia progressista più estrema, qualcosa per cui non c’è alcuna scusa».
Sulla vicenda, lifesitenews ha chiesto all’arcidiocesi di Washington un commento, ma per ora non ha ricevuto risposta.
Aldo Maria Valli
SENATO DELLO IOWA E ABORTO. PAPROCKI, DURBIN, E ELEZIONI ITALIANE. UN’INTENZIONE DI VOTO.

Due notizie dagli Stati Uniti mi hanno fatto pensare alle elezioni di domenica prossima. La prima è di oggi. Il Senato dello Iowa mercoledì ha approvato una misura che proibisce l’aborto nel momento in cui viene rilevato il battito cardiaco del feto. La legge prevede alcune eccezioni in caso di emergenze mediche. La Conferenza Cattolica dello Iowa ha apprezzato “i legislatori per il loro sforzo nel far avanzare la protezione dei bambini non nati”.

La seconda è di qualche giorno fa, ed è molto interessante. Un vescovo, quello di Springfield, Thomas Paprocki, ha emesso un comunicato, in cui annuncia che il senatore Richard Durbin non dovrebbe essere ammesso alla comunione, a causa della sua “ostinata persistenza in un peccato grave manifesto”. Richard Durbin è un senatore democratico, e nel gennaio scorso ha votato contro un progetto di legge che voleva impedire l’aborto dopo la ventesima settimana di gestazione, il “Pain-Capable Unborn Child Protection Act”. Gli Stati Uniti sono fra i sette Paesi al mondo –compresi Cina Popolare e Corea del Nord – che permettono la soppressione di un bambino dopo quel limite.

“Sono completamente d’accordo con S.E. il cardinale Timothy Dolan, che ha definito il fallimento del passaggio al Senato del Pain-Capable Unborn Child Protection Act ‘terribile’. Quattordici senatori cattolici – scrive mons. Paprocki – hanno votato contro la legge che avrebbe proibito gli aborti dopo la ventesima settimana, compreso il sen. Richard Durbin, che abita a Springfield, Illinois”.

Già nell’aprile del 2004, racconta mons. Paprocki, quello che era allora il pastore di Durbin, e ora è vescovo a Orange, in California, aveva detto che avrebbe esitato a dare la comunione al sen. Durbin perché “le sue posizioni pro aborto lo mettevano fuori della comunione o dell’unità con gli insegnamenti della Chiesa sulla vita. Il mio predecessore, l’arcivescovo Lucas di Omaha, disse che avrebbe appoggiato quella decisione. Io ho continuato in quella posizione”.

Il comunicato ricorda il Canone 915 del Codice: “chi ostinatamente persiste in un peccato grave manifesto non deve essere ammesso alla Santa Comunione”. Di conseguenza, scrive mons. Paprocki, “il senatore Durbin non può essere ammesso alla Santa Comunione fino a quando non si penta del suo peccato. Questa misura non è intesa in senso punitivo, ma per portare a un cambiamento di cuore. Il senatore Durbin una volta era pro-life. Prego sinceramente affinché si penta, e torni ad essere pro-life”.

Sto pensando a questo vescovo coraggioso, e ai vescovi nostrani. Indignati se un politico mostra un rosario, e promette sul Vangelo. Ma non indignati perché un politico, che si dichiara cattolico, risolve il problema di lista della più grande pro-abortista della storia italiana (in teoria e in pratica: la famosa foto con la pompa da bicicletta è vera, ed è stata pubblicata su un grande settimanale italiano in quegli anni), che può così allestire una campagna faraonica con soldi giunti dall’estero; e sappiamo da chi. E non indignati se dei cattolici la votano. Per questo non c’è indignazione, perché fa squadra con il partito per cui troppi vescovi, e il vertice della Conferenza Episcopale, hanno mostrato e continuano a mostrare una contiguità imbarazzante, a dispetto delle leggi anti-famiglia e anti-vita approvate.

Avessimo dei Paprocki! Prendetela come un’intenzione (e un consiglio ampio) di voto. Domenica i vescovi non possiamo mandarli a casa. Altri invece sì. E se per caso quelli che spero che vincano ci prenderanno in giro anche loro….beh, almeno ci avremo provato. Noi non avremo da rimproverarci nulla, se non la nostra ingenuità. Altri – vescovi e compagnia cantante e scrivente – forse sì.

MARCO TOSATTI


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