Al primo voto i consensi sono andati a Scola, Ouellet, ultimo Bergoglio, e solo nella notte il suo nome ha preso quota - In Curia non ha ottenuto molti appoggi, solo quello di Fernando Filoni, presidente di Propaganda Fide, che potrebbe essere il futuro segretario di Stato…
1 - QUEL NOME SPUNTATO A SORPRESA NELLA PRIMA VOTAZIONE
Carlo Marroni per "Il Sole 24 Ore"
Carlo Marroni per "Il Sole 24 Ore"
Eleggere il gesuita, che ha scelto di chiamarsi come il poverello d'Assisi, è la scelta più forte che il Sacro Collegio della Chiesa cattolica poteva compiere per la successione di Benedetto XVI. Il suo nome è rimasto coperto fino a due giorni fa, quando, nella prima votazione - la prima sera - un pacchetto di cardinali ha manifestato con il proprio voto (neppure troppo a sorpresa, dicono ora persone vicine ad ambienti ecclesiastici) la preferenza per il presule dei "poveri", l'arcivescovo delle periferie di Buenos Aires, ma anche il teologo rigoroso che contese a Ratzinger - senza mai combatterlo - l'elezione a Sommo Pontefice nel 2005.
BERGOGLIO JPEG
La cronaca di questo Conclave - se mai verrà scritta nel dettaglio - è di sicuro molto diversa dal precedente, quando il nome del cardinale tedesco fu sin dall'inizio il più forte e il più stimato. Questa volta i nomi su cui sembravano addensarsi i consensi erano quelli di Angelo Scola, di Marc Ouellet, di Peter Erdo, forse di Odilo Pedro Scherer. Il suo non è mai emerso, se non in circuiti molto ristretti, con il chiaro intento di non scoprire questo asso. E lui non ha mai fatto nulla per apparire in pubblico, non ha rilasciato interviste, non è neppure andato domenica scorsa a celebrare la messa nella sua chiesa titolare, la parrocchia di San Roberto Bellarmino, dedicata al grande gesuita del '500 compagno di studi di San Luigi Gonzaga.
È rimasto in disparte nella residenza del clero romano messa a sua disposizione nei dintorni del Vaticano, ha partecipato diligentemente sin dall'inizio alle congregazioni generali. Rimanendo in disparte, ma avendo contatti con tutti i confratelli, con continuità ma senza clamori. Poi l'intervento in congregazione generale, giovedì scorso. E lì ci sarebbe stata la svolta: un discorso breve ma molto "alto", denso, forte, dove ha affrontato temi dell'evangelizzazione e delle vocazioni (e non sullo Ior...).
CARDINALE SCOLA
Discorso che ha raccolto i complimenti di molti porporati, molto più di quanto non sia stato per altri. Il suo nome a quel punto è circolato con insistenza nei colloqui serali tra cardinali. Altro momento chiave è stata l'omelia del cardinale decano, Angelo Sodano, nella messa "pro eligendo pontifice": il cardinale ha parlato apertamente della necessità di un Pastore del mondo, un uomo di misericordia. Insomma, un Papa in cui il mondo dei cattolici possa riconoscersi senza dubbi. Una guida.
Al primo voto i consensi sono andati a Scola, Ouellet e Bergoglio (con un numero di consensi stimato un po' più basso degli altri due), e nella notte il suo nome è progressivamente salito. Poi ieri, nella mattina, la svolta: i voti per il gesuita sarebbero saliti progressivamente, senza strappi, ma in modo chiaro per indicare quale fosse la strada verso cui si stavano incamminando i cardinali. Poi il pranzo, gli ultimi colloqui tra i grandi elettori, il tentativo (forse) di far risalire qualche candidato espresso dalla Curia - andando a pescare tra il parco di qualche favorito che era in deciso calo - e poi la svolta nel pomeriggio, al quinto voto.
Per lui hanno votato sin dall'inizio qualche cardinale latino americano, ma anche europeo del fronte progressista, in particolare tedesco. Poi si sono girati verso Bergoglio i voti del grande centro ratzingeriano, quello che sosteneva Scola, ma anche Ouellet, che ha alle spalle un passato in Sud America e dove quindi è molto conosciuto e apprezzato.
MARC OUELLET
In particolare i sostenitori del presule canadese - quando è stato chiaro che i consensi non salivano - hanno appoggiato con forza Bergoglio, e lo stesso ha fatto Scola. Anche qualche americano avrebbe dato il suo appoggio prima dell'ultimo voto, cui si sono accodati altri, anche se l'area di Bergoglio non è certo quella dei conservatori Usa (a parte Wuerl di Washington). In Curia non molti gli appoggi: a quanto risulta sarebbe in buoni rapporti con Fernando Filoni, presidente di Propaganda Fide, che ha grandi legami con il suo Paese.
C'è già chi punta su Filoni come possibile futuro segretario di Stato, avendo un bagaglio diplomatico e una conoscenza della Curia tra i più significativi. Ma è anche in buoni rapporti con il brasiliano Joao Braz de Aviz - capo delle congregazioni religiose - che è stato molto duro con il camerlengo Tarcisio Bertone sulla gestione dello Ior. Amico del mondo ebraico in Argentina (ha visitato la grande Sinagoga della capitale ma ha anche rapporti continui e proficui), e molto aperto al dialogo con tutte le altre religioni, compresa l'Islam.
La storia di Bergoglio degli ultimi anni è il simbolo di come in seguito visse la "sconfitta" in Conclave sostenuto dal fronte progressista, che si riconosceva in Carlo Maria Martini. In questi anni è venuto molto poco a Roma: incontrò Benedetto XVI nel 2009 - alla vigilia del celebre viaggio in Africa, per una tradizionale visita "ad limina" - e poi è tornato poche altre volte. La sua lezione - rileva un monsignore di Curia - è un segnale che i cardinali mandano al mondo: dopo le difficoltà della Curia, le lotte interne e le varie crisi che si sono succedute nel corso degli ultimi anni (e che Ratzinger ha cercato di contrastare) è arrivato il momento di una svolta.
BENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLE
Un estraneo alla Curia, quindi, che potrebbe veramente avviare un'opera di rinnovamento e "pulizia", ma senza strappi o fughe in avanti. Il suo essere gesuita è racchiuso nello spirito missionario e quello di riformare la Curia e avviare un'opera a favore della collegialità è certamente un impegno gravoso.
Ma la sua elezione è rivoluzionaria anche per il fatto stesso di essere un gesuita, un figlio del grande Sant'Ignazio di Loyola. E fu proprio Ignazio a imporre ai suoi confratelli oltre ai tre voti e quello aggiuntivo di obbedienza al Papa, anche il divieto chiaro e netto di far "carriera" nella Chiesa. E infatti sono abbastanza limitati i vescovi di origine gesuita (soprattutto in terre di missione) e ancora meno sono i cardinali: Bergoglio era l'unico in Conclave; l'altro era Martini, di recente scomparso.
E la scelta di chiamarsi Francesco, il santo che fece della povertà un mezzo di santificazione, ha anche un significato sottile dentro la Chiesa visto che i due grandi ordini gesuita e quello francescano sono tra i più antichi, i più forti, i più presenti nelle terre di missione, e in qualche modo un po' in rivalità, per ragioni che affondano nella storia.
CONCLAVE
Peraltro c'è chi ha fatto notare che per la prima volta i rappresentanti dei due grandi ordini sono stati in qualche modo candidati a diventare Papa, visto che era girato (senza mai avere una reale forza elettorale ma solo un grande consenso dai media) quella del cardinale-cappuccino americano di Boston Sean O'Malley.
Ma perché Bergoglio non fu eletto nel 2005? Le ricostruzioni rivelano che ha sempre tallonato a distanza Ratzinger, che al primo scrutinio prese 47 voti e lui 10 (9 Martini), alla seconda votazione Ratzinger 65 e Bergoglio 35, alla terza il rapporto era passato 72 a 40, il consenso massimo ricevuto.
Ma era la prima votazione del pomeriggio: a pranzo i grandi elettori di quello che sarebbe diventato Papa Benedetto XVI avevano raccolto nuove adesioni e a quel punto Bergoglio fece capire che non aveva intenzione di rimanere "candidato", posizione che peraltro non aveva mai cercato ma gli era stata in qualche modo imposta dai suoi sostenitori. E anche Martini fece sapere di votare Ratzinger, che in ogni caso fu eletto con 84 voti, non esattamente un plebiscito visto che il quorum era a «quota 77» come questa volta.
Come sarà il suo pontificato è la domanda che si fanno tutti, dai cattolici ai vescovi, ma anche nelle cancellerie di tutto il mondo. L'elezione di un Papa può cambiare i destini del mondo, e come lo è stato per Karol Wojtyla, anche per Bergoglio le attese sono molto alte. Un Papa che «viene da lontano» - anche se è di origini italiane, piemontesi - è la risposta ai problemi della Chiesa. Un pastore che viaggia senza autista nei "barrios", ma anche un presule coraggioso, capace di criticare duramente il governo del suo Paese. Le cronache raccontano che nel 2001 vede dalla finestra gli scontri violenti della polizia contro i risparmiatori che aveva perso molto denaro dal fallimento del Paese (truffa arrivata in Italia con i tango-bond).
CARDINALE SEAN PATRICK O MALLEY
Era la fine di dicembre e i gas lacrimogeni della polizia entrarono fin dentro la sua stanza, in arcivescovado. Lui si affacciò e vide una signora manganellata a sangue da un agente e, allora, impugnato il telefono chiamò il ministro degli Interni, con toni irritati: «La polizia, la vostra polizia - disse - sappia almeno distinguere tra i facinorosi e i disperati che hanno perso tutti i loro risparmi».
Il ragazzo che viene dal quartiere Flores, vicino alla baraccopoli, gira da solo, aiuta i poveri, drogati, bimbi abbandonati, tutte realtà di emarginazione che stanno crescendo a dismisura in questo periodo di grave crisi per il Paese sudamericano. Un "Papa del Popolo", dicono i preti di base, che salutano la sua elezione con un filo di speranza. Il quorum sembra sia stato alto, sopra ai 77 voti, un consenso che serviva per una scelta molto forte.
2 - COSÌ È NATO IL NOME A SORPRESA PER RAGGIUNGERE I DUE TERZI
Gian Guido Vecchi per "Il Corriere della Sera"
Gian Guido Vecchi per "Il Corriere della Sera"
È come se Joseph Ratzinger avesse calcolato e previsto tutto, sin dall'inizio. L'ultima svolta nella storia, una sequenza iniziata l'11 febbraio con la «rinuncia» dichiarata da Benedetto XVI, è un gesuita vestito di bianco, il primo dalla fondazione della Compagnia, che si affaccia dalla loggia di San Pietro: lo stesso confratello cardinale che fu l'antagonista «progressista» di Ratzinger nel conclave del 2005 e poi, fermo a una quarantina di voti, scelse con Carlo Maria Martini di dirottare il sostegno su colui che sarebbe diventato Benedetto XVI.
I cardinali nella Sistina si sono sciolti in un applauso quando Bergoglio ha superato i 77 voti, ha raccontato ieri sera Timothy Dolan, e il Papa ha sorriso: «Che Dio vi perdoni!». L'elezione di Francesco è anzitutto una sorpresa che nasce dalla necessità di trovare una soluzione condivisa tra i 115 elettori.
Una necessità spirituale e tecnica: Ratzinger aveva voluto che il quorum di elezione restasse sempre di due terzi - anche all'eventuale ballottaggio dopo undici giorni - perché la Chiesa non si può spaccare, tantomeno sul Papa. E una sorpresa generale che ha colto alla sprovvista pure la Cei: per portarsi avanti, aveva già preparato un comunicato che esprimeva «la gioia e la riconoscenza dell'episcopato e dell'intera Chiesa italiana» per l'«elezione del Card. Angelo Scola a Successore di Pietro», un testo inviato per sbaglio pochi minuti dopo l'elezione e poi prontamente corretto col nome giusto.
La piccola gaffe è rivelatrice, perché tutti si aspettavano Scola, o il canadese Marc Ouellet, o uno statunitense, o il brasiliano Scherer. Soprattutto gli arcivescovi di Milano e di San Paolo partivano in vantaggio, nelle preferenze «potenziali» prima dell'ingresso nella Sistina. Ma un conclave sfugge alle logiche degli schieramenti, non è un congresso politico, gli scrutini si accompagnano alle preghiere e si vota davanti al Cristo del Giudizio universale di Michelangelo.
ARCIVESCOVO TIMOTHY DOLAN
L'unica cosa chiara, fin da prima della Sede vacante, era la spinta crescente fra i cardinali a guardare «oltre l'Europa» e «oltre Oceano», verso il continente che raccoglie la metà dei fedeli del pianeta. Così il confronto principale si annunciava quello tra l'europeo Scola e un «candidato americano», Scherer in testa.
Solo che la regola del conclave, oltre al suo spirito, rende impossibile che un nome possa essere imposto anche da una solida maggioranza relativa. Occorrevano almeno 77 voti per eleggere il Papa e questo rendeva più facile «bloccare» un papabile. Scherer doveva fronteggiare i malumori di chi lo etichettava come «curiale» per il sostegno dei cardinali di estrazione diplomatica. Scola scontava la sua estrazione ciellina («è come avere due peccati originali») che gli attirava il sospetto, anzitutto, di molti italiani. Un candidato può partire bene e crescere, ma se dopo due o tre scrutini resta allo stesso punto si passa a un altro, le alternative sono già meditate.
Così si può immaginare che nel blocco reciproco dei favoriti, dopo il terzo scrutinio di ieri mattina, i cardinali a pranzo abbiano pensato a un'alternativa da tentare nel quarto scrutinio del pomeriggio. Ha prevalso la volontà di avere il primo Papa latinoamericano. Ma soprattutto ha prevalso una soluzione che, in termini laici, si potrebbe definire geniale (un credente parlerebbe dello Spirito Santo). Jorge Mario Bergoglio, con il cardinale Martini già affetto dal Parkinson («La Chiesa non ha bisogno di un altro Papa malato, aveva detto»), nel conclave del 2005 radunò su di sé i voti dei «progressisti» che si opponevano al «conservatore» Ratzinger.
Ma in questo conclave la già logora distinzione tra conservatori e progressisti è saltata: e c'erano cardinali «martiniani» che argomentavano preoccupati sulla necessità di proseguire l'impulso riformista voluto da Ratzinger e affidato dal Papa dimissionario a un successore che avesse più «vigore» di lui, e al quale ha già promesso «reverenza e obbedienza».
A fronteggiarsi, piuttosto, erano la linea «raztingeriana» e quella di chi, in fondo, non l'aveva mai condivisa. Bisognava ripartire, dopo i troppi veleni degli ultimi anni. La Chiesa doveva ritrovare la sua unità. La candidatura di Bergoglio e la prima affermazione forte al quarto scrutinio, l'elezione di Francesco al quinto: alla fine il cerchio si è chiuso. Quasi il Papa emerito, in nome di una riforma condivisa, avesse passato il suo testimone al suo vecchio e stimato antagonista. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-52449.htm
E LA CEI SI CONGRATULO CON PAPA SCOLA
Gio Mar 14, 2013 17:50
Stefano Filippi per "il Giornale"
Bisogna ammetterlo: qua¬si tutti i giornali del mon¬do hanno toppato. Jorge Mario Bergoglio papa, a 76 an¬ni, con un polmone solo e senza grancassa mediatica nazionale o estera era pronosticato da po¬chissimi. Ieri un grande quoti¬diano italiano ha pubblicato una paginata con 10 papabili in cui il cardinale osteggiato dai Kirchner non compare nem-meno per sbaglio. Eppure l'ar¬civescovo di Bue¬nos Aires non è un outsider. Un Pontefice eletto al quinto scruti¬nio, in appena 26 ore di conclave, non è l'uomo che spunta all'im-provviso e batte in volata gli avver¬sari.
angelo scola vescovo di milano x
Il nuovo Papa era un candidato forte, partito for¬te e cresciuto vo¬to dopo voto. È entrato nella Si¬st¬ina con un pac¬chetto consisten¬te di voti, proba¬bilmente quelli degli americani che potrebbero aver fatto corpo unico tra nord e sud e quelli di altri cardinali del Terzo mondo. Bergoglio è infat¬ti molto attento ai temi della po¬vertà e del sottosviluppo.
Bergoglio è ben conosciuto dai cardinali di tutto il mondo per la sua vita ascetica e di preghiera e il grande affetto che il popolo argentino nutre per lui. Otto anni fa era stato l'unico ve¬ro¬concorrente di Joseph Ratzin¬ger, e anch'egli aveva progressi¬vamente accresciuto i propri consensi toccando i 40 voti, poi scesi a 26 nello scrutinio decisi¬vo, il quarto. Papa Francesco è una sorpresa per tutti, fuorché per coloro che sedevano con lui nella Cappella Sistina.
In Vaticano sapevano che nel¬le congregazioni si era formato un consenso attorno a Bergo¬glio. Padre Federico Lombardi più volte aveva detto che sareb¬be stato «un conclave breve». Due giorni, martedì e mercole¬dì; poco più di 25 ore di clausura totale, dalle 17,30 dell'«Extra omnes» alle 19,06 della fumata bianca; un solo scrutinio in più di quelli che insediarono Bene¬detto XVI, che partiva come uo¬mo forte.
Padre Lombardi, che ieri sera ha tenuto una conferenza stam¬pa molto emozionato per il pri¬mo Papa gesuita (il suo stesso ordine religioso), in mattinata aveva lanciato un altro segnale inequivocabile: «Messa di ini¬zio pontificato il 19 marzo? È una buona ipotesi, e non ag¬giungo altro». Per organizzare una cerimonia imponente, alla quale parteciperanno delega¬zioni da tutto il mondo oltre che una massa di fedeli, occorrono almeno quattro o cinque giorni di preparativi. Detto, fatto: fra cinque giorni Papa Francesco entrerà nella pienezza dei suoi poteri.
BERGOGLIO jpeg
Il portavoce vaticano aveva anche sottolineato a più riprese la compattezza del sacro colle¬gio mentre i media di tutto il mondo insistevano a rappre¬sentare i cardinali divisi in fazio¬ni, curiali contro diocesani, ri¬formisti contro conservatori, paladini della trasparenza con¬tro i «cattivi» attaccati al potere. Non si può eleggere un Papa al quinto scrutinio con i due terzi degli elettori se non c'è un'uni¬tà sostanziale già all'origine.
I grandi sconfitti sono i porpo¬rati più quotati alla vigilia. Il bra¬siliano Odilo Pedro Scherer, il canadese Marc Ouellet e l'italia¬no Angelo Scola, arcivescovo di Milano, doveva avere una qua¬rantina di voti. Evidentemente ne ha raccolti molti meno e la sua corsa dev'essersi fermata abbastanza presto. Non tanto presto, tuttavia, da impedire una stranissima gaffe alla Con¬ferenza episcopale italiana. Evi¬dentemente i vescovi sono stati colti di sorpresa come tutti, for¬se di più.
Nel testo del comuni¬cato inviato via mail a pochi mi¬nuti dall'«Habemus Papam» viene salutata «la notizia del¬l'elezione del Card. Angelo Sco¬la a Successore di Pietro». Nella nota allegata alla mail, invece, al posto del nome di Scola c'è quello corretto di Jorge Mario Bergoglio. Semplice lapsus op¬pure qualcosa è accaduto nel conclave da indurre all'errore?
Papa Francesco comunque accoglie tutti a braccia aperte, compresi i giornalisti. Sabato ha fissato un'udienza per gli ol¬tre cinquemila accreditati che si svolgerà nell'Aula Nervi, dove in questi giorni è allestito il Media Center.
E LA CEI SI CONGRATULO CON PAPA SCOLA
Gio Mar 14, 2013 17:50
Stefano Filippi per "il Giornale"
Bisogna ammetterlo: qua¬si tutti i giornali del mon¬do hanno toppato. Jorge Mario Bergoglio papa, a 76 an¬ni, con un polmone solo e senza grancassa mediatica nazionale o estera era pronosticato da po¬chissimi. Ieri un grande quoti¬diano italiano ha pubblicato una paginata con 10 papabili in cui il cardinale osteggiato dai Kirchner non compare nem-meno per sbaglio. Eppure l'ar¬civescovo di Bue¬nos Aires non è un outsider. Un Pontefice eletto al quinto scruti¬nio, in appena 26 ore di conclave, non è l'uomo che spunta all'im-provviso e batte in volata gli avver¬sari.
angelo scola vescovo di milano x
Il nuovo Papa era un candidato forte, partito for¬te e cresciuto vo¬to dopo voto. È entrato nella Si¬st¬ina con un pac¬chetto consisten¬te di voti, proba¬bilmente quelli degli americani che potrebbero aver fatto corpo unico tra nord e sud e quelli di altri cardinali del Terzo mondo. Bergoglio è infat¬ti molto attento ai temi della po¬vertà e del sottosviluppo.
Bergoglio è ben conosciuto dai cardinali di tutto il mondo per la sua vita ascetica e di preghiera e il grande affetto che il popolo argentino nutre per lui. Otto anni fa era stato l'unico ve¬ro¬concorrente di Joseph Ratzin¬ger, e anch'egli aveva progressi¬vamente accresciuto i propri consensi toccando i 40 voti, poi scesi a 26 nello scrutinio decisi¬vo, il quarto. Papa Francesco è una sorpresa per tutti, fuorché per coloro che sedevano con lui nella Cappella Sistina.
In Vaticano sapevano che nel¬le congregazioni si era formato un consenso attorno a Bergo¬glio. Padre Federico Lombardi più volte aveva detto che sareb¬be stato «un conclave breve». Due giorni, martedì e mercole¬dì; poco più di 25 ore di clausura totale, dalle 17,30 dell'«Extra omnes» alle 19,06 della fumata bianca; un solo scrutinio in più di quelli che insediarono Bene¬detto XVI, che partiva come uo¬mo forte.
Padre Lombardi, che ieri sera ha tenuto una conferenza stam¬pa molto emozionato per il pri¬mo Papa gesuita (il suo stesso ordine religioso), in mattinata aveva lanciato un altro segnale inequivocabile: «Messa di ini¬zio pontificato il 19 marzo? È una buona ipotesi, e non ag¬giungo altro». Per organizzare una cerimonia imponente, alla quale parteciperanno delega¬zioni da tutto il mondo oltre che una massa di fedeli, occorrono almeno quattro o cinque giorni di preparativi. Detto, fatto: fra cinque giorni Papa Francesco entrerà nella pienezza dei suoi poteri.
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Il portavoce vaticano aveva anche sottolineato a più riprese la compattezza del sacro colle¬gio mentre i media di tutto il mondo insistevano a rappre¬sentare i cardinali divisi in fazio¬ni, curiali contro diocesani, ri¬formisti contro conservatori, paladini della trasparenza con¬tro i «cattivi» attaccati al potere. Non si può eleggere un Papa al quinto scrutinio con i due terzi degli elettori se non c'è un'uni¬tà sostanziale già all'origine.
I grandi sconfitti sono i porpo¬rati più quotati alla vigilia. Il bra¬siliano Odilo Pedro Scherer, il canadese Marc Ouellet e l'italia¬no Angelo Scola, arcivescovo di Milano, doveva avere una qua¬rantina di voti. Evidentemente ne ha raccolti molti meno e la sua corsa dev'essersi fermata abbastanza presto. Non tanto presto, tuttavia, da impedire una stranissima gaffe alla Con¬ferenza episcopale italiana. Evi¬dentemente i vescovi sono stati colti di sorpresa come tutti, for¬se di più.
Nel testo del comuni¬cato inviato via mail a pochi mi¬nuti dall'«Habemus Papam» viene salutata «la notizia del¬l'elezione del Card. Angelo Sco¬la a Successore di Pietro». Nella nota allegata alla mail, invece, al posto del nome di Scola c'è quello corretto di Jorge Mario Bergoglio. Semplice lapsus op¬pure qualcosa è accaduto nel conclave da indurre all'errore?
Papa Francesco comunque accoglie tutti a braccia aperte, compresi i giornalisti. Sabato ha fissato un'udienza per gli ol¬tre cinquemila accreditati che si svolgerà nell'Aula Nervi, dove in questi giorni è allestito il Media Center.
VIDEO-CAFONAL - FUMATA NERA PER I GIORNALONI CHE TIFAVANO SCOLA
1. “FUMATA NERA” PER I GIORNALONI DEI POTERI MARCI CHE AVEVEVANO BATTUTO LA GRANCASSA PER ANGELONE SCOLA, ‘’GRAN VENERABILE” DI COMUNIONE E FATTURAZIONE - 2. TRA I DIECI PAPABILI DEL CORRIERONE CON LO SCOLA-PASTA IN TESTA BRILLAVA PER LA SUA ASSENZA PROPRIO IL NOME DEL CARD. BERGOGLIO SALITO POI SUL TRONO DI PIETRO - 3. E DOPO LA “SORPRESA” BERGOGLIO, LO STORICO VITTORIO MESSORI RIVELA AI LETTORI DEL QUOTIDIANO MILANESE E AL SUO DIRETTORE DI AVER SOFFIATO LA NOTIZIA DI UNA CANDIDATURA FORTE DELL’ARCIVESCOVO ARGENTINO AL CONCORRENTE “LA STAMPA”! - 4. DOPO AVER PUNTATO SU MONTI ALLE POLITICHE, SU AMBROSOLI ALLA REGIONE LOMBARDIA, SU NAPOLITANO AL QUIRINALE E SU SCOLA SUL TRONO DI PIETRO, CONTINUA COSÌ LA MESTA E INARRESTABILE VIA CRUCIS DI FLEBUCCIO DE BORTOLI IN VIA SOLFERINO (ZONA GOLGOTA) - 5. HABEMUS VIDEO: DAGOSPIANDO PIAZZA SAN PIETRO PRIMA E DOPO L’ELEZIONE DI BERGOGLIO
Video di Veronica Del Soldà per Dagospia
Cronaca di una giornata papale
DAGOREPORT
Disse una volta Gianni Agnelli in una sede istituzionale, citando polemico e beffardo "la Repubblica" di Scalfari, che negli ultimi anni in Italia era nato un giornale che aveva "la massima diffusione, anche se non la massima credibilità".
Una questione, l'affidabilità e la serietà dei giornaloni, che è tornata a galla anche in occasione dell'ultimo Conclave. L'altra sera in piazza San Pietro si è strozzata in gola la voce dei telecronisti al momento dell'annuncio dell'elezione del Papa argentino.
Già neppure loro si aspettavano quella scelta dello Spirito Santo nel nome di Francesco. Ed è stato, allora, come se quella "sorpresa" fosse venuta a turbare come un fulmine a ciel sereno la saccenteria e la ruffianeria (curiale) con cui avevano seguito e (s)pronosticato nei giorni precedenti il Conclave.
DIO BENEDICA IL NUOVO PAPA SABBIA JPEG
E si è fatta notte buia in molte redazioni, con qualche rara eccezione, dove da giorni avevano acceso i lumini votivi aspettando un Pontefice italiano. Tutti lì a fare il "tifo", nemmeno fosse una finale di calcio, per il cardinalone Angelo Scola. Venendo meno anche alla regola aurea e popolare che nella Cappella Sistina, chi entra "da Papa ne esce da cardinale".
Fino alla gaffe a dir poco clamorosa della Conferenza dei vescovi (Cei) che faceva gli auguri al "trombato" Scola per la su ascesa al trono di Pietro. Basta andarli a rileggere i giornaloni in crisi d'identità e convinti di poter "influenzare" le assise dei porporati al momento di scegliere il successore di Benedetto XVII.
BERGO
Tonnellate di piombo per descrivere la sacra competizione. Con i vaticanisti relegati a un ruolo minore, per dare spazio (e gloria futura) ai cronisti con lo Scola-pasta in testa.
Se alla "Repubblica" il nome del gesuita Jorge Maria Bergoglio era inserito alla vigilia del Conclave almeno tra i papabili, nel paginone dei dieci favoriti del Corrierone, invece, non era accesa alcuna speranza per l'arcivescovo di Buenos Ayres.
Se alla "Repubblica" il nome del gesuita Jorge Maria Bergoglio era inserito alla vigilia del Conclave almeno tra i papabili, nel paginone dei dieci favoriti del Corrierone, invece, non era accesa alcuna speranza per l'arcivescovo di Buenos Ayres.
In quella "rosa" spampinata coltivata nella serra di via Solferino facevano bella mostra sia il pastore Scola sia il biblista Gianfranco Ravasi, le cui possibilità di spuntarla, per quest'ultimo, erano pari a zero. Tant'è.
I Cosacchi della virgola inviati da Flebuccio de Bortoli ad assetare i lettori in piazza San Pietro ce l'hanno messa davvero tutta per sostenere i loro papabili. Dimenticandosi però di rilevare (scandalo Vatileaks e dimissioni di Benedetto XVII a parte) quello che, proprio alla vigilia della nomina del nuovo Pontefice scriverà il "Wall Street Journal", quotidiano che si stampa New York e non sotto la Madonnina: Scola era finito in off side a causa dei suoi rapporti con la pia cricca di Comunione e liberazione.
FERRUCCIO DE BORTOLI
Certo, dopo aver assistito impotenti alla "fumata bianca" i Cazzullo e i Massimo Franco che avevano indossato lo Scola-pasta per andare alla crociata pro-ambrosiana, si sono ricordati - finalmente -, che l'altra volta il card. Bergoglio era stato l'antagonista diretto di papa Ratzinger. E che esisteva un "caso italiano" pesante per i papabili di casa nostra. Oibò, che scoperta!
E chissà come l'avrà presa Flebuccio de Bortoli nel leggere sul giornale da lui diretto che lo storico cattolico, Vittorio Messori, aveva "soffiato" a un collega de "la Stampa" il nome giusto, Bergoglio, per la successione di Benedetto XVII. Notiziola che, nonostante la consegna del silenzio imposta da Messori al suo interlocutore, ha trovato comunque una qualche udienza sulle pagine del quotidiano torinese.
Niente, invece, nemmeno una telefonatina confidenziale al direttore del Corriere che ogni mese gli passa lo stipendio.
Dopo aver puntato su Mario Monti alle elezioni politiche, su Umberto Ambrosoli alla regione Lombardia, su Giorgio Napolitano al Quirinale e scommesso su Angelo Scola sul trono di Pietro, continua così la mesta e inarrestabile via crucis di Flebuccio de Bortoli in via Solferino (zona Golgota).
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