Appunti di dottrina: Tradizione o modernità? Questo è il
problema
Cosa intendiamo per tradizione? Perché il termine viene così
ricusato in alcuni ambienti? E perché la (T)tradizione apostolica e patristica
è tema così caro al cattolico?
Queste sono domande tutto sommato non difficili, molto
attuali, ma alle quali è d’obbligo comunque fornire una risposta anche breve,
ben motivata e che non lasci spiragli o possibilità di repliche, salvo
assistere ad inutili e ripetitive contro-teorie, e molte le conosciamo, sempre
più risibili, inconsistenti dal punto di vista ecclesiologico e già bollate
come dottrine eretico perniciose da Concilii e Papi.
... Ricordiamoci anche gli insegnamenti della Mortalium
Animos di Papa Pio XI che dice: “«Se qualcuno viene da voi e non porta questa
dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno » (IIGiov, 10).
Quindi, appoggiandosi la carità, come su fondamento, sulla fede integra e
sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal
vincolo dell’unità della fede”. ...
... Ogni trasmissione nel tempo di idee, credenze, costumi,
teorie, eccetera ... può essere considerata tradizione. Ora, le tradizioni
possono avere comunque innumerevoli sfaccettature e svilupparsi in diversi
contesti, quindi noi cercheremo di concentrare le nostre attenzioni su quella
tradizione cristiana che, come ci insegna il Catechismo, è la trasmissione
della Verità rivelata nell’ambito della Chiesa e nel corso dei secoli passati.
Useremo d’ora in avanti la T maiuscola in Tradizione.
La Tradizione può essere studiata in 2 differenti rami o
sensi: “senso passivo - oggettivo” e “senso attivo”.
Il cosiddetto depositum fidei o deposito della fede, ad
esempio, rientra nella Tradizione “passivo oggettiva”, e rappresenta il
complesso di tutte le verità di fede insegnate da Gesù agli Apostoli e
Discepoli, i quali le trasmisero poi oralmente al “collegio dei Vescovi” in
quanto questi erano i loro legittimi successori nel Magistero.
Come sappiamo, quindi, la Rivelazione termina con il decesso
dell’ultimo Apostolo, da qui abbiamo certezza che non ci è consentito
aggiungere alcunché, pena “abbandono volontario del cattolicesimo” (eresia
pertinace o apostasia), alle verità da Essi tramandate mediante insegnamenti e
successivi (anche di pochi anni) scritti “divulgativi”.
Infatti è dottrina certa che “l’opera del Magistero
ecclesiastico deve limitarsi a trasmetterle (le verità) e spiegarle rilevandone
tutte le implicazioni teoriche e pratiche” [Dizionario del Cristianesimo, P.
Zoffoli, Sinopsis, p. 529]. Le verità varie compongono la Verità unica e lo
vedremo. A tal proposito ricordiamo che il Concilio Vaticano I, affermando
l’infallibilità del Sommo Pontefice, ha così definito Universalmente: “Lo
Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché
manifestassero, per la sua rivelazione, una nuova dottrina, ma perché con la
Sua assistenza custodissero santamente ed esponessero fedelmente la Rivelazione
trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della Fede” [Concilio Vaticano I,
Denzinger, n. 3070].
E’ giunto il momento, sebbene brevemente, di spiegare anche
il “senso attivo” della Tradizione. Parliamo di chi è effettivamente deputato,
persona o “Società”, a tramandare o trasmettere la Verità che è stata rivelata,
in maniera inequivocabile e quindi immodificabile.
Il senso proprio del depositum fidei può essere fatto
conoscere e divulgato per il tramite dell’essere umano in prima istanza;
l’uomo, composto sostanziale (anima e corpo) ed essere comunque macchiato dal
peccato originale, può limitarsi solo a vivere il deposito ed a tramandarlo
comprendendo vita e scritti di Pardi, Scrittori ecclesiastici, uomini di
provata fede, catechisti esemplari, esempi di santità e virtù, esegeti uniti
dall’unanimità di consenso, mistici, eccetera ... In questo contesto, nel
“senso attivo umano”, non può esservi alcuna infallibilità, proprio perché
questo attributo è appartenente (ancora solo) al Creatore e non all’uomo,
dunque la circostanza sulle prime potrebbe complicarsi, eppure troveremo una
soluzione più semplice del previsto, così come Cristo ha comandato, e
risolveremo anche l’ “ancora solo”.
Cristo ci parla di genere divino ed infallibile (“senso
attivo” con indefettibilità) della trasmissione della Tradizione - San Pietro
in veste di Dottore universale e Sovrano primo Pontefice e non in quanto uomo
Simone e pescatore di pesci - quindi giungiamo al senso proprio del Magistero
universale, ordinario e solenne della Chiesa cattolica. Lo stesso Magistero che
è si “organo vivo”, ma assolutamente non prevede alcunché di invenzione nuova,
di parere d’uomo, di innovazione che contrasti con la Tradizione precedente, che
è di Dio stesso. Possiamo quindi affermare con certezza che ogni singolo atto
di Magistero è esso stesso un atto tradizionale (di Tradizione) perché è
“trasmissione di un contenuto” una volta e per l’eternità.
Come ha origine la nostra e vera Religione? Tutti noi
sappiamo che traiamo la verità rivelata dalla Bibbia, però il Testo Scaro è sì
parola di Dio ma non è stata scritta da Dio, da qui la certezza che furono mani
di uomini a scrivere il Testo ed riportare la Parola, spesso fu fatto anche
usando generi letterari che meglio rendevano comprensibile all’uomo il
grandioso Mistero che ancora doveva rivelarSi. Partendo da questa ovvia
considerazione, ci viene in aiuto risolutivamente e certissimamente il
subordine in “senso attivo” alla Tradizione, ossia “la stessa Autorità della
Chiesa”, autorità di Pietro in qualità di Vicario di Cristo e di Capo
universale degli Apostoli e della Chiesa stessa, Chiesa vera intesa quale
Società visibile e gerarchica fondata da Cristo.
Gli agiografi, difatti, poterono riconoscere gli
insegnamenti divini e tramandarli ai posteri, escludendo ogni errore
(inerranza), traducendo in forma scritta gli insegnamenti del Maestro, ma lo
fecero bene solo ed esclusivamente poiché la Parola scaturiva dalla Chiesa
detta Docente e l’operato degli stessi era subordinato alla Tradizione, al
Magistero della Chiesa, il solo in grado di identificare e discernere l’origine
divina e certissima del Messaggio medesimo.
Da qui ne viene anche la certezza stessa che nessuna
rivelazione privata o presunta “illuminazione esegetica post moderna” potrà mai
intaccare o modificare i canoni.
Abbiamo appreso, adesso, il perché la Tradizione non può
essere in alcun modo alterata ed il perché qualora ciò dovesse accadere, ne
risentirebbe il danno l’ecclesiologia stessa, quindi è evidentemente palese che
non potrebbe trattarsi (la variazione) di dottrina certa originata dal bene,
pertanto sarebbe dottrina adulterata, ovverosia non autentica, di fonte non
cattolica, pertinace ed inefficace.
La Tradizione, possiamo dire, precede la Scrittura stessa
perché è da Dio, ne fissa il canone garantendone divina ispirazione ed
inerranza (esente da errori - dogma), la completa poiché non ne è semplicemente
la sintesi e la interpreta correttamente per evitarne derive protestanti
(libero esame, sola scriptura, millenarismi, ecc...).
La Costituzione dogmatica Dei Verbum (8-9) del 18 Novembre
1965 ci dice “Pertanto la predicazione apostolica, che è espressa in modo
speciale nei libri ispirati, doveva esser conservata con una successione
ininterrotta fino alla fine dei tempi. Gli apostoli perciò, trasmettendo ciò
che essi stessi avevano ricevuto, ammoniscono i fedeli ad attenersi alle
tradizioni che avevano appreso sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15), e
di combattere per quella fede che era stata ad essi trasmessa una volta per
sempre. Ciò che fu trasmesso dagli apostoli, poi, comprende tutto quanto
contribuisce alla condotta santa del popolo di Dio e all'incremento della fede;
così la Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e
trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa
crede”.
“Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante
presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e
nella vita della Chiesa che crede e che prega. È questa Tradizione che fa
conoscere alla Chiesa l'intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più
profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre
Scritture”.
La Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non
dalla sola Scrittura e di conseguenza l'una e l'altra, Tradizione prima e
Scrittura poi, devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà
e riverenza. [cfr. Decr. De canonicis Scripturis, Denzinger, n. 783].
La quaestio finale sorge spontanea: e allora perché accade
ciò che sembra accadere? E quale è il limite fissato da Dio?
Come sempre invito il lettore alla preghiera ed alla
vicinanza ai Sacramenti, altresì faccio un appello alla riflessione ed allo
studio della materia!
Questo discorso, mare tumultuoso ed “infinito” negli scritti
dell’eresiarca, ha invece nel Sapiente una fine breve e certa. Chiudo quindi
con Galati I 6,10 “Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati
con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce
n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il
vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi
predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!
L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso
da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli
uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di
piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore
di Cristo!”
Carlo Di Pietro
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