ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 9 giugno 2013

Tradizione o modernità?

Appunti di dottrina: Tradizione o modernità? Questo è il problema                           
Cosa intendiamo per tradizione? Perché il termine viene così ricusato in alcuni ambienti? E perché la (T)tradizione apostolica e patristica è tema così caro al cattolico?

Queste sono domande tutto sommato non difficili, molto attuali, ma alle quali è d’obbligo comunque fornire una risposta anche breve, ben motivata e che non lasci spiragli o possibilità di repliche, salvo assistere ad inutili e ripetitive contro-teorie, e molte le conosciamo, sempre più risibili, inconsistenti dal punto di vista ecclesiologico e già bollate come dottrine eretico perniciose da Concilii e Papi.

... Ricordiamoci anche gli insegnamenti della Mortalium Animos di Papa Pio XI che dice: “«Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno » (IIGiov, 10). Quindi, appoggiandosi la carità, come su fondamento, sulla fede integra e sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal vincolo dell’unità della fede”. ...

... Ogni trasmissione nel tempo di idee, credenze, costumi, teorie, eccetera ... può essere considerata tradizione. Ora, le tradizioni possono avere comunque innumerevoli sfaccettature e svilupparsi in diversi contesti, quindi noi cercheremo di concentrare le nostre attenzioni su quella tradizione cristiana che, come ci insegna il Catechismo, è la trasmissione della Verità rivelata nell’ambito della Chiesa e nel corso dei secoli passati.

Useremo d’ora in avanti la T maiuscola in Tradizione.

La Tradizione può essere studiata in 2 differenti rami o sensi: “senso passivo - oggettivo” e “senso attivo”.

Il cosiddetto depositum fidei o deposito della fede, ad esempio, rientra nella Tradizione “passivo oggettiva”, e rappresenta il complesso di tutte le verità di fede insegnate da Gesù agli Apostoli e Discepoli, i quali le trasmisero poi oralmente al “collegio dei Vescovi” in quanto questi erano i loro legittimi successori nel Magistero.

Come sappiamo, quindi, la Rivelazione termina con il decesso dell’ultimo Apostolo, da qui abbiamo certezza che non ci è consentito aggiungere alcunché, pena “abbandono volontario del cattolicesimo” (eresia pertinace o apostasia), alle verità da Essi tramandate mediante insegnamenti e successivi (anche di pochi anni) scritti “divulgativi”.

Infatti è dottrina certa che “l’opera del Magistero ecclesiastico deve limitarsi a trasmetterle (le verità) e spiegarle rilevandone tutte le implicazioni teoriche e pratiche” [Dizionario del Cristianesimo, P. Zoffoli, Sinopsis, p. 529]. Le verità varie compongono la Verità unica e lo vedremo. A tal proposito ricordiamo che il Concilio Vaticano I, affermando l’infallibilità del Sommo Pontefice, ha così definito Universalmente: “Lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché manifestassero, per la sua rivelazione, una nuova dottrina, ma perché con la Sua assistenza custodissero santamente ed esponessero fedelmente la Rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della Fede” [Concilio Vaticano I, Denzinger, n. 3070].

E’ giunto il momento, sebbene brevemente, di spiegare anche il “senso attivo” della Tradizione. Parliamo di chi è effettivamente deputato, persona o “Società”, a tramandare o trasmettere la Verità che è stata rivelata, in maniera inequivocabile e quindi immodificabile.

Il senso proprio del depositum fidei può essere fatto conoscere e divulgato per il tramite dell’essere umano in prima istanza; l’uomo, composto sostanziale (anima e corpo) ed essere comunque macchiato dal peccato originale, può limitarsi solo a vivere il deposito ed a tramandarlo comprendendo vita e scritti di Pardi, Scrittori ecclesiastici, uomini di provata fede, catechisti esemplari, esempi di santità e virtù, esegeti uniti dall’unanimità di consenso, mistici, eccetera ... In questo contesto, nel “senso attivo umano”, non può esservi alcuna infallibilità, proprio perché questo attributo è appartenente (ancora solo) al Creatore e non all’uomo, dunque la circostanza sulle prime potrebbe complicarsi, eppure troveremo una soluzione più semplice del previsto, così come Cristo ha comandato, e risolveremo anche l’ “ancora solo”.

Cristo ci parla di genere divino ed infallibile (“senso attivo” con indefettibilità) della trasmissione della Tradizione - San Pietro in veste di Dottore universale e Sovrano primo Pontefice e non in quanto uomo Simone e pescatore di pesci - quindi giungiamo al senso proprio del Magistero universale, ordinario e solenne della Chiesa cattolica. Lo stesso Magistero che è si “organo vivo”, ma assolutamente non prevede alcunché di invenzione nuova, di parere d’uomo, di innovazione che contrasti con la Tradizione precedente, che è di Dio stesso. Possiamo quindi affermare con certezza che ogni singolo atto di Magistero è esso stesso un atto tradizionale (di Tradizione) perché è “trasmissione di un contenuto” una volta e per l’eternità.

Come ha origine la nostra e vera Religione? Tutti noi sappiamo che traiamo la verità rivelata dalla Bibbia, però il Testo Scaro è sì parola di Dio ma non è stata scritta da Dio, da qui la certezza che furono mani di uomini a scrivere il Testo ed riportare la Parola, spesso fu fatto anche usando generi letterari che meglio rendevano comprensibile all’uomo il grandioso Mistero che ancora doveva rivelarSi. Partendo da questa ovvia considerazione, ci viene in aiuto risolutivamente e certissimamente il subordine in “senso attivo” alla Tradizione, ossia “la stessa Autorità della Chiesa”, autorità di Pietro in qualità di Vicario di Cristo e di Capo universale degli Apostoli e della Chiesa stessa, Chiesa vera intesa quale Società visibile e gerarchica fondata da Cristo.

Gli agiografi, difatti, poterono riconoscere gli insegnamenti divini e tramandarli ai posteri, escludendo ogni errore (inerranza), traducendo in forma scritta gli insegnamenti del Maestro, ma lo fecero bene solo ed esclusivamente poiché la Parola scaturiva dalla Chiesa detta Docente e l’operato degli stessi era subordinato alla Tradizione, al Magistero della Chiesa, il solo in grado di identificare e discernere l’origine divina e certissima del Messaggio medesimo.

Da qui ne viene anche la certezza stessa che nessuna rivelazione privata o presunta “illuminazione esegetica post moderna” potrà mai intaccare o modificare i canoni.

Abbiamo appreso, adesso, il perché la Tradizione non può essere in alcun modo alterata ed il perché qualora ciò dovesse accadere, ne risentirebbe il danno l’ecclesiologia stessa, quindi è evidentemente palese che non potrebbe trattarsi (la variazione) di dottrina certa originata dal bene, pertanto sarebbe dottrina adulterata, ovverosia non autentica, di fonte non cattolica, pertinace ed inefficace.

La Tradizione, possiamo dire, precede la Scrittura stessa perché è da Dio, ne fissa il canone garantendone divina ispirazione ed inerranza (esente da errori - dogma), la completa poiché non ne è semplicemente la sintesi e la interpreta correttamente per evitarne derive protestanti (libero esame, sola scriptura, millenarismi, ecc...).

La Costituzione dogmatica Dei Verbum (8-9) del 18 Novembre 1965 ci dice “Pertanto la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva esser conservata con una successione ininterrotta fino alla fine dei tempi. Gli apostoli perciò, trasmettendo ciò che essi stessi avevano ricevuto, ammoniscono i fedeli ad attenersi alle tradizioni che avevano appreso sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere per quella fede che era stata ad essi trasmessa una volta per sempre. Ciò che fu trasmesso dagli apostoli, poi, comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa del popolo di Dio e all'incremento della fede; così la Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede”.

“Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega. È questa Tradizione che fa conoscere alla Chiesa l'intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture”.

La Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e di conseguenza l'una e l'altra, Tradizione prima e Scrittura poi, devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza. [cfr. Decr. De canonicis Scripturis, Denzinger, n. 783].

La quaestio finale sorge spontanea: e allora perché accade ciò che sembra accadere? E quale è il limite fissato da Dio?

Come sempre invito il lettore alla preghiera ed alla vicinanza ai Sacramenti, altresì faccio un appello alla riflessione ed allo studio della materia!

Questo discorso, mare tumultuoso ed “infinito” negli scritti dell’eresiarca, ha invece nel Sapiente una fine breve e certa. Chiudo quindi con Galati I 6,10 “Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!”


Carlo Di Pietro

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